Archivi Articoli blog - Sito ufficiale Valseriana e Val di Scalve https://www.valseriana.eu/blog/ Portale turistico Fri, 29 Dec 2023 14:20:20 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.2 125612197 Ricarica infinita https://www.valseriana.eu/blog/ricarica-infinita/ Thu, 28 Dec 2023 14:07:39 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=65918

È una storia lunga sessant’anni quella di Scame, che nel 1963 venne fondata grazie a un’idea di Giovanni Scainelli, appoggiato da Gianni Piccinali, Luigi e Cornelio Palamini a Parre.
L’obiettivo era creare chiodini da utilizzare a muro per il fissaggio dei cavi elettrici. Da allora molto è cambiato, ma non il successo e la continua crescita dell’azienda.

Nel 2023 si celebra quindi un compleanno importante per un’azienda che è sempre stata capace di trasformarsi.
In particolare, negli ultimi decenni, da elettromeccanica quale era nei primi tempi, Scame ha sviluppato un sempre più alto contenuto tecnologico. «Abbiamo investito in nuove linee di produzione – sottolinea Stefano Scainelli, ceo di Scame Parre – e portato avanti di pari passo un processo di sviluppo di nuove competenze e di riorganizzazione aziendale con nuove figure lavorative, arricchendo l’azienda di un nuovo know how. A supporto della crescita di Scame in termini di volumi, si sta agendo con massicci investimenti per potenziare la capacità produttiva. Stiamo investendo anche nel potenziamento del R&D (Research and Development, ricerca e sviluppo) per aumentare ulteriormente la qualità dei nostri prodotti, specialmente con investimenti nell’ambito firmware e software».

Sede Scame di Campignano, Parre

Una crescita in verticale quella di Scame, tra innovazione e miglioramento della produzione, ma anche in orizzontale, in termini di diffusione nel mondo. Da via Costa Erta a Parre, sede storica ancora oggi dell’azienda, la Scame arrivò presto sul mercato estero con le prime vendite di prodotti in Medio Oriente nel 1971.
Successivamente l’azienda dalla ValSeriana ampliò i propri orizzonti, attivando negli anni ’90 un forte programma di internazionalizzazione che portò alla costituzione di Hens Scame in Spagna, Scameast in Slovacchia, Sobem Scame in Francia; e poi ancora negli anni 2000 in Inghilterra, Argentina, Repubblica Ceca, Uruguay, Cina, Ucraina e Romania.

«Siamo – conferma Scainelli – un’azienda italiana, ma che guarda al mondo. Oggi siamo presenti in ottanta Paesi per esportazioni con filiali in diciotto per un totale di ottocento dipendenti complessivi, di cui più di trecento nella sola capogruppo italiana. Non siamo una Pmi, ma non siamo nemmeno una multinazionale. E questo spesso è un vantaggio, perché ci permette di mettere sempre il rapporto con i clienti al centro, garantendo flessibilità e dinamicità».

Stefano Scainelli, ceo di Scame

In sessant’anni ci sono stati momenti storici difficili e, inevitabilmente, anche Scame ne ha risentito. L’azienda però ha sempre saputo trasformare gli ostacoli in nuove occasioni di rilancio. Nel 2008, in risposta alla forte crisi finanziaria, venne lanciato il programma Change 2010, che mise al centro l’attenzione per il cliente, l’ottimizzazione dei flussi e il perfezionamento dei processi produttivi. «Ci ha salvato la nostra presenza sui mercati esteri e il fatto di non aver mai ridotto gli investimenti in R&D e questo ha permesso anche di diversificare l’attività – rivela Scainelli -. In Scame Parre abbiamo identificato tre macro aree di intervento: mobilità elettrica, applicazioni industriali e prodotti per impianti elettrici a rischio esplosione. La mobilità elettrica prima del 2010 non generava fatturato ed era ancora un mercato a uno stadio embrionale: nel giro di dieci anni è diventata un segmento tra i più importanti, che ci ha permesso di continuare a fare business anche in anni difficili. Dopo due recenti acquisizioni (Magnum Cap 2021 e Topgraf 2022) siamo concentrati sull’applicazione della nostra strategia che prevede la focalizzazione sulle tre aree strategiche: Industriale, Atex ed E-mobility. A questo va aggiunto un’attenzione al potenziamento della nostra rete di vendita. Rinnovare e innovare, saper crescere, aprirsi al mondo: questo è il nostro mantra che ci ha permesso di arrivare all’importante traguardo dei sessant’anni e sono certo ci porterà anche ben oltre». Nell’anno dei 60 anni di attività, lo sguardo già rivolto al futuro e a nuove sfide ha portato anche a un rebranding dell’immagine aziendale. «Un cambiamento nel logo – spiega l’azienda – per raccontare la nostra anima profonda. Un simbolo, la “M di Scame”, che diventa manifesto della nuova immagine con un racconto che abbraccia le due principali anime di business, industria ed e-mobility, ma anche il senso di appartenenza al territorio (le montagne della ValSeriana) e a tutta la comunità di stakeholder interni ed esterni alla nostra azienda. Un colore che rimane fedele al rosso, ma si scalda (il Pantone si chiama appunto Warm Red), per essere ancora più inclusivo e trasmettere l’identità di servizio, oltre a quella storica manifatturiera. Infine un nuovo payoff, “Feeling Connected”, che comunica la nostra indole natura- le nel saper trovare la giusta con- nessione attraverso soluzioni e relazioni, con i clienti dei mercati globali, ma anche a livello locale, con le comunità e il territorio in cui siamo attivi».

 


Articolo di Marta Belotti del VALseriana & Scalve Magazine Inverno 2023/2024

 

]]>
65918
Dove ti porta… LO studio https://www.valseriana.eu/blog/dove-ti-porta-lo-studio/ Fri, 29 Dec 2023 13:46:35 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=65917

«Quando cammini in un bosco o lungo un sentiero, vuoi respirare a pieni polmoni. Il navigatore e la traccia GPX possono aiutarti, ma tu preferisci ammirare la natura e non fissare uno smartphone».

Parole e musica di Michele Guerinoni, sviluppatore web di origini castio- nesi che con la ValSeriana condivide passioni e lavoro.

Michele, con Emanuele Simone e Lino Olmo è socio di LO Studio, l’agenzia di comunicazione con sede a Onore, che sin dalla fondazione è partner affiliato a Promoserio. È una realtà che riunisce in un open space d’avanguardia un team estremamente giovane (l’età media è 27 anni), specializzato nella realizzazione di siti web e campagne marketing con le più moderne tecnologie informatiche.

L’incipit di cui sopra, dedicato alla necessità di continuare a vivere appieno il mondo reale senza “perdersi e disperdersi” in quello virtuale, racconta più di mille parole quella che a LO Studio è filosofia quotidiana. «Siamo nati nel nuovo millennio – conferma Emanuele Simone – partendo dall’esperienza di Lino Olmo, specializzato da oltre vent’anni nella realizzazione di foto aeree. In questo campo fu un vero e proprio pioniere, quando i droni erano ancora di là da venire e le riprese venivano effettuate a bordo di un elicottero».

Lino Olmo Studio

Quelle immagini mozzafiato rappresentano oggi un prezioso pezzo di storia di molte aziende e della Valle, ma sono state di fatto il grimaldello con cui Lino, Michele ed Emanuele hanno visto aprirsi le porte di un mercato articolato e complesso. In quei primi anni di attività l’istanza del cliente non si limitava alla stampa della semplice gigantografia stupefacente, ma si articolava nella richiesta di una promozione a tutto tondo dell’attività, qualunque essa fosse. «Siamo cresciuti ciascuno nelle rispettive competenze tecniche o creative – aggiunge Michele – esplorando le potenzialità infinite delle nuove tecnologie e del web, ma rimanendo strettamente collegati alla nostra Valle, al territorio che ci circonda, alla qualità di una vita quotidiana che regala ogni giorno, a ciascuno, il senso della misura. Oggi tutti si aspettano che un’agenzia di comunicazione debba necessariamente operare in una grande città, laddove il business pulsa vorticosamente e dove le infrastrutture digitali sono sviluppate all’esasperazione. Noi continuiamo a preferire le nostre montagne e anche se nel nostro open space lavorativo si è necessariamente concentrati su progetti grafici e allestimenti web, la vista sulla Presolana o il biliardino per qualche sfida in pausa pranzo restano elementi essenziali.
Essi, quasi inconsapevolmente, danno un’anima a tutto ciò che creiamo e proponiamo».

Team Lino Olmo Studio

La storia di LO Studio (dove la sigla nasce dalle iniziali del fondatore, ma che ora è brand riconoscibile nell’inconfondibile allestimento arancione) è in fin dei conti una storia di “persone per le persone”, dove l’esigenza di un cliente o una semplice idea di fondo diventano un progetto articolato, una campagna di web marketing, un video, una gallery fotografica o un piano social virale. «Michele è un poco come il celebre calabrone – sottolinea Emanuele – che vola tranquillamente, a dispetto delle rigorose teorie scientifiche che ritengono la cosa impossibile. Lui ama i sentieri, ma anche e soprattutto l’arrampicata. Il suo approccio è quello di aprire nuovi scenari, di percorrere percorsi digitali a volte inesplorati, motivando tutti a cercare (e trovare) nuove soluzioni. La ValSeriana in questo è stata per noi una palestra importante, specie per quanto riguarda la promozione turistica e del territorio. Abbiamo condiviso con tante realtà l’ambizione e l’appassionata idea di aprire nuovi orizzonti, di raccontare in maniera attuale, responsabile e accattivante una “nuova era” che oggi come oggi ha tutte le carte in regola per crescere ulteriormente».

Dovremmo scrivere di analisi e strategia, di e-commerce e portali, immagine coordinata, brochure, cartellonistica, interazione intuitiva, Seo, Sem e Google Ads, user experience e intelligenza artificiale.
È il pane quotidiano de LO Studio, ma là fuori c’è un mondo che gira e va seguito, con lo sguardo convinto di chi, lungo un sentiero, apre i polmoni e anche il cuore. Nell’open space di LO Studio il futuro è adesso, con lo sguardo sulla Presolana e sulle Magnifiche Valli.


Articolo di Giambattista Gherardi del VALseriana & Scalve Magazine Inverno 2023/2024

]]>
65917
Un mondo di carta https://www.valseriana.eu/blog/un-mondo-di-carta/ Fri, 29 Dec 2023 14:16:27 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=65914

Carta e tessile: due motrici che corrono su binari paralleli.
Entrambe hanno come denominatore comune le fibre, punto di partenza che lega indissolubilmente due realtà che sono a loro volta testimoni di cultura. Basta gettare uno sguardo alla secolare tradizione tessile della Val Gandino, che per centinaia di anni ha vestito eserciti di tutta Europa, tingendo di rosso Scarlatto le camicie dei Mille. E poi c’è la carta, un microcosmo che se osservato con occhi nuovi si denuda di ogni stereotipo e diventa tridimensionalità, ponte fra vecchio e nuovo: alberi genealogici, mappe, ventagli, paralumi, ma anche magnifici aquiloni e affascinanti archivi storici.
Al centro di tutto questo c’è Nella Poggi, 45 anni, veronese di nascita ma bergamasca d’adozione, che nel suo laboratorio di restauro della carta nel cuore di Ranica accoglie opere di ogni genere e forma, riportandole con maestria al loro antico splendore. Il suo percorso professionale ha origini alla Scuola di Restauro di Botticino, nel Bresciano, ma è negli Stati Uniti che trova la strada della specializzazione. Sei anni, passati fra internship al MoMA di New York e al Getty Research Institute, conclusi come assistant al Balboa Art Conservation Center di San Diego.

Nella Poggi

Tornata in Italia, apre due studi privati a Verona e Milano, ma nel 2013 si trasferisce in pianta stabile a Ranica seguendo le origini bergamasche del marito. Nel frattempo avvia una collaborazione con il governo sudcoreano, immergendosi a capofitto in un progetto di promozione della carta coreana (chiamata hanji) a uso nel restauro (e non solo) in Italia.

Chiuso il capitolo Corea del Sud, sceglie di dedicarsi a nuovi progetti. Questa volta l’obiettivo è tornare a far rivivere le nostre tradizioni, quelle che pian piano stanno svanendo e riproporle alle nuove generazioni.
«Il progetto più importante in cui mi sono cimentata è stato il recupero conservativo del mappamondo di Papa Giovanni XXIII, oggi Santo, che versava in condizioni piuttosto precarie. Un pezzo unico che mappava le diocesi di tutto il mondo, realizzato dai padri Verbiti fra il 1958 e il 1960 e oggi conservato a Cà Maitino a Sotto il Monte. Un altro intervento di grande portata ha riguardato l’aquilone di Mimmo Paladino, molto complesso sia per dimensioni che per materiali utilizzati». Questo splendido manufatto è stato realizzato nel 1989 in occasione di una collettiva svoltasi in Giappone, in cui un centinaio di artisti crearono aquiloni seguendo le millenarie, tipiche tradizioni costruttive nipponiche.
Ora l’opera è al centro di uno studio pionieristico, in collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria e Scienze Applicate dell’Università degli Studi di Bergamo, il cui obiettivo è capire attraverso delle microtomografie quali fibre siano state utilizzate per realizzarlo.

Papa Giovanni XXIII

Entrare nel laboratorio di Nella Poggi è quasi come accendere una macchina del tempo. Sui tavoli fanno bella mostra di sé opere antiche, in alcuni casi anche celebri e preziose, tra gli scaffali fanno capolino strumenti di ogni foggia.  
«La primissima fase di un restauro – spiega Nella – è comprendere l’oggetto, identificandone fibra, supporto e media pittorico. Dopo una leggera pulitura a secco si procede con l’acqua, che è il solvente primario e può essere applicata in tanti modi differenti, compresa l’immersione. Ci sono anche gli adesivi: noi utilizziamo principalmente amido di grano. Sono fondamentali per effettuare, insieme alle fibre selezionate, integrazioni e ricostruire parti mancanti. Esistono naturalmente anche macchinari appositi».
Accanto al laboratorio c’è un vero e proprio tesoro: un archivio proveniente dalla prima Scuola di Igiene ed Economia Domestica fondata in Italia, precisamente a Bergamo, nel 1908. È una testimonianza concreta dell’attenzione del tempo al miglioramento delle condizioni di vita quotidiana del mondo operaio e contadino. Oggi lo scenario è cambiato e ci si può per mettere di ricercare origini e luoghi, veri patrimoni come Gandino e tutta l’affascinante tradizione tessile della ValSeriana.

Il mappamondo di Papa Giovanni XXIII

L’obiettivo? Trasmettere alle nuove generazioni questo inestimabile testamento, quasi fosse un compito da imparare anche fra i banchi di scuola. Non a caso, Poggi collabora con gli istituti superiori in proficui momenti di alternanza scuola lavoro nonché con giovani restauratori al termine del loro percorso di studi. «In futuro mi piacerebbe avviare un progetto affinché i giovani comprendano l’esistenza di una tradizione che si interseca con culture differenti dalla nostra». Poggi parla della Broussonetia papyrifera, “l’oro bianco” asiatico, una pianta utilizzata da sempre per realizzare la carta in Oriente e da noi considerata infestante.
La stessa cresce ai lati della pista ciclopedonale che attraversa l’abitato di Ranica: chi l’avrebbe mai detto che in ValSeriana ci fosse uno degli arbusti che hanno fatto la storia della carta in Asia?
«Arriva un momento in cui capisci che è importante valorizzare la nostra cultura – conclude Poggi -. Altrove ci sono tradizioni ben valorizzate: quali, invece, circondano noi? Quanto le promuoviamo? La ValSeriana è diventata per me un luogo molto caro. Per questo motivo sono convinta che ci siano degli aspetti della nostracultura che dobbiamo impegnarci a diffondere sempre di più».


Articolo di Eleonora Busi del VALseriana & Scalve Magazine Inverno 2023/2024

]]>
65914
Magnifiche note https://www.valseriana.eu/blog/magnifiche-note/ Fri, 29 Dec 2023 13:45:53 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=65913

Andrea Tonoli, in ValSeriana e Val di Scalve, è il pianista. Il pianista compositore. Quando la sua musica risuona in luoghi familiari, si apprezza come tali contesti abbiano dato forma a un susseguirsi profondo e estremamente libero di note. Quando Tonoli suona nelle Magnifiche Valli lo fa con piacere e senso di rispetto, con incredibile generosità: queste sono le sue Valli. «Vedere qui la musica protagonista di eventi sottolinea è entusiasmante, nascono occasioni importanti per valorizzare il territorio in chiave turistica. È bello che associazioni e amministrazioni si impegnino in questo senso. In dieci anni l’approccio alle iniziative culturali è cambiato. Si cerca in modo più consapevole la qualità, ma non è semplice trasformare questa attitudine in una consuetudine. Serve osare di più ed essere pionieri di nuove idee, anche quando sembrano irrealizzabili».
Proprio Tonoli, con il concerto nell’estate del 2019 alla Diga del Gleno, è stato uno dei primi a portare in quota un linguaggio artistico tanto prezioso. Il vento che vibrava nei microfoni, il silenzio che esplodeva di emozione, la consapevolezza di aver fatto qualcosa di grande, per molti, in un contesto naturale che è stato quinta scenografica perfetta ed elemento costituivo della sua musica.

Andrea Tonoli in concerto alla Diga del Gleno

Sono parecchi i concerti di Andrea rimasti nella memoria di chi c’era e di chi ne ha ascoltato solo i racconti, a partire da quello nella chiesa di Santa Maria Nascente a Gromo San Marino, un gioiello di stucchi e decori con cui ha aperto il suo tour “Moonlight Tour 2016”. Senza dimenticare quelli proposti quest’anno in estate: una curiosa e riuscitissima “incursione” nella tradizionale sagra di San Rocco a Piario a Ferragosto, accompagnato dalla danza aerea e un’esibizione intima e profonda nella piazzetta di Via Mulina a Cerete, un luogo che nemmeno Tonoli conosceva e che, conferma, «ha un grande futuro scenografico».

E poi il concerto a Vilminore, sulla scalinata della parrocchiale, con i ceri a terra e la lettura di testi storici selezionati con la cugina Laura Ghislandi. Uno di quei momenti in cui la musica accarezza ferite aperte, facendo vibrare emozioni drammatiche. Le fiammelle attorno al pianoforte erano 359, come le vittime del Disastro del Gleno.

Foto di Matteo Zanga

Per Andrea la Val di Scalve è un po’ casa: ha proposto la sua musica in una sera di inizio agosto per il Centenario del Gleno, inaugurando così il cartellone di concerti per le commemorazioni.
Una responsabilità che solo chi ha interiorizzato la forza devastante del dramma di cento anni fa può restituire in poesia. «È importante concepire questi eventi come occasioni per portare gente da fuori a scoprire luoghi nuovi; non è semplice e nemmeno la mia musica lo è. Mi sono reso conto che le persone iniziano ad apprezzare e ascoltarmi con maggiore attenzione. Serve educare l’ascolto, per aprire a un’esperienza a 360°, nella quale, chiaramente, la location fa la differenza». Andrea racconta, stupito e divertito, che ai suoi concerti partecipano persone giunte appositamente da altre province. Poi ci sono i turisti, in Valle per una vacanza, che spesso “capitano” alle sue esibizioni e partecipano anche nelle date successive. Seguendo la coda del suo pianoforte, molti incontrano persone e visitano luoghi altrimenti inesplorati.
Succede che cose cambino di questo la vicenda personale e artistica di Tonoli è emblematica. Alla domanda «Da dove sei arrivato» infatti, preferisce rispondere con un «Direi: da dove sono tornato», cambiando il fluire del discorso con quello spirito libero e “anarchico” che lo ha guidato nella costruzione di una carriera professionale singolare e incredibilmente autentica, in cui ha tenuto lontano i compromessi dal sogno di diventare musicista. Al contrario ha sapientemente accolto affetti, luoghi ed incontri che ne hanno segnato, e a volte cambiato, il destino. Abbiamo il privilegio di ascoltarne le note fra i nostri monti e i nostri borghi ed è naturale chiedersi come questo ragazzo di 32 anni, studente fuori sede, abbia ottenuto nomination agli Hollywood Music in Media Awards e viaggiato per il mondo con tour internazionali partendo da Los Angeles.

Foto di Roberto Magli

Uno che a 27 anni ha scritto e prodotto un’autobiografia ricca di sincerità, che firma colonne sonore per National Geographic e per film americani e asiatici, che fa parte del CDA di Siae, sostenendo le carriere dei giovani musicisti in Italia. Perchè Andrea Tonoli è ancora qui, tra le sue Valli, a vivere e a suonare?
«Sono stato quasi dieci anni a Pavia e sono tornato nel 2019 in attesa di fare il trasloco su Milano perché il lavoro sembrava imporlo. Tutti i colleghi, le etichette discografiche, gli studi erano lì. Questa ricerca è stata interrotta dal Covid e qui ho apprezzato la tranquillità. Non me ne sono più andato».
L’istinto di Andrea è quello di andare, certo, ma lui si sposta perché, lo sottolinea con ironia, «non è pensabile campare suonando il pianoforte in ValSeriana».
Ma della ValSeriana è sicuramente “il pianista”, perché é qui che nasce il suo talento e qui continua a plasmarsi in scritture sempre più prodigiose. Ha deciso di portare la sua musica fuori dalla Valle per farla diventare robusta e autosufficiente, per poi riportarla quasi come un dono e un atto di riconoscenza.
Nella sua Gandellino, tra i boschi e i corsi d’acqua ai piedi delle Orobie, trova l’ispirazione, come se la valle e le sue radici fossero l’interruttore alle emozioni. «La libertà di pensiero qui è veramente tanta. È una valle che a volte “non esiste”. Se esco a fare una passeggiata il martedì alle 15 sono probabilmente l’unico in giro, ma questa quiete agevola la mia creatività». Spiega che non avendo manager alle spalle e un team che ne organizza il lavoro, non ha vincoli e può permettersi di comporre in modo autonomo, seguendo l’istinto: «C’è da dire che quando passi l’estate in tournèe, con concerti in tante città, in luoghi che non hai mai visto prima come di recente a Sulmona in Abruzzo, incontri tante persone, raccogli stimoli che riescono a diventare note solo nel momento in cui il contesto in cui vivi rende possibile la loro trasformazione».

Andrea Tonoli a Peia

Il sogno di Andrea ora è solido, serio, consapevole. È una strada percorsa da autodidatta, lungo la quale il genio creativo ha accettato di convivere con il rigore di un professionista, permettendo che un talento, scoperto per caso tra le mura di casa, diventasse una carriera internazionale. Nel prossimo futuro Andrea sorprenderà ancora, con un progetto eccezionale pianificato per il 2024 in Finlandia. Qui i turisti possono acquistare un’esperienza notturna, in cui si aspetta l’Aurora Boreale. Lui con il pianoforte sarà pronto a suonare al comparire delle pennellate verdi.
Per l’estate del prossimo anno sta lavorando anche per un unico grande concerto, al Monte Pora, in cui concentrare il pubblico delle Magnifiche Valli, ipotizzando comunque progetti ancor più ambiziosi.
«In Sicilia un pastore ha creato con muro a secco un teatro molto rustico, ispirato ai teatri greci. Si chiama Teatro di Andro meda, è a sbalzo su una Vallata silente e inanimata e uno fra i più famosi luoghi di spettacolo della Regione. Ecco mi piacerebbe costruire un teatro in valle, i luoghi ci sono. Serve però qualcuno che ci creda e condivida con me questa follia». La vita è fatta di incontri.
Chissà che Andrea non trovi sul suo commino il pastore che ama la musica, libero e anarchico come lui.


Articolo di Fabio Cuminetti del VALseriana & Scalve Magazine Inverno 2023/2024

]]>
65913
Vita e alloggio https://www.valseriana.eu/blog/vita-e-alloggio/ Fri, 29 Dec 2023 13:44:44 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=65909

Il turismo montano è cambiato (e sta cambiando) per una lunga serie di motivi. I mutamenti climatici, la destagionalizzazione, il successo dei voli low cost, l’attenzione per la cucina gourmet e il biologico, le opportunità di scelta date dall’era digitale e una più accentuata propensione all’attività all’aperto, maturata in seguito alla pandemia, stanno rimodellando di anno in anno il panorama.
In questo scenario, ValSeriana e Val di Scalve si sono confermate come mete preferenziali di turismo attivo e familiare, sia nazionale sia estero, con una crescente richiesta di attività da svolgere in outdoor: i numeri di arrivi e presenze nel 2023 sono lì a certificarlo.
Questi nuovi scenari richiedono la necessità di non restare mai fermi, per gli operatori del settore, sempre più convinti sull’opportunità di riuscire a fare rete muovendosi all’unisono. Ce l’hanno insegnato i “vicini” del Trentino, dove la qualità alta dell’offerta ricettiva e ristorativa è da sempre fiore all’occhiello per l’attrattività del territorio. Le nuove strutture nascono con una naturale propensione a rispondere alle esigenze più attuali, ma ci sono anche molte insegne storiche che si sono distinte per un’invidiabile capacità di “restare sul pezzo”.

Hotel Ambra, Clusone

L’Hotel Ambra di Clusone è senza dubbio una di queste. «Curiamo il servizio giorno per giorno, per essere sempre vicino al cliente facendo il nostro meglio racconta il titolare Giovanni Balduzzi. Bisogna andare avanti con lo spirito di migliorare, perchè non c’è alternativa. Con fatica, perchè gli investimenti sulle strutture non sono cosa da poco». Fondamentale farsi conoscere anche all’estero. «Noi non stiamo con le mani in mano – aggiunge Balduzzi – e prendiamo contatti anche in prima persona. A ottobre, per dire, siamo stati a Bruxelles per organizzare un banchetto per l’Ente Bergamaschi nel Mondo con trecento persone».
Il turismo in ValSeriana, ammette Balduzzi, è cambiato molto in questi anni: «I ritmi di arrivo sono veloci e le permanenze in media più brevi rispetto al passato: è un turismo “mordi e fuggi”, da due tre notti, ed è una tendenza generalizzata. Gente ne gira parecchia e siamo soddisfatti.
Gli stranieri sono un trenta per cento del totale: siamo tornati a cifre pre-pandemia. Arrivano un po’ da tutta Europa. La ValSeriana piace molto: si tratta di un territorio inesplorato per la maggior parte di coloro che giungono dall’estero. Devo dire che gli stranieri arrivano molto più preparati degli italiani: sanno benissimo cosa vogliono vedere, grazie alle informazioni trovate online, pianificano il viaggio e ottimizzano tempi e percorsi. Infine va rilevato che la stagione si è allungata: a settembre c’è stato praticamente lo stesso lavoro che ad agosto».

 

Hotel Garden, Fino del Monte

Di un cammino in costante evoluzione parla anche Moira Bettoni, dell’Hotel Garden di Fino del Monte: «Cerchiamo di fare le cose sempre al meglio. Privilegiamo gli spazi, non vogliamo l’albergo strapieno, ma a misura d’uomo. Le stanze sono tutte doppie, senza terzo o quarto letto, per alzare l’asticella della qualità. Abbiamo fatto interventi sulle camere e sugli esterni, mentre per il futuro notti. A livello di costi ciò incide, ma l’ampliamento delle tipologia di utenza, e quindi l’allungamento della stagione, bilanciano il gap».

 

Albergo Ristorante Da Giorgio, Ardesio

Innovazione, senza perdere l’attenzione ai clienti e il rispetto della propria storia e tradizione, è la parola d’ordine attorno a cui ruota il lavoro dell’Albergo Ristorante Da Giorgio di Ardesio. La struttura è gestita da Annunciata Morstabilini con le figlie Romina e Noemi Fornoni. Nel 2015 sono state sistemate tre suite dell’albergo e ora è in progetto il rifacimento di altre camere, per alzare il livello qualitativo dell’ospitalità. Nel 2017 è stata inaugurata una nuova sala ristorante, poi ulteriormente migliorata nel 2018.
Nel 2021 è toccato alla ristrutturazione della nuova sala matrimoni e banchetti. La ristorazione si basa su menù ricercati e attenti alla stagione, senza mai rinunciare a piatti della tradizione. I matrimoni sono “costruiti su misura”, con attenzione a ogni fase, dall’allestimento della sala personalizzato al taglio della torta. Annunciata, Noemi e Romina hanno anche ideato e prodotto in proprio una linea di salumi denominata “L’Atelier da Giorgio”, che viene proposta nella carta del ristorante e anche utilizzata per cesti natalizi e idee regalo. Perché l’accoglienza ha un sapore inimitabile.


Articolo di Fabio Cuminetti del VALseriana & Scalve Magazine Inverno 2023/2024

]]>
65909
Emozioni a fior di pelli https://www.valseriana.eu/blog/emozioni-a-fior-di-pelli/ Fri, 29 Dec 2023 09:47:33 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=65910

Parcheggio l’auto tra i cumuli di neve un po’ torbida che si è posata sull’asfalto nero, sbarrando quella strada che per il resto dell’anno accompagna motociclisti, ciclisti ed escursionisti al Passo del Vivione. Per il resto dell’anno, ma non oggi. Oggi quella stessa strada ha cambiato pelle, come un serpente che, invece di spogliarsi, ricopre le sue scaglie con un velo bianco e freddo che attira centinaia di persone come me.
Forse è il fascino di vivere qualcosa che non sempre è possibile e ciò esalta il valore del tempo. Certe cose bisogna farle al momento giusto. E con un pizzico di fortuna. Questo l’ho imparato da piccolo, quando stavo seduto sul sedile del passeggero, mentre mio padre parcheggiava nello stesso spiazzo tra i cumuli di neve. «Finalmente ne è arrivata un po’, possiamo metterli subito ai piedi», annunciava la sua voce roca mentre il suo capo si abbassava a scrutare con fiducia il versante oltre il parabrezza. Quelle parole ora le pronuncio io con gli amici, o semplicemente le borbotto nella mia testa. Al caldo del mio stomaco c’è un rotolo fucsia di pelli di foca, la cui colla ha ripreso un po’ di vigore ed è pronta ad aderire perfettamente al fondo freddo e un po’ graffiato dei miei sci d’alpinismo. Il profumo dell’aria gelida pervade i miei sensi, che si spalancano nello sforzo di controbattere la gravità.

Partenza del Raid del Formico sul monte Farno

La frazione iniziale è la più difficile da superare, con i muscoli freddi e il fiato che, come si dice in gergo, “deve rompersi” mentre produce nuvolette di vapore umido. Mentre scivolo verso una cima che rimane timidamente nascosta dietro i pini sempreverdi sfumati di bianco, apprezzo la leggerezza dell’attrezzatura che oggi mi permette di praticare questo sport magnifico e primordiale. In fondo, seppur materiali e tecnologia siano all’avanguardia, sto risalendo il bosco innevato su due assi, propulsando il mio impegno attraverso due bastoncini stretti nel pugno dei guanti.
Quando lo sci alpinismo, se così si poteva chiamare, è nato nei Paesi nordici, per necessità prima che per svago e sport, lo scafo di plastica degli scarponi non esisteva e normali calzature erano legate con lacci di cuoio ad assi diritti e completamente di legno, non certo di fibra di kevlar e carbonio più leggera e malleabile.
Le lamine e la sciancratura moderna che oggi facilitano l’ascesa a sempre più appassionati, chi per amore per le attività outdoor e chi alla ricerca di adrenalina e agonismo, non erano immaginabili in quei primi prototipi di sci e racchette da neve.

Le pelli di foca hanno mantenuto il loro nome emblematico e sono il vero simbolo identificativo di questo sport, anche se sono ormai sintetiche. Esco dal boschetto e mi ritrovo in un un’ampia conca ondeggiante, da cui posso apprezzare meglio le cime e i pizzi aspri che si ergono ancora selvaggi verso il cielo. Tra di loro svetta il Cimone della Bagozza con i suoi 2.407 metri intonsi. Sul manto nevoso, aggrappato con unghie al ripido versante, riesco a scorgere lo zigzagare ordinato e geometrico delle tracce degli scialpinisti che mi hanno preceduto con le loro inversioni, gesto tecnico che pare un balletto agile e coordinato: una gamba aperta quasi in spaccata verticale, e l’altra piegata per sollevare la punta dello sci e cambiare repentinamente direzione.
Accanto vi sono le tracce ribelli e irregolari della discesa, tra curve perfette e linee quasi rette di chi preferisce la velocità alla cura di pennellate eccellenti.

Oggi incontro molti più sci alpinisti rispetto a quando venivo qui da ragazzino. Ci sono i “tutina” con i muscoli tirati in una divisa aderente, i tradizionali “lent ma seguent” con pantaloni comodi e caldi su sci sempre più larghi per godersi al meglio la discesa e ci sono tanti neofiti, riconoscibili dalla sorpresa nel ricevere un saluto cordiale da altri sconosciuti che praticano lo stesso sport.

Finalmente lo sci alpinismo sarà pure presente alle Olimpiadi di Milano Cortina 2026, per la prima volta. Credo che anche l’entusiasmo delle nostre valli abbia contribuito alla crescita di uno sport che permette di vivere la montagna invernale in maniera unica.
Basti pensare all’evoluzione del Rally della Presolana, ora noto come Ski Alp 3. Dalla sua nascita nel 1977 ha mantenuto la formula tradizionale di Rally per le prime 29 edizioni, con prove a coppie caratterizzate da sfide a cronometro di salita e discesa fuori pista. La bontà del nostro movimento casalingo è testimoniata dall’albo d’oro, che vede alternarsi i più forti degli Sci Club nostrani (Sci club 13 Clusone, Lizzola, Gromo e Val Gandino), con gli atleti “forestieri”, come i fortissimi valtellinesi, gli austriaci e negli anni più recenti gli atleti dell’Esercito. Meritano citazione la coppia Boscacci-Murada, vincitrice dell’edizione del 1977, o il dominio tedesco-francese nell’edizione del 2013, valida come Coppa del Mondo.
Quando un manipolo di tutine mi saluta affannosamente allungando il più possibile la racchetta dietro le proprie gambe azionate a ripetizione da un motore invisibile, penso ai grandi di casa nostra, che ammiravo ai circuiti di notturne che illuminano di frontale le nostre montagne.

Su tutti, Pietro Lanfranchi di Casnigo, per otto anni nell’orbita della Nazionale italiana e protagonista delle gare alpine più spettacolari e attese, come il Trofeo Mezzalama, il Sellaronda o la Pierra Menta. E senza dimenticare Giovanni Zamboni, attuale campione nazionale master. Due atleti dalla vera tempra bergamasca, perché hanno sempre dovuto conciliare lavoro e allenamenti, giornate di riposo e gare contro chi lo faceva di mestiere.  Ce ne sarebbero moltissimi da citare, e il movimento non si ferma, anche grazie alla splendida passione degli Sci club nostrani, tra cui senz’altro lo Sci club 13 e il suo riferimento storico Giannino Trussardi, che mettono i giovani al cuore di un progetto in crescita. Quest’anno la giovanissima clusonese Lara Nodari ha assaporato per la prima volta le vertigini di competere per la Coppa del Mondo Juniores in “tutina” azzurra.
La mia mente, ora completamente a suo agio nell’aria fresca e pura dei Campelli, non può che viaggiare a quella gara che ho sempre ammirato, il Trofeo Mezzalama, nato nel 1933 e una volta chiamato “maratona dei ghiacciai”, con i suoi 40 km tecnici in equilibrio sopra i 4.000 metri, tra Castore, Lyskamm e le altre vette del gruppo del Monte Rosa. Seppure si tratti di una gara di sci alpinismo di un giorno, è forse quella che più si avvicina alla traversata della Groenlandia da parte del norvegese Fridtjof Nansen nel 1888, primo utilizzo conosciuto dello sci alpinismo per inseguire quel fuoco che brucia dentro e ci spinge a superare i nostri limiti, a cercare qualcosa che vada al di là di una routine confinata e sicura. 

Ecco, la sicurezza è un altro aspetto dello sci alpinismo che si è evoluto moltissimo e che purtroppo è spesso sottovalutato. Pala, arva sonda, da considerare come un kit unico, vanno sempre portati. Non solo: è fondamentale fare un po’ di pratica e avere a mente un minimo di teoria. E non vale la scusa «io vado solo in pista», perchè il richiamo delle gite spettacolari in ambiente è irresistibile e arriverà quel giorno in cui si accetterà l’invito di un amico più esperto e si risalirà un versante splendido e immacolato. Sarà un giorno memorabile e bisogna essere pronti.

Anche da questo punto di vista siamo fortunati, perchè le Valli Bergamasche pullulano di iniziative organizzate da C.A.I. e Soccorso Alpino, come il tradizionale appuntamento di gennaio “Montagna Sicura” della sezione di Clusone, o i giochi di “Pora Senza Frontiere”. E infine va sottolineato come il primo gioco in scatola dedicato allo sci alpinismo, “Pelli di Foca”, non potesse che nascere in ValSeriana. Vuole divertire e in contemporanea sensibilizzare sulla corretta organizzazione di un’escursione di sci alpinismo e dell’utilizzo della giusta attrezzatura.
Mentre tolgo le pelli dalla soletta degli sci e mi godo una meritata discesa, penso ancora una volta a quanto sono fortunato. Fortunato a vivere in queste Magnifiche Valli, condite da una bellezza immensa, che brilla di luce diversa in ogni stagione.


Articolo di Simone Trussardi del VALseriana & Scalve Magazine Inverno 2023/2024

]]>
65910
Largo ai giovani https://www.valseriana.eu/blog/largo-ai-giovani/ Fri, 29 Dec 2023 13:42:38 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=65908

«Dicono che l’asino sia l’animale più empatico? Oddio, non è sempre vero. Ce ne sono alcuni che sono proprio zucconi, la componente caratteriale è fortissima. E comunque vanno preparati e addestrati a fare le attività con le persone». È un fiume in piena Marta Pucci, classe 2001. Con la sua famiglia si occupa della Stalletta Cobla, ad Albino. 22 anni e tantissima energia, intelligenza, preparazione e passione. È lei il simbolo della ValSeriana dei giovani, quella che si reinventa, che innova e trova canali inesplorati per far girare l’economia.
Tutto è iniziato nel 2008, quando suo padre (veterinario) pensò di tenere un paio d’asine per rispondere al problema d’intolleranza al latte vaccino della bambina. Oggi gli animali sono 25: due cavalli, quattro asine per la “terapia” e poi le fattrici e i puledri.
L’azienda Pucci unisce tradizione e innovazione. Oltre al latte, produce creme per la cosmesi e da qualche anno ha aperto alla sempre più richiesta didattica con gli animali, rivolta a progetti legati alla disabilità, per centri diurni e comunità. Marta è titolare dal 2021 e con lei l’innovazione ha accelerato. S’è fatta affiancare da un’educatrice, Monica, e lei stessa dopo lo Scientifico si è iscritta a Psicologia. «I miei hanno pensato di intestarmela come attività collaterale allo studio, ma ho deciso di farlo a tempo quasi pieno, perchè mi fa stare bene». L’asina Chanel è la terza protagonista di questa storia. Dal 2008 accompagna l’attività dei Pucci, donando affetto a bimbi e ragazzi. «Conosco tutti i suoi figli, è buona come il pane». Gli effetti benefici della terapia sono evidenti. «Gli operatori ci raccontano che diversi giorni dopo i ragazzi sono ancora tutti felici, immersi nel ricordo di quei momenti così gioiosi, passati con gli animali». Ormai l’azienda si è fatta un nome e le richieste sono tante: «Abbiamo dovuto dire di no ad alcune proposte. I progetti avviati con le diverse realtà proseguono da anni, segnale che le cose funzionano bene». Ciliegina sulla torta, la collaborazione (rivolta anche alle scuole) con il castello di Malpaga: «Qui gli spazi sono ridotti, in quella cornice possiamo unire la suggestione del luogo e i benefici della terapia»

Marta Pucci con la famiglia

Ci spostiamo ora in Val di Scalve. Federico Magri ha 26 anni, ma le spalle sono già robuste e reggono il peso della responsabilità. Con una spinta dei genitori ha preso in gestione da qualche mese lo storico Hotel Ristorante San Marco di Pradella, frazione di Schilpario. «Fin da quando avevo 14 anni ho affiancato mio padre in questo mestiere», dice con voce ferma e orgogliosa. La voce di un classe 1997 che ha rinunciato a tante serate con gli amici per coltivare una passione. «Dopo la scuola alberghiera ho fatto diverse esperienze, ma sempre con il chiodo fisso di gestire un giorno un ristorante tutto mio».
Da Vilminore è bastato fare qualche chilometro per trovare un’occasione ghiotta. I gestori precedenti hanno deciso che era tempo di godersi la pensione, così Federico ha imbarcato la famiglia in un’avventura per niente banale. «Mi occupo della gestione e della cucina, mio padre mi affianca, la mia ragazza Sara lavora in sala con altri tre dipendenti, ragazzi e studenti della valle». A giugno la riapertura, dopo aver dato una bella rinfrescata ai locali.
«L’estate è andata bene, ma sono appena tre mesi. Sono più preoccupato per le stagioni intermedie, sarà una bella sfida riflette Federico con la cautela tipica degli uomini di montagna. Per l’inverno mi auguro una bella iniezione di turismo dagli impianti di Colere». Ma come convince i clienti a tornare? «Punto sulla qualità, allargando l’orizzonte a prodotti non solo locali. Abbiamo il pesce di lago e stiamo introducendo anche quello di mare, oltre ai vini e ai salumi del Friuli. In generale stiamo alzando un po’ il target, i posti da 150 sono scesi a 70, per coccolare meglio i clienti». Con l’inflazione, come fa a tenere i prezzi concorrenziali? «Ci ritagliamo una minore marginalità, in modo che le persone tornino anche due o tre volte».

Federico e Sara

Torniamo al di qua del Passo della Presolana, fino a Castione. Nel borgo di Rusio è caduto un… Fioccodineve. Il negozio di Andrea (classe 1986) e della sua ragazza Elena (1991) è aperto dal 2016 e continua a crescere, tanto che sta baluginando nella coppia l’idea di aprire un secondo punto vendita. Ma tutto è nato un po’ per gioco, quando lei ha pensato di fare del gelato con il latte di capra prodotto dal fratello nell’azienda di Onore. Poi si sono conosciuti, è scoppiato l’amore e anche la passione per questo prodotto così particolare e leggero. «Abbiamo fatto una ricerca approfondita per bilanciare la ricetta spiega Andrea. Non usiamo la panna, ma grassi vegetali. Il latte è al cento per cento di capra, non usiamo preparati per gelateria che contengono latte in polvere vaccino».
Certo, il borgo è piccino, e i passi sono stati tutti ben ponderati. «Volevamo vivere qui. Per quattro anni abbiamo lavorato solo d’estate, poi abbiamo allargato l’offerta per andare incontro alla domanda dei clienti: confetture, brezel con speck e formaggi locali, torte, vin brulé, biscotteria. Ogni anno aggiungiamo qualcosa».
A Castione nel weekend il negozio è preso d’assalto: «D’inverno gli sciatori di ritorno dal Pora si fermano a fare merenda davanti al braciere. I prodotti sono genuini, fatti da noi, e anche le materie prime, quando possibile, le compriamo da produttori locali, come il miele o il burro di malga». C’è chi viene appositamente per il gelato di capra: «Molti intolleranti al latte vaccino si rivolgono a noi perchè dato che i prodotti caprini non danno loro disturbi, possono finalmente gustarsi un gelato artigianale a base di latte».
Chiamale se vuoi, emozioni. 

Andrea e Elena

Articolo di Fabio Busi del VALseriana & Scalve Magazine Inverno 2023/2024

]]>
65908
Il calore della neve https://www.valseriana.eu/blog/il-calore-della-neve/ Fri, 29 Dec 2023 09:47:45 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=65902

L’inverno si avvicina e gli impianti sciistici in ValSeriana e Val di Scalve si preparano ad accogliere i tanti amanti del turismo invernale. Quasi 100 km di piste innevate attendono grandi e piccini, principianti ed esperti, snowborder e sciatori. A fare corona a un contesto inimitabile, sono tanti i rifugi presenti in quota, che offrono buona cucina bergamasca e la tipica accoglienza di montagna.

 

Monte Pora e Castione della Presolana

Difficile non restare a bocca aperta difronte alla bellezza della Presolana. Il comprensorio sciistico di Castione offre un bianco paradiso a misura di bambino e principiante. Sono presenti 6 piste (3 medie e 3 facili), che garantiscono 7 km di docili discese, un tapis roulant e una pista didattica. Quattro gli impianti di risalita, che conducono snowboarder e sciatori fino ai 1.621 metri di quota, punto più alto del comprensorio e punto di partenza della pista del monte Scanapà. 

Poco distante troviamo i celebri impianti del Monte Pora. In questa stazione troviamo ben 26 piste (3 difficili, 13 medie e 10 facili) distribuite su 23 km di percorsi e servite da quattro moderne seggiovie, una sciovia, uno skilift e due tapis roulant. Sono anche presenti due aree di campo scuola, situate presso la zona di Colle Vareno e Pian del Termen. Gli amanti della buona cucina possono trovare ristoro presso il rifugio Magnolini, il rifugio Pian della Palù e il rifugio Baita Termen.

Lizzola

Le bianche piste adagiate nella fiabesca Valle dell’Asta e abbracciate dai monti Pomnolo, Sasna e Cimone, fanno di Lizzola uno dei principali centri sciistici della ValSeriana. Il comprensorio di Valbondione dispone di oltre 22 km di tracciati e un totale di 10 piste (2 difficili, 4 medie e 4 facili), delle quali l’80% è dotata di innevamento artificiale.
Quattro seggiovie consentono l’accesso anche oltre i 2.000 metri di quota. La stazione dispone inoltre di una pista illuminata per lo sci notturno, mentre per i più piccoli è presente un campo scuola con tapis roulant. Non mancano i luoghi per una pausa: ad accogliere i tanti turisti troviamo l’accogliente rifugio Campel, il rifugio Mirtillo e il rifugio Due Baite.

Foto di Matteo Zanga

Spiazzi di Gromo

Gli Spiazzi di Gromo sono da sempre un punto di riferimento per gli amanti del turismo bianco. Il comprensorio raggiunge un’altitudine massima di 1.800 metri, alla cui sommità troviamo l’accogliente e panoramico rifugio Vodala, luogo perfetto per una pausa direttamente sulle piste da sci. Otto le piste presenti (2 difficili, 5 medie e 1 facile) che raggiungono i 15 km complessivi e possono accontentare sia i principianti sia gli sciatori esperti. Quattro seggiovie e un tappeto garantiscono un accesso continuo agli impianti. La stazione, molto frequentata dalle famiglie, dispone anche di percorsi con livello medio, destinati a sciatori esperti. La pista Orsini è, per esempio, omologata FISI per gare di slalom gigante. Troviamo inoltre un’area campo scuola per i più piccoli. Il rifugio Vodala, posto a 1.600 metri di quota, è attivo anche ogni martedì, giovedì, venerdì e sabato sera con piste aperte per ciaspolatori e scialpinisti, che possono permettersi di cenare in quota con i panorami eccezionali regalati dalle vicine cime Monte Timogno e Cima Benfit. Presso il rifugio è possibile gustare piatti tipici bergamaschi, molto spesso con serate animate da musica ed eventi. Inoltre, per l’alloggio gli Spiazzi offrono due grandi strutture alberghiere, tutte in prossimità della partenza degli impianti.

Cliccare QUI per restare aggiornati sulle aperture dei comprensori.


Articolo di Angelo Corna del VALseriana & Scalve Magazine Inverno 2023/2024

 

]]>
65902
Un sogno a occhi aperti https://www.valseriana.eu/blog/un-sogno-a-occhi-aperti/ Fri, 29 Dec 2023 09:47:53 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=65900

Pare che Walt Disney, per spronare i suoi collaboratori a dare forma e concretezza a progetti apparentemente utopistici, ripetesse una frase divenuta un mantra: «La differenza tra un sogno e un obiettivo è semplicemente una data». Facile a dirsi, difficile a farsi.
Soprattutto quando il cerchietto rosso sul calendario è distante “appena” ventiquattro mesi e i lavori da fare sono tanti, anzi tantissimi.
Eppure… eppure a Colere sono stati di parola. E il sogno è diventato realtà: la Val di Scalve ha nuovi impianti sciistici all’avanguardia, pronti ad accogliere almeno centomila ingressi quota a cui è stata fissata l’asticella per la stagione invernale 2023-2024 ormai al via. Dopo il primo passo, avvenuto nel dicembre 2021 con la presentazione del progetto di rinnovamento e rilancio degli impianti e, soprattutto, con la firma della convenzione tra Rs Impianti e Comune per la gestione e manutenzione del comprensorio per i successivi 60 anni, la seconda tappa fondamentale del percorso è datata marzo 2023, quando sono concretamente iniziati i lavori. Un investimento complessivo da ben trenta milioni, di cui 4,5 da Regione Lombardia e i restanti arrivati dal banchiere della finanza internazionale Massimo Belingheri, che proprio a Colere ha le sue radici e che ha voluto restituire qualcosa (più di qualcosa, a dire il vero) alla comunità in cui è cresciuto. Di questi finanziamenti, ventidue sono serviti per la parte più importante dei lavori, ovvero il rinnovamento totale dell’impiantistica. 

Nuova cabinovia di Colere

Colere Infinite Mountain

Tecnologia all’avanguardia, dicevamo. E lo si capisce subito quando si arriva in località Carbonera, dove iniziano le piste: la vetusta seggiovia biposto che portava a Polzone è stata sostituita da una cabinovia ad agganciamento automatico da dieci posti della Leitner. Grazie alle 34 cabine “marchiate” dallo slogan «Colere Infinite Mountain» sarà possibile percorrere i 1.500 metri circa di distanza (con un dislivello di 499 metri) in pochissimi minuti. Da Polzone, poi, si potranno coprire i 500 metri di dislivello che separano da Cima Bianca grazie alla nuova seggiovia a sei posti (sempre della Leitner) che prende il posto della precedente, biposto. Infine, come ha spiegato il presidente di Rs Impianti, Carlo Zanni, «la seggiovia biposto Capanno ha sostituito il vecchio skilift, mentre la triposto Ferrantino è stata rimessa a nuovo». Insomma, a Colere torna il piacere dello sci. Con ben sei piste a disposizione di appassionati e turisti. In tal senso, ha toccato il cuore l’annuncio della riapertura della mitica Pista Italia: di difficoltà rossa, è lunga poco più di 2,5 chilometri e vanta un dislivello di 275 metri.

Rifugio dell’Aquila, Colere

Praticamente attaccata, ecco la pista Presolana (anch’essa rossa): lunga 4 chilometri, presenta pendenze ragguardevoli e un dislivello di 625 metri. Soleggiata, offre una vista meravigliosa su tutta la vallata e, ovviamente, sulla Regina delle Orobie, ovvero la montagna da cui prende il nome. A concludere l’offerta delle piste rosse c’è quella denominata Corna Gemelle: lunga 2,5 chilometri, presenta un dislivello di 525 metri. Per chi ama l’adrenalina della velocità e una sciata ancora più tecnica, gli impianti di Colere presentano anche due piste nere: la Vilminore, lunga 3 chilometri e con un dislivello di ben 625 metri, e la Diretta Carbonera, sempre 3 chilometri per un dislivello leggermente inferiore, di 544 metri.
A chiudere l’offerta, il Campo Scuola, ovvero la pista blu pensata per i più piccoli e per chi vuole avvicinarsi allo sci: lunga soli cento metri, presenta un dislivello minimo di 20 metri. Ovviamente, per fare in modo che questi impianti rendano al meglio è necessario un ingrediente fondamentale: la neve. Banale direte, ma visti gli ultimi inverni e il cambiamento climatico in atto, la cosa non è così scontata. Per questo un investimento importante ha riguardato anche il rifacimento completo degli impianti di innevamento che coprono le piste fino all’altitudine di 1.800 metri. Rientra in questo progetto anche l’ampliamento del bacino idrico a Polzone, necessario proprio per l’eventuale produzione di neve artificiale.

Foto di Davide Ripamonti / VisitBergamo

Relax ad alta quota

Il sogno che sta prendendo vita a Colere, però, non si ferma qui. Perché è evidente come non bastino delle ottime piste da sci con impianti all’avanguardia per soddisfare un’utenza che è sempre più esigente. Per questo motivo, la Rs Impianti ha pensato anche a strutture di accoglienza in grado di accrescere ulteriormente, da qui ai prossimi anni, il numero di presenze durante la stagione invernale (e non solo). Dei trenta milioni di investimento complessivi, dunque, otto sono stati destinati al rinnovamento dei rifugi presenti nel comprensorio, che sono tre: lo chalet Plan del Sole, il Cima Bianca e quello dell’Aquila. A occuparsi del progetto è stato lo studio P2A Design, nello specifico l’architetto Alessandro Pasini. A differenza degli impianti, la cui apertura nella loro nuova e splendente veste è imminente, il risultato di questo secondo lotto di investimenti si vedrà solo dall’anno prossimo.

Foto di Colere Infinite Mountain

Ma l’obiettivo è altrettanto ambizioso: elevare il comprensorio di Colere al livello di quelli più rinomati dell’Alto Adige. Quindi non solo accoglienza degli appassionati, ma un occhio anche a chi va in cerca di relax e “coccole” ad alta quota. Emblematico in tal senso il progetto che riguarda il rifugio Plan del Sole, situato all’arrivo della nuova cabinovia che parte da Carbonera. Presenterà ben ventisei stanze, pensate un po’ per tutte le esigenze e comprensive anche di suite. Ci saranno poi un’area bar e un ristorante alla carta, aperti sia a pranzo che a cena, oltre ovviamente a un’area ristoro self service e un dehor destinati a chi usufruirà delle piste. Non mancheranno infine una spa con invidiabile vista sulla Presolana e una sala conferenze. «Il rinnovamento seguirà l’ottica della destagionalizzazione, per valorizzare anche le mezze stagioni», ha spiegato Pasini. Anche per il rifugio Cima Bianca è prevista una ristrutturazione completa, che partirà dagli interventi di adeguamento sismico, tecnologico ed energetico.
È poi previsto un ampliamento della struttura, così che possa ospitare nove stanze da letto (di cui una sarà una suite panoramica), bar e ristorante, area ristoro self service, ski room e area lounge. Circa lo chalet dell’Aquila, invece, per ora non sono previsti interventi: «È il rifugio situato più in alto ha commentato Zanni ed è dotato di una struttura molto caratteristica. Per questo dobbiamo ancora pianificare un restyling». 

Foto di LinoOlmoStudio

Un’occasione per la Val di Scalve

«Tra pochi anni, la Val di Scalve sarà una delle valli più importanti e attrattive della Lombardia», ha affermato la sottosegretaria allo Sport in Regione Lombardia, Lara Magoni, bergamasca doc ed ex campionessa di sci. È evidente come, per lei, l’ambizioso progetto di rinascita del comprensorio sciistico rappresenti qualcosa di più di una semplice scommessa. «Ripenso alla me bambina che quaranta anni fa andava a Colere con suo padre, che era maestro di sci ed era convinto che Colere fosse uno dei comprensori più belli della provincia», ha dichiarato a L’Eco di Bergamo.
Quel ricordo può tornare attuale: «Questi investimenti cambieranno le sorti della Valle. Sarà importante che gli scalvini si attivino sul fronte commerciale, tornando a credere nel turismo e attivandosi per fornire servizi a loro volta». Un messaggio chiaro alla popolazione locale, chiamata quindi ad assecondare ciò che sta avvenendo dalla località Carbonera in su. Al momento, come sottolinea il sindaco Gabriele Bettineschi, non si registra ancora grande vivacità, ma la speranza è che questa prima stagione invernale porti, insieme a tanti ospiti, anche entusiasmo. E, di conseguenza, idee e ulteriori investimenti sul fronte commerciale e turistico. Allo stesso tempo, però, anche le Istituzioni devono fare il loro.
Ovvero mettere al servizio del paese e del comprensorio una rete viabilistica in grado di sostenere i flussi di visitatori senza andare in sovraccarico. Attraverso il Pgt (Piano di governo del territorio), l’Amministrazione ha già aperto la porta alla progettazione di nuovi parcheggi e di una circonvallazione che “liberi” il centro di Colere dal traffico. La speranza è che la Provincia faccia da spalla e dia il suo contributo all’opera, magari fissando una data ultima per risolvere la questione, ovvero l’inverno 2024-2025. Del resto, solo così i sogni diventano obiettivi. Walt Disney e Colere insegnano. 


Articolo di Andrea Rossetti del VALseriana & Scalve Magazine Inverno 2023/2024

]]>
65900
7 piccoli borghi delle Magnifiche Valli https://www.valseriana.eu/blog/7-piccoli-borghi-delle-magnifiche-valli/ Wed, 20 Sep 2023 16:32:15 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=64788 OLERA 
A circa 5 chilometri dal centro di Alzano Lombardo incontrate il borgo medievale di Olera. Una manciata di case strette attorno alla parrocchiale, che pure può vantarsi di aver dato i natali al Beato Tommaso Acerbis, uno dei mistici più interessanti del Seicento.
Il suo centro, stretto tra vie pedonali, rievoca altre epoche grazie al susseguirsi di archi, portoni, finestrelle e viottoli.

La visita di Olera non può che partire da piazza Fra Tommaso da Olera, dove lasciate l’auto e intraprendete la scoperta. Nella chiesa di San Bartolomeo Apostolo incontrate il primo capolavoro che questo borgo custodisce: uno splendido polittico realizzato da Cima da Conegliano nel 1495 forse su commissione dei tagliapietra oleresi attivi in Veneto. Si tratta di unopera sbalorditiva, con profusione d’oro e una finezza di pittura che lo rende uno strabiliante oggetto di devozione. La visita prosegue poi nella vicina ed antica chiesetta della Santissima Trinità che conserva alcuni lacerti di affreschi andati in buona parte distrutti negli anni ’40. Attraversando l’abitato, si raggiunge poi la chiesa di San Rocco, situata oltre il paese, in una posizione che apre una panoramica di rara bellezza sulla valle sottostante.


BORGO TARAMELLI

Il borgo Taramelli è il cuore di Selvino. È un piccolo scrigno di antiche abitazioni in pietra unite le une alle altre, in un abbraccio al caratteristico cortile, sul lato destro di Piazza Europa. L’accesso al Borgo Taramelli è definito da due aperture: dal versante del Caffè Del Piccinini e dalla via centrale Monte Rosa. Sulla destra di via Monte Rosa, si apre la piazzetta intitolata a Guglielmo Marconi (1874-1937), sulla quale fino ai primi anni del Novecento si affacciava una grande stalla utilizzata dagli abitanti del borgo. L’edificio centrale è uno dei più vecchi edifici di Selvino, risalente ai primi anni del Cinquecento. Da questo antico caseggiato è stato ricavato il famoso ex Albergo Falcone, certamente il primo albergo di Selvino.

Oltrepassando il doppio portichetto si scopre la meraviglia: un arco con tettuccio simile a un piccolo ponte sospeso detto “Canècc” che funge da porta di accesso interno al borgo vero e proprio. Alla sinistra dell’arco a tettuccio-sospeso è visibile la linea di un arco chiuso da una portafinestra. La linea dell’arco è incorniciata sulla sommità da uno stemma in pietra che reca la data 1563 e si mostra con tre simboli stilizzati e uno più grande al centro. Sopra questo stemma ci si incanta a rimirare un quadro, oggi restaurato, che rappresenta una Madonna con Bambino risalente allo stesso periodo.


CLUSONE

Clusone è uno dei Borghi più Belli d’Italia e Bandiera Arancione del Touring Club Italiano, certamente un viaggio tra arte e tempo tra i più ricchi e interessanti di tutta la ValSeriana.
La sua storia risale all’epoca romana e, nel corso dei secoli, i numerosi affreschi che troverete passeggiando nel centro storico su edifici pubblici e privati le hanno fatto guadagnare l’appellativo di “Città dipinta”. Il punto di partenza per visitare Clusone è sicuramente l’incantevole Piazza dell’Orologio, cuore pulsante del borgo e dalla quale non potrete che restare ipnotizzati dall’Orologio Fanzago posto sulla Torre del municipio.
Si tratta di un’opera di inestimabile bellezza progettata da Pietro Fanzago nel 1583, ancora oggi caricato manualmente e che con un’unica lancetta che ruota in senso antiorario indica le ore, i mesi, i giorni, la durata del giorno e della notte, i segni dello zodiaco, le fasi lunari. Proseguendo verso la parte più alta della Città, incontrerete altri capolavori: la Basilica di Santa Maria Assunta e l’Oratorio dei Disciplini sulla cui facciata è conservato uno dei simboli dell’arte clusonese, la Danza Macabra. Si tratta di un’opera unica in Europa e che dal 1485 ispira e suggestiona con la mirabile raffigurazione dei temi della morte e della Danza tra vivi e morti. Dal sagrato della Basilica la vista sconfina sull’Altopiano e su pianoro di San Lucio, fino a incontrare la piccola chiesetta della Trinità posta sul colle Crosio.  Da questa posizione potete procedere la passeggiata nel centro storico e lasciarvi affascinare dai numerosi Palazzi Nobiliari e le preziose chiese minori. 


CACCIAMALI


Cacciamali è un’antica contrada montana situata ad Ardesio posta a 1030 mt di altitudine sulle pendici del Monte Secco. È un luogo di pace, dove è facile riconnettersi con la natura, assaporare i ritmi lenti della vita di montagna e godersi una finestra panoramica privilegiata sui Giganti delle Orobie. Spostandovi dal cuore di Cacciamali e lasciando le baite alle spalle, incontrate la chiesetta di Santa Maria Bambina che veglia sul borgo con il suo aspetto semplice e tipicamente montano, dove l’essenziale concilia un momento di preghiera. La frazione è raggiungibile a piedi tramite una strada sterrata con un percorso di circa 1h. La partenza è dalla località Cerete... lungo la via avrete la fortuna di incontrare nove Segnali di Cultura, nove tappe arricchite dalle parole che il grande scrittore Dino Buzzati ha dedicato alla natura, al vento, alla montagna. 


GROMO

Proseguendo verso la parte più a Nord della ValSeriana, incontrare un altro borgo tra I più Belli d’Italia e Bandiera Arancione del Touring Club, quello di Gromo, noto come “La Piccola Toledo per la produzione di armi bianche che un tempo venivano forgiate in quello che era un ricco centro artigianale.
Si tratta di un borgo medievale che vi regalerà un salto nel passato: Gorno infatti conserva immutata la struttura tipica dei villaggi di montagna, con vicoli e case in pietra impreziosite da balconi e loggiati.

Iniziate la visita dalla Chiesa Parrocchiale di San Giacomo Apostolo risalente al XII sec. ma ricca di opere che coprono un arco temporale molto lungo e che testimoniano le vicende storiche e culturali del borgo. Una volta usciti, proseguite verso il centro fino a Piazza Dante, cuore pulsante di Gromo circondato dal Palazzo Comunale del XV secolo; l’antico Castello Ginami eretto nel 1226, che conserva la slanciata torre trecentesca in bugnato rustico; la chiesetta di San Gregorio, una costruzione che risale al 1335 e nasce, probabilmente, come oratorio privato dell’attiguo Castello Ginami; l’elegante fontana del XVI accanto al municipio, in marmo che è sormontata da un cigno, l’emblema del paese.
Per conoscere la storia ed approfondirne le caratteristiche che lo rendono autentico non potete che concludere la visita al MAP – Museo delle Armi Bianche e delle Pergamene, allestito in palazzi Milesi.


AZZONE

Azzone si trova in Valle di Scalve, a una cinquantina di chilometri da Bergamo e conserva intatto quel fascino che solo in piccoli borghi montani potete subire. La visita di Azzone parte al centro dell’abitato,  dove si trova la Torre Civica di origine medievale, risalente al XIV secolo e recentemente ristrutturata. Alta circa 15 metri, è costruita in massi squadrati, disposti a corsi regolari ed è la figura principale dello stemma del Comune di Azzone. La visita prosegue verso la chiesa parrocchiale dedicata a San Filippo e San Giacomo, riedificata nel periodo 1724 – 1733 e ampliata nel 1860, dove ammirare alcune opere del clusonese Antonio Cifrondi. Del pittore tardo-barocco anche la “Madonna Addolorata” conservata nella Chiesa di Santa Maria Maddalena arroccata nella frazione di Dezzo, ultima tappa di questo viaggio di scoperta e bellezza. 

]]>
64788
Il cibo di strada fa tappa ad Albino, un week-end con food truck e musica https://www.valseriana.eu/blog/il-cibo-di-strada-fa-tappa-ad-albino-un-week-end-con-food-truck-e-musica/ Mon, 28 Aug 2023 07:52:24 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=64396 Da venerdì 1 a domenica 3 settembre piazza Pio La Torre ad Albino sarà animata dalle cucine itineranti del festival del cibo di strada per eccellenza, con tante imperdibili specialità e le immancabili birre artigianali.

Albino, località principale della bassa ValSeriana, dà il benvenuto al Rolling truck Street Food Festival, Piazza Pio La Torre sarà il nucleo centrale di questo evento, cui si potrà partecipare gratuitamente, venerdì dalle 18:00 alle 24:00, sabato dalle 11.00 alle 01.00 e domenica dalle 11:00 all’ 24:00 ad orario continuato, sapori autentici delle colorate cucine su ruote e l’imperdibile intrattenimento con la musica anni ’70, ’80 e ’90 Disco Dance Rock degli Effetto Vip che suoneranno sabato sera e i Dj Set dei nostri Dj, in consolle tutte le sere.

FOOD TRUCK, GUSTI DALL’ITALIA E DAL MONDO TUTTI DA SCOPRIRE

Scopriamo dove gustare tutte le proposte che ci aspettano: da Apetitosa, troveremo arrosticini abruzzesi, Olive ascolane, preparati da Truck& Roll hamburger di bufalo, stinco, veg burger, curry wurst, pork ribs e chicken wings.

Andiamo Oltreoceano con l’hamburger di Black Angus e Hot Dog di Mangia e Bevi, specialità thaï, vietnamite e filippine, pad thai, korean corn dog, ravioli al vapore, involtini alle verdure, eby fry, takoyaki, samossa, tom yum, bubble tea sono le proposte di Henri’s Sapori del mondo, da  Itaka Pita e falafel e poi un salto in Messico per burritos, tacos e nachos di Awakte Zaperoco.

Torniamo in Italia con I sapori di Sicilia, tra pane e panelle, pane cunzato e pane con milza, mini arancini, carne di cavallo, cannoli siciliani riempiti al momento e cassatine; da non perdere il pan tometta, il pan tartufo e il pan pork di Pan Pan e la Cucina Partenopea con il Cuzzetiello Napoletano di Bell e Buon Truck, per chi ama i gusti dell’Emilia Romagna ecco panzerotti, gnocco fritto con salumi e Nutella e pinsa di Mordicchio on the Road; saliamo in Piemonte dove troviamo raviolini del plin, hamburger e battuta di Fassona, stracotto al Nebbiolo, vitello tonnato, tomahawk di manzo, salsiccia di Bra preparati da Sound Break; non mancherà il gusto unico del mare, tra frittura di pesce e specialità con salmone, moscardini, pesce spada, bombette di baccalà di Kraken; per finire, polpette di carne e verdure, vini e cocktails di Na Pinta e La Giardinetta.

Chi non rinuncia al dolce potrà provare i Churros di Churritos, tipici dolci spagnoli e latino-americani, e ancora Crepes e Donuts di Mergellina Bakery.

Il tutto sarà ancora più gustoso con un boccale di buona birra artigianale, Dalle Ipa alle rosse passando per le bionde, c’è il proverbiale imbarazzo della scelta!

La partecipazione è gratuita.
L’appuntamento, organizzato da Nova Eventi, è patrocinato dal Comune di Albino.

ULTERIORI INFORMAZIONI
info@novaeventi.it 
www.rollingtruckstreetfood.net
Facebook: RollingTruckStreetFood
Instagram: rolling.truck.street.food

]]>
64396
Discover ValSeriana e Val di Scalve: le Magnifiche Valli su Sky Sport https://www.valseriana.eu/blog/discover-valseriana-e-val-di-scalve-le-magnifiche-valli-su-sky-sport/ Tue, 08 Aug 2023 18:36:57 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=64290 Nei mesi di giugno, luglio e settembre sono in corso le riprese e le registrazioni della nuova rubrica dedicata al turismo attivo e alla ricca e sinergica offerta outdoor delle Magnifiche Valli.

Discover ValSeriana e Val di Scalve va in onda su Icarus Ultra, la trasmissione Sky che racconta i territori tra sport, arte e paesaggio. Un format TV la cui forza è quella di essere all’interno di un palinsesto di grandi eventi sportivi, con una media di 300mila spettatori a puntata.

Gli episodi ideati da Promoserio coinvolgono il comune di Alzano Lombardo, i Borghi della Presolana di Onore, Rovetta e Songavazzo, Selvino, la Val di Scalve con Azzone, Colere, Vilminore e Schilpario, Gorno e Valbondione. Dall’Aeroporto Internazionale di Bergamo, che mette a disposizione dei ciclisti una Bike room per assistenza e manutenzione delle proprie biciclette e che proprio per questo motivo ha ricevuto il riconoscimento di primo aeroporto bike friendly d’Europa, le telecamere sono partite alla scoperta di luoghi mozzafiato e delle molteplici mete turistiche che i passeggeri possono comodamente raggiungere.

Abbiamo voluto realizzare queste nuove puntate di Icarus per promuovere le nostre Valli come meta ideale per gli amanti dell’active nelle sue varie articolazioni, sicuramente per i cicloturisti nazionali e internazionali, con un territorio adatto alla bicicletta in tutte le sue versioni, ma anche luoghi ideali per escursioni a piedi e per la pratica di attività quali il canyoning e l’arrampicata. È un’occasione unica per far conoscere il nostro territorio, muovendosi tra le sue bellezze, apprezzandone quindi i paesaggi e le atmosfere. Unire la pratica di uno sport a un momento di vacanza offre ai nostri visitatori la possibilità di scoprire soggiorni improntati al benessere fisico a momenti di puro piacere tra montagna, cultura e punti enogastronomici. Un’operazione che posizionerà in maniera ottimale la ValSeriana e la Val di Scalve nel panorama active nazionale”, dichiara Maurizio Forchini, Presidente di Promoserio che ha promosso e coordinato tutto il progetto.

 

GUARDA TUTTE LE PUNTATE ANDATE IN ONDA:

Discover ValSeriana e Val di Scalve ep. 1 | Alzano Lombardo 
>>> https://youtu.be/bGuM7VaU1eU

Discover ValSeriana e Val di Scalve ep. 2 | Borghi della Presolana
>>> https://youtu.be/rs4FwH7VRS4

Discover ValSeriana e Val di Scalve ep. 3 | Selvino
>>> https://youtu.be/NYXrTKOJEr0

Discover ValSeriana e Val di Scalve ep. 4 | Val del Riso
>>> https://www.youtube.com/watch?v=Aw8xfl6UNjU

Discover ValSeriana e Val di Scalve ep. 5 | Val di Scalve

>>> https://www.youtube.com/watch?v=cv9CFm2D5Zg

Discover ValSeriana e Val di Scalve ep. 6 | Valbondione
>>> https://youtu.be/4P6-GUwmgJ8?feature=shared


L’attività è realizzata con il contributo di Regione Lombardia nell’ambito del bando Ogni Giorno in Lombardia; con il sostegno delle Comunità Montane Valle Seriana e Scalve, Comune di Valbondione, Comuni di Rovetta, Songavazzo e Onore, Comune di Alzano Lombardo, Comune di Selvino e grazie al sostegno di aziende e operatori privati: Sacbo BGY, Pradella Sistemi, Selvino Sport.

Si ringraziano per la collaborazione TEB, Agriturismo Ca’ Fenile, Bergamont, Scott Sport, Rifugio 1111, Gianina Sport, Ecomuseo delle Miniere di Gorno, Miniera Gaffione di Schilpario, Alpy Fly, Nove Lune, Trattoria al Frassino, La Baitella, E-VAI, Sci Club Val di Scalve, Scalve Bike, Presolana Ski e-Bike, Museo della Basilica di San Martino, Fondazione Giusi Pesenti Calvi, Nuova Lizzola, True Mountain Guide Alpine, Albero Morandi, Turismo Valbondione.

 

]]>
64290
Questione di valori https://www.valseriana.eu/blog/questione-di-valori/ Tue, 11 Jul 2023 09:57:57 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=62882 «Quello che ci caratterizza è il focus sull’economia reale. Ci sono miliardi di euro fermi sui conti dei risparmiatori italiani che potrebbero essere investiti per avere un impatto positivo sulla vita di migliaia di persone. Per questo noi operiamo convogliando una parte della ricchezza privata delle famiglie italiane (che vale ben oltre 4mila miliardi di euro, il doppio del debito pubblico) verso le imprese che hanno un vitale bisogno di finanziamenti, in particolare su piccole e medie aziende non quotate in Borsa». A parlare è Andrea Spotti, libero professionista bergamasco e consulente finanziario Wealth management & private asset advisor partner di Azimut. «La passione per il settore finanziario applicato all’economia reale – spiega il professionista – nasce da ragazzino. Ho studiato economia, poi ho avuto diverse esperienze all’estero. Ho studiato lingua inglese presso una Business School in Olanda, a Groningen, il che mi ha permesso di apprendere come lavorano e studiano i paesi del Nord Europa. Una volta acquisite le competenze necessarie e l’esperienza in alcune realtà finanziarie consolidate e istituti di credito, ho deciso di fare quel famoso “salto” verso la libera professione indipendente, per poter proporre al cliente finale ciò di cui veramente necessita semplicemente ascoltando le sue esigenze. Ed eccomi qui in Azimut Capital Management». Il Gruppo Azimut è la più grande realtà finanziaria indipendente nel mercato italiano, operante dal 1989 e quotata dal 2004 alla Borsa di Milano. Due numeri per capirci: non più tardi qualche settimana fa i vertici di Azimut Holding hanno confermato l’obbiettivo di chiudere il 2023 con 6-8 miliardi di euro di raccolta netta e un utile netto di 450 milioni di euro. Azimut opera in piena autonomia da gruppi bancari, assicurativi e industriali. Il che permette ai consulenti finanziari di offrire soluzioni di gestione del risparmio efficaci, sviluppate su competenze specifiche. Da oltre quattro anni Azimut ha una sede a Bergamo, al numero 8 di viale Vittorio Emanuele II. «La Bergamasca è un terra ricca e molto operosa – spiega Spotti -. Gode di un reddito pro-capite tra i più alti d’Italia e patrimoni che vanno gestiti con estrema professionalità. Il compito di un consulente finanziario e di una società di gestione del risparmio è proprio quello di trovare le strategie migliori per sviluppare questi patrimoni, attraverso la nostra consulenza integrata e un’ampia gamma di prodotti e strumenti finanziari».

Con Azimut Capital Management, Spotti cura i patrimoni di privati e aziende. «Essere indipendente in Azimut – sottolinea il consulente finanziario – mi permette di non aver alcun tipo di pressione commerciale sui prodotti da collocare e questo è un alto valore aggiunto per il cliente». Il modus operandi del professionista è rodato e affidabile. Frutto di anni d’esperienza e risultati concreti, ottenuti sul campo. «Innanzitutto – spiega Spottidefinisco una strategia condivisa con il cliente, che ci aiuti a raggiunge l’obbiettivo economico prefissato, valutando il rischio/orizzonte temporale. Il prodotto diventa semplicemente lo step finale, lo strumento finanziario adeguato, tagliato su misura per gli obbiettivi del cliente».

In Azimut, Spotti si occupa di gestione e sviluppo del portafoglio di persone fisiche e aziende. «Le loro estrazioni professionali – spiega – sono le più variegate. Si va dal dipendente al pensionato all’imprenditore passando per i liberi professionisti. Contemporaneamente variano anche le loro esigenze, le loro aspettative, i loro obbiettivi. Alcuni clienti mi chiedono la tutela dei loro risparmi, altri la costruzione di una pensione privata, altri la gestione del Tfr aziendale. Altri ancora la quotazione in Borsa di un’azienda, oppure il collocamento di minibond, o ancora trovare dei compratori o dei fondi che acquistino un’azienda che il titolare ha intenzione di vendere. Insomma, le richieste dei clienti sono le più diverse. E di conseguenza vanno trovate strategie finanziarie giuste».

Nel dettaglio, i prodotti finanziari che il professionista è in grado di applicare alle strategie scelte e condivise sono fondi, assicurazioni, titoli e prodotti dell’economia reale, private Equity e Private debt. E poi fondi pensione e servizi rivolti alle aziende. «Attraverso un’analisi personalizzata del profilo, elaboriamo strategie di posizionamento a lungo termine su private equity, venture capital, private debt e diamo accesso esclusivo a club deal dedicati. Questo consente alle aziende che si rivolgono a noi di accedere a servizi finanziari e di marketplace alternativi al canale bancario».

Articolo scritto da Wainer Prada per VALSeriana & Scalve Magazine – estate 2023

]]>
62882
La storia siamo noi https://www.valseriana.eu/blog/la-storia-siamo-noi/ Tue, 11 Jul 2023 12:17:37 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=62875

Selvino è l’ideale palcoscenico di tante iniziative di animazione, ma propone scorci e storie che meritano di essere promosse e valorizzate. “Incontriamocincontrada” è un percorso tra le antiche contrade, testimonianza concreta di una storia che affonda le radici nel passato. I primi nuclei di case nati sul territorio erano rappresentati già nel 1800 su una mappa catastale. Tali agglomerati, più o meno consistenti, prendono il nome di “contrade” e hanno segnato i primi passi per lo sviluppo del paese. Da subito le contrade sono state identificate con toponimi che in mappa sono stati “italianizzati”, ma i residenti ancora oggi le segnalano utilizzando il dialetto bergamasco. Questi nomi caratterizzano da sempre il territorio di Selvino e individuavano facilmente anche le famiglie che provenivano dalla contrada di appartenenza. Ca’ di Roch, Ca’ di Quattrí, Ca’ di Magù, Cità Olta sono solo alcuni dei nomi delle venti contrade. Ognuno di questi nomi racchiude significati, curiosità e caratteristiche dei luoghi e la storia di chi ci abitava.

Tutto è stato reso possibile dall’impegno dell’Amministrazione Comunale, con cui hanno collaborato i volontari del gruppo G.E.S.A. (Gruppo Ecologico Selvino Aviatico) dopo un loro lavoro scrupoloso a livello di testi e materiale fotografico che ha creato la base ideale per la partecipazione a un bando che ha finanziato il progetto. Il percorso culturale e storico è identificato con una cartina che si può scaricare dal sito del comune di Selvino o ritirare presso l’Infopoint. In ogni contrada è stata posizionata un’installazione artistica, realizzata dall’artista Linda Grigis, con utili informazioni storiche che costituiscono un punto di informazione per il turista che passa da questi luoghi e fa sì che possa conoscere la storia o la curiosità di quella specifica contrada. È importante conservare le tradizioni e le storie di un paese per farle conoscere ai turisti e per far sì che le nuove generazioni non dimentichino. Perché la Selvino di oggi che tutti conosciamo è partita anche e soprattutto dalle contrade.

È possibile vedere la mappa delle contrade di Selvino >QUI

Installazione tipo delle contrade, pannello informativo realizzato dall’Artista Grigis.

Alla fine del 1300 le contrade sono ormai ben definite. Hanno caratteristiche comuni: sono circondate da prati d’ampiezza tale da poter avere a disposizione foraggio per un allevamento di bestiame di uso familiare. Attorno alle sorgenti, le contrade si infittiscono, e dove manca l’acqua si scava una grossa cisterna chiusa a chiave, causa spesso di litigi durati intere generazioni. Nei secoli non si sviluppano nuove contrade e ci si limita ad ampliare quelle già esistenti, in armonia con il numero delle nuove nascite. Non sono quindi necessarie ristrutturazioni o demolizioni fino alla fine del 1800, cioè fino all’avvento della civiltà delle auto, della villeggiatura e dei nuovi materiali da costruzione. Le mappe del periodo napoleonico e quelle dell’epoca austriaca, che risalgono alla metà del 1800, rispecchiano abbastanza fedelmente la Selvino antica, quella delle contrade.

Articolo scritto da Virginia Magoni per VALSeriana & Scalve Magazine – estate 2023

]]>
62875
Pergamena a cielo aperto https://www.valseriana.eu/blog/pergamena-a-cielo-aperto/ Tue, 11 Jul 2023 12:51:08 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=62864

La conoscenza del Medioevo è una strada in salita, fatta di lacune, sovrapposizioni e fraintendimenti non facili da sciogliere. Ma l’uomo medievale è davvero così distante da farsi irriconoscibile? Percorrendo all’inverso il corso del Serio e risalendo la nostra Valle è possibile trovare tracce artistiche e simboliche che molto hanno da trasmettere di un vissuto lontano nel tempo, ma ancora leggibile per mezzo di occhi attenti e animati da curiosità.

Beato Alberto a San Michele al Pozzo Bianco (XIII sec.)

Tanti luoghi conservano frammenti significativi che sono sopravvissuti ai secoli, alla modernizzazione di una valle che ha fatto tesoro del passato e ha rinnovato l’intraprendenza e la predisposizione al cammino e allo scambio delle genti seriane. Qualche tassello di Medioevo si coglie, dunque, con un ritorno paziente alle aree marginali, lungo le vallate secondarie e gli antichi tracciati, in corrispondenza di borghi quasi abbandonati, strade cavalcatorie dismesse e pareti affrescate di chiese che, come una pergamena millenaria, conservano le tracce dei tempi passati, delle mani di uomini che hanno percorso distanze ben maggiori di quanto non lasci intendere un raffronto con la moderna idea di viaggio.

Per seguire il calpestio dell’uomo medievale si può raggiungere l’abitato di Olera, noto nel XV secolo per l’attività dei tagliapietre locali. In questa contrada, tra Alzano e il Canto Alto, sopravvive il tessuto urbano antico, tra scale tortuose e spazi adombrati dalle case in pietra, di un sito disposto lungo le viae mercatorum, percorse dagli ardimentosi commercianti delle valli bergamasche e dai pellegrini locali, emuli dei santi il cui culto prese piede nelle chiese seriane del tempo, come San Pietro da Verona, frate domenicano e martire assassinato nei boschi lombardi tra Como e Milano, rappresentato secondo la tradizione agiografica in voga nella prima metà del Trecento nella Chiesa di Santa Maria Assunta di Torre Boldone.

Abside Abbazia di San Benedetto in Vallalta

Oggetto di rappresentazione precoce nella chiesa di San Michele al Pozzo Bianco in Bergamo Alta è il Beato della valle, Alberto da Villa d’Ogna, figura itinerante ed esempio di buon cristiano sin dalla fine del XIII secolo per i tanti mercanti e pastori locali in cerca di fortuna nella Pianura Padana, seguendo i cicli della transumanza e delle fiere commerciali lungo il corso del Serio.

Sin dai primi tratti, il fiume e i suoi affluenti garantirono all’uomo del Medioevo un supporto in- dispensabile per incanalare acqua nelle seriole e impiantare mulini, magli e fucine destinate alla lavorazione dei metalli e alla fabbricazione di armi, attività fiorenti tra Gromo, Ardesio e le vallate limitrofe nel Quattro e Cinquecento. Anche i sassi levigati dall’acqua divennero materia prima d’impiego nelle facciate delle abitazioni e delle chiese. Un esempio in tal senso si legge lungo la parete laterale della Chiesa di San Bartolomeo di Albino, sede locale dell’Ordine degli Umiliati prima di venire assorbita dalla Confraternita della Misericordia entro la fine del XIV secolo. Il territorio albinese dispone di una delle testimonianze più forti della cultura e della storia materiale del Medioevo in Val Seriana, ospitando in Valle del Lujo l’abbazia di San Benedetto di Vallalta, dove alcune architetture e strutture murarie, come le celebri absidi, conservano le forme assunte tra XII e XIV secolo.

Chiesa di San Giovanni, Gorno – Ultima cena di Giovanni da Volpino

La storia della devozione nell’arte in ValSeriana filtra fino a noi anche attraverso luoghi ben diversi da quelli formatisi per impulso monastico. Basti pensare al santuario di San Patrizio di Colzate, luogo di attrazione sorto a mezzacosta nel cuore della valle, dove le esperienze eremitiche delle origini presto si mescolarono all’ingente transito di pellegrini e viandanti in direzione dei vicini valichi prealpini. Qualcosa di simile accadde in altri luoghi disposti lungo mulattiere e strade ad alta percorrenza di circuiti secondari, come la Val del Riso, lambita dai traffici commerciali del tempo e ricca di testimonianze artistiche di rilievo. La Chiesa della contrada di San Giovanni, sopra l’abitato principale di Gorno, ospita due lacerti di affresco della seconda metà del Trecento, con un’Ultima Cena ad opera del pittore locale Giovanni da Volpino, autore di un dipinto fortemente sovrapponibile nella chiesa parrocchiale di Branico e distintosi per altre decorazioni lungo la sponda bergamasca del Sebino e in Val Camonica, prima di migrare in direzione delle vallate trentine e della campagna veronese. Anche l’arte, pertanto, testimonia la perizia e l’impegno delle genti bergamasche nel Medioevo, soprattutto nei secoli conclusivi, quando il forte senso di libertà e la rivendicazione del frutto del proprio lavoro sparse capolavori artistici nelle chiese parrocchiali e nei nuovi santuari mariani edificati nelle vallate delle Orobie. Negli stessi anni in cui venne realizzato il più celebre ciclo seriano di affreschi, presso l’Oratorio dei Disciplini di Clusone, mani non difformi decorarono la chiesetta di San Giacomo il Maggiore, eretta nella contrada di Colle Palazzo, sulle alture della Valzurio. Il Medioevo era alle battute finali, seminando gli ultimi frammenti di una stagione variopinta e irradiata dalla luce dell’uomo.

Articolo scritto da Marco Carobbio per VALSeriana & Scalve Magazine – estate 2023

]]>
62864
Obiettivo Inclusione https://www.valseriana.eu/blog/obiettivo-inclusione/ Tue, 11 Jul 2023 15:07:11 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=62857

Albert Einstein diceva «Non dobbiamo semplicemente sopportare le differenze fra gli individui e i gruppi, ma anzi accoglierle come le benvenute, considerandole un arricchimento della nostra esistenza». L’inclusione è un tema sempre più sentito sia a livello mondiale che nazionale, basti pensare alla “Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità” (proclamata nel 1981) oppure alla “Giornata Mondiale dei Calzini Spaiati” utile a sensibilizzare, anche i più piccoli, su quanto sia importante accogliere ciò che è diverso da noi. Anche Promoserio da anni sta lavorando nell’ottica di realizzare progettualità turistiche che siano sempre più inclusive e accessibili a tutte le tipologie di turisti e di visitatori, sia i portatori di disabilità permanenti, sia i portatori di disabilità temporanee sia coloro che hanno esigenze specifiche quali anziani, famiglie con bambini ecc.

Proprio con l’obiettivo di strutturare un’offerta sempre più inclusiva sono state realizzate azioni quali la creazione di una landing page dedicata al turismo accessibile sul portale www.valseriana.eu e l’inserimento di apposite icone esplicative nei nuovi materiali informativi; inoltre, già nel 2021, all’interno degli 8 incontri dedicati alla coprogettazione come leva per lo sviluppo locale organizzati in collaborazione con il Comune di Clusone per dare vita al documento “Linee guida per lo sviluppo turistico della Città di Clusone” si è posta l’attenzione sull’aspetto della segnaletica. Da questi focus group è infatti emerso che molti operatori del territorio consideravano carente la segnaletica, problematica confermata anche dai dati raccolti tramite interviste fatte direttamente ai turisti. Nel corso del 2022 dunque, a fronte della collaborazione avviata già da tempo con il Comune di Clusone – che considera Promoserio interlocutore di riferimento per l’elaborazione delle strategie di sviluppo turistico della città – l’associazione ha quindi proposto a Visit Bergamo di inserire il rifacimento della cartellonistica turistica clusonese all’interno delle azioni del progetto “S.T.A.I – Servizi per un Turismo Accessibile e Inclusivo” candidato da Regione Lombardia con Capofila Visit Bergamo nell’avviso “Per il finanziamento di progetti per il turismo accessibile e inclusivo per le persone con disabilità” della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Una serie di azioni di arricchimento della segnaletica saranno quindi realizzate all’interno di questa progettualità condivisa tra Bergamo e Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023 e i territori delle due province; una seconda serie di azioni di integrazione della segnaletica saranno invece realizzate in futuro, avvalendosi sempre del coordinamento di Promoserio e dell’Infopoint Visit Clusone che l’associazione gestisce dal febbraio 2022. La segnaletica sarà studiata e fornita dalla ditta Skylab. Con venticinque anni di esperienza, questa azienda ha lavorato a progetti nazionali ed europei, servendo società come SkyTv, Emergency, Slow Food e tante altre. Conta inoltre la realizzazione di segnaletica turistica interattiva e inclusiva per oltre 120 comuni italiani tra cui 16 patrimoni UNESCO. La cartellonistica pensata per Clusone risponderà alle esigenze di un ampio numero di target: anziani, famiglie con bambini, normodotati, stranieri, italiani, turisti con disabilità temporanee o permanenti di tipo motorio, visivo o uditivo.

Questo grande progetto prevede la creazione di cartelli che, posizionati in concomitanza dei principali punti di interesse, includeranno ciascuno i seguenti servizi: descrizione e audioguida in diverse lingue, audioguida specifica per persone non vedenti, videoguida LIS (Lingua Italiana dei Segni), virtual tour per ambienti non accessibili senza interventi strutturali qualora le barriere architettoniche non dovessero permetterne l’accesso. Fa parte del progetto anche la realizzazione di realtà aumentata specifica per bambini, con la creazione di un personaggio animato che li accompagnerà alla scoperta della città tramite una divertentissima caccia al tesoro.

Oltre ai cartelli dedicati ai punti di interesse verranno posizionate, in punti strategici del centro storico, mappe della città e una nuova cartellonistica direzionale grazie alla quale l’utente potrà seguire un itinerario guidato alla scoperta di Clusone, la “città dipinta”. Tutti questi contenuti saranno raggiungibili grazie alla tecnologia QR Code che, riportata su tutta la segnaletica, permetterà di accedere alle informazioni 24 ore su 24, 7 giorni su 7 con un semplice tocco sullo smartphone, senza bisogno di scaricare app o altri contenuti. La prima parte del progetto, realizzata all’interno delle iniziative del Progetto S.T.A.I. direttamente da Promoserio, verrà conclusa entro la fine del 2023.

Articolo scritto da Erica Verdi per VALSeriana & Scalve Magazine – estate 2023

]]>
62857
Sotto sotto… c’è più gusto https://www.valseriana.eu/blog/sotto-sotto-ce-piu-gusto/ Fri, 07 Jul 2023 14:23:51 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=62848

Luoghi nei quali intere generazioni hanno lavorato duramente che oggi vivono una nuova “giovinezza”, attraverso il recupero della memoria storica e la valorizzazione di peculiarità inattese. Grazie al lavoro sinergico di enti territoriali, amministrazioni comunali, privati, associazioni culturali locali, cinque miniere tra Bergamo e Brescia sono oggi aperte al pubblico. A Gorno, Schilpario, Dossena, Collio e Pezzaze i siti, in attività fino agli ultimi decenni del Novecento, sono ora attrazioni turistiche con un percorso di visita che conduce attraverso cunicoli scavati spesso con la sola forza delle braccia. Qui i caschetti e i vagoni all’ingresso non hanno snaturato i luoghi: la memoria è viva e visibile, viene tramandata attraverso percorsi specifici e le parole delle guide aiutano a comprendere meglio lo spazio, le tipologie di materiale estratto e le fasi di lavorazione, sino a immedesimarci nelle condizioni di vita di uomini, donne e bambini. Tutto ciò consente di valorizzare l’eredità dell’attività estrattiva e il bagaglio culturale legato alla quotidianità dei lavoratori in miniera: canti, rituali, attrezzi, lavoro nei campi, allevamento di bestiame, malattie, momenti di convivialità e condivisione durante i pasti.

La miniera, i Musei ed Ecomusei connessi, i borghi minerari, costituiscono oggi un paesaggio culturale di grande importanza, perché identitario di specifiche comunità e al tempo stesso bene comune da veicolare e trasmettere alle nuove generazioni. In tale ottica, la miniera è risorsa fondamentale di sviluppo turistico, catalizza relazioni, è ricerca, è location per iniziative di valorizzazione territoriale. È ambiente dove si produce cultura… e cibo. Negli ultimi anni, l’ambiente della miniera è diventato infatti luogo ideale per affinare vini e birre di qualità, ma anche per far stagionare formaggi. I prodotti riposano fra i cunicoli della storia e, in un circolo virtuoso, assorbono il valore del passato e lo attualizzano attraverso un gusto ricercato e in grado di generare nuove narrazioni e sinergie. Andiamo quindi a vedere le tappe di questo itinerario tra i sapori nel cuore della terra, tra Bergamo e Brescia.

La birra della Val di Scalve e Val Trompia

Un progetto focalizzato su una delle risorse naturali presenti nei siti minerari di queste due piccole valli dove la natura è ancora selvaggia: l’acqua. A Schilpario, da una sorgente che deriva dalla cascata del torrente Gaffione che scende dal ghiacciaio del monte Vivione, sgorga un’acqua pura e ricca di sali minerali che con finisce in un laghetto cristallino visibile al visitatore lungo il percorso. Qui è racchiuso il segreto del gusto della Birra FRèRA. «Nel 2020 – spiega Anselmo Agoni, gestore delle miniere di Schilpario e titolare della Miniere Ski Mineho avuto un’intuizione che ho fortunatamente condiviso con gli amici del Birrificio Pagus di Rogno. Ho pensato di dare vita a una birra da miniera, ma non mi bastava che la birra prodotta altrove venisse affinata nelle gallerie: volevo che ci fosse un po’ di questa valle nel prodotto. Così è nato il progetto che oggi compie tre anni e che prosegue con nuove sperimentazioni. Ci sono voluti tre tentativi prima di individuare la “cotta” ideale, il giusto equilibrio tra acqua, malti e luppoli, coltivati secondo natura dal Birrificio Pagus». A Rogno arriva l’acqua di miniera e viene creata la miscela perfetta, grazie al metodo del “bitter inglese”. Una volta imbottigliata, la birra torna a Schilpario per la maturazione, nel caveau ricavato in miniera dove grazie ai costanti 6 °C le birre diventano ogni giorno più buone. Il risultato è un prodotto ramato, dal gusto fresco e gustoso, che ha catturato l’attenzione di esperti in tutta Europa ottenendo diversi premi internazionali. Quando la assaggerete, non farete fatica a capirne le ragioni.

Una collaborazione di successo, dedita alla ricerca di materie prime sostenibili, utili a dar vita a nuovi prodotti locali. Un format arrivato fino in Val Trompia, nel cuore della miniera Sant’Aloisio di Collio e della sua sorgente “Busana” che dà il nome alla “sorella bresciana” della Birra FRèRA. L’acqua utilizzata per la produzione della Birra Busana è ricca di calcio e magnesio con tracce di ferro, caratteristiche peculiari già note nel Settecento. Anche in questo caso si tratta di una birra ramata, messa in commercio all’inizio del mese di maggio, con un’etichetta che riporta in modo inconfondibile al metodo minerario seguito per la sua produzione.

Laghetto nella miniera di Schilpario

A Gorno, Spumante Costa Jels e non solo

Sorseggiando birra arriviamo fino a Gorno, al sito minerario di Costa Jels. Le gallerie e le caverne che si snodano per circa 230 km nel cuore della valle sono luogo ideale di riposo per uno spumante di altissimo livello. L’assenza totale di luce e di vibrazioni, la temperatura di 10 °C e l’umidità del 95%, costanti tutto l’anno, creano il posto perfetto per consentire al vino di riposare in tutta tranquillità per almeno cinque anni. Il progetto che ha spinto Alessandro Sala di Nove Lune, azienda vinicola di Cenate, fino agli 830 mt delle Miniere di Gorno parte proprio da questo ambiente naturale. «Per noi – spiega – è fondamentale che l’intero ciclo di produzione dei nostri vini rispetti i criteri di sostenibilità. Quando sono arrivato a Gorno per la prima volta ho capito che qui dovevo affinare il nostro spumante biologico da vitigni resistenti». Non si tratta solamente di una tecnica produttiva di grande efficacia; la collaborazione tra Alessandro Sala, l’amministrazione e gli operatori museali di Gorno ha generato un progetto etico e di valorizzazione del territorio. «Per me è fondamentale costruire relazioni con i luoghi dei vini della mia cantina e qui a Gorno ho trovato un ambiente accogliente, un senso di appartenenza profondo e un rispetto delle tradizioni non scontato», prosegue Sala. «Per questo raggiungo la Val del Riso non solo per le verifiche semestrali sulle bottiglie, ma anche per tour guidati che organizzo al Museo delle Miniere, dove non può mai mancare il momento gastronomico. Tutto questo mi dà grande soddisfazione».

Una bottiglia invecchiata nella miniera di Costa Jels a Gorno

Ogni step di questo lavoro è studiato nei minimi dettagli. La produzione parte dalla selezione delle uve Bronner, Johanniter e Souvignier gris, vitigni che resistono naturalmente alle malattie e che non necessitano di trattamenti chimici se non in particolari casi. Il mosto privo di residui chimici viene lavorato a Cenate Sopra, dove fermenta e per circa un anno e mezzo viene affinato in cantina in barrique di rovere francese in acciaio. A questo punto, imbottigliato, il vino viene adagiato nel ventre della montagna in Val del Riso, dove riposa per cinque anni. La prima edizione del Costa Jels – con una tiratura limitata a 1.200 bottiglie – sarà pronta nel 2025. Nell’attesa è possibile preordinare questa eccellenza, monitorata grazie a costanti report sullo “stato di salute” della bottiglia. Anche il packaging è studiato con un tocco estremamente originale: con un pezzo di minerale è stata riprodotta una bottiglia che durante la lavorazione si è scheggiata. La scheggia nata da quell’errore sarà il segno distintivo delle bottiglie di Costa Jels. Una scheggia che evoca il dolore della dura vita dei minatori ma apre a nuove possibilità, nuovi racconti e scambi culturali, che sbocceranno ufficialmente nel 2025 per la prima volta, ma che già ora stanno producendo valore.

Ol Minadùr di Dossena

Se a Gorno, Schilpario e Collio l’innovazione parla di un connubio che si apre a confronti e scambi tra realtà di diversi comuni, a Dossena la storia è tutta interna. Qui, dal 2019, una sinergia difficile da trovare altrove tra giovani, associazioni e comunità ha permesso di attivare progetti innovativi in grado di rilanciare questo borgo della Val Brembana. Di questa rinascita sono protagoniste cinque aziende agricole del territorio, un’azienda, la Cooperativa di Comunità I Rais e il nuovo formaggio “Ol Minadùr”, che nasce da una intuizione e testimonia una best practice. «A marzo 2023 si è conclusa la prima fase sperimentale – commenta orgoglioso Giampietro Gambirasio, della Cooperativa di Comunità I Rais dopo quattro anni di test, verifiche, assaggi e migliorie. Nelle miniere di fluorite della località Paglio/Pignolino può stagionare un formaggio da latte crudo e grazie a un’attenta cura nel processo di conservazione è pure buonissimo. Ol Minadùr per consistenza e sapore, dovuti alle muffe delle miniere, si distingue dalle altre produzioni casearie di questo tipo». Questo processo innovativo di stagionatura, ora regolato da un rigoroso disciplinare, garantisce un valore di mercato sensibilmente superiore allo stesso prodotto stagionato tradizionalmente, anche perché la neonata produzione è ancora su scala ridotta: ogni mese 20 forme da 5 kg di Minadùr entrano in miniera e ci restano per circa novanta giorni.

Queste storie di birra, vino e formaggio sono appena iniziate, ma nel ventre della terra la ricerca continua insieme alla valorizzazione di prodotti tipici: a Gorno hanno preso il via da poco sperimentazioni su alcune tipologie di formaggi, mentre a Dossena sono entrati in miniera formaggi di capra e stracchino. Nel tour alla scoperta del passato minerario tra Bergamo e Brescia ecco allora che il visitatore può scoprire anche aspetti di innovazione che raccontano storie di lavoro, cultura e qualità. Con il prezioso sapore della dedizione.

Articolo scritto da Serena Bonetti per VALSeriana & Scalve Magazine – Estate 2023

]]>
62848
Armonia e sapore, il sesto senso di Tallarini https://www.valseriana.eu/blog/armonia-e-sapore-il-sesto-senso-di-tallarini/ Fri, 07 Jul 2023 14:52:06 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=62846 Una splendida struttura, immersa nel verde. Sulle colline di Gandosso che digradano verso il lago d’Iseo. Con un laghetto naturale dotato di pontile che sembra uscito da una fiaba e un giardino di essenze selezionate da architetti paesaggisti ed esperti dell’orto botanico di Bergamo. E poi terrazze panoramiche affacciate su frutteti, boschi e corsi d’acqua. E quei filari di vite, che sono il vero tesoro. È uno spettacolo, l’Azienda Agricola Tallarini.

A fondarla, quarant’anni fa, Vincenzo Tallarini, imprenditore capace di anticipare i tempi. In quella tenuta, un borgo di caseggiati antichi, intravede la possibilità di sviluppare un’attività in armonia con la natura. E lì, intorno al 1985, comincia a produrre vino di qualità. Il suo progetto: costruire una cantina tutta bergamasca. Quarant’anni dopo, quel progetto è una delle aziende enologiche più celebri della nostra provincia. Il “Fontanile” è il centro logistico e la cantina madre. Milleottocento metri quadrati coperti, fra l’austera rotondità delle botti di legno e il fascino delle pupitres gravide di magnum e champagnotte in silenziosa attesa. E poi il luccichio inox di una cantina perfettamente organizzata.

PERCORSI GUIDATI TRA GUSTO E STORIA
La struttura durante l’anno ospita anche tour enogastronomici e visite guidate con degustazioni per appassionati, curiosi o per chi semplicemente ami mangiare e bere bene. Il visitatore è guidato attraverso le fasi di produzione dei vini. Dall’arrivo dell’uva, passando per l’imbottigliamento e in ne l’etichettatura.
A questo si aggiungono i 4 percorsi enogastronomici a scelta. Sono denominati Gold, Sweet, Food e Stellata. «La prima degustazione comprende 4 vini, formaggi e salumi – sintetizza il direttore della struttura Maurizio Ginami -. La seconda aggiunge Moscato di Scanzo e biscotti. La degustazione Food comprende anche le lasagne, antica ricetta di “Nonna Maria”, mentre Stellata è un vero e proprio pranzo: antipasto, primo, secondo e dolce, oltre ovviamente ai nostri vini».

L’esperienza è coinvolgente. Avvolti dalla natura, fra profumi, aromi, sapori unici e prelibatezze per il palato. La degustazione Gold, per esempio, esalta quattro vini abbinati a prodotti locali scelti con maestria e accuratezza. Potrete gustare un flûte di spumante Crystal Rime 2019, pinot nero Brut metodo classico, da sorseggiare nella cantina di affinamento. E poi un calice di Arlecchino 2021, Chardonnay, abbinato a stracchino di Vedeseta. E ancora un calice di Vermiglio 2019, moscato rosso della Bergamasca Igt, perfettamente abbinato a salamino “Le Due Lune” di Agosto Tallarini e a culatello di Zibello. E infine un calice di Gaetano 2009, Valcalepio rosso riserva Doc, abbinato al roccolo della Valtaleggio. 

«Le nostre degustazioni – spiega ancora Ginami – sono molto richieste. Abbiamo circa un centinaio di visitatori a settimana, un po’ di tutti i tipi e tutte le età. Da chi si approccia per la prima volta ai vini, agli esperti di settore. I nostri clienti sono in maggioranza italiani. D’estate abbiamo anche stranieri, che si presentano con la foto del vino sul cellulare e vanno alla ricerca di questi assaggi».

PROVARE PER CREDERE
Chi ha provato le degustazioni parla di un’esperienza entusiasmante. «Un modo bellissimo per trascorrere una domenica pomeriggio diversa dal solito – dice Fabio L. -. La cantina è situata in un luogo incantevole e curato. La visita è stata esaustiva e chiara, anche per persone alle prime armi come me. Il vino ha soddisfatto le nostre aspettative, con una nota di merito per lo spumante». «Ho visitato la cantina un sabato pomeriggio – racconta Davide -. Le spiegazioni tecniche sono state molto accurate e condite da genuina simpatia. I prodotti? Davvero eccellenti, in particolare il Moscato di Scanzo e i vini rossi». «La visita alla cantina è stata davvero molto interessante – aggiunge Sofia P. -. La guida era preparata e molto chiara. Ha spiegato in modo semplice e completo tutte le fasi di preparazione del vino. Durante la degustazione abbiamo assaggiato prodotti e vini davvero eccellenti. Consiglio vivamente la visita».

Le degustazioni, con prenotazione obbligatoria, sono facilmente consultabili e prenotabili sul sito internet www.tallarini.com.

 

Articolo scritto da Wainer Preda per VALSeriana & Scalve Magazine – estate 2023

]]>
62846
I signori dei tre anelli https://www.valseriana.eu/blog/i-signori-dei-tre-anelli/ Wed, 12 Jul 2023 09:52:11 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=62839 “Un brevetto per domarli tutti, un brevetto per trovarli, un brevetto per conquistarli e dall’oscurità mostrarli”. Il Gravity Gravel Brevet è una sfida da lanciata da Promoserio, una sorta di provocazione, per chi non crede sia possibile nelle nostre valli fare gravel, cioè percorrerle in bicicletta su fondi ghiaiosi e strade sterrate. Zone che ben si presterebbero ad un revival del Signore degli Anelli, con radure di quota estese e senza barriere, con laghi che brillano al passaggio di una lama di alluminio o di carbonio e con boschi  fitti che d’estate donano il sollievo di un brivido di freschezza. Su destrieri più selvaggi di una bici da corsa, dotati di pneumatici grezzi e larghi, biciclette gravel o mountain-bike, a motore o polpaccio, le possibilità si moltiplicano, le strade aumentano a dismisura, gli orizzonti possibili illuminano molte più creste e valli, di quanto possano fare le strade asfaltate. I bivi, dove poter scegliere una strada meno trafficata e più libera, nel vero senso della parola, sono molti di più. Non c’è terreno che tenga: ghiaia, fango, erba non sono un limite né alla percorrenza né alla creatività.

Ed è anche per questo che Promoserio ha pensato, studiato ed esplorato il proprio territorio, con occhi diversi, per facilitare la scoperta a chi abbia voglia di vivere con nuove sfumature il ciclismo nelle nostre Magnifiche Valli. Un brevetto composto da tre circuiti, per ora. Tre anelli appunto, ciascuno con peculiarità uniche e originali e un denominatore comune dal quale non si scappa: la salita. Del resto, chiunque abbia la passione per la bicicletta, non scapperà mai dalla salita. Proverà a nascondersi dietro alle solite battute sorde «è troppo dura», «per fortuna che dopo il tornante spiana», «chi me lo ha fatto fare», ma sarà sempre pronto a far cliccare il pedale spd, e ad alzare il mento verso l’alto. Ed è lassù che Promoserio ha cercato le perle gravel di Val Seriana, Val di Scalve e Val Borlezza. Per raggiungerle, l’ennesima sfida contro sé stessi e contro la gravità.

Pista ciclabile della Val del Riso

Con queste premesse non potevo che desiderare di affrontare tutti e tre i circuiti, il prima possibile. Mi piace seguire i consigli degli altri, prenderli e dare loro il mio colore. E rispetto al colore breve e intenso, mi attira molto di più una tinta fatta di pennellate lunghe: una giornata intera. Così, lo scorso ottobre, ho accettato la sfida: affrontare tutti e tre i circuiti, uno dopo l’altro, incatenando gli anelli tra loro. Tutti e tre partono e finiscono da Clusone, il che viene incontro alla mia piacevole follia.

Come mia abitudine, alla vigilia della pedalata preparo una decina di panini, le armature per le temperature variabili, e il destriero con le sue gomme a pressione bassa per combattere i rimbalzi dei terreni scoscesi. Studio i percorsi e le possibili vie di fuga. Il dubbio di non farcela c’è sempre, e dona un po’ di pepe all’avventura. Decido di iniziare dal circuito della ValSeriana, il più difficile con i suoi 85 km e 2.190 metri di dislivello, per poi acciuffare la Val di Scalve per le corna (lunghezza ben 71 km e 2.170 metri di dislivello) e concludere con il circuito dei laghi: con 65 km e 1.520 metri di dislivello, sulla carta il più semplice. Sulla carta.

Calcolatrice alla mano, 220 km per quasi seimila metri di dislivello positivo. I calcoli però preferisco lasciarli scorrere sulla strada, a ogni pedalata, e senza nessun obbligo o cronometro. Libero e con il mio passo: “lènt, ma seguènt”.

“Un brevetto per domarli tutti, un brevetto per trovarli, un brevetto per conquistarli e dall’oscurità mostrarli”. Mi sento un po’ Frodo, passando alle 4.30 dall’Orologio Planetario Fanzago, solo e piccolo, nel buio freddo di inizio ottobre.

Anello Valseriana

La frontale illumina la ciclabile della ValSeriana, quasi a simulare i fanali di un treno, impaziente di raggiungere la prima ascesa di giornata. E la pista ciclabile segue proprio le orme della vecchia ferrovia che collegava Clusone e Bergamo fino al 1967. I fanali delle macchine invece rimangono lontani, a volte mi sfiorano, corrono paralleli a me, ma io resto nascosto e protetto dal bosco sulla riva del fiume Serio. Da Cene il silenzio della Valle Rossa è accarezzato dal cicalare di qualche altro mattiniero su due ruote, che mi ricordano che oggi, 8 ottobre, è il giorno del Lombardia, la “classica delle foglie morte”. Le stesse foglie che calpesto quando a metà Valle Rossa prendo il primo vero bivio di giornata, abbandonando la provinciale e nascondendomi su una strada boscaiola che al buio è tutta mia. Mi godo il profumo bagnato di sottobosco e fango.

La seconda ascesa di giornata, dopo un breve tratto di discesa veloce, è salita vera. Di quelle sufficienti a rendere bella tosta un’uscita in bicicletta. Il sole che si accende timidissimo sul lago di Endine, mentre mi alzo sui pedali sulla Forcella di Ranzanico, calma il mio ritmo. È presto per sentirsi stanchi, meglio spegnere la frontale e abituare gradualmente la vista alla luce di un nuovo giorno che sorge.

A volte basta poco per azzerare la fatica e sentirsi freschi e all’alba di un’avventura lunghissima. Basta quel calore di fuoco che spunta dietro le creste dell’est invadendo l’aria, spennellando le acque del lago di Endine finché le molteplici luci che gli danno forma non si spengono una a una. Gli abitanti della Val Cavallina fanno colazione, io scollino alla Forcella, a 958 metri di quota. Mi sono già meritato la prima vera perla gravel del circuito ValSeriana. Il monte Sparavera a sinistra, i due laghi, Endine e perfino Iseo, laggiù a destra, il corpo che danza a un ritmo rockeggiante e regolare di ghiaia fine, con qualche intramezzo di cementate che paiono l’assolo del batterista con le sue linee di drenaggio parallele che suonano come un timpano. Il mondo civile e caotico a cui siamo abituati sparisce, aprendo scenari bucolici ed erbosi. Qui, la “Compagnia dell’Anello” verrebbe ripresa dall’alto, mentre accarezza veloce e leggiadra i pascoli costellati da pini e abeti di montagna. Le baite in sassi con le loro ante rosse sono dove Frodo e compagni andrebbero a cercare aiuto, ma non serve. L’antica Via della Lana non presenta pericoli, se non quello di invidiarla quando sarà finita. È un piccolo paradiso gravel sospeso in quota. Certo, sempre Gravity Gravel, con qualche tratto di vera salita, che segue la fisionomia delle Orobie che separano la Val Cavallina dalla Val Gandino. E fu proprio per collegare queste due valli operose, permettendo così il trasporto della lana peina (lana pregiata di Peia), che nel Medioevo venne disegnata questa splendida mulattiera. I toponimi ci circondano sussurrando nel silenzio sereno molte storie. Pozza di Lino, Prato dol Sul, Rocol de’lla Meserecórdia, Cà dol Fónt, Vesghér, Böllent, Grömèla, Mut Griù, Sparavera, Poiana.

Bossico

Roccoli, rapaci e natura. J.R.R. Tolkien avrebbe potuto trovare molta ispirazione quassù per le sue storie. La Storia, quella vera, è invece testimoniata nel Museo della Resistenza, ospitato nella Malga Lunga, rifugio posto a 1.235 metri in territorio di Sovere, con una terrazza perfetta per appoggiare la schiena e allungare la vista. Supero il Pandino rosa del rifugio e mi involo in una discesa lunghissima. Il serpente d’asfalto ondeggia ad ampio raggio da una sponda all’altra, tra una chiesetta e l’altra, finché non raggiungo la Val Gandino e nuovamente “la civiltàˮ.

Nuovamente in ValSeriana, il circuito omonimo mi porrebbe di fronte ad una scelta. Si può tornare a Clusone, oppure salire ancora. Frodo però non ha mica scelta, o meglio l’ha fatta appena scaricate e mergiate le tre tracce in una sola. Da Colzate mi alzo sui pedali, fino a quel Santuario arroccato su roccia calcarea scura, che domi- na letteralmente la Valle. Lo vedo ogni santo giorno, lassù in alto, mentre pendolo verso Albino. La prospettiva opposta mi dona ancora più desiderio di godermi appieno l’avventura e la bellezza di questi angoli. Lascio alle spalle l’unico santuario d’Italia dedicato a San Patrizio, e ripensando alle cavalcate in Connemara, nelle Wicklow Mountains e sulle creste vertiginose delle Cliffs of Moher, lancio uno sguardo a chi mi ha accompagnato in quelle avventure d’oltre manica. Fiorella Mannoia parte nella mia testa e penso che il Cielo d’Irlanda sia lo stesso che poggia le sue nuvole sulla tranquillità desolata di Barbata. Cavalli, mucche, pochi umani, e le curve del Costone minuscole laggiù. E il Monte Alben, che fa il suo ingresso maestoso, in tutta l’asprezza delle sue rocce chiare di dolomia Principale e a un soffio di fiato. Fiato che inizia a essere più roco e severo, mentre il primo dei tre circuiti volge quasi al termine. Quasi, perché la discesa fino a Riso è tanto divertente quanto impegnativa. Il terreno misto, i roccoli che sparano, i freni che fischiano e i ponti di legno che scivolano mi fanno tirare un sospiro di sollievo quando scorgo il monumento ai minatori di Gorno, all’inizio della Val del Riso. La ciclabile mi riporta a Clusone, dove inforco il secondo circuito, il secondo film di questa saga d’avventura. È ancora mattina, e ripassare nuovamente dal punto iniziale mi fa azzerare la fatica, almeno mentalmente.

Passo della Presolana
Anello Val di Scalve

Il circuito della Val di Scalve inizia subito alla grande, stuzzicando la mia voglia di sgasare nelle curve strette di bosco che separano Clusone e Rovetta, in località San Fransesc. Entro nel comune di Onore sui listelli di legno del “Gianluca’s bridge”, grande imprenditore bergamasco a cui devo molto. Quando faccio fatica, mi viene naturale pensare che sia giusto dedicarne in parte a chi non può più farne. E sorrido al pensiero di trascinarli lì con me a pedalare su uno stradone di sabbia bianca accanto ad un torrente perennemente in secca. Un gigante che schiaccia simbolicamente il Covid col proprio pugno mi dà il benvenuto nel regno della Val di Tede.

Sto salendo verso il Passo della Presolana, probabilmente l’ascesa che ho affrontato più volte in vita mia, ma quasi non me ne accorgo, se non fosse per la maestosità della Regina che mi scruta mentre prendo quota nascosto dai passaggi più comuni e conosciuti. Frodo prosegue per vie secondarie, nascondendosi nell’ombra del Parco degli Alpini di Castione e perfino sul fondo erboso delle piste da Sci del Donico, che in questa stagione sono in letargo. Il Passo della Presolana mi vede arrivare sorpreso, e stavolta non blocco il contachilometri, non cerco minuti e secondi, ma tiro il fiato contento di aver evitato il classico traffico del sabato. La discesa verso il Dezzo è invece quella classica, d’asfalto, paravalanghe e murales dei Giri d’Italia passati. Basta poco per riprendere il mio viaggio lontano dall’occhio di Sauron. La dura salita di Azzone, rifocillata da una stupenda fontana con vista, mi introduce nella Riserva Naturale Regionale dei Boschi del Giovetto. Son sicuro che gli Elfi stiano ritti dietro le cortecce sottili delle abetaie che attraverso al fresco della loro ombra.

 

Ci sono anche cascate, cartelli informativi sia geomorfologici che antropologici, e l’antica segheria Furfì, ora adibita a museo. Di elfi alla fine non ne vedo, troppo intento a sopportare la fatica di strappi ripidi e di discese selciate altrettanto scoscese. Vedo però la regina di questi boschi, la formica Rufa. Ne vedo una gigante e temo di far la fine di Frodo nella ragnatela di Shelob. Invece la scultura in acciaio corten di Mattia Trotta mi fa compagnia mentre mangio un paio di panini e recupero le energie. La Sponda è come sempre una pugnalata, ma ci conosciamo a vicenda. Io stringo i denti sui drittoni, lei nei tornanti e nelle gallerie dove Pantani, il Falco, Bartali e Coppi mi danno morale. Prima del Passo della Presolana, una deviazione a sinistra mi porta al Salto degli Sposi, per raccontarmi della leggenda del musicista polacco e della sua innamorata che a fine Ottocento decisero di abbracciarsi per sempre nel magnifico orizzonte dominato dal Pizzo Camino. Nelle mie orecchie risuonano note malinconiche, mentre una strada sterrata e abbastanza dolce mi scorta  fino a Castello Orsetto, con tanto di cartellonistica sulla fauna locale, e ovviamente sull’orso bruno intagliato anche nel legno. Proseguo fino a Colle Vareno, il centro vivo e villeggiante di Dorga, e poi con una piccola deviazione il centro più intimo di Rusio, un presepe dormiente dove fare acqua, riprendere serenità e fare merenda.

Anello dei Laghi

Stamattina ho iniziato il viaggio godendo l’alba sui laghi di Endine e Iseo. Oggi pomeriggio, dopo averla presa larga, è ora di avvicinarmi a sfiorare le loro acque. L’avvicinamento è ovviamente inedito, per prati e campi di Songavazzo e soprattutto per la spalla idrografica destra del torrente Borlezza. Adoro scrutare in lontananza il traffico, le macchine dei turnisti parcheggiate fuori dalle aziende, mentre io sono immerso in uno scenario bucolico baciato dal sole. Non mi vergogno a dirlo, spesso in queste situazioni allargo le braccia e sospiro. Non sarò chissà dove, ma è sufficiente una piccola striscia di asfalto grossolano che taglia un prato intonso e verde per farmi sentire libero. Respiro l’odore del fieno a pieni polmoni, poi di terra, di bosco, ed infine di sudore, mentre la traccia mi mette in piedi fino al santuario della Madonna della Torre, il più antico della Diocesi di Bergamo. Frodo scruta la Val Borlezza, e può disegnare con l’immaginazione il percorso che manca, mentre inizia a essere pomeriggio inoltrato. Dopo Sovere, una scia di terra e radici scorre velocissima in un tunnel di rami e foglie che si intrecciano e si infittiscono, quasi a indicarmi che la via è giusta e che mi avvicino alla conclusione del viaggio. Eppure, la sponda del lago di Gaiano, adiacente a quello maggiore di Endine, nonché lago di bassa quota più piccolo della Lombardia, è solo a metà del circuito dei Laghi. Manca ancora la salita asfaltata fino a Solto Collina e la discesa con gli occhi colmi del Lago d’Iseo graffiato dalla forma inconfondibile della Corna Trenta Passi.

Strada Ceratello – Bossico

La strada a ridosso delle acque sebine, tra Riva di Solto e Lovere, è un cocktail di curve, adrenalina, archi di roccia e splendore che brillano nelle acque a pochi metri di distanza. Lovere si prepara a un aperitivo chic, io invece a uno di sostanza. Fabio e Anna portano un intero Peugeot di focacce e pizzette. E l’immancabile cochina, che dopo 14 ore di pedalate ha lo stesso effetto della tachipirina con la febbre alta. L’anello dei Laghi è il più semplice dei tre, ma affrontato dopo gli altri due, non può che essere il più duro. La vista sul lago è la mia fortuna, perché mi distrae dagli orchi della fatica mentre salgo fino a Ceratello. Ed è qui, poco sopra la bibliocabina, che affronto un’altra vera perla dei circuiti Gravity Gravel. La strada che collega Ceratello a Bossico è mozzafiato. Il panorama sul lago Iseo appare talmente vasto che gli 800 metri di quota indicati dal Garmin sembrano un errore di taratura. Frodo non si starà godendo uno spritz su un tavolino in riva al lago, ma il suo silenzio di ammirazione da quel guardrail lassù lo rende il re di quel regno. Anche se solo per poco, anche se solo nella sua testa. E i colori del tramonto ne sanciscono l’emozione. Il terzo anello non è ancora distrutto, ma è come se lo fosse. Inebriato da tanta bellezza, mi sento già arrivato.

La discesa da Bossico e la risalita fino a Clusone sono una formalità, una di quelle che affronti sorridendo come uno scemo, da solo e nel buio. La felicità che apre la porta alla stanchezza che ora può rompere gli argini non è tanto per i tre circuiti conquistati, per il brevetto Gravity Gravel chiuso in un giorno, o per i tre anelli distrutti, quanto per la bellezza vissuta nel farlo. E la cosa più bella è che non ero lontano dalla mia Terra di Mezzo. Una Terra splendida, che sì, è pure adatta al ciclismo gravel. Basta non temere la gravità, non soffrire di vertigini, e non aver paura degli Uruk-hai.

Articolo scritto da Simone Trussardi – foto di Armin Hadziosmanovic per VALSeriana & Scalve Magazine – estate 2023

]]>
62839
Una ricarica…di energia https://www.valseriana.eu/blog/una-ricarica-di-energia/ Wed, 12 Jul 2023 10:03:51 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=62842

Oltre seicento installazioni in tutta Europa. Tremila punti di ricarica per la mobilità elettrica. Diecimila prese. Sono i numeri di un’azienda bergamasca che, con la sua Pila – colonnina di ricarica per dispositivi elettronici -, sta cogliendo un successo senza precedenti. Si tratta della Pradella Sistemi, azienda innovativa nata da un’idea del titolare Furio Pradella.

«Tutto comincia con una telefonata fra me e mio fratello – racconta -. Eravamo due partite Iva, nel 2014. Lui era in aeroporto e mi ha detto: “Non immagini quale coda ci sia fuori dai bagni per ricaricare i cellulari alle prese pubblicheˮ. E sottolineavamo l’esigenza di trovare una soluzione più agevole. Mentre parlavamo, ho cominciato a disegnare. Quando la conversazione è finita gli ho detto: guarda questo disegno, è questo che intendi? Era la colonnina di ricarica sui cui abbiamo basato la nostra azienda».

Passano pochi mesi da quell’intuizione. L’impresa cresce e si sviluppa. L’idea della colonnina è vincente. Si chiama Pila. Dopo il deposito del brevetto, la commissione giudicatrice della Camera di Commercio di Bergamo inserisce l’azienda di Pradella fra le start up innovative nell’incubatore d’impresa del Point di Dalmine.

Il core business sono le soluzioni per smart city e la mobilità sostenibile. Vere e proprie isole digitali studiate per fornire servizi utili e ad alto impatto sociale per pubbliche amministrazioni, trasporti e aziende. Pradella progetta sistemi di ricarica elettrica modulari, dotati di ogni genere di servizi. Dalla semplice presa fino a dispositivi di cardioprotezione. Realizza infrastrutture come colonnine e panchine interattive in cui sono integrati charging point Usb per dispositivi elettronici, contenitori per defibrillatori ad alti standard qualitativi e punti di ricarica per auto, scooter elettrici, e-bike e monopattini.

Il prodotto di punta di Pradella, quello che ha ottenuto il più ampio riscontro internazionale, è appunto Pila. È una colonnina di ricarica per dispositivi elettrici ed elettronici, che può essere equipaggiata con sistemi opzionali di ogni genere. E che ha un ulteriore vantaggio: quello di essere indenne al cosiddetto “juice Jacking”, ovvero il furto dei dati degli utenti da parte di cyber- criminali. Pila infatti è una stazione di ricarica sicura, perché non è connessa in rete, non ha connettività dati, ma è solo un dispositivo di ricarica elettrica che non fornisce alcun tipo di informazione. Una scelta semplice e oculata, spiegano dall’azienda. La colonnina è completamente off-grid, scollegata da qualunque tipo di connessione e priva di scambio dati. Progettata così perché da tempo era diffuso il timore che, negli aeroporti per esempio, i charging point pubblici potessero leggere i dati dei cellulari che andavano a ricaricare, violando la privacy e esponendo i telefonini a hacker e malware.

Furio Pradella

Pila no. Non legge dati. Non accede a reti. Questo è il suo punto di forza. Un’isola di ricarica completamente autonoma, ideale per stazioni, aeroporti, luoghi pubblici, aziende. La colonnina è prodotta in quattro diverse versioni (release) denominate 2.04, 2.05, 6 e Light, ognuna delle quali disponibili nella variante con installazione a terra o a muro; con e senza la speciale teca per defibrillatore DAE. Ogni Pila è poi personalizzabile con una serie di dispositivi e servizi aggiuntivi. Le colonnine permettono tantissime diverse configurazioni: da due a quattro prese Shuko, fino a quattro caricatori per ebike, rastrelliere fotovoltaiche fino a 4 stalli e 8 caricatori (Sunrail), rastrelliere con 8 caricatori e persino AI Cam, ovvero telecamere di sicurezza per il monitoraggio di un’ampia area circostante, deterrente contro atti vandalici o criminali.

Per funzionare i sistemi di Pradella utilizzano, come abbiamo visto, anche energia rinnovabile e sono frutto di un’intensa attività di ricerca e sviluppo, il vero cuore dell’azienda. È in questo settore che Pradella continua a investire tempo ed energie, con l’obbiettivo di sviluppare prodotti nuovi e rivoluzionari. «La nostra ricerca e sviluppo è determinante – spiega ancora Pradella -. Amplieremo a brevissimo il personale con l’inserimento di nuove figure, sia nel settore tecnico sia in quello commerciale. Abbiamo avuto molte richieste e le stiamo valutando».

La Pradella Sistemi ha sede a Cene, in ValSeriana. Attualmente ci lavorano 28 persone, fra dipendenti e collaboratori. Importantissime sono le collaborazioni che l’azienda ha instaurato con Istituti tecnici e Università e le partnership con aziende specializzate dei settori fotovoltaico, meccanico e della sicurezza. Gli standard qualitativi raggiunti da Pradella ne hanno fatto uno dei punti di riferimento italiani nel settore. Tanto che l’azienda oggi conta su centinaia e centinaia di installazioni attive, due campagne di equity crowdfunding e 40 soci investitori, 7 brevetti internazionalizzati e installazioni sul territorio nazionale, europeo ed extraeuropeo. «Nei giorni scorsi abbiamo avuto un’ottima notizia – dice ancora il titolare – la nostra azienda è stata inclusa nel prestigioso consorzio Intellimech che si occupa di meccanotronica. Per noi è un onore essere inclusi in quel consesso di grandi aziende come Scame, BB Sace, Siemens».

Articolo scritto da Wainer Preda per VALSeriana & Scalve Magazine – estate 2023

]]>
62842
La Via Decia, il cammino dei boschi di ferro https://www.valseriana.eu/blog/la-via-decia-il-cammino-dei-boschi-di-ferro/ Wed, 12 Jul 2023 10:42:46 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=62831 Due valli, la Valle Camonica e la Valle di Scalve, unite da questo nuovo percorso proprio nell’anno del centenario del Gleno. Un omaggio alla memoria del Disastro da parte della sottosezione CAI Valle di Scalve, che ha ideato e realizzato il progetto di questo nuovo trekking, con quindici mesi di appassionato e intenso lavoro. Tutti e quattro i comuni della Valle di Scalve sono meta di tappa, con molteplici punti di interesse incastonati lungo il percorso: la forra della Via Mala, la cascata del Vò; la maestosità della Presolana e l’architettura rurale di alcune delle baite più suggestive del territorio (Comen, il Quader); la chiesetta degli Alpini di Azzone e la stessa Diga del Gleno; i musei di Colere e di Schilpario; il Palazzo Pretorio e la chiesa col suo straordinario campanile a Vilminore; il monumento all’eccidio dei Fondi, i parchi e le foreste, l’arboreto alpino; il castello Federici a Gorzone; la Via del Ferro e la Via dei Pellegrini. Otre settanta punti di interesse naturalistico e culturale, tutti documentati nel sito internet www.laviadecia.it, grazie al contributo volontario di esperti appassionati di storia locale. Sul sito, sono reperibili tutte le informazioni utili per organizzare il proprio soggiorno, dall’ospitalità al trasporto locale. Un viaggio per stare nella natura, ma anche nella storia e nelle storie. Come quelle di Giovanni Giuseppe Piccini, il grande scultore coevo di Andrea Fantoni, o di Angelo Maj, il cardinale di Schilpario celebrato da Leopardi.

Lungo la Via Decia si affacciano idealmente i volti e le storie dei residenti, ciascuno custode di vite che sono sempre il precipitato di mondi preziosissimi, da saper incontrare, accompagnati dalla credenziale su cui registrare i luoghi del proprio passaggio. La Via Decia nasce come contributo all’economia dei territori, nel segno di un turismo in cui natura e cultura, socialità e sostenibilità ambientale camminano insieme.

PER CONOSCERE TUTTE LE TAPPE >> www.laviadecia.it

Articolo scritto da Alessandro Romelli per VALSeriana & Scalve Magazine – estate 2023

]]>
62831
Sette meraviglie d’estate https://www.valseriana.eu/blog/sette-meraviglie-destate/ Thu, 13 Jul 2023 08:01:32 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=62832 L’incoronazione di Carlo III e della moglie Camilla come re e regina del Regno Unito e degli altri reami del Commonwealth si è svolta lo scorso 6 maggio nell’abbazia di Westminster, a Londra. Il giorno successivo i reali, e con loro milioni di cittadini britannici in tutto il mondo, hanno festeggiato riunendosi sull’erba di parchi e tenute per gioiosi picnic. Anche ValSeriana e Val di Scalve offrono, per questo scopo, bellezze “reali” che spaziano tra terra e cielo: montagne, laghi e valli si fondono in un connubio di emozioni che lasciano a bocca aperta grandi e piccini. Per toccare con mano queste meraviglie non serve raggiungere le vette più alte. Con pochi passi (e pochi sforzi) possiamo davvero scoprire luoghi incantati. Scorci da cartolina, perfetti per un picnic con la famiglia, immersi nella natura, dove concedersi qualche ora di pace e riposo travolti dalla bellezza. Scopriamoli insieme.

Panchina del Doppio Lago

La Panchina del Doppio Lago

Un immenso panorama dove le montagne si specchiano nell’azzurro dei laghi d’Iseo e di Endine. La “Big Bench del Doppio Lago” è la novità dell’estate 2023. Situata in Val Gandino, sulle alture dello Sparavera, è raggiungibile con una comoda escursione dopo aver lasciato l’auto nelle aree di parcheggio di Peia Alta oppure, in quota, nella zona di Valpiana, salendo da Gandino. Chi la raggiunge può concedersi un picnic di tutto rispetto, che offre una visuale unica sulle bellezze di ValSeriana, Val Camonica e Val Cavallina. La “Big Bench del Doppio Lago” è la numero 294 del circuito internazionale ideato da Chris Bangle e si trova a poca distanza dal Rifugio Malga Lunga, sede del Museo Storico della Resistenza Bergamasca. Non mancano i percorsi in quota: con pochi sforzi possiamo raggiungere i vicini Monti Sparavera e Grione, mentre i più allenati possono toccare, transitando dalla Baita del Monte Alto, l’altopiano del Farno e il Rifugio Parafulmine. In ogni caso non resteremo delusi. Un picnic da questo balcone panoramico è qualcosa che resterà scolpito nella memoria.

Pineta di Clusone

La Pineta di Clusone

La Selva di Clusone è il luogo ideale per un picnic con la famiglia, per chi cerca pace e quiete o per chi, semplicemente, vuole concedersi una passeggiata immerso nella natura. In estate, il fresco della pineta è un ristoro: al suo interno sono disponibili oltre 20 chilometri di tracciati pedonali, a cui si devono aggiungere quelli del circuito di skiroll e della Pista Ciclopedonale della ValSeriana. Da segnalare anche il “Percorso Vita” tracciato ad anello, della lunghezza di circa 1,5 km e quasi tutto in piano: si compone di ventun postazioni con cartelli ed attrezzi per eseguire i vari esercizi. Il sentiero è largo, segnato dai bollini verdi sugli alberi. I percorsi attraversano un bosco misto di pino silvestre, abeti rossi e latifoglie che costituisce un ambiente di elevato valore forestale e paesaggistico. Passo dopo passo ci si trova immersi una miriade di profumi e colori: fiori di ogni tipo, dai delicati ciclamini selvatici, fino alle fragoline di bosco. Per la gioia delle famiglie non mancano i punti di sosta, con fontanelle e aree attrezzate per il picnic, tutte dotate di tavoli e panchine.

Monte Poieto

Il Monte Poieto con il suo rifugio

Si dice che se Heidi dovesse mai cambiare casa, è proprio qui che si trasferirebbe: in cima al Monte Poieto. A 1.300 metri di quota ci attendono un rifugio, un parco giochi, diversi sentieri per il trekking ma sopratutto bellissimi prati verdi, che in questa stagione si fondono con il cielo azzurro della ValSeriana. Come non soffermarsi per un picnic? Possiamo raggiungere l’altopiano da Aviatico con l’ausilio della cabinovia, attiva dalle 9 alle 18.30 nei giorni di apertura del rifugio Monte Poieto, o con una passeggiata di circa 45 minuti. Il sentiero parte a fianco della cabinovia, salendo nel bosco fino a raggiungere il verde altopiano e il suo impagabile panorama. I più piccoli non resteranno delusi: poco lontano dal rifugio troviamo un recinto con le caprette e alcuni daini. Accanto trova posto un bellissimo e attrezzato parco giochi.

Rusio – Castione della Presolana

Il borgo di Rusio

Se cerchiamo pace e silenzio siamo nel posto giusto. Rusio è una piccola frazione del comune di Castione della Presolana, dal quale dista solo 2 chilometri. Qui il tempo si è fermato e ancora oggi è uno dei pochi esempi di architettura contadina; l’antico nucleo agricolo ha infatti conservato una struttura urbanistica che ricorda le contrade dei secoli scorsi. Le case rurali e le viuzze si concentrano intorno alla chiesetta di San Giacomo, collocata al centro del borgo, piccolo e tranquillo. Rusio non è solo la destinazione per qualche ora di relax, ma è anche il punto di partenza ideale per le escursioni verso la Via del Latte, il Rifugio Olmo, la bellissima Valle dei Mulini e la vicina chiesetta di San Peder.

I luoghi per concedersi un panoramico picnic non mancano: possiamo fermarci ai piedi dell’abitato, in prossimità del ruscello, oppure continuare verso il paese. Se decidiamo di raggiungere la chiesetta di San Peder dobbiamo affrontare un tratto nel bosco: il sentiero è breve (circa 20 minuti) ma piuttosto ripido. La fatica è ripagata da un panorama stupendo: la piccola pieve si trova arroccata su uno sperone che domina la Valle, regalando un paesaggio davvero mozzafiato sulle Orobie bergamasche. Sul retro, un bellissimo balcone erboso regala una vista impagabile sul Pizzo Corzene, montagna “sorella” della Presolana.

Castagneti del Misma

I castagneti secolari di Pradalunga

Bastano pochi passi per lasciarsi alle spalle il frastuono della città. I castagneti di Pradalunga, posti ai piedi del monte Misma, possono essere raggiunti con pochi sforzi dal Santuario della Forcella, panoramica chiesa eretta nel 1600 lungo l’antica Via Mercatorum. In circa 15 minuti di cammino possiamo raggiungere la Baita Pratolina: ci attende un paesaggio da fiaba, caratterizzato da castagni secolari e prati in fiore. Un piccolo paradiso che gli alpini di Pradalunga, ormai da anni, curano con amore. Qui possiamo soffermarci per un picnic in mezzo al verde, oppure possiamo continuare lungo “Le vie del Misma” alla scoperta della terrazza panoramica che più ci aggrada. In questo caso abbia- mo solo l’imbarazzo della scelta: lungo il sentiero si alternano gli scorci panoramici, sulla bassa ValSeriana e sulle montagne bergamasche.

Laghetto di Babes – Valcanale

Il Laghetto di Babes a Valcanale

Prati verdi, ponti in legno, ruscelli, cascatelle e il severo panorama offerto dai monti Secco e Fop. Il laghetto di Babes si trova nella contrada omonima, frazione di Valcanale, a pochi chilometri dal rifugio Alpe Corte, in comune di Ardesio. In questa stagione è una meta apprezzata da escursionisti, famiglie e bambini; tantissimi affollano le sue rive verde smeraldo per un picnic al fresco, circondati dalla natura e dalle sue bellezze.

In prossimità dello specchio d’acqua si trova un chiosco, servito da ampio parcheggio, ma anche tavoli, panchine e sdraio. I bambini possono trasformarsi in piccoli esploratori e scoprire le bellezze della pineta con facili passeggiate, mentre escursionisti e camminatori possono approfittare dei sentieri che risalgono in direzione delle montagne che abbracciano la zona.

Pian del Vione a Colere

Siamo nella solitaria e selvaggia Val di Scalve, ai piedi di una montagna che nei secoli è diventata leggenda: la Presolana. Si racconta che il Pian di Vione ospitò la più sanguinosa battaglia del Nord Italia, combattuta tra i franchi cattolici dell’imperatore Carlo Magno e gli uomini pagani del re Cornelio Alano, signore di Breno. Quest’ultimo, rifiutando con un manipolo di cavalieri la resa ai franchi e la conversione al cattolicesimo, si rifugiò dopo un estenuante assedio del castello di Breno, in Val Decia, oggi Val di Scalve. Ora questo luogo è il regno della pace e del silenzio. Il pianoro si trova all’inizio del Sentiero della Guaita, che conduce anche al Rifugio Albani, ed è raggiungibile dal centro del paese in circa 10 minuti. Da una decina di anni il Pian del Vione è tornato all’antico splendore con il recupero della pineta, la pulizia di prato e bosco, la posa di tavoli, panche e barbecue. Per gli appassionati d’arrampicata c’è anche un’attrezzata falesia in memoria dell’alpinista colerese Roby Piantoni.

Articolo e foto di Angelo Corna per VALSeriana & Scalve Magazine – estate 2023

]]>
62832
I germogli della memoria https://www.valseriana.eu/blog/i-germogli-della-memoria/ Wed, 12 Jul 2023 10:36:03 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=62829 Salire alla Diga del Gleno, farvi ritorno, nell’anno in cui cadono i cento anni dal mattino del disastro, avvenuto alle 7.15 del 1 Dicembre 1923. Raggiungere questo luogo straordinario, in cui – come forse in nessun’altra parte delle nostre valli – bellezza e dolore si intrecciano a vicenda. Si abbracciano e si illuminano.

Un frammento unico nel mosaico delle Orobie. Che fin da bambini abbiamo ricevuto in consegna, fra le mura di casa o fra i banchi di scuola, nel gomitolo dei racconti che avvolgono l’evento della tragedia nella sua nudità̀. Così sono diventati parte di noi gli operai della valle che dal cantiere su al Gleno tornavano inquieti, preoccupati per l’andamento dei lavori; le donne con le gerle, impegnate nel trasporto a monte dei materiali di costruzione; le prime crepe e i rigagnoli d’acqua sulla pelle del muro, mentre ancora saliva; le colpevoli omissioni nella catena dei controlli. Una lezione della storia, questa, che in Italia non abbiamo ancora imparato, dal Vajont al Ponte Morandi, alla superficialità̀ con cui ancora oggi derubrichiamo da molti progetti l’analisi degli effetti che avranno sugli equilibri sottili della natura o del clima. Ancora, la fretta di finire, di afferrare il profitto; quel boato nel primo mattino e la folle corsa a balzi del guardiano Morzenti; il sagrestano di Bueggio, strappato via dal vento insieme al campanile; il paese di Dezzo, sommerso due volte; l’acqua e le fiamme che quel giorno si alzarono insieme dalle centrali; la piena che travolse la Valle Camonica fino a gonfiare il Lago d’Iseo. Infine, la delusione per gli esiti della giustizia, mai come allora così tristemente terrena. Tutto questo fa parte di noi, è vivo persino negli occhi di noi che non lo abbiamo vissuto dal vivo, ma che già̀ dall’infanzia abbiamo appreso in qualche modo come la costruzione della nostra collettiva identità̀ scalvina, comunitaria, debba passare per questo vuoto, per questa ferita. Misurarsi con questo squarcio o questo taglio, come nei quadri di Fontana.

Ed è così che torniamo ogni volta. Ma forse, salire alla Diga, specie per coloro che abitando da queste parti percorrono più̀ volte nella vita, o nello stesso anno, quei medesimi sentieri, non è solo un omaggio alla memoria di un passato statico, congelato. Già Nietzsche, pensatore viandante frequentatore delle montagne fra Svizzera e Italia, mise in guardia dai rischi della storia, quando ci rende incapaci di uno sguardo in avanti, generativo del nuovo.

Così salire quassù è più del ricordo. È forse per tutti, intimamente, il tentativo di elaborare quel lutto, di attraversarlo per uscirne tenendo tra le mani un germoglio. E, azzardo, non solo l’elaborazione di quello specifico lutto, ma anche dei nostri lutti personali, le volte in cui nel nostro personale cammino abbiamo conosciuto una fine, una caduta, una ferita. Un’incrinatura della speranza e del desiderio.

È possibile visionare e scaricare l’opuscolo con tutti gli eventi per il centenario >QUI<

Ecco, a tutti noi parla la Diga. Non solo del passato, ma dell’oggi. O di come un passato possa anche oggi farsi futuro.

Quante volte siamo saliti alla Diga per l’esigenza di dare ordine ai nostri pensieri? Magari camminando fuori dagli orari canonici, fuori dai giorni di grande afflusso. Magari di primo mattino, quando ancora il silenzio a Pianezza avvolge la piazza e puoi sentire l’acqua che gorgoglia dentro la fontana. O piuttosto alla sera, quando ritorni che già sono accese le luci dentro le case e i lampioni giù per la strada. Oppure passando per il Ponte del Gleno, sopra Bueggio, scegliendo di sostare per qualche minuto in una delle sue piazzole di verde o sopra un masso. Soli, in compagnia del torrente. O, infine, salendo da Nona: sentiero meno battuto, ma che vi invito a scoprire. Non solo per la bellezza di Nona nella sua discrezione e contemporaneamente nel vociare dei suoi abitanti, seduti ai tavolini del bar e della bottega che insieme stanno provando a salvare. Ma per come la stradina ti porta in alto su per i prati, a guadagnare la vista della Presolana e del Pizzo Camino. E poi la grazia del bosco, che quasi prepara alla vista del Pizzo di Pianezza, maestoso da qui, e poi della valle del Gleno. Con lo sguardo che risale oltre la Diga, verso i passi di Belviso e Bondione, per sentire che c’è sempre un oltre verso cui tendere ancora. Perché anche dove tutto sembra finire, si trovano passaggi per altre valli, altre genti, altre montagne, altri orizzonti. Ecco, se già siete stati alla Diga, forse avrete notato che davanti al troncone principale sopravvissuto al crollo del muro, si trova oggi un ciliegio. Proprio al centro, incredibilmente maestoso. Ogni volta che passo di lì, da ormai molti anni a questa parte, mi soffermo a pensare alla potenza di questo gesto della natura, alla sua parola: come possiamo trarre vita dalla morte? Come possiamo sbocciare laddove abbiamo conosciuto una fine? Come possiamo fare tesoro di quella memoria, con quale parola nel cuore fare ritorno? Forse questa parola è responsabilità̀. Imparare a prenderci cura.

Cento anni dopo il disastro, attraversiamo un tempo che più̀ che mai ci invita a farci carico l’uno dell’altro. Compreso l’altro che è dentro di noi. O l’altro di quella natura alla quale apparteniamo e di cui ci ostiniamo a sentirci padroni. Penso al finale di quel bel libro di Hervé Barmasse, La montagna dentro: «Quasi mi verrebbe voglia (…) di starmene quassù a vedere come sarà il futuro. Ma (…) il vero coraggio l’alpinista lo dimostra (…) quando scende dal- le montagne e affronta i problemi comuni per cercare di cambiare le cose (…)».

Anche noi, per come possiamo, saliamo alla Diga per fare ritorno, lì dove siamo, per dare forza al ciliegio. Al germoglio che passa per ciascuno di noi.

Articolo scritto da Alessandro Romelli per VALSeriana & Scalve Magazine – estate 2023

]]>
62829
Note senza tempo https://www.valseriana.eu/blog/note-senza-tempo/ Fri, 24 Feb 2023 11:29:37 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=59868 La musica, si sa, è elemento imprescindibile dell’identità culturale di un popolo e in ValSeriana essa è diretta emanazione di strumenti che vivono oggi una seconda giovinezza: il baghèt (o meglio l’antica cornamusa bergamasca) e le campanine. Patria indiscussa del primo è senza dubbio Casnigo, al punto che una specifica delibera del Consiglio Comunale stabilì nel 2009 di conferire al paese il titolo di “patria del Baghèt”. «È uno strumento povero – spiega Luciano Carminati che guida l’associazione di promozione – nato e cresciuto tra i pastori. I suonatori erano per la maggior parte contadini, e si ritrovavano nelle stalle d’inverno. Passata l’Epifania, poco prima del carnevale, il baghèt veniva riposto, per essere ripreso agli inizi dell’inverno successivo, a San Martino. Con il baghèt si suonava l’antica “pastorèla” e si accompagnava il canto».
In Bergamasca ci sono tracce della cornamusa che risalgono al 1300 e nel 1793 il pittore Lattanzio Querena di Clusone immortalò un suonatore di baghèt in una natività tuttora collocata presso il Santuario della Madonna d’Erbia. Un importante impulso alla riscoperta dello strumento fu dato dagli studi del ricercatore, musicologo e liutaio Valter Biella, autore nel 2010 del volume “Pia o baghèt, la cornamusa in terra di Bergamo” edito dal Comune di Casnigo. «Per molti suonatori – scrive Biella – la cornamusa prendeva nome direttamente dalla sacca, la baga, anzi per maggior precisione da una piccola sacca, un piccolo otre, cioè un baghèt». Così Antonio Tiraboschi descriveva lo strumento nel “Vocabolario dei dialetti bergamaschi antichi e moderni” del 1873: “Sorta di strumento pastorale composto di un otro (Baga) e di quattro cannelle: Bochì, Pia o Diana, Orghegn o Bas. Il bochì è la cannella più corta, con foro unico in cima per gonfiar l’otro col fiato. La Diana o Pia è la cannella un po’ più lunga, terminata in campana, con pochi fori da aprirsi e chiudersi con il polpastrello delle dita e così dare una qualche modulazione al suono che ne esce collo stringere l’otro fra il petto e le braccia. I Bas o Orghegn sono le due cannelle servire da accompagnamento”.

Il Baghèt

Nel municipio di Casnigo sono conservati due antichi strumenti, appartenuti il primo al casato degli Zilioli (conosciuti come “Fiaì”), e il secondo a Giacomo Ruggeri detto “Fagòt”, probabilmente ultimo suonatore di baghèt dell’intero arco alpino sino agli anni ’60 e successivamente testimone di un’arte tramandata attraverso la sola tradizione orale. Oggi il baghèt (il cui “luogo del cuore” è la chiesa della Ss. Trinità, definita la Sistina della Bergamasca) si avvale dell’attività di alcuni suonatori, che tengono viva una tradizione secolare. Decisa la volontà di riproporne l’anima popolare e festosa, al punto che il gruppo guidato da Luciano Carminati nel recente passato ha proposto le proprie melodie a Expo Milano 2015, allo Zecchino d’Oro su Rai Uno e in un cliccatissimo video con il Gabibbo su Canale Cinque. Un altro strumento estremamente caro alla tradizione della ValSeriana è quello delle “campanine”. Un termine che al contrario delle apparenze non allude a una campana in miniatura, bensì a uno strumento preparatorio per avvicinarsi al suono delle campane, in particolar modo al “suono d’allegrezza”, vale a dire del suono a tastiera o a carillon.

Quirino Picinali con le campanine in una foto di Scheuermeir del 1932

«Le campanine – spiega Luca Fiocchi della Federazione Campanari Bergamaschi che nel 2022 ha celebrato a Nembro il ventesimo di fondazione – nascono verso la fine del XVIII secolo, quando in area bergamasca e lombarda vengono fusi concerti di campane con cinque e più bronzi, intonati in scala ascendente maggiore. Ci fu un probabile influsso della cultura d’oltralpe, in particolare delle Fiandre, dove fiorenti erano i commerci tessili seriani. Una “contaminazione” decisiva per utilizzare la campana come un vero e proprio strumento musicale e non solo come richiamo per le funzioni. Il suono a carillon entrò in Lombardia e impose il dominio di una tecnica in precedenza sconosciuta, dando vita a un repertorio popolare con brani tramandati dalla sola tradizione orale. Da qui l’esigenza di uno strumento d’esercizio, utile a memorizzare le melodie da eseguire sul campanile. È ancora da chiarire il motivo per cui le campanine bergamasche siano state costruite con risuonatori in vetro (spesso recuperati da vecchie finestre), fatto decisamente unico in Italia, ma certamente la costruzione s’inserisce nel panorama dei vetrofoni europei elaborati nel XVIII secolo. Esattamente come avviene con lo xilofono, il progressivo ridursi della lunghezza del risuonatore fa crescere la sua intonazione. Allo stesso modo, il vetro di maggiore spessore porta ad avere una nota più acuta. Ciò che rende il vetro suonabile è la cassa armonica, costituita da una scatola in legno rettangolare, dotata di un coperchio su cui viene praticata un’apertura per favorire la percussione sui vetri, intonati e disposti in serie, da parte di due martelletti. In passato veniva utilizzato legno povero, derivante da cassette di frutta o vecchi mobili. Negli anni più recenti le campanine hanno utilizzato materiale alternativo al vetro. È il caso del metallo e dell’ottone, la cui sonorità viene più direttamente assimilata al suono delle campane».

Campanine suonate al Santuario della Santissima Trinità

Il repertorio delle campanine in Bergamasca, intese come strumento preparatorio per la musica da eseguirsi sul campanile, non si discosta molto da quello delle campane. Annovera perciò marce, qualche brano religioso e molta musica da ballo. Le campane e le campanine si collocano a metà strada tra la dimensione sacra e quella profana, in quanto sono strumenti finalizzati alla celebrazione delle solennità, ma presentano anche un repertorio tipicamente popolare. Le aree in cui si è sviluppata maggiormente la tradizione sono la Media Valle Seriana, la Val Gandino e la Media Valle Brembana, ciascuna con un repertorio ben definito. Prezioso “certificato” della tradizione seriana delle campanine arriva da una foto che risale agli anni ’30 del Novecento, quando a Gandino giunse lo studioso svizzero Paul Scheuermeier che già nel 1920 aveva intrapreso un viaggio per redigere “l’Atlante linguistico ed etnografico dell’Italia e della Svizzera meridionale”. Un lavoro, testuale e fotografico, disponibile presso l’archivio del Seminario di Romanistica dell’Università di Berna. Lo studioso svizzero soggiornò a Gandino dal 27 al 30 settembre 1932, affiancato dal disegnatore Paul Boesch. I due furono guidati a usi e costumi quotidiani da Quirino Picinali (1880-1962) detto Manòt, di professione falegname, ma anche campanaro. In un’immagine si vede lo stesso Picinali intento a suonare le campanine. Oggi a portare avanti un egregio lavoro di valorizzazione è la Federazione Campanari Bergamaschi, che a Leffe, Scanzorosciate, Sorisole e Roncobello ha attivato Scuole Campanarie frequentate da tanti giovani allievi. Perché la melodia non si debba interrompere.

Articolo scritto da Giambattista Gherardi per VALSeriana & Scalve Magazine – inverno 2022/2023

]]>
59868
Segnali di Cultura https://www.valseriana.eu/blog/segnali-di-cultura/ Fri, 24 Feb 2023 10:59:12 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=59303 Il progetto legato ai Percorsi Letterari è realizzato nell’ambito del bando Lombardia Attrattiva, con lo scopo di valorizzare il patrimonio naturale del territorio in chiave originale e innovativa, utilizzando vari linguaggi espressivi, culturali e letterari. Una chiave creativa cui hanno dato pieno compimento Iriam Bettera Design di Onore e Abitare Baleri di Ferdy Baleri ad Albino. Grazie al loro sforzo sinergico, è stato possibile realizzare e posizionare i Segnali di Cultura lungo i sentieri.

Ogni tappa dei singoli percorsi è accompagnata da un cartello nero con una banda colorata, posto su un’asta che è infissa nella roccia; sull’asta tre sassi di fiume sottolineano il rapporto con la montagna.

Così Iriam Bettera spiega gli elementi dei Segnali di Cultura:

«Il Bastone, di ferro, materiale crudo vero e forte. Ferro che racconta storie di miniere sudate e di piccozze che segnano le rocce. Ferro che resta nel tempo e lo racconta, lo scandisce con ritmi che sopravvivono all’uomo. Il Gesto, istintivo e forte dell’innestarsi della punta nel terreno. Non in perfetta verticalità, quella non appartiene al faticoso muoversi in montagna, ma un’incidenza obliqua, naturale per il braccio di chi percorrendo sentieri montani cerca sostegno. La declinazione dell’Omino, l’Umì, così è detto l’accumulo di sassi, primordiale segnale del sentiero, piramide nata spontanea che si rinnova e cresce con il lento rituale del lasciare, sasso dopo sasso, un segno rispettoso del proprio passaggio alla montagna. Il piano dove sono incise parole che ci rendono unici al mondo, discendenti di menti che hanno guardato da una prospettiva diversa, più alta: allora lo scritto sia in verticale, affinché per leggere si debba muovere il capo in modo inusuale, per rispetto e riconoscenza».

Giovedì 27 ottobre 2022 a Onore il progetto è stato presentato nel corso di un incontro fra imprese e territorio, coordinato da Gianluca Madonna, consigliere PromoSerio delegato al settore Industry.

]]>
59303
Nel cuore della Terra https://www.valseriana.eu/blog/nel-cuore-della-terra/ Sat, 25 Feb 2023 16:13:00 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=59863 Il progetto Nel cuore della terra. In viaggio tra valli bergamasche e bresciane fa riferimento a un’area territoriale montana estesa che comprende cinque valli e diversi borghi rurali: in provincia di Bergamo sono coinvolte la Val Brembana, la ValSeriana e la Val di Scalve; in provincia di Brescia la Val Trompia e la Val Camonica.

Seppur con specifiche peculiarità e tradizioni uniche, questi territori si contraddistinguono per importanti caratteri comuni e condivisi quali il loro essere aree marginali rispetto ai Comuni capoluogo, la presenza di un ambiente naturale suggestivo, la propria vocazione turistica legata principalmente al settore culturale e naturalistico, la presenza di piccoli borghi custodi di antiche tradizioni ancora vive e di giacimenti minerari, tra i più importanti ed estesi di tutta la Lombardia.

Il progetto parte dalla considerazione che nella tradizione mineraria, con le consuetudini culturali, sociali, economiche connesse, può essere individuato l’humus culturale delle aree di riferimento. Il tema della miniera, del paesaggio montano, della memoria del lavoro è quindi l’asset principale su cui costruire una progettualità culturale innovativa in occasione di Bergamo Brescia Capitale della Cultura 2023.

L’attaccamento alla tradizione mineraria all’interno delle comunità locali delle valli bergamasche e bresciane è testimoniata dal fatto che degli otto siti minerari riaperti con funzioni divulgative e turistiche in Regione Lombardia, cinque si trovano nelle due province e saranno le principali tappe del viaggio nel cuore delle terre bergamasche e bresciane che il progetto intende costruire e che sarà  fisicamente percorribile grazie allo sviluppo di un percorso ideale che da Dossena giunge fino a Pisogne, passando per Gorno, Schilpario, Pezzaze e Collio e Bovegno.


Nel corso del 2023 il bagaglio culturale ereditato dal mondo delle miniere sarà valorizzato attraverso diversi linguaggi artistici quali la musica, la performance, la danza, il teatro, la fotografica con workshop, visite guidate, conferenze, rassegne artistiche, showcooking.

PROGRAMMA DELLE INIZIATIVE
(in fase di aggiornamento)

Fino al 30 settembre – Miniera Gaffione, Schilpario (BG)
Un viaggio nel cuore della terra
Un percorso nel sottosuolo che per circa 2,5 km permette di rivivere le condizioni faticose di vita e lavoro di cui diverse generazioni furono protagoniste. Il Parco Minerario è aperto a giugno sabato e domenica dalle ore 10.00 alle 11.15 (ultimo ingresso) e dalle 14.00 alle 16.00 (ultimo ingresso); luglio e agosto tutti i giorni dalle ore 10.00 alle 11.15 (ultimo ingresso) e dalle 14.00 alle 16.00 (ultimo ingresso); settembre sabato e domenica negli stessi orari estivi.
Per un’esperienza del mondo minerario a 360° si consiglia una visita anche al Museo dell’Illuminazione Minieraria.
Info e prenotazioni: www.minieraschilpario.net

LUGLIO

8 luglio – Miniera Paglio, Dossena (BG)
Candles & musical notes
La Miniera di Dossena si accende di magica luce per ospitare un concerto emozionante, proposto dal Quintetto di Fiati “Orobie”. Avvolti da una suggestiva atmosfera, potrete seguire un programma musicale dedicato all’Opera lirica italiana. Questo il programma musicale: W. A. Mozart – Così fan tutte (Sinfonia), G. Bizet – Carmen Suite, G. Donizetti – Betly (Sinfonia), G. Donizetti – Elisir d’Amore (Fantasia), Bis: G. Verdi – Nabucco (Sinfonia).

9 e 23 luglio – Grotte delle Meraviglie, Zogno (BG)
Visite alle Grotte delle Meraviglie
Il complesso delle Grotte delle Meraviglie presenta spunti di notevole interesse sia per la comprensione delle vicende geologiche legate alla formazione della cavità, sia per i fenomeni carsici che vi sono riccamente rappresentati.
Si raccomanda abbigliamento sportivo e scarpe antiscivolo. Temperatura interna alle grotte 12°C.
Prenotazione su: grottedellemeraviglie.com
Maggiori info QUI

9 luglio – Miniere di Costa Jels, Gorno (BG)
In viaggio nelle miniere
Visita guidata al museo delle miniere e ai siti minerari di Costa Jels. Ritrovo alle ore 15:00 presso Polo socio culturale, piazza Bersaglieri a Gorno.  Durata visita 3 ore e consigliato abbigliamento pesante per entrare in miniera.
Info: 320.1662040

15 e 16 luglio – Grotte del Sogno, San Pellegrino Terme (BG)
Visite da Sogno nelle Grotte
Nel 1931 Ermenegildo Zanchi nota un pertugio nel terreno e decide di farsi calare all’interno. Scopre così le Grotte, che chiama del Sogno perché gli sembrava di aver vissuto un sogno.
Sarete accompagnati anche vuoi in questo viaggio d’incanto.
Prenotazioni su: www.orobietourism.com
Maggiori info QUI

AGOSTO

Dal 4 al 6 agosto – Miniera Gaffione, Schilpario (BG)
Antiche Luci
Nel suggestivo scenario della Valle di Scalve avrà luogo un evento speciale che promuove la riscoperta del magico mondo dei minerali. In questa occasione presso il Parco Minerario Andrea Bonicelli si svolgerà la tradizionale mostra-scambio di collezionismo minerario e mineralogico con conferenze e attività per i più piccoli legate al mondo dell’illuminazione mineraria.
Il Birrificio Pagus proporrà degustazione della Birra FRéRA, prodotta con l’acqua della sorgente interna alla miniera ed affinata nelle vecchie gallerie.
Maggiori info QUI 

5 e 6 agosto – Grotte del Sogno, San Pellegrino Terme (BG)
Visite da Sogno nelle Grotte
Nel 1931 Ermenegildo Zanchi nota un pertugio nel terreno e decide di farsi calare all’interno. Scopre così le Grotte, che chiama del Sogno perché gli sembrava di aver vissuto un sogno.
Sarete accompagnati anche vuoi in questo viaggio d’incanto.
Prenotazioni su: www.orobietourism.com
Maggiori info QUI

5 agosto – Miniere Paglio, Dossena (BG)
ABC della cucina, Arlecchino, Brighella e Colombina
Il fascino delle pareti rocciose sarà l’ideale scenografia di uno spettacolo teatrale con le maschere tradizionali del territorio, proposto dalla compagnia Equivochi.

13, 14 (in notturna) e 27 agosto – Grotte delle Meraviglie, Zogno (BG)
Visite alle Grotte delle Meraviglie
Il complesso delle Grotte delle Meraviglie presenta spunti di notevole interesse sia per la comprensione delle vicende geologiche legate alla formazione della cavità, sia per i fenomeni carsici che vi sono riccamente rappresentati.
Si raccomanda abbigliamento sportivo e scarpe antiscivolo. Temperatura interna alle grotte 12°C.
Prenotazione sul sito grottedellemeraviglie.com
Maggiori info QUI

13 agosto – Miniere di Costa Jels, Gorno (BG)
In viaggio nelle miniere
Visita guidata al museo delle miniere e ai siti minerari di Costa Jels. Ritrovo alle ore 15:00 presso Polo socio culturale, piazza Bersaglieri a Gorno.  Durata visita 3 ore e consigliato abbigliamento pesante per entrare in miniera.
Info: 320.1662040
Maggiori info QUI

SETTEMBRE

1 settembre – Miniera Sant’Aloisio, Collio (BG)
Granelli in concerto
Selvaggi Band canta di tradizioni, di storie di paese, della terra e della bellezza della natura. Il nome “Selvaggi” è un invito a vivere una vita attenta a sentimenti veri e genuini, a coltivare le belle tradizioni, i buoni rapporti tra le persone e rispettare i luoghi in cui viviamo.
In occasione del concerto, il Birrificio Pagus proporrà degustazione della Birra Busana, prodotta con l’acqua della sorgente di Collio.

3 e 17 settembre – Grotte delle Meraviglie, Zogno (BG)
Visite alle Grotte delle Meraviglie
Il complesso delle Grotte delle Meraviglie presenta spunti di notevole interesse sia per la comprensione delle vicende geologiche legate alla formazione della cavità, sia per i fenomeni carsici che vi sono riccamente rappresentati.
Si raccomanda abbigliamento sportivo e scarpe antiscivolo. Temperatura interna alle grotte 12°C.
Prenotazione sul sito grottedellemeraviglie.com
Maggiori info QUI

10 settembre – Grotte del Sogno, San Pellegrino Terme (BG)
Visite da Sogno nelle Grotte
Nel 1931 Ermenegildo Zanchi nota un pertugio nel terreno e decide di farsi calare all’interno. Scopre così le Grotte, che chiama del Sogno perché gli sembrava di aver vissuto un sogno.
Sarete accompagnati anche vuoi in questo viaggio d’incanto.
Prenotazioni su: www.orobietourism.com
Maggiori info QUI

10 settembre – Miniere di Costa Jels, Gorno (BG)
In viaggio nelle miniere
Visita guidata al museo delle miniere e ai siti minerari di Costa Jels. Ritrovo alle ore 15:00 presso Polo socio culturale, piazza Bersaglieri a Gorno.  Durata visita 3 ore e consigliato abbigliamento pesante per entrare in miniera.
Prenotazioni: 320.1662040
Maggiori info QUI

OTTOBRE

15 ottobre – Miniere di Costa Jels, Gorno (BG)
Gorno, tra storia e emigrazione
L’ing. Herbert Hoover, il presidente USA e i minatori bergamaschi
Visite guidate abbinate a conferenze dedicate al tema dell’emigrazione con conferenza e proiezione di filmati storici e nuovi filmati digitali.

NOVEMBRE

11 novembre – Miniere di Costa Jels, Gorno (BG)
Gorno – miniera tra vini e formaggi
L’enogastronomia entra in miniera
Visite guidate abbinate a conferenze dedicate al tema delle nuove produzioni di prodotti in miniera con cooking class e degustazioni.

DICEMBRE

3 dicembre – Miniere di Costa Jels, Gorno (BG)
Gorno – Miniera tra fede e folklore
S.Barbara, le donne, il lavoro, la miniera
Visite guidate abbinate accompagnate da cori di gruppi folkloristici e canti popolari di ieri e di oggi.


Per il calendario completo: www.valseriana.eu 

 


 

Il progetto è reso possibile grazie al sostegno di Fondazione Cariplo insieme a Fondazione della Comunità Bergamasca nell’ambito del Bando Capitale della Cultura 2023 e di Provincia di Bergamo.
È realizzato in collaborazione con enti locali, operatori privati e associazioni che operano in campo culturale nelle province di Bergamo e Brescia.

]]>
59863
Una ragazza d’oro https://www.valseriana.eu/blog/una-ragazza-doro/ Fri, 27 Jan 2023 13:58:43 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=59302 Eppure Chiara non se la tira neanche un po’. Quindici anni compiuti da poco e parecchie medaglie al collo. Medaglie di quelle pesanti, che luccicano di metallo pregiato. Ma lei resta umile. Non dice a nessuno quello che fa. Titolo italiano, tre ori ai Giochi del Mediterraneo, oro agli Europei di Monaco di Baviera e tanto per gradire oro individuale e bronzo a squadre al Tb Pokal di Stoccarda, classicissima della ginnastica continentale. Dietro tutto questo sfavillare di titoli c’è una ragazza che sta crescendo, che scopre le emozioni della vita e la voglia di stare con le amiche, conoscere coetanei, prendersi una cotta. Il tempo è sempre un po’ tiranno per chi vuole assurgere a certi livelli. «Si allena tutti i giorni dalle 9 di mattina alle 5 del pomeriggio – spiega la mamma Elena Savoldelli -. Il mercoledì e il sabato invece fa solo la mattina, dalle 9 alle 13.30». Quel “solo” riferito a oltre quattro ore di fatica rende bene l’idea della dimensione dello sforzo, dell’altezza vertiginosa a cui sta viaggiando la giovane di Songavazzo.

Una vita molto sincopata, un ritmo frenetico di sport e studio. «La scuola è quasi sempre online: frequenta la iSchool (liceo delle scienze applicate), segue le lezioni registrate e un percorso didattico personalizzato per riuscire a incastrarsi con le esigenze della ginnastica» aggiunge papà Maurizio. «Studia anche in macchina, sfrutta quella mezz’ora di viaggio. Oppure mentre guardiamo la tv, lei sta lì con noi in sala e riesce a concentrarsi sui libri».

Elena Savoldelli, Massimo Gallina, Lara Magoni, Chiara e il Sindaco Covelli

Giuliano Covelli, sindaco di Songavazzo, il 15 ottobre scorso le ha consegnato il Premio Atleta dell’Anno in una serata di festa con tutto il paese. «Il 13 dicembre la premierò con la borsa di studio» aggiunge il primo cittadino. Non stupisce, in realtà. «Sa porsi degli obiettivi, lavora con tenacia e determinazione – prosegue la mamma -. In passato qui girava tutto intorno alla ginnastica. Adesso Chiara alterna due settimane a Cesena (milita nell’Us Renato Serra) e due a casa. Ogni tanto frequenta le lezioni in presenza, ma capiterà un paio di volte al mese». Tra sessioni di trave, corpo libero, volteggio, e pagine di storia, matematica, chimica, la routine di una ragazza così rischia di lasciare davvero senza fiato. «Cerchiamo di distoglierla un po’, quando possibile. A questa età i sacrifici pesano di più, lei scopre il mondo intorno. Le sue amiche sono le compagne dell’artistica. Quando possiamo la portiamo da loro, si trovano vicino a Bergamo. Non è facile tenere insieme tutto, ma lei è brava a mantenersi in equilibrio» dice la madre.

I genitori non hanno mai fomentato particolarmente la figlia. «Quando aveva pochi anni la maestra ci ha detto di farle fare uno sport che la stancasse. Era un bel peperino. Così abbiamo pensato all’artistica, che era praticata già da sua sorella maggiore». Da lì non si è più fermata, senza il bisogno di particolari sproni da parte di mamma e papà. «È arrivata un po’ tardi ai livelli più alti. Ci sono bambine, magari figlie di ginnaste, che a sette anni già puntano al circuito Gold. Noi qui a Songavazzo pensavamo ad altri sport, lo sci. Di certo non la ginnastica. Però l’abbiamo assecondata». Chiara mostrava una grande forma, ma non era di certo la favorita nel 2019, anno dell’exploit con il titolo italiano nell’individuale. «Il percorso successivo non è stato banale. Ha avuto un infortunio, c’è stato il Covid. Ma alla ripresa si è fatta trovare pronta».

I sacrifici delle ginnaste sono alla ribalta in queste settimane. In particolare quelli alimentari. I genitori della Barzasi non svicolano rispetto all’argomento. Tutt’altro. «Due anni fa era notevolmente sottopeso. L’allenatore Massimo Gallina allora l’ha portata da un nutrizionista, che la segue tuttora. Certo, non può abbuffarsi di patatine fritte tutti i giorni, questo è ovvio e valido per gli atleti di qualsiasi sport. Deve mangiare sano, molta verdura. Deve tenersi controllata e per questo c’è il nutrizionista, ma nella ginnastica artistica le ragazze non sono poi così esili. Anzi, mostrano braccia e gambe muscolose. Le polemiche riguardano più che altro il mondo della ritmica» sottolineano i genitori di Chiara. Elena e Maurizio si chiedono da dove arrivi questa tenacia. Cosa spinge la ragazza ad accettare tutti questi sacrifici? «È quasi una dipendenza – sorridono -. Entrano in un mondo che le affascina moltissimo. Abbiamo detto all’allenatore che ce l’ha “drogata” di ginnastica. Scherzi a parte, più si allena e più lo vuole fare, i risultati danno una grande carica. E poi stanno bene tra amiche, fanno squadra, nonostante sia uno sport individuale. Si sostengono e vivono insieme emozioni fortissime». Chiara è un esempio, per un piccolo borgo come Songavazzo è una gioia grandiosa. «Porta il nome del nostro paese in giro per l’Italia e l’Europa – afferma il sindaco -. Questo mi emoziona. Potrebbe andare alle Olimpiadi del 2028, e il pensiero mette i brividi. Più che celebrarne le gesta è importante che il suo sia un grande esempio, per tutti».

 

Articolo scritto da Fabio Busi per VALSeriana & Scalve Magazine – inverno 2022/2023

]]>
59302
Il Belvedere di Giusi Pesenti Calvi https://www.valseriana.eu/blog/il-belvedere-di-giusi-pesenti-calvi/ Fri, 27 Jan 2023 11:43:44 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=59299 Nel parco della proprietà Belvedere, sulle colline di Alzano Lombardo, ci sono tre querce secolari. Sono alberi bellissimi e enormi, ognuno con più di 150 anni. In un angolo un po’ più in là, nella valletta, c’è quello che una volta era un tiro a segno. Alcune lettere ritrovate a posteriori, dicono che lì i garibaldini siano venuti a provare i loro fucili, donati dall’allora proprietario della tenuta, il conte Defendente Piccinini, prima della spedizione dei Mille. Forse c’è stato anche Giuseppe Garibaldi, in persona. Seduto sul bordo di una delle meravigliose fontane della tenuta, l’Eroe dei Due Mondi avrebbe addirittura gustato delle fresche angurie. È un patrimonio storico e immobiliare enorme quello che Giuseppe Pesenti Calvi, detto “Giusi”, discendente della famiglia di imprenditori del cemento, ha lasciato al Comune di Alzano Lombardo.

Interni del Belvedere

Sulla facciata della meravigliosa villa che domina la tenuta ci sono ancora gli stemmi di famiglia. Oggi la struttura è gestita dalla Fondazione Giusi Pesenti Calvi. Il Comune l’ha fondata il 20 luglio 2020 ottemperando al testamento dell’imprenditore, morto nel 2018, a novantatré anni. La Fondazione, che ha cominciato ad operare nel 2021, non ha fini di lucro. Persegue esclusivamente finalità culturali, sociali e di pubblica utilità, nell’interesse della comunità di Alzano Lombardo. Obiettivi espressi nello Statuto, che la Fondazione realizza attraverso i rendimenti del patrimonio finanziario, in linea con quanto indicato nel testamento dell’imprenditore. Fra gli obblighi testamentari ci sono anche la conservazione, il mantenimento e la prosecuzione dell’attività agricola della tenuta. Per questo la Fondazione è già arrivata un accordo con l’Università di Milano, facoltà di agraria, e sta lavorando con quelle di Bergamo e Brescia, oltre che con Cariplo, per le attività culturali.

Viale del Belvedere

La Fondazione è guidata da un consiglio d’amministrazione composto dalla presidente Mariangela Carlessi, dal vicepresidente Sergio Valetti, dal consigliere Fabrizio Bonomi e dal revisore dei conti Daniela Barbara Morlacchi. Gestisce il patrimonio che l’imprenditore ha lasciato al Comune. Ovvero, un’area di circa 54 ettari per lo più composta da bosco, 10 fabbricati (la maggior parte vincolati a monumentale, in area paesaggistica), tra i quali la nota “villa Belvedì”, realizzata negli Anni Sessanta su più antiche preesistenze.

La costruzione, chiamata anche Castello, è la testimonianza di una storia gloriosa ma non ostentata. Si trova all’imbocco della strada che, dalla Büsa di Alzano, si avvia verso le frazioni di Olera e di Monte di Nese. Perfettamente inserita nel paesaggio naturalistico e rurale circostante, è incastonata sulle pendici del Monte Colletto. La sua posizione è strategica: lungo uno dei più importanti tracciati viari delle epoche antiche, la via Mercatorum, fino al Cinquecento unico accesso per gli scambi commerciali con la Valle Brembana.

Fontana presente all’interno del parco del Belvedere

«Tutta la proprietà è vincolata dalla Soprintendenza – spiega la presidente Carlessi – e per rendere fruibile l’accesso alla villa, che è una casa museo, serve un adeguamento della strada, attualmente uno sterrato a tornanti poco funzionale ad attività pubbliche. Stiamo cercando di reperire i fondi attraverso un bando per poi sottoporre il progetto alla Soprintendenza. Nel frattempo abbiamo restaurato la Cappella settecentesca che sarà inaugurata nel 2023. E dobbiamo lavorare anche su un fronte franoso a monte della villa, che va sistemato». Oggi la villa – che sovrasta su sinuosi terrazzamenti lungo la collina, fino a pochi decenni fa coltivati a vite, e si trova ai piedi del fitto bosco che si estende a monte -, è perfettamente conservata. Elegante, ma non eccessiva, è circondata da alberi e ha un viale d’accesso costellato di maestosi cipressi. Qui non è difficile immaginare Pesenti Calvi a passeggio, con i guanti bianchi del blasone e la proverbiale gentilezza con i suoi ospiti.

Giuseppe Pesenti Calvi era nato il 6 gennaio 1925 a Nese, nella Villa fatta erigere dal nonno Carlo Pesenti all’antica proprietà Montecchio. Era stato il nonno, nel 1906 a fondare la storica società che nel 1927 diventerà Italcementi. La famiglia, con una rapida ascesa, diventò fra le principali della borghesia industriale italiana. Giuseppe fin da piccolo mostrò grande passione per la terra e per la campagna. Tanto che nel 1956 si laureò in Scienze Agrarie a Pisa con una tesi su “Vini da pasto e vini speciali”. Dalla madre ereditò grandi proprietà terriere nella Bassa Bergamasca. A Martinengo diede vita a un’importante azienda per l’allevamento dei bovini da latte che rimase la sua attività principale fino agli anni Duemila. Dal nonno paterno invece acquisì la grande tenuta Belvedere, che trasformò nella sua casa di campagna. Qui sui terrazzamenti, coltivava vino Merlot. Profondamente legato alla sua terra, alle sue origini, al ruolo che la famiglia rivestì per la città in cui era nato, Pesenti Calvi morì nell’amata residenza del Belvedere il 12 febbraio 2018, designando quale erede universale il Comune di Alzano Lombardo. La sua salma riposa nella Cappella Pesenti, disegnata da Luigi Angelini, nel cimitero di Alzano. Sulla lapide, una semplice iscrizione: “Agricoltore”.

Esterni del Belvedere

Oggi la Fondazione che porta il suo nome dispone anche di un Comitato tecnico scientifico che si occupa di attività di consulenza per i diversi organi della Fondazione e di formulare pareri non vincolanti sulle attività, le linee guida, i programmi e gli obiettivi inerenti le finalità dell’ente. Del Comitato fanno parte Maria Mencaroni Zoppetti, Riccardo Panigada, Ugo Castelletti, Doriano Bendotti e Bruno Pirola. «La Fondazione gestisce gli immobili con lo strumento giuridico del diritto di superficie per trent’anni. Il loro valore di proprietà superficiali è stimato in oltre 5 milioni di euro. I terreni sono concessi in usufrutto gratuito per trent’anni, per un valore di 230mila euro. Il valore dei mobili, suppellettili e attrezzature agricole è di oltre 800mila euro. La gestione del patrimonio immobiliare e mobiliare del “Belvedere”, rimasto in proprietà al Comune di Alzano Lombardo, segue criteri e indicazioni testamentarie specifiche e stringenti», spiega ancora Carlessi.

Cancello di ingresso al Belvedere

Inoltre, ogni anno la Fondazione mette in palio borse di Studio per studenti del settore agricolo, forestale e ambientale, organizza il torneo annuale del Roving (caccia con l’arco, disciplina di cui l’imprenditore era appassionato), promuove attività culturali, sociali e sportive. Dalla sommità della villa si gode un panorama meraviglioso delle colline, che digradano verso valle. Insomma, grazie al lascito di Giusi Pesenti Calvi e al lavoro della Fondazione, un pezzo importante della storia e della bellezza della terra bergamasca continua a vivere, immutato, nel tempo.

Articolo scritto da Wainer Preda per VALSeriana & Scalve Magazine – inverno 2022/2023

]]>
59299
Una strada coi fiocchi https://www.valseriana.eu/blog/una-strada-coi-fiocchi/ Fri, 27 Jan 2023 13:12:48 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=59298 Siamo a Schilpario, appena al di sopra del parcheggio a servizio delle Miniere. Qui, in inverno, la strada asfaltata e ricca di curve, regno dei motociclisti d’estate, si trasforma come per magia in una perfetta pista da sci e da slitta. Quando arrivai per la prima volta in inverno, rimasi sorpresa dalla sbarra e dalla fine del mondo “comodo” e motorizzato. Quella sbarra è la porta d’ingresso di un autentico paradiso, silente e straordinariamente attraente.

Una volta parcheggiata l’auto devi solo scegliere che mezzo “a carburante naturale” utilizzare per percorrere la vecchia strada statale. Ricoperta da una leggera, luminosa coltre di neve, si mostra in una veste rinnovata e particolarmente divertente. Le prime due baite ricordano i paesaggi fiabeschi dove, da un momento all’altro potrebbe scendere una slitta trainata dai cani, e ti portano a immergerti in questo paesaggio unico. Come nelle fiabe infatti, che tu metta ai piedi le racchette da neve o gli sci d’alpinismo o dei semplici scarponi, passi tra due casette di pietra e sassi che ti invitano a non aver paura della fatica che ti aspetta, dandoti il benvenuto in questa Valle, per l’occasione vestita a festa e che si lascia percorrere tra abeti, curve e salite.

Io l’ho percorsa con gli sci d’alpinismo, che personalmente ritengo uno dei mezzi più interessanti per scoprire il territorio e goderlo fino in fondo, fino a dove hai voglia di fare fatica. Partiti con le pelli sotto gli sci abbiamo salito tutta la strada statale entrando e uscendo dal bosco innevato e intravedendo le grandi montagne che, nel primo tratto, giocano a nascondino. La Baracca Rossa non si può non vedere, tranquilli. Un rosso fuoco nel mare bianco. Salendo con calma e disinvoltura si raggiunge la Baracca. Qui salutiamo la nostra comoda strada e imbocchiamo sulla destra il largo sentiero innevato che, prima, ci fa fare tappa “dal Silvio” (Rifugio Cimon della Bagozza) per un caffè o un the caldo e, poi, ci conduce nella conca dei Campelli.

Leggi anche: Bianche avventure in Val di Scalve

Dire che è un paesaggio surreale è quasi riduttivo, ormai anche questo termine è inflazionato. Ma vi sfido a salire al Rifugio Bagozza, guardare verso quegli ammassi di calcare e non rimanere a bocca aperta. Il Cimon si impone prepotente, le cime vicine gli danno ancora più importanza e quel silenzio profondo ti fa immergere in un’atmosfera davvero speciale.

C’è chi si ferma al Rifugio (e sono già comunque 400 mt di dislivello con 3 km sotto i piedi) e chi cerca ulteriori emozioni, ancor più silenzio, più neve e più immersione nel cuore della montagna. Continuiamo e saliamo verso il passo dei Campelli: qui il mondo si apre. Se nella parte iniziale del nostro itinerario la visuale è abbastanza “chiusa” con solo alcuni sprazzi panoramici, dal Rifugio Bagozza in poi lo scenario è ampio e profondo. Ai Campelli la visione è a 360 gradi: solo neve e monti. Roba da rimanere qui, almeno per un po’. Lontano dal frastuono: per me questo è l’inverno. La nostra meta finale è al termine del pianoro: il Rifugio Campione ci aspetta con un piatto di polenta fumante. Dai Campelli le escursioni, per sci alpinisti esperti, si sprecano: dal Monte Campioncino al Gardena, al Bagozza e molto altro.

Ora non ci resta che scendere. Apprezzo molto la salita con le pelli perché riesce a farmi godere il panorama con calma, senza fretta, senza velocità; ma il divertimento puro per me resta la discesa. Tolgo le pelli, giro gli attacchi ed entro nel mio mondo di curve e salti. Che storia la Val di Scalve, che storia sciare ai Campelli!

Ovviamente, le curve e i salti si possono vivere anche con una slitta o un bob; la strada dal Rifugio Bagozza al parcheggio è un parco divertimenti a cielo aperto. La “seggiovia” che vi aiuta in salita ricordate però che è solo dentro le vostre gambe. A dirla tutta sono un po’ gelosa di questa Valle: non fate girare troppo la voce…

RICORDATEVI SEMPRE: La presenza di ghiaccio e l’eventuale rischio valanghe richiedono massima prudenza, massima attenzione e attrezzatura e abbigliamento adeguati.
Inoltre, prima di un’escursione è buona abitudine consultare il meteo e il bollettino valanghe, nonché contattare l’Ufficio Turistico locale.

Articolo scritto da Alessandra Visini per VALSeriana & Scalve Magazine – inverno 2022/2023

]]>
59298
Luci che sorprendono https://www.valseriana.eu/blog/luci-che-sorprendono/ Fri, 27 Jan 2023 13:43:46 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=59287 Quando si è in viaggio in borghi e città ricche di storia, si ama entrare in anticipo nello spirito del luogo. Succede così che davanti ai capolavori (quelli segnalati dalla guide turistiche e dai blogger più affermati) si arrivi preparati e “imparati”. Non è così per i dettagli più nascosti: i portoni che aprono su antiche corti e le scalette dal selciato incerto sono dettagli che ci sorprendono e affascinano: stupiscono perché sono imprevisti, nuovi allo sguardo. Su queste considerazioni si basa un’efficace promozione territoriale che deve stimolare la curiosità del potenziale viaggiatore comunicando quanto di più bello potrà trovare, ma al tempo stesso garantire l’effetto sorpresa, per assicurare autenticità e profondità all’esperienza di visita.

Una delle scende del videomapping

In questo gioco tra luoghi imperdibili e dettagli nascosti, ci sono sempre e comunque dei capolavori simbolo, “eccellenze” culturali che la storia ci ha consegnato e che siamo propensi a considerare luoghi sacri.

Forse è per questo motivo che quando il Comune di Clusone ha iniziato a ipotizzare di “accendere” la Torre dell’Orologio con una proiezione animata la prima reazione è stata: «Ma proprio lui? Proprio l’Orologio che è bello così, che si basta da solo con quella miriade di simboli, colori, movimenti, che dal 1583 è garanzia di tecnica, meccanica e creatività insieme?». L’atteggiamento era di imbarazzo, quasi come se “intervenire” su di lui, seppur in modo temporaneo, fosse una mancanza di rispetto verso quel Pietro Fanzago che lo progettò e lo consegnò alla sua Clusone dimostrando «con l’ingegno e la manualità che le stelle, solo in minima parte, sono mosse da ragioni a noi oscure ». Chissà poi se mentre concepiva un meccanismo tanto ardito, Fanzago si sarebbe immaginato un successo simile, che ancor oggi vede garantito ogni giorno il caricamento manuale.

Nella provocazione lanciata dal Comune però si poteva intravedere una grande opportunità: quella di valorizzare uno dei beni culturali più noti di tutta la Lombardia, l’Orologio Planetario Fanzago appunto, creando nuovi punti di vista, generando emozioni inedite grazie a uno spettacolo innovativo. Quindi… sfida accettata: ci si è messi al lavoro per creare qualcosa di grande, scenografico e soprattutto qualitativamente all’altezza del luogo.

Il videomapping sulla Torre dell’Orologio non poteva certo essere solo un groviglio di fasci luminosi, scintillii e musiche accattivanti: il rischio di creare qualcosa di inopportuno era reale. Non tanto per turisti e visitatori che nelle ore serali si sarebbero trovati immersi in uno spettacolo comunque d’impatto, quanto piuttosto nei confronti di Clusone e dei suoi cittadini, che quotidianamente convivono con questa bellezza e l’hanno eletta a simbolo della propria storia.

Meccanismo di orologio presente al MAT

Il cuore del progetto risiedeva proprio lì: regalare qualcosa di eccezionale a coloro che vivono, lavorano, amano Clusone. Compreso Pietro Fanzago, che eccezionale lo è stato per davvero. Un modo per sviluppare un sentimento identitario che, si sa, è lo strumento più potente per presentarsi poi come una destinazione vera, autentica, accogliente e generosa, desiderosa di condividere con turisti e visitatori il proprio patrimonio storico e artistico.

Per creare uno spettacolo che in pochi minuti potesse accendere l’immaginazione è stato necessario sviluppare un progetto che raccontasse una storia, un’idea che prendesse forma e movimento, facendo in modo che la Torre del Municipio non diventasse un puro supporto, un “telo bianco” su cui semplicemente proiettare. Grazie alla sensibile creatività del cartoonist Adriano Merigo (animatore video dal 1980 come collaboratore dello studio Bozzetto per pubblicità e sigle di programmi Rai) è nato “Una Torre di Luce”.

È stato un lavoro complesso, ma condiviso da Comune e PromoSerio e dal creativo. Un felice incontro tra diverse idee, un approccio di reciproca fiducia che ha portato a un risultato davvero apprezzato. Mesi di ragionamenti sulla miglior strumentazione da utilizzare, incontri per ottimizzare i tempi, le animazioni degli Angioletti nei quattro lati dell’Orologio, e ancora le serate dei test tecnici a guardare la Torre, sempre da un’unica prospettiva, mappature da perfezionare. Ore a guardare l’Orologio, con alte aspettative e una grandissima curiosità di vedere finalmente collocato al suo posto ciò che era stato fino al quel momento solo un rendering su uno schermo pc. «Il videomapping, dal punto di vista dei contenuti, non si discosta da altri progetti di animazione spiega Merigo, quello che cambia in modo evidente è l’unicità del lavoro; seguendo la struttura architettonica della parete su cui si proiettano le immagini, serve dare attenzione a tutti gli elementi che si incontrano: finestre, mensole, la disposizione dei muri… Si lavora per qualcosa che non è trasportabile su altre pareti».

Adriano Merigo – cartoonist

Poi l’accensione ufficiale: perfetto nelle proporzioni, fluido nella narrazione, un audio che ne alimenta la potenza, piazza Orologio gremita di gente con il naso all’insù per vedere lo spettacolo. E che spettacolo! Non solo la prima sera, perché a ottobre e novembre sono state tanti gli spettatori arrivati da ogni parte. L’Orologio in questo modo prende vita e ci racconta in modo elegante tutto quello che Pietro Fanzago è riuscito a combinare con ingranaggi e con una sola lancetta che gira in senso antiorario: i venti, le fasi lunari, gli equinozi e i solstizi, i segni zodiacali, i mesi, le ore, i minuti, lo scorcio su quel meccanismo che racchiude il segreto di tutto questo e che altrimenti, nelle ore notturne, i turisti non potrebbero scoprire. C’è stato spazio per raccontare a turisti e clusonesi anche di un altro illustre baradello, quel Giovanni Legrenzi che non conobbe Fanzago perché visse nel Seicento. In quell’epoca portò eccellenza nel campo musicale diventando riferimento per il barocco europeo. Clusone gli ha dedicato Musica Mirabilis, un festival internazionale inaugurato l’8 ottobre 2022 e che proseguirà fino al 2026, quando ricorrerà il quarto centenario della sua nascita. Un progetto che aspira a essere multidisciplinare, con l’arte e la cultura sempre a muovere relazioni e idee.

Come sempre, le buone intuizioni e le relazioni costruttive, generano progetti che non si esauriscono in un battito di ciglia. Così, la “Torre di Luce” continuerà ad accendere Piazza dell’Orologio nei prossimi mesi: a sorpresa, per il periodo natalizio l’Orologio parlerà non solo di sé, ma anche del contesto culturale, naturalistico, sociale della comunità della quale, da cinquecento anni, scandisce tempi e stagioni. D’ora in poi tutti potranno godere di due immagini complementari dell’Orologio: una scientifica, didascalica, alla luce del giorno, e una emozionante, coinvolgente, rapida, in movimento ed esclusiva, che brilla nella notte.

Le luminarie accenderanno ValSeriana e Val di Scalve nel periodo natalizio, è la tradizione del Natale che lo richiede. Grazie all’operazione di videomapping a Clusone si è riusciti a fare un passo in avanti: la “Città del Tempo” è la tappa irrinunciabile di un percorso emozionale, che passa anche da Castione della Presolana, con una proiezione entusiasmante che valorizza l’architettura imponente della Chiesa Parrocchiale di Bratto in occasione dei 150 anni dalla costituzione della Parrocchia e in concomitanza con la ventesima edizione dei Mercatini di Natale.

Chiesa Parrocchiale di Bratto

La Valle si illumina e attraverso le nuove tecnologie valorizza i suoi capolavori, crea una geografia artistica grazie alla potenza della luce, delle immagini, dei colori. Un fascio luminoso che unisce enti, professionisti, volontari e illumina passione e futuro. Nel 2023, anno di Bergamo Brescia Capitale della Cultura, anche le Valli, insieme ai due capoluoghi, potranno stupire i visitatori e offrire esperienze uniche. Ciascuno brilla di luce propria: in ValSeriana c’è tanta voglia di condividerla.

 

Articolo di Serena Bonetti per VALSeriana & Scalve Magazine – inverno 2022/2023

]]>
59287
Passi d’autore https://www.valseriana.eu/blog/passi-dautore/ Fri, 24 Feb 2023 11:06:45 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=59288 Letteratura e montagna vanno d’accordo. Saliamo in montagna perché vogliamo ritrovarci immersi in una natura selvaggia, perché vogliamo ritrovare una bellezza che non sia contaminata o modellata dalla mano dell’uomo, cerchiamo un ambiente antico, forse primigenio. Autentico. I boschi, le rocce, i ruscelli, le pareti che ci sovrastano, che parlano di qualcosa che sta in alto, molto più in alto di noi. Che tuttavia cerchiamo di raggiungere, a prezzo di grandi fatiche, come se salire in alto e avvertire la fatica fosse un immergersi nel profondo di noi stessi.

Forse per questa ragione letteratura e montagna vanno d’accordo. Forse per questo motivo tanti scrittori hanno ambientato le loro storie in questo mondo selvaggio, tra le rocce, le prateria alpine, le nevi, il cielo. Salendo in montagna si avvertono sensazioni simili a quelle che si provano leggendo una bella poesia o un buon romanzo: vanno nel profondo, fanno avvertire un senso di autenticità. Come la montagna. Per questa ragione il pensiero di istituire dei Percorsi Letterari sui pendii appare una buona idea. La Comunità Montana Valle Seriana, in collaborazione con PromoSerio, ne ha avviati quattro: uno ad Ardesio, da Cerete a Cacciamali, uno sul colle Crosio al confine con l’Altopiano di Clusone, uno a Gandino che da Valpiana conduce alla Baita Monte Alto e, infine, uno a Onore, nella Val di Tede. Sono Segnali di cultura. Il primo è dedicato a uno dei più grandi scrittori italiani, che aveva la montagna nel cuore: Dino Buzzati. Il secondo è un sentiero dedicato all’immenso Dante Alighieri e alla sua Divina Commedia, il terzo riguarda Mario Rigoni Stern e il quarto ha come protagonista Italo Calvino.

Cacciamali, frazione di Ardesio

Il percorso di Buzzati parte da Cerete e sale a Cacciamali, per la lunghezza di un chilometro, in pendenza non trascurabile: meglio salire con gli scarponcini. Cacciamali si trova a mille metri di quota, in un pianoro dal quale si ammirano i giganti delle Orobie: Redorta, Scais, Coca. È un borgo rurale di poche case e nessuno più ci abita stabilmente. Tuttavia, le abitazioni sono state quasi tutte recuperate con grande rispetto dell’architettura contadina e si rianimano nei fine settimana, nelle festività, in estate. Il Percorso Letterario prevede nove stazioni, accompagnate ciascuna da frasi tratte da opere di Buzzati, selezionate da Paolo Aresi (giornalista e scrittore): dal celeberrimo “Il deserto dei Tartari”, a “Barnabo delle Montagne”, ai racconti del grande scrittore che era nato in provincia di Belluno, all’ombra delle Dolomiti, le montagne che poi per tutta la vita avrebbe percorso.

Tutto ciò che ci affascina nel mondo inanimato, i boschi, le pianure, i fiumi, le montagne, le valli… il cielo, i tramonti, la neve… di più, la notte, le stelle, il vento, tutte queste cose, di per sé vuote e indifferenti, si caricano di significato umano perché, senza che noi lo sospettiamo, contengono un presentimento d’amore.
DINO BUZZATI

Il sentiero dedicato a Dante si trova invece a Clusone, sul colle Crosio, una collinetta che sta al principio del paese e in cima alla quale si trova una chiesa del Seicento, dedicata alla Ss. Trinità. Si sale in venti minuti. I versi di Dante, selezionati dal giornalista ed esperto d’arte Giuseppe Frangi, sono tratti dalla seconda cantica della Divina Commedia, il Purgatorio, dove la fatica del cammino è espressa in più punti: è la meta che dà al poeta l’energia per salire, e la meta è addirittura il Paradiso. La cima del colle offre una bella veduta di tutto il territorio dell’Altopiano, delimitato dal Pizzo Formico, con la grande Croce al confine con la Val Gandino, e dal Monte Cimiero.

Noi divenimmo intanto a piè del monte;
quivi trovammo la roccia sì erta,
che ‘ndarno vi sarien le gambe pronte
DANTE ALIGHIERI, PURGATORIO, CANTO III, VV . 46-48

Il sentiero dedicato a Mario Rigoni Stern si sviluppa nel territorio di Gandino ed è proprio il CAI del paese (che unisce anche Cazzano S. Andrea e Casnigo) ad avere curato la scelta dei testi; Rigoni Stern è famoso per il romanzo “Il sergente nella neve”, ambientato in Russia nei giorni della terribile ritirata verso occidente. Rigoni, nato ad Asiago, era uno di questi soldati, che lasciarono le trincee sul Don e affrontarono la battaglia di Nikolajewka il 26 gennaio del 1943 riuscendo poi a rientrare in Italia. Nei suoi libri successivi al “Sergente” i temi della natura diventarono fondamentali: Rigoni sottolinea il valore della buona relazione con l’ambiente, con i boschi, la montagna, gli animali per potere arrivare a una vera serenità interiore. A cogliere il senso di percorso e citazioni c’è stata anche l’installazione “71 anime – Il viaggio onirico di Mario Rigoni Stern” che l’artista Ivano Parolini di Gandino ha dedicato il 22 e 23 ottobre 2022 alla tragica ritirata di Russia.

Erano belle le sere estive con la luna sopra i tetti. Mi pareva di sentire le stelle e invece erano i grilli sui prati. Allora le voci del paese e della natura intorno, gli odori, i rumori, le nuvole e le luci avevano chiaro riferimento con la vita e seguivano le stagioni dei nostri giuochi e del lavoro degli uomini.
MARIO RIGONI STERN

Valpiana di Gandino – Installazione di Ivano Parolini

Da Rigoni Stern a Calvino il passo non è lungo; erano pressoché coetanei e anche l’autore di Marcovaldo scrisse della guerra e della Resistenza per poi approdare a una scrittura in qualche modo fantastica e umoristica. A Italo Calvino il comune di Onore ha dedicato un itinerario breve in località Rovena, settecento metri, che si percorre in un quarto d’ora. I testi sono stati selezionati da Ettore Schiavi, vicesindaco del paese.

Arrivando a ogni nuova città il viaggiatore ritrova un suo passato che non sapeva più d’avere: l’estraneità di ciò che non sei più o non possiedi più t’aspetta al varco nei luoghi estranei e non posseduti.
ITALO CALVINO

L’iniziativa è un progetto della Comunità Montana Valle Seriana, finanziato da Regione Lombardia nell’ambito di “Lombardia Attrattiva 2021”, coordinato da PromoSerio, con la partecipazione dei Comuni interessati. Lo scopo è il dare valore al territorio, sottolineando le sue armonie, le sue caratteristiche, mettendole in relazione con le parole che esprimono sentimenti, emozioni, considerazioni a un livello di grande consapevolezza. Per questa ragione sono stati coinvolti autori di valore indiscutibile.

Articolo per VALSeriana & Scalve Magazine – inverno 2022/2023

]]>
59288
La terra promessa dell’Altopiano https://www.valseriana.eu/blog/la-terra-promessa-dellaltopiano/ Fri, 27 Jan 2023 09:02:43 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=59286 È il 1945 e da poco è finita la guerra, i selvinesi vedono arrivare in paese camionette militari con a bordo bambini diretti nell’edificio di Sciesopoli. La struttura, costruita negli anni ’30 e utilizzata da sempre come Colonia del regime fascista, per un paradosso della storia ora può accogliere centinaia di bambini ebrei orfani scampati ai campi di sterminio. Fu così che questo grande edificio, con immensi spazi adibiti a refettorio, camerate, sala cinematografica e addirittura una piscina riscaldata, divenne casa di accoglienza per più di 800 bambini ebrei che avevano perso la loro identità e gli affetti più cari. Arrivavano da tutta Europa e giunti a Milano vennero portati a Selvino, a Sciesopoli, perché qui potessero essere formati ed educati per diventare uomini e donne e poter ripartire per la loro terra in Palestina, crescendo di fatto come fondatori dello Stato di Israele.

Visita guidata dell’edificio di Sciesopoli

Nel settembre del 1945, la Comunità Ebraica di Milano prese in affitto Sciesopoli per destinarla ai bambini sopravvissuti alla Shoah che arrivavano in Italia dal Centro e dall’Est Europa. Qui i bambini vennero accolti dal direttore Moshe Zeiri, soldato dell’Esercito britannico; con il supporto delle Istituzioni ebraiche ne assunse la direzione, trasformando la colonia in un originale modello educativo. I bambini arrivavano stremati e sperduti. Avevano visto cose che non avrebbero dovuto mai vedere. Erano già degli adulti per le esperienze vissute, ma avevano in sé cuori di fanciulli. Moshe Zeiri li educò, li spronò a riprendersi la loro vita, a vivere le esperienze che la guerra aveva loro negato: quelle che bimbi e adolescenti dovrebbero naturalmente fare. Compresero di poter tornare a vivere partendo da zero, mangiare un pasto caldo, apprendere di nuovo i dettami della religione ebraica, imparare a leggere e scrivere nella lingua d’origine. Vennero avviati ad attività ricreative come musica e canto, impararono piccoli lavori artigianali, poterono giocare e divertirsi e, soprattutto, percepirono di essere amati e rispettati. Il loro fu un percorso lungo e difficile e soprattutto doloroso, perché i ricordi del passato erano sempre lí, un’ombra difficile da lasciar andare, ma ce la fecero e questi bambini diventarono uomini e donne. Dopo due o tre anni di permanenza nella “casa” di Sciesopoli, tutti loro ripartirono, affrontando un ultimo viaggio prima di arrivare in Palestina, dove fondarono il Kibbutz di Tzeelim, il loro primo villaggio in Israele, oggi gemellato con Selvino. Ogni bambino e bambina di Sciesopoli porta con sé una storia personale e parte di questa storia, comune a tutti loro, è la permanenza a Selvino, “La Casa” della loro rinascita. In questi ultimi anni, alcuni di loro sono ritornati, nel 1985 e poi nel 2016, con le loro famiglie, hanno incontrato la comunità selvinese che li ha accolti con affetto, così come allora, quando giocavano nel campo di calcio di Sciesopoli e condividevano la merenda dopo il gioco con i bambini del luogo. Non parlavano la stessa lingua ma si capivano con i gesti e gli sguardi

Installazione Relitti, 2016

Ritornano ora da adulti, da madri e padri ora nonni, anche durante l’anno con le loro numerose belle famiglie e trapela l’emozione vera nel rivedere i luoghi di una pagina bella della loro infanzia. Si scambiano abbracci di riconoscenza e lacrime di gioia, perché da qui è potuta iniziare la loro vita e la loro discendenza, da bambini felici. A Selvino, in una sala municipale, c’è un piccolo museo immateriale, il Mu.Me.SE (Museo Memoriale di Sciesopoli Ebraica Casa dei Bambini di Selvino) voluto dall’Amministrazione Comunale e realizzato con l’aiuto prezioso di un gruppo di lavoro di volontari e sponsor. Esso è un punto essenziale e concreto per poter apprendere, attraverso un filmato e dei pannelli descrittivi, quanto avvenuto a Sciesopoli. L’intento è far conoscere questa bella storia di rinascita, facendo passare il concetto di accoglienza e di pace verso ogni essere umano indipendentemente dalla sua religione o etnia.

Bambini seduti sulla scalinata di Sciesopoli

Il desiderio è che il Museo possa essere dislocato in futuro proprio là, dentro Sciesopoli. Ora non è fattibile, essendo l’edificio di proprietà privata. Solo da qualche anno è possibile accedere in alcuni spazi nelle prime domeniche del mese, o durante la settimana per gruppi di scolaresche, con un accompagnatore volontario previa prenotazione all’Info Point di Selvino.

Sciesopoli-vista-dal-drone
Sciesopoli vista dal drone

L’Amministrazione comunale ha patrocinato il libro Nel cuore di Sciesopoli, scritto da Aurora Cantini, un’autrice del territorio. È un libro che racconta tutta la storia dell’edificio, dalla sua costruzione alla sua chiusura. Dall’estate 2022, all’interno del Museo è possibile visitare una mostra fotografica permanente, dal titolo La memoria di Sciesopoli Ebraica, il ritorno alla vita, (curata da Virginia Magoni ed Enrico Grisanti, ndr). Vi si trovano immagini storiche e recenti, corredate dalle storie di vita di alcuni dei “Bambini di Selvino”.

Ritorno a Selvino dei bambini di Sciesopoli, 2016

 

Articolo di Virginia Magoni per VALSeriana & Scalve Magazine – inverno 2022/2023

]]>
59286
Il talento del maestro scende in campo https://www.valseriana.eu/blog/il-talento-del-maestro-scende-in-campo/ Tue, 29 Nov 2022 08:49:43 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=58635

C’è stato un tocco artistico sugli ostacoli in campo per il Jumping Verona 2022. O almeno su uno degli ostacoli che hanno fatto parte dei percorsi della Longines FEI Jumping World Cup™. Gli elementi che hanno composto infatti un ostacolo di tavole sono stati dipinti da Andrea Baleri, artista 42enne, affetto dalla nascita da tetraparesi spastica.

Andrea Baleri con la sua opera d’arte

Nato a Bergamo e residente ad Albino, diplomato al Liceo Artistico e all’Accademia Carrara di Belle Arti, Baleri ha tenuto la prima mostra personale nel 2002 (“Movimenti veloci”), alla quale da allora sono seguite numerose esposizioni personali e collettive.

Andrea dipinge dalla sedia a rotelle e le sue opere, di stile contemporaneo, sono caratterizzate da tocchi decisi di colore, realizzati con lunghi pennelli o servendosi delle stesse ruote, tocchi che sono un autentico gesto di espressività.

]]>
58635
Bianche avventure in Val di Scalve https://www.valseriana.eu/blog/bianche-avventure-in-val-di-scalve/ Mon, 28 Nov 2022 09:52:55 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=58573 Preparate ciaspole e sci e fatevi trovare pronti per proseguire il nostro viaggio in direzione dell’abbraccio candido della Val di Scalve!

La prima tappa è Vilminore di Scalve, dove, nonostante sia famoso soprattutto per la presenza dei ruderi della Diga del Gleno (sapete che nel 2023 ricorre il centenario del Disastro?), non mancano le occasioni di avventura sulle grandiose cime che osservano dall’alto Vilminore e le sue frazioni.

Un’escursione adatta a tutti – ma soprattutto perfetta per chi è alle prime armi con le gite sulla neve – è la salita (su dislivello e lunghezza piuttosto moderati) al Passo della Manina (1796 m). Si parte dalla caratteristica frazione di Nona: non potrete perdevi una piccola passeggiata fra le antiche vie, con uno sguardo all’antica fontana.
Anche l’ascesa sarà un tuffo nella storia, in quanto percorrerete la strada utilizzata fino agli anni ’70 per il trasporto del materiale estratto dalle Miniere della Manina. Dopo circa un’ora, la valle del torrente Nembo comincerà ad allargarsi, ampliando i vostri orizzonti su paesaggi da togliere il fiato, con vedute sui versanti settentrionali della Presolana e del Barbarossa. Per colore e dimensioni non vi sfuggirà la struttura delle Case Rosse, dove i minatori soggiornavano durante la stagione lavorativa.
Ma la nostra escursione prosegue: ancora una mezz’ora di impegno per raggiungere il Passo, dove la Cappella della Madonna Pellegrina vi offrirà i suoi scaloni per una meritata pausa e una dovuta ammirazione del panorama sia sul versante scalvino che su quello seriano, entrambi incorniciati da cime tanto austere quando meravigliose.

La Chiesetta della Manina (@Stefano Parietti)
La Chiesetta della Manina (@Stefano Parietti)

La prossima meta è un’escursione leggermente più impegnativa, ma ancora fattibile per ciaspolatori o scialpinisti in erba: ci troviamo nella frazione di Teveno per cominciare l’ascesa al Monte Barbarossa. Dopo un primo tratto su mulattiera, il percorso si immerge fra i boschi di sempreverdi addobbati di neve, e con pendenze variabili si continua a salire fino a sbucare nell’ampia apertura della Malga Bassa del Barbarossa prima, e nella Malga Alta dopo. D’estate popolate da mucche che si godono l’erbetta e il panorama, d’inverno si incontrano manti di neve intonsa, forse con qualche lieve avvallamento in coincidenza delle pozze pronte, nel momento giusto, a riempirsi di cielo.
Da ora, si ingrana una marcia più intensa per raggiungere la cima: insomma, in un paio di ore raggiungerete la sommità (2148 m) che ripagherà ampiamente la fatica con viste uniche.

Fra neve e nuvole sul Pizzo di Petto (@Enrico Visinoni)
Fra neve e nuvole sul Pizzo di Petto (@Enrico Visinoni)

Infine, una cima vilminorese dedicata ai più esperti – soprattutto scialpinisti – è il Pizzo di Petto (2262 m), da cui si accede però dalla località Carbonera di Colere. Salendo a fianco dell’antica contrada, si prosegue affiancando e poi attraversando (con attenzione) la pista di discesa, arrivando in località Polzone, la prima stazione degli impianti di risalita.
Dopo una breve pausa contemplativa del paesaggio, si riparte lungo l’evidente traccia per scialpinisti e si sale zigzagando fino alla Val Conchetta. Da qui inizia la traversata che arriva fino a un ampio avvallamento sotto la vetta. Ancora una breve salita e l’impegnativa escursione di circa 4 ore sarà premiata con viste meravigliose sulla valle sottostante e sulle cime circostanti!
Oltre che sulla via della andata, per ritornare al punto di partenza si può prendere una piccola deviazione in direzione del Monte Ferrante e delle altre meraviglie della Presolana…

La “famiglia reale” della Val di Scalve

In primo luogo, la Presolana: la cosiddetta Regina delle Orobie, che con la sua regale imponenza abbraccia tutto l’orizzonte occidentale del cielo scalvino e vigila attentamente su Colere, proprio ai suoi piedi. Così vicino che per quattro mesi (da novembre a febbraio), è uno dei pochi paesi della bergamasca a salutare completamente la luce del sole, che scendendo basso sull’orizzonte rimane nascosto dal massiccio roccioso.

Ma cominciamo la salita alla Presolana: non arriveremo alla vetta più alta (2521 m), ma ci fermeremo prima, scegliendo fra una delle magnifiche tappe che incontreremo durante la nostra gita.
Muoviamo i primi passi dalla località Carbonera e seguiremo il sentiero CAI 403, segnalato per la stagione invernale da segnavia gialli; ci si muove poi nei dintorni delle piste del comprensorio sciistico e attraverso la località Polzone, la prima tappa per godersi il suggestivo panorama (e un attimo di riposo!).

Dune di neve (@Sofia Barzasi)
Dune di neve (@Sofia Barzasi)

Ma dove ci stiamo dirigendo di preciso? La tappa immancabile per chi esplora la Presolana invernale: l’ospitalità montana: il Rifugio Albani! Se riuscite a trovare la voglia di lasciare il calduccio, si può proseguire verso la “coppia fraterna” dei monti Ferrantino e Ferrante: da qui la vista panoramica su tutta la Val di Scalve vi farà passare ogni voglia di tornare a casa!

Ma la bellezza si trova anche a quote inferiori: per è più “rilassato”, la Pro Loco di Colere da un paio di anni ha pensato a un percorso apposta per chi muove i primi passi sulle ciaspole (o per chi ha voglia di secondi passi tranquilli). Ma non fatevi ingannare: i boschi con la loro ovattata atmosfera nevosa vi faranno sentire immersi in una favola natalizia.

Fra i boschi fatati (@Pro Loco Colere)
Fra i boschi fatati (@Pro Loco Colere)

Dopo aver lasciato la Regina, ci prepariamo a incontrare il secondo membro della famiglia reale: il principe, ovvero il severo Pizzo Camino, che dall’alto delle sue creste appuntite (2492 m) veglia sul paese di Schilpario, ma con un occhio di riguardo anche sul borgo di Azzone.
Infatti, benché la salita al Pizzo Camino prenda solitamente il via da Schilpario, porterà gli scialpinisti esperti alla scoperta di una chicca imperdibile al confine fra i due paesi: una curiosità geologica e una cartolina indimenticabile, la Corna Busa, una pietra… bucata, che secondo la leggenda fu dimora di una povera famiglia durante una delle tristemente frequenti epidemie di peste.

Spiando… dalla Busa (@Giulia Gheza)
Spiando… dalla Busa (@Giulia Gheza)

E last but not least: anche Azzone con i suoi tesori non ha nulla da invidiare!
Due fra tutte sono delle perfette mete per i ciaspolatori di tutti i livelli di preparazione: la Chiesetta degli Alpini e le Some.
Lungo la strada che collega Azzone e Schilpario è impossibile mancare l’indicazione per la Chiesetta: da lì potrete cominciare la vostra ciaspolata, che vi porterà prima in località Prato Grande, alla Chiesetta e al Colle (segnavia CAI 429) e infine alle Some (CAI 425). Tuttavia è anche possibile optare per percorsi più brevi ma altrettanto emozionanti: nel primo caso è possibile fermarsi alla Chiesetta degli Alpini per ammirare il profilo della Presolana, mentre nel secondo si possono raggiungere le Some direttamente da Azzone e perdersi nelle loro “praterie” innevate.

RICORDATEVI SEMPRE: La presenza di ghiaccio e l’eventuale rischio valanghe richiedono massima prudenza, massima attenzione e attrezzatura e abbigliamento adeguati.
Inoltre, prima di un’escursione è buona abitudine consultare il meteo e il bollettino valanghe, nonché contattare l’Ufficio Turistico locale.


Contenuto realizzato nell’ambito del progetto “Val di Scalve 4×4: 4 Comuni per 4 Stagioni” finanziato da Regione Lombardia con il bando “Viaggio InLombardia – III edizione”.

#inLombardia #inLombardiaComeMe

]]>
58573
Le Dolomiti scalvine https://www.valseriana.eu/blog/le-dolomiti-scalvine/ Mon, 28 Nov 2022 08:54:31 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=58572 A circa 70 chilometri da Bergamo, trovate i quattro Comuni più lontani dal capoluogo di provincia – Azzone, Colere, Schilpario e Vilminore: insieme costituiscono la Val di Scalve, un gioiello custodito dall’abbraccio delle Orobie.
Un abbraccio che durante la stagione invernale vi avvolgerà con la sua morbidissima coltre bianca: per immergersi nell’ovattata atmosfera innevata della cornice montana scalvina non c’è modo migliore che armarsi di ciaspole o sci e tanta voglia di avventura!

Una meta che offre meravigliose opportunità per tutti i diversi livelli di preparazione ed esperienza sulla neve è sicuramente la Conca dei Campelli di Schilpario, sulle quali si affacciano le montagne spesso definite come “Dolomiti scalvine”.

Il villaggio dei Fondi in veste invernale (@Stefano Francesco Ivaldi)
Il villaggio dei Fondi in veste invernale (@Stefano Francesco Ivaldi)

Tutti gli itinerari nella Conca dei Campelli hanno inizio lasciando l’auto in località Fondi di Schilpario – proprio di fronte alle casette dell’antico villaggio minerario, dove i lavoratori delle vicine miniere soggiornavano durante la stagione invernale, che rendeva il rientro in paese troppo difficoltoso.
Da qui, la prima parte del percorso sarà immersa fra boschi e malghe silenziosi, e in poco più di mezz’ora raggiungerete il vero inizio della vostra avventura: in località Cimalbosco potrete concedervi una prima pausa nel calduccio del Rifugio Cimon della Bagozza (aperto tutti i giorni).

Dopodiché, ancora pochi metri e il vostro sguardo ammirato si aprirà su una vera e propria cartolina “dolomitica”: da un lato il massiccio della Concarena – fra le cui cime frastagliate spicca il profilo del “faraglione” del Cimon della Bagozza – e dall’altro l’imponente Monte Gardena, mentre sullo sfondo vi attende il Monte Campione. Ma lo spettacolo non si limita a questo orizzonte roccioso che nasconde, con la propria bellezza, altri panorami da sogno.

Panorama dai Campelli (@Angelo Visini)
Panorama dai Campelli (@Angelo Visini)

Arrivati a questo punto, avrete diverse scelte: proseguire con la vostra tranquilla escursione fino al Passo dei Campelli, piegare a destra verso il Cimon della Bagozza per una scalata e discesa per i più esperti alla ricerca di brividi, oppure guadagnare la cima del Monte Gardena alla vostra sinistra.

Se continuate dritto lungo le tracce della strada nascosta dalla coltre bianca, in circa un’ora e mezza raggiungerete il Passo dei Campelli (1892 m).
Ma prima di arrivare a destinazione, lungo il percorso non mancano le meraviglie: dove incontrerete la Madonnina dei Campelli – con il suo manto di bronzo o di neve – con una brevissima deviazione a destra raggiungerete lo specchio alpino del laghetto dei Campelli. Con o senza neve o ghiaccio, questo è un angolo imperdibile per cogliere la bellezza della natura scalvina!
Proseguendo fino al Passo Campelli, scoprirete un infinito panorama che si amplia sulle cime vertiginose delle Alpi camune, fra cui non potrete mancare di individuare il peculiare profilo dell’Adamello. Dopodiché, potrete ritemprarvi al calduccio con le specialità del Rifugio Campione.

La Madonnina dei Campelli ammantata di bianco
La Madonnina dei Campelli ammantata di bianco

Gli scialpinisti potranno proseguire in alto verso la cima del Monte Campioncino (2100 m), e da lì, se la neve lo consente, rientrare con una sciata tutta da godersi attraverso la Malga Alta dei Campelli.
Ma per gli esperti scialpinisti alla ricerca di nuove sfide, il top è sicuramente la salita al Cimon della Bagozza (2407 m), a cui seguirà una discesa da brividi… e non solo per il freddo!

RICORDATEVI SEMPRE: La presenza di ghiaccio e l’eventuale rischio valanghe richiedono massima prudenza, massima attenzione e attrezzatura e abbigliamento adeguati.
Inoltre, prima di un’escursione è buona abitudine consultare il meteo e il bollettino valanghe, nonché contattare l’Ufficio Turistico locale.


 

Contenuto realizzato nell’ambito del progetto “Val di Scalve 4×4: 4 Comuni per 4 Stagioni” finanziato da Regione Lombardia con il bando “Viaggio InLombardia – III edizione”.

#inLombardia #inLombardiaComeMe

]]>
58572
Val di Scalve: Nel cuore della Terra https://www.valseriana.eu/blog/val-di-scalve-nel-cuore-della-terra/ Wed, 14 Dec 2022 15:51:32 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=58571 Con partenza e rientro direttamente dall’Aeroporto di Orio al Serio, tre giorni alla scoperta della Val di Scalve, della sua natura e della sua storia millenaria.

Dopo la visita guidata al capolavoro bergamasco di Città Alta, a Vilminore di Scalve vi aspetterà una cooking class per scoprire (e degustare!) le Creste Scalvine: una creazione moderna dal gusto antico, basata sulla tradizione delle paste ripiene bergamasche.

Non si può iniziare l’immersione nella storia scalvina se non con una visita al Palazzo Pretorio, per sette secoli sede del potere del Pretore, avvallato dalla Comunità Grande di Scalve.

Altro caposaldo della storia scalvina, l’attività mineraria, secondo la leggenda presente fin dall’epoca romana.
Per scoprirne tutti i segreti si inizierà dall’esplorazione “sopra terra” della Fucina di Teveno e dell’Ecomuseo delle Miniere a Colere, per poi proseguire con il viaggio sotterraneo nelle Miniere Gaffione a Schilpario. Infine, riemergerete alla luce del sole con la visita al Museo dell’Illuminazione Mineraria.

E, nei millenni di storia scalvina, c’è sempre stata abbondanza di formaggi: quindi non può mancare una visita alla Latteria Sociale Montana di Scalve, con dimostrazione del processo di caseificazione e degustazione di formaggi tipici.

Per tutti i dettagli dell’itinerario, cliccate > QUI <

 


 

La proposta fa parte del progetto “Val di Scalve 4×4: 4 comuni per tutte le stagioni”

]]>
58571
Magnifiche Valli tra Città Alta e il Lago https://www.valseriana.eu/blog/magnifiche-valli-tra-citta-alta-e-il-lago/ Thu, 15 Dec 2022 10:00:40 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=58570 Tre giorni alla scoperta della ValSeriana e della Val di Scalve, incastonate tra Bergamo e il lago d’Iseo, con arrivo e rientro direttamente dall’Aeroporto di Orio al Serio o dalla stazione ferroviaria di Bergamo.

Si comincia con una visita guidata alla scoperta di due gioielli artistici e storici di Bergamo: la storica Città Alta e la magica Clusone, borgo Bandiera Arancione del TCI.

Il secondo giorno sarà dedicato ad altri gioielli della ValSeriana, con una visita alla Miniera di Costa Jels a Gorno e alla Casa Museo Fantoni a Rovetta.
Trasferimento a Onore e aperitivo con prodotti a base di Mais Rostrato di Rovetta;

Il terzo giorno si rivolgerà alla Val di Scalve, con ingresso alle Miniere Gaffione e, a seguire, dimostrazione della caseificazione e degustazione di formaggi tipici presso la Latteria Sociale di Scalve.

Per tutti i dettagli dell’itinerario, cliccate > QUI <

 


 

La proposta fa parte del progetto “Val di Scalve 4×4: 4 comuni per tutte le stagioni”

]]>
58570
Un pieno di natura in Val di Scalve https://www.valseriana.eu/blog/un-pieno-di-natura-in-val-di-scalve/ Wed, 14 Dec 2022 14:02:10 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=58568 Con partenza e rientro direttamente dall’Aeroporto di Orio al Serio, potrete  trascorrere tre giorni passeggiando e pedalando sulle montagne della Val di Scalve, fra boschi rigogliosi, antichi borghi e sapori genuini! 

Si inizia con una passeggiata alla Cascata del Vò attraverso i meravigliosi boschi di abeti, ammirandone la bellezza e scoprendone il legame con le attività umane tradizionali, in particolare quelle minerarie.

Si prosegue il viaggio nella natura con l’escursione nella Riserva Naturale dei Boschi del Giovetto, la casa della Formica Rufa!
Anche qui la natura per secoli è stata indissolubilmente intrecciata con la vita quotidiana degli esseri umani: scoprirete come percorrendo il sentiero degli antichi mestieri.

Infine, l’ultima escursione vi porterà con la velocità delle due ruote alla scoperta dei paesaggi naturali e degli antichi borghi di Vilminore di Scalve, lungo sentieri tracciati dai secoli.

Per tutti i dettagli dell’itinerario, cliccate > QUI <

 


 

La proposta fa parte del progetto “Val di Scalve 4×4: 4 comuni per tutte le stagioni”

]]>
58568
Le strade della Val di Scalve su due ruote https://www.valseriana.eu/blog/le-strade-della-val-di-scalve-su-due-ruote/ Mon, 28 Nov 2022 10:44:59 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=58566 Salite leggendarie e discese da brivido, avventurosi percorsi per mtb, e-bike e gravel: la Val di Scalve sembra plasmata con al cuore le fantasie più scatenate degli amanti delle ruote, sia quelli di lunga data sia per chi è alle prime armi!

Già solo arrivare in Val di Scalve su due ruote è un’avventura, percorrendo le strade che si insinuano fra le cime che abbracciano la stretta valle come una corona di montagne: i veri tesori non devono essere troppo facili da scoprire!

Le sinuose curve del Passo della Presolana e le pareti a strapiombo della Via Mala accolgono chi arriva in Val di Scalve attraverso le due vie principali, ma non è secondario (anzi!) il fascino di vie meno trafficate come il panoramico Passo del Giovetto di Paline o il selvaggio Passo del Vivione.

Foto di rito (@Andrea Capoferri)
Foto di rito (@Andrea Capoferri)

Il Passo della Presolana (1297 m slm) congiunge la ValSeriana a Colere (lungo la SS 671), e per capire quanto sia una meta ambita del ciclismo su strada, basti sapere che è stato affrontato ben sette volte all’interno del Giro d’Italia, sempre dal lato scalvino, che regala delle discese veramente da scalare (con pendenze fino al 14%). O viceversa, delle discese da affrontare a tutta birra.

Vie di un tempo e biciclette d’epoca (@Luciano Cascioli)
Vie di un tempo e biciclette d’epoca (@Luciano Cascioli)

Nonostante il suo aspetto “primitivo” e il fatto che sia attualmente la via di accesso più frequentata da e verso la Valle Camonica, la Via Mala – ovvero il tratto della SS 294 lungo 7 km fra Angolo Terme e Colere in località Dezzo di Scalve – è fra le strade di più recente apertura, essendo stata costruita – o meglio, scavata nella nuda roccia – fra il 1862 e il 1865. Fino alla prima galleria dopo Angolo Terme, vi potrebbe sembrare di percorrere una tranquilla strada di montagna circondata dal verde. E invece, usciti dal buio della galleria, vi troverete a pedalare attraverso la stretta forra scavata nel corso di milioni di anni dall’impetuoso fluire del torrente Dezzo. Ma la sorella italiana della famosa Via Mala dei Grigioni non è stata incisa nella pietra dall’acqua, bensì dalle mani dell’uomo! Oggi buona parte della Via corre all’interno delle gallerie, ma se volete vivere il brivido di un tratto dell’antico tracciato, non può mancare una visita al chilometro messo in sicurezza e al suo balcone di vetro sull’orrido.

Arrivati in cima, bisogna fermarsi ad ammirare il panorama (@Christian Savi)
Arrivati in cima, bisogna fermarsi ad ammirare il panorama (@Christian Savi)

Usciti dalla Via Mala, qualcuno potrebbe pensare che la SS294, nei suoi 59 km, non possa riservare altre sorprese: niente di più sbagliato! Proseguendo – fino a Schilpario e continuando oltre – comincerete la sempre più decisa salita fino al Passo del Vivione, a 1828 m di quota! Di origine militare, la strada corre abbarbicata al fianco della montagna: la vista si apre a strapiombo regalando brividi e paesaggi unici, che spaziano dalla vallata sottostante fino alla massiccia figura della Presolana. Una volta arrivati al Passo, prima di tornare o proseguire il viaggio verso il versante camuno, anche le due ruote a massima velocità non possono farsi mancare uno sguardo allo splendido paesaggio di alta quota, con le particolarissime torbiere a bordo strada. Chissà se le hanno notate anche gli atleti del Giro d’Italia che per tre volte ha transitato su questa strada da brivido?

Quasi arrivati al Vivione… (@Gaia De Sanctis-Simone Oggioni)
Quasi arrivati al Vivione… (@Gaia De Sanctis-Simone Oggioni)

Anche l’ultima via d’accesso su strada asfaltata arriva in Val di Scalve dalla Valle Camonica: il Passo di Croce di Salven, che risale da Borno per arrivare in territorio scalvino presso la frazione Dosso di Azzone. Anche se la Croce di Salven non raggiunge altezze eminenti (1108 m slm), i panorami, così come le pedalate, sono da togliere il fiato. Con le propaggini dei Boschi del Giovetto da un lato e dall’altro paesaggi suggestivi che spaziano fino al fondo della forra del Dezzo (potreste anche riuscire a vedere delle auto che passano sulla Via Mala), questa strada può non essere al primo posto per fare biciclettate da leggenda, ma in quanto a bellezza non ha nulla da invidiare!

La bellezza si trova percorrendo ogni strada (@Luca Sainini)
La bellezza si trova percorrendo ogni strada (@Luca Sainini)

E una volta arrivati in Val di Scalve, da una via o dall’altra, che possono fare gli amanti del ciclismo su strada? Non c’è storia: con un tranquillo giro di tutti e quattro i paesi della Valle, pedalando accanto a boschi, prati, torrenti e attraverso i borghi scalvini – talora quieti, talaltra strabordanti di vita – con l’asfalto sotto le ruote, il vento sul viso e (si spera) un cielo sereno sopra la testa, vivrete la poesia delle due ruote in Val di Scalve.

Per tutte le informazioni sulla Val di Scalve, visitate il portale www.valdiscalve.it


Contenuto realizzato nell’ambito del progetto “Val di Scalve 4×4: 4 Comuni per 4 Stagioni” finanziato da Regione Lombardia con il bando “Viaggio InLombardia – III edizione”.

#inLombardia #inLombardiaComeMe

]]>
58566
Le montagne della Val di Scalve su due ruote https://www.valseriana.eu/blog/le-montagne-della-val-di-scalve-su-due-ruote/ Mon, 28 Nov 2022 11:02:45 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=58567 Ritorniamo in Val di Scalve e nel suo abbraccio di montagne per proseguire il nostro viaggio a due ruote proprio la cornice alpina che fa da custode all’orizzonte scalvino.

Infatti, non si chiamerebbe MTB se non fosse pensata per affrontare anche le montagne più impervie! Ma anche e-bike, perché a volte serve quella carica in più per superare le salite più ardue!

Come quella per raggiungere il Passo della Manina, sul confine fra Vilminore di Scalve e Valbondione: e se una volta arrivati a 1796 m di quota non foste ancora stanchi, gli avventurosi dotati di MTB potranno proseguire verso le Malghe del Barbarossa. Cosa hanno in comune questi due luoghi? La rigogliosa natura in cui vi immergerete e i magnifici scorci sui paesi sottostanti!

E se vorrete vivere più da vicino la suggestione degli antichi borghi di Vilminore di Scalve, non vi resta che intraprendere un viaggio nel tempo sfruttando l’energia dei vostri pedali: Pianezza, Nona, Teveno e il centro storico di Vilminore ricco della sua storia millenaria (vi basterà ammirare la facciata del Palazzo Pretorio) sono solo alcuni delle piccole perle che incontrerete sulla vostra strada. 

Il borgo di Pianezza (@Barbara Besenzoni)
Il borgo di Pianezza (@Barbara Besenzoni)

Ma in Val di Scalve è pur sempre la natura che regna sovrana, quindi ritorniamo a tutta velocità a immergerci nelle secolari foreste: lo dice il nome stesso, non possiamo farci mancare un’esplorazione attenta alla Riserva Naturale dei Boschi del Giovetto. La celebra Formica Rufa che ne popola il sottobosco non sarà veloce quanto noi, ma con la sua forza protegge gli abeti dagli insetti nocivi.

I Boschi del Giovetto (@Giovanni Marchesi fotografo)
I Boschi del Giovetto (@Giovanni Marchesi fotografo)

Non saranno rinfrescati dall’ombra dei boschi, ma i prati e le malghe dei Campelli di Schilpario (specialmente quando dipinti dai cespugli di erica) racchiudono tutti gli spettacoli che la natura può offrire: dai piccoli e semplici fiori di prato, ai riflessi del laghetto dei Campelli, alla maestosità del massiccio della Concarena, su cui svetta il profilo unico del Cimon della Bagozza. E una volta arrivati al Passo dei Campelli, avrete solo l’imbarazzo di scegliere fra il panorama più bello: il signor Adamello o la Regina Presolana?

La Concarena e il Cimon della Bagozza dai Campelli (@Francesca Andretta)
La Concarena e il Cimon della Bagozza dai Campelli (@Francesca Andretta)

Abbiamo finora esplorato escursioni fattibili sia in MTB che in e-bike, ma la curiosità (e la bellezza dell’ambiente) ci spinge verso Colere a esplorare il primo percorso della Val di Scalve dedicato alle e-bike: dal centro del paese, verso la scenografica contrada di Magnone, fino all’incantata Pineta di Pian di Vione.
E siccome non vogliamo far sentire escluso nessun appassionato delle due ruote, abbiamo pensato anche agli amanti delle gravel, con il nuovissimo percorso facente parte del circuito Gravity Gravel: un anello che parte e chiude al Passo della Presolana, attraversando Azzone e lungo la stimolante salita degna dei migliori atleti del Giro d’Italia, per farsi emozionare dalla storia del Salto degli Sposi prima di ritornare, stanchi ma soddisfatti.

Per tutte le informazioni sulla Val di Scalve, visitate il portale www.valdiscalve.it

 


Contenuto realizzato nell’ambito del progetto “Val di Scalve 4×4: 4 Comuni per 4 Stagioni” finanziato da Regione Lombardia con il bando “Viaggio InLombardia – III edizione”.

#inLombardia #inLombardiaComeMe

]]>
58567
Moroni 500: il Gran Finale https://www.valseriana.eu/blog/moroni-500-il-gran-finale/ Fri, 14 Oct 2022 12:26:56 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=57976 Nel lungo anno di MORONI 500, che ha festeggiato il cinquecentenario della nascita del grande pittore Giovan Battista Moroni, Albino, la terra in cui è nato e in cui ha vissuto e operato per una buona parte della sua vita, e in senso più ampio tutta la ValSeriana hanno mantenuto la promessa di rinnovare il legame che unisce “il pittore della realtà” alla sua terra, alla sua gente, alla sua natura e alla sua cultura.

Promosso dal Comune di Albino e organizzato da Promoserio, “Moroni 500. Albino 1521 – 2021ha voluto proporsi come percorso diffuso di scoperta e valorizzazione che diventasse appello concreto alla riappropriazione della figura di Moroni come un prezioso patrimonio collettivo.

Nato come progetto di comunità, nel suo sviluppo Moroni 500 si è propagato all’intera ValSeriana, alla città di Bergamo e anche oltre, diventando di fatto un progetto-pilota nel territorio bergamasco di “community building”, alimentato dal desiderio collettivo di storia, bellezza e cultura.
Con queste premesse, nato per essere lungo un anno, da maggio 2021 MORONI 500 si è autoalimentato grazie al moltiplicarsi delle proposte e delle partecipazioni.

Ora il gran finale a sorpresa, grazie alla collaborazione tra il Comitato Moroni 500, la Parrocchia di Albino, Fondazione Credito Bergamasco, main partner del progetto sin dalle sue prime battute, e Accademia Carrara, che con questi importanti prestiti intende sigillare la stretta collaborazione intessuta con l’avventura di Moroni 500, consentendo in più occasioni un “ritorno ad Albino” di significative opere del pittore custodite in museo.

Dal 12 novembre al 26 dicembre 2022, la suggestiva Chiesa di San Bartolomeo ad Albino sarà palcoscenico di una mostra speciale, a cura di Orietta Pinessi.
Con questa iniziativa, tra le prime ad aprire il percorso verso Bergamo Brescia Capitale della Cultura 2023, si chiude il cerchio della storia: dopo 170 anni – dal 1852, anno in cui i due dipinti entrarono nelle collezioni di Accademia Carrara – finalmente torneranno a casa due albinesi doc, Bernardo e Pace Rivola, i celebri coniugi Spini immortalati da Moroni a figura intera (1573-1575), insieme alla splendida tavola del Cristo portacroce con un devoto (1518) di Alessandro Bonvicino detto il Moretto,  il maestro bresciano del pittore albinese.

Le tre opere saranno presentate al pubblico a conclusione dei restauri donati da Fondazione Credito Bergamasco e realizzati da Delfina Fagnani, a coronare la lunga campagna conservativa della Fondazione, che negli ultimi anni ha interessato ben 18 opere di Moroni tra dipinti e polittici.

Si completa con questa mostra la narrazione della vicenda straordinaria di un pittore ormai universalmente celebrato come un protagonista della pittura del Rinascimento, ma che per gran parte della sua vita aveva scelto di vivere e operare nel paese natale, Albino, sfidando dalla periferia il protagonismo – per il quale anche per carattere era evidentemente poco tagliato – delle grandi capitali dell’arte della sua epoca.
Cruciale per lo sbocciare del talento di Moroni fu l’alunnato a Brescia, nella bottega del maestro Moretto, che in mostra torna ad affiancare l’allievo con la preziosa tavola del Cristo portacroce con un devoto, già appartenuta alla Raccolta di Guglielmo Lochis. Sul tema si cimenterà anche Moroni, con quell’indimenticabile Cristo portacroce  che si può ammirare proprio nel Santuario della Madonna del Pianto di Albino, considerato uno dei vertici della sua pittura sacra. Anche il pubblico potrà confrontare in prima persona le due opere, ricercando le cifre degli insegnamenti di Moretto, ma anche “misurando” quanto il cammino di Moroni se ne sia allontanato per approdare al suo personale linguaggio pittorico.

Altrettanto cruciale per la carriera del pittore fu la “protezione” e la committenza dei coniugi Spini di Albino, famiglia tra le più importanti per status sociale. Moroni, che già nel 1549 aveva eseguito per il loro palazzo albinese di via Mazzini decorazioni profane oggi perdute, li ripagherà con questo “doppio ritratto” a figura intera, che li consegnerà per sempre alla storia. Elegantissimi nello sfoggio del loro costosissimo “marchio di fabbrica”, l’esclusivo panno di lana nero di Albino, ricercatissimo sui mercati europei, i coniugi Spini sono i testimonial di un’ aristocrazia di provincia che gareggiava alla pari in eleganza e mecenatismo con la blasonata nobiltà di sangue cittadina, ben rappresentata dal Cavaliere in rosa con la sua consorte Isotta Brembati, che insieme ai coniugi Spini sono i ritratti più iconici di Giovan Battista Moroni.
Non è un caso che per arricchire le sue collezioni – per tradizione cresciute attraverso donazioni – dei due ritratti dei coniugi Spini, l’Accademia Carrara fece un’importante eccezione, procedendo nel 1852 all’acquisto delle opere direttamente dagli eredi Spini.



DAL 12 NOVEMBRE AL 26 DICEMBRE 2022
Albino, Chiesa di San Bartolomeo
INGRESSO GRATUITO

Per tutte le info: 035.704063 | infopoint@valseriana.eu

 

Il progetto è reso possibile grazie al contributo di Regione Lombardia, Fondazione della Comunità Bergamasca, Comunità Montana Valle Seriana e al main sponsor Fassi Gru.

]]>
57976
Imprese insieme. Per un’accoglienza condivisa in ValSeriana https://www.valseriana.eu/blog/imprese-insieme-per-unaccoglienza-condivisa/ Sat, 16 Jul 2022 15:45:39 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=56087 Sotto la spinta e il supporto del Distretto del Commercio Alta Valle Seriana – Clusone, dieci operatori della ValSeriana tra strutture ricettive, bar, ristoranti e noleggiatori di biciclette hanno sviluppato un progetto condiviso nato dalla volontà di superare le comuni criticità in termini di innovazione tecnologica (sia ai fini di una gestione operativa delle attività sia a livello di comunicazione turistica) e di garantire un’adeguata formazione degli operatori sull’utilizzo di dispositivi digital e tecnologici e sull’utilizzo delle lingue straniere.


Innalzare lo standard qualitativo dell’accoglienza turistica e offrire ai clienti e ai visitatori servizi sempre più smart e integrati nell’ambito del sistema turistico di destinazione sono gli obiettivi che il progetto ha raggiunto grazie all’attuazione di tre filoni di azioni complementari tra loro.

I bar e ristoranti si sono dotati di applicativi gestionali utili a ottimizzare le ordinazioni, facilitare la gestione del magazzino e della contabilità; hanno inoltre acquistato palmari, casse digitali e stampanti dedicate.

Gli alberghi e le strutture ricettive hanno acquistato applicativi che consentono di monitorare l’andamento delle prenotazioni attraverso un’analisi del target persona con la comparazione di informazioni quali la provenienza, il canale di contatto, la permanenza media. Questi trend possono poi essere confrontati con le tendenze dei flussi turistici delle altre destinazioni italiane in modo da avere un’idea del posizionamento dell’offerta. Grazie a software dedicati agli hotel inoltre, è stato possibile attivare un servizio innovativo per il contesto di riferimento: dalla propria camera l’ospite accedendo a smart tv può consultare il programma delle iniziative che il territorio offre, studiare percorsi naturalistici, approfondire itinerari culturali e prenotare comodamente la propria esperienza, tutte informazioni utili alla costruzione della propria vacanza su misura.
Alcuni partner hanno inoltre realizzato nuovi siti web per rinnovare la propria immagine e porsi in modo più accattivante al turista sempre più selettivo nella scelta della meta per i propri viaggi.

Da ultimo, i noleggiatori di bici hanno acquistato sistemi e dispositivi di monitoraggio e tracciamento al fine di aumentare l’attrattività e la messa in sicurezza dell’esperienza di noleggio delle biciclette; si sono dotati inoltre di beni per lo sviluppo di nuovi servizi active e green (stazione colonnine di manutenzione e lavaggio bici, carrelli portabici e bici nuove) costruendo una proposta integrata anche con le strutture aderenti al progetto.

Azione comune che ha visto coinvolti tutti i partner è stata la formazione. Conoscere e prendere padronanza dei nuovi dispositivi e device acquistati grazie a sessioni di formazioni specifiche è stata una delle esigenze condivise, proprio per garantire il miglioramento del servizio di accoglienza in termini digitali. Parallelamente gli operatori hanno anche affrontato un percorso di formazione per approfondire tematiche legate più strettamente al rapporto con l’ospite e il cliente, sempre nell’ottica di cooperazione nell’ambito dell’ecosistema turistico. Gli argomenti scelti sono stati: la conoscenza della lingua inglese nel settore turistico, il marketing territoriale, l’utilizzo dei social network, il visual merchandising e corsi più specifici sulla conoscenza del territorio per garantire al turista un’accoglienza di qualità.


Il partenariato ha visto collaborare l’Hotel Ambra di Clusone – in qualità di capofila – l’Hotel Libia di Fino del Monte, l’Albergo Aurora di Castione della Presolana, il Ristorante La Baitella di Songavazzo, l’Ostello di Bergamo e quello del Porto a Lovere, il Bar Leroi di Clusone e il Centro Sportivo Piario, oltre ai noleggiatori di Clusone Noleggio C800 di Fornoni Roberto e Cicli Pellegrini e Presolana Ski e Bike de La Bottega Verzeroli attivo a Castione della Presolana.


Progetto realizzato nell’ambito del Bando INNOVATURISMO 2021 promosso da Unioncamere Lombardia

]]>
56087
Esplorando in bicicletta https://www.valseriana.eu/blog/esplorando-in-bicicletta/ Sat, 04 Jun 2022 10:21:48 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=54364 Una delle mie più grandi passioni è viaggiare in bicicletta. Ho avuto la fortuna di scoprire molti angoli lontani da casa. Ognuno di questi ha arricchito la mia anima ribelle, ma l’ha anche addomesticata. Sì, perché quando vivi un viaggio fino in fondo impari ad apprezzare anche il punto di partenza e la tua casa. La ValSeriana è la mia casa. E vivere qui è senza dubbio una grande fortuna. Come l’ho capito? Ovviamente in sella.

San Lucio – Clusone

Quando pedalo sulle nostre strade immagino di farlo chissà dove, ma capita anche il contrario. Quando la stanchezza ti mette il bastone tra le ruote, chiudi impercettibilmente gli occhi, cerchi un appiglio dentro di te, e torni sempre alle stesse coordinate. L’Alpe d’Huez diventa il Selvino, l’Arthur Pass Neozelandese la sponda scalvina e la salita infernale islandese si trasforma nel San Lucio. Ed è grazie alle salite di casa che in un modo o nell’altro arrivo sempre in cima.

La ValSeriana brulica di industrie e di conseguenza di traffico. Ma c’è una ValSeriana nascosta, che culla i tuoi pensieri dopo giornate di lavoro stressante. Ed è in quel mondo parallelo fatto di angoli d’ombra, viste dall’alto sulla civiltà agitata, faggi e castagni, cappellette degli alpini e santuari solitari, che si nascondono i ciclisti della Valle. Ed è lì che scappo appena posso.

> ISPIRAZIONE  | Boccola – Selvino <

Parto molto presto, come orario e sul calendario. Sono le 6:30 gelide di un 12 marzo, che per me è già speciale. Oggi non ho pretese, solo puntini immaginari da collegare con l’unica matita che segue la mia creatività senza domande. Serve una scintilla per accendere la miccia e riscaldare quest’alba. La trovo ammirando i quadranti del Fanzago, nella quiete dormiente di Piazza Orologio a Clusone. La lancetta del sole mi concede ben 12 ore di luce. Posso andare.

Città Alta – Bergamo

Scendo rapido e indolore la ValSeriana. L’aria frizzante, il traffico blando del sabato mattina e il profumo accogliente del pane caldo riesumano pensieri assopiti da tempo. Bergamo mi accoglie e mi proietta nel mondo dei grandi. Il rinnovato Gewiss Stadium dell’Atalanta grida al sacrificio: “la maglia sudata sempre”. Oggi la mia non lo sarà, così come le quattro paia di calze indossate, ma la fatica di certo non mancherà. L’Accademia Carrara inaugura il festival delle salite. Supero la Chiesa di Sant’Agostino e i primi joggers fino alla chiesa di San Lorenzo alla Boccola. Ed è ciclismo vero. Un piccolo muretto non riesce a separare la mia vista dai dolci pendii di Valverde. E non parliamo dell’embatido spagnolo, perché qui l’asfalto ripido urla un solo nome: Fausto. Tengo le ruote di Masnada, come lui teneva quelle del fenomeno Pogačar all’ultimo Giro di Lombardia, e dopo un arco, scollino in bocca a La Marianna. La bici curva da sola mentre mi godo la vista sulla Città Bassa, che brulica come un formicaio. Meglio fuggire per la via vecchia fino ai prossimi tornanti più dolci ma persistenti.

Da Nembro verso Selvino, l’immenso monumento a cielo aperto al ciclismo bergamasco. Diciannove tornanti che in undici chilometri omaggiano gregari e capitani della nostra terra, umili e caparbi. Il tornante, come un esame di coscienza, ti costringe a rilanciare in piedi sui pedali e a osservare la strada già accumulata nelle gambe, finché non diventa un serpentone di consapevolezza. «Agile agile, sempre agile. Lo scatto tienilo per quando gli altri saranno stanchi», mi ha sempre consigliato Attilio Rota, ex professionista di Clusone, a cui è dedicato il tornante numero 15. «Poche chiacchiere e menare», recitava invece Felice Gimondi. Poco dopo il suo tributo, compare la cresta di Lego colorati di Selvino.

> SANA SOLITUDINE | Cavlera <

Dopo una discesa cauta e fresca da Ganda, sono già ai piedi della prossima salita, che mi piace assai. In poco tempo mi avvolge una bolla di serenità. Certo, nulla è regalato a questo mondo. Cavlera non perdona e ti tassa immediatamente con 100 metri duri di lastricato fino alla chiesa di Santa Maria Assunta. E continua a farlo anche sui primi tornanti d’asfalto con pendenze perennemente sopra al 10%. In poco tempo stai pedalando sui tetti della Vertova bassa, come in un parkour su due ruote e con il fiatone. L’inclinometro legge quasi 20% e il tuo volto si avvicina all’asfalto. Quasi lo respira, e sa di libertà. Libero da quel brusio impercettibile del fondo valle, che sembra già lontanissimo. Qui è un altro mondo, fatto di prati ripidi, muretti a secco, Pandini, arnie e baite in ghingheri antichi. Quando lo pneumatico tocca il cemento grossolano, i pascoli diventano ondulati e dolci. La strada no. Ma quando spiana, i monti aspri si scorgono solo in lontananza e la ValSeriana è “sparita”. Potresti essere ovunque.

> COMPAGNI FEDELI | Bani – Novazza <

Ritrovo la ValSeriana dopo un discesone rincuorante. Come lo sono il secondo paio di copriscarpe che mi porta mio nipote Francesco. Lo è anche il suo ritmo che mi scorta fino a Ponte Seghe di Ardesio. Lo stradone che sale a Valcanale è di un’altra pasta, più aperto e roccioso. Il Monte Secco, il Fop e infine il Pizzo Arera sono presenze imponenti che fanno capolino dietro alla nuvoletta di fumo dei nostri discorsi. Poco dopo la località Albareti, con i suoi venti abitanti (!) e un cuore in pietra custodito da case di villeggiatura, abbandoniamo la strada maestra e torniamo a salire più decisi in direzione nord. I pini e le rocce rossastre di Verrucano Lombardo ci accompagnano nel silenzio dei Bani di Ardesio. Con il cielo grigio e la fame del mezzodì, l’atmosfera acquista la desolazione tipica dei paesini di montagna. Oltre al profumo della polenta che dalla finestra di una cucina avvisa il circondario che è quasi pronto. Noi ci accontentiamo di una bella fontana scavata nella pietra, prima di scorrere velocissimi in un traverso bucolico e quasi incontaminato fino al bivio per le vecchie miniere di uranio di Novazza. Negli occhi la lontana Gromo e la salita ai suoi Spiazzi (questa oggi me la risparmio). Noi pieghiamo a destra e non incontriamo nessuno mentre sfrecciamo a Novazza, frazione di Valgoglio. Hanno tutti i piedi sotto al tavolo.

> GUARDIANI SILENZIOSI  | Valzurio – San Lucio <

Ringrazio Franci, che sfreccia anche lui verso un piatto caldo. Io lo faccio, ma con più calma. Lent ma seguent, mi alzo sui pedali e inforco la salita verso Valzurio. La stanchezza inizia a farsi sentire, ma gli orizzonti di casa vengono in aiuto. Molti anni fa, mi è stato presentato “l’Indiano”, che si cela nel profilo increspato del monte Vaccaro. Come molte cose, solo chi vuole vederlo riesce a scrutare il suo naso pronunciato e la sua fronte che sfuma in un trionfo di piume verde scuro. Sul monte opposto invece c’è una torretta di guardia, che cura gelosamente le pendici del Pizzo Formico e la preziosa fonte di Sales.

Simone con Paolo Savoldelli, Baita Valle Azzurra – Oltressenda Alta

Tutto ciò avviene alle mie spalle, mentre arranco oltre Nasolino, verso la Regina delle Orobie, molto più in là a Nord Ovest. Le mie spalle sono coperte (e spesso non ce ne rendiamo conto), protette da guardiani silenziosi che non chiedono nulla in cambio. Così barcollo ma non mollo, arranco ma scollino. La discesa è stretta, i laghetti azzurri in basso e la chiesetta di Santa Margherita che attende davanti. Quando stamattina ho superato il tornante numero 3 del Selvino, intitolato al Falco Paolo Savoldelli, già pregustavo questo momento. Paolo mi accoglie alla Baita Azzurra con birra media, gnocchetti all’ortica e strudel di Anna. Uno sguardo alle maglie rosa appese e sono come nuovo, più o meno. Ora però gioco veramente in casa. La breve scalata di Senda mi riporta a Clusone, dove mi aspetta la mia salita, il San Lucio. Da 600 a 1000 metri di quota in 4 km di puro sacrificio, alleviato però da qualche scorcio impagabile sull’altopiano di Clusone. I campi verdi e rilassati de La Spessa, che circondano l’agglomerato di case capitanato dal campanile della Basilica e dai quali sorgono il monte Crosio e il monte Polenta, rimasugli di dolomia principale e souvenir dell’azione del ghiacciaio camuno. E la cornice è chiusa dalle creste di Bares che da Parè graffiano il cielo fino alla Regina. Eh già, altro che Roma. Tutte le creste portano alla Presolana. Conosco bene questa salita e so quando stringere i denti (quasi sempre) e quando rifiatare (quasi mai), nei pressi della chiesetta di Beur e dopo il bivio per il roccolo Zuccone, celebre per le sculture di legno di Giannino.

San Lucio – Clusone

> UNO SGUARDO AL DOMANI | Passo della Presolana – Val di Scalve >

Sarebbe ora di tornare a casa. Ma dopo averla sfiorata con lo sguardo, sento di dover chiudere il giro ai piedi della Presolana. Mentre racimolo le ultime energie rimaste, mi saluta qualche reduce dalla giornata sugli sci al monte Pora, al Donico o a Colere. D’altronde abbiamo tutti goduto della bellezza di queste  Magnifiche Valli e della loro voglia di restare genuine e cristalline. Sto già pensando alla prossima fuga. Dal passo della Presolana sporgo la testa sulla sponda, che con pendenze vertiginose ti proietta in Val di Scalve. Qui c’è un’altra salita che non vedo l’ora di riaffrontare, quando l’Orologio Planetario di Clusone indicherà mesi più caldi. Il Vivione aspetta, taciturno e paziente, come molti altri angoli della nostra terra ancora da scoprire. Bastano due ruote e un po’ di fantasia.

 

Articolo di Simone Trussardi e foto di Armin Hadziosmanovic per VALSeriana & Scalve Magazine – estate 2022

]]>
54364
Un bacio al cielo https://www.valseriana.eu/blog/un-bacio-al-cielo/ Wed, 29 Jun 2022 19:56:58 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=54359 «Come le chiamate voi giornalisti le notizie grosse? Adesso gliene regalo una: questa cosa non la sa nessuno. Nella famosa spedizione del 2004, mio figlio Mario è salito sull’Everest e sul K2 con un piede rotto. Era orgoglioso di essere stato scelto fra i migliori alpinisti a livello nazionale, ma venti giorni prima di partire si era rotto una caviglia. Avevano paura che lo lasciassero a casa, ci disse di non farne parola con nessuno. “Non è niente”, ripeteva. Io però vedevo che gli faceva male, continuava a cambiare posizione: “Fa sito!”, mi diceva. Di nascosto, un amico lo portò da uno specialista a Bergamo, fece i raggi e venne fuori che un osso si era spostato. Il dottore gli disse che in quelle condizioni non sarebbe dovuto partire. Lui invece prese la macchina e andò dalla Gronell, la società che produceva scarponi d’alta quota, per farsi fare una protezione speciale, guardi, gliela faccio vedere».

Protezione

Luigina è la mamma di Mario Merelli, l’indimenticabile alpinista bergamasco di Lizzola, che il 2 luglio avrebbe compiuto sessant’anni. Merelli, che aveva conquistato dieci 8.000 il 12 gennaio 2012 precipitò dalla Punta Scais, la montagna di casa. Mamma Luigina ha accettato di parlare con noi, accanto alla figlia Raffaella, e le siamo grati di questa fatica nel ricordare suo figlio.
«Pochi giorni prima della partenza fecero una presentazione della spedizione al Donizetti, c’era anche il ministro Alemanno. Gli alpinisti salirono sul palco e uno di loro si accorse che Mario camminava male, sudava e gli chiese cosa aveva. Lui rispose: “Ho preso una storta alzandomi dalla poltroncina”. Mario non si lamentava mai del dolore. Insomma, salì in cima all’Everest e arrivò a 8200 metri sul K2 con una caviglia rotta. Al K2 il Mondinelli mi ha raccontato che forse per la prima volta Mario si era davvero arrabbiato. Aveva portato tutto il materiale e il cibo al campo 3 e la sua tenda era stata svaligiata…».

«Mario era il mio terzo figlio, dopo la Raffaella e il Dino. Da bambino quando gli chiedevano: “Tu cosa vuoi fare da grande?”. Rispondeva: “Il Papa!”. “Ma se vuoi fare il Papa allora prima devi fare il prete”. E lui: “No, no, io voglio fare il Papa!”. Fin da piccolo era spericolato, praticava sport estremi e si faceva sempre male, una volta alla spalla, un’altra al collo. Il medico diceva: “È la crescita”. Ma mio marito Patrizio si arrabbiava ogni volta: “Ma quale crescita, tu non vedi che cosa fa tuo figlio, fa le capriole con gli sci!”. Io non l’ho mai sgridato perché era troppo furbo con me, mi guardava con i suoi occhioni e io mi scioglievo. Sta di fatto che ogni domenica si faceva male. C’era un dottore di Milano che veniva a riposarsi a Lizzola ed era diventato uno di famiglia: tutte le settimane doveva cucire qualcosa a Mario. Ma tanto era matto, tanto era affettuoso. Gli piacevano il contatto, l’abbraccio, il bacio, le coccole».

«L’ho mandato alla scuola alberghiera, contavamo su di lui per l’albergo Camoscio. Una volta sono scesa a Castione della Presolana a scuola perché sapevo che non era bravo. “Volevo chiedervi come va mio figlio”, dico ai professori. E loro: “È bravo, bravissimo”. Li interrompo: “Scusate, forse non avete capito: io sono la mamma di Merelli di Lizzola”. Mi guardano stupiti: “Ma certo, il Mario, è bravissimo”. Aveva cominciato a fare sul serio, ha frequentato il corso di cuoco e ha iniziato a farlo anche da noi su in albergo, era bravo anche a preparare, non solo a cucinare, ma pota non c’era mai. Abbiamo dovuto assumere una cuoca perché lui spariva continuamente, andava in moto, in bici, con gli sci. Arrivava il papà e chiedeva: “Dov’è?”. E io gli rispondevo che l’avevo mandato a prendere il pane o qualcos’altro, lo coprivo. Ma lui non c’era mai ad aiutare».

«Allora l’ho spedito in un albergo grande a Domodossola. Avrà avuto 22 o 23 anni. Ogni volta che partiva però, io volevo andare a vedere dov’era. E un giorno in macchina sono salita a Domodossola: praticamente gestiva l’albergo da solo. In cucina era bravissimo e non lo volevano più lasciar andare via: “Sa cosa abbiamo risparmiato di carne coi piatti che prepara lui?”. E io: “No, no, non ve lo lascio qui, mi serve a casa”. A un certo punto si era messo in testa di andare a lavorare sulle navi, ma non l’ho lasciato. L’ho tenuto io, ma scappava sempre. Il richiamo della montagna era troppo forte. Mio marito, però, che sapeva fare di tutto (quando l’ho sposato faceva il falegname) ha voluto che Mario lo affiancasse. E quando mio marito è morto, ha preso il suo posto. In albergo faceva tutto lui». «Col papà, che era guida alpina, fece la sua prima spedizione e si trovò bene. Poi è andato sempre più avanti. Avrei potuto fermarlo un po’, invece non l’ho mai fatto. A casa nostra si è mangiato pane e montagna, si parlava solo della montagna. Quando veniva il Carlo Nembrini, si sedevano davanti al camino e lui raccontava… Un giorno il papà, che doveva accompagnare dei clienti sul Chimborazo, la montagna più alta dell’Ecuador, gli chiese di andare con lui. Mario si illuminò: “Salgo con voi, poi io scendo col parapendio”. Un volo di circa 4 ore da 6.300 a 3.200 metri. Senonché, durante la discesa una bufera improvvisa lo scaraventò contro le rocce e si ruppe un braccio. Il papà non gliela lasciò passare: “Tu con quel coso lì hai chiuso”. L’anno dopo mio marito morì e Mario abbandonò il parapendio».

«Il lavoro in albergo diminuiva e lo trasformammo in bed&breakfast. Ma anche così c’erano periodi nell’anno in cui i turisti non salivano a Lizzola. Mario allora andò a fare i disgaggi, a rimuovere pietre e rocce pericolanti dalle pareti accanto alle strade e a montare le reti paramassi. Lavorava imbragato e col martello pneumatico. Ha lavorato anche nella galleria del Bianco. E il suo datore di lavoro lo voleva sempre, perché, oltre a non tirarsi mai indietro, la sera teneva allegra la squadra. Col passare del tempo però la montagna per lui è diventata sempre più importante».

Mario Merelli

«In montagna sapeva dove mettere i piedi e non aveva mai fretta, per questo tutti andavano volentieri con lui. Diceva: “Le montagne non si muovono, stanno lì”. Quando lo salutavo perché partiva per una spedizione, a me veniva da piangere e lui mi abbracciava forte: “Mamma, prima venite te, i miei fratelli e tutti quelli che mi vogliono bene, io non rischio la vita per la montagna, perché la montagna ci sarà sempre, stai tranquilla. So bene che se mi succedesse qualcosa, ti lascerei un dolore enorme. E io gli rispondevo: “Bravo, il papà ti ha insegnato bene a fare l’alpinista”. Nelle spedizioni quante rinunce ha fatto. Quante volte ha rinunciato alle vette per soccorrere qualcuno, quante volte ha rinunciato a una cima per un amico. Alla fine, però, ha avuto la possibilità di fare quello che gli piaceva. In una delle ultime interviste ha detto: “Non piangete se mi capiterà qualcosa, sappiate che io ero in un posto dove volevo essere”. Era cosciente che sarebbe potuto capitare… Come diceva anche mio marito: “Piuttosto che morire in un ospedale per una malattia…”. Mario ci aveva raccomandato: “Se succedesse qualcosa di irreparabile non mandate nessuno a cercarmi, che mettiamo a rischio la vita degli altri”. Aveva visto tanti suoi compagni morire lassù».

«Il destino, invece, ha voluto che la tragedia capitasse qui, sopra casa. Pensarlo chissà dove in un ghiacciaio per me sarebbe stato un dolore ancora più grande. Almeno so come è morto e me l’hanno portato in casa. E però è stata una cosa crudele, anche perché non sapevo nulla e a darmi la notizia è stata una giornalista. Quella mattina ero sola e mi avevano chiamato quelli del soccorso della Croce Blu, io ero collegata col Beghelli, perché ho sempre sofferto di cuore. “Come va, signora?”. E io: “Bene, ma guardate che io non vi ho chiamato, cosa c’è”. E loro: “Stiamo provando se va bene il telefono, lei sta bene?”. “Sì, benissimo”. Passano pochi minuti e chiama una giornalista: “Signora, che cosa è successo lì a Lizzola?”. “Non so niente, non sono ancora uscita di casa, lei che cosa ha sentito?”. “Ho sentito che è accaduta una disgrazia”. “Ah sì? Quale disgrazia?” “Parlano addirittura dell’alpinista Merelli Mario che è caduto”. Mi è venuto un colpo, ho detto: “Ma sa che Merelli Mario è mio figlio?”. “Oh, scusi, allora ho sbagliato tutto”. Ho lasciato giù il telefono, ho fatto un urlo e mi sono trovata stesa sulla panca, svenuta. I miei figli li ha chiamati Zaffaroni, il più grande amico di Mario, e sono corsi su. Ero per terra e non riuscivo neanche ad aprire la porta. Il giorno dopo sono venuti dei giornalisti a scusarsi, ma non si fanno queste cose».

«Sono passati dieci anni dalla sua morte, ma Mario è vivo, talmente vivo che anche persone che non vedevamo da anni ci hanno scritto e telefonato in occasione dell’anniversario. «Ma davvero lei si ricorda ancora di Mario?». «Ma scherza? Non sa quanto Mario mi ha lasciato?». Gente che magari l’aveva visto una volta sola in una serata. C’è sempre qualcuno che lo rimpiange. Probabilmente ha lasciato qualcosa nel cuore delle persone, non tanto le sue imprese alpinistiche. Si ricordano delle sue mani, della sua voce, di come parlava e coinvolgeva chi lo stava ad ascoltare. Diceva: “Il bello è raccontarla, la montagna. Se non avessi qualcuno che mi ascolta, non andrei neanche. Che gusto c’è conquistare una cima senza poter abbracciare un amico?”. Alla fine di ogni serata chiedeva a sua sorella: “So stàt brao”?
In questi anni a Mario hanno dedicato molte cose: il rifugio Coca, una via a Terno d’Isola, la rosa dei venti al Bronzone, il palazzetto di Valbondione e il nuovo palazzetto delle scuole medie di Vertova, perfino un sentiero vicino a Salò. Gli sono rimasti legati in tanti, tanta la gente semplice, perché lui era uno semplice».

Mario con la madre Luigina, dal libro Mario un cuore grande (2016)

«Noi adesso coi due anni di pandemia abbiamo avuto il dispiacere grande di dover chiudere il Camoscio, lo viviamo un po’ come un tradimento di Mario, ma non si poteva più andare avanti. Mirella, la moglie, è tornata in Spagna. Quella donna è una stella. Ma anche in una situazione così difficile, lui avrebbe ripetuto la sua frase tipica: “L’importante è volersi bene, dopo tutte le cose si mettono a posto”. Quando non prenotava nessuno, Mirella si preoccupava e lui sdrammatizzava: “Non abbiamo mangiato anche oggi? Nel frigo abbiamo il necessario, che problema c’è?”. Aveva visto la povertà del Nepal e laggiù gli volevano un bene dell’anima. A Kathmandu lo conoscevano tutti, lo chiamavano tutti: Mario, Mario… Lui tornava in albergo e diceva a sua sorella: “Prendi questa roba e va là dietro, c’è una mamma con cinque bambini… sapeva dove erano i più poveri fra i poveri. E quando Raffaella andava nei negozi a comprare i souvenir le raccomandava: “Non prendere tutto da uno solo, eh”. Se c’erano dieci bancarelle, faceva acquisti in tutte e dieci. Andava per le montagne ma anche per quella povera gente. Con Zaffaroni aveva messo in piedi il Kalika Hospital. Il suo sogno, io l’ho sempre saputo, era andare a vivere in Nepal con Mirella. Mi diceva: “Mamma, andrò quando tu muori, ma sono convinta che sarebbe andato anche prima. E io l’avrei lasciato andare».

«Era un mammone, Mario, guai per sua mamma. Insieme eravamo “matocchi”, cantavamo, ballavamo. Dopo che ho perso mio marito la prima cosa che facevamo quando ci si alzava era accendere il giradischi. Era troppo bravo. Una mamma che ha un figlio così è felice per tutta la vita. Sul letto conservo le sue parole, gliele vado a prendere, guardi che cosa aveva scritto: “Grazie per tutto, cara mamma. Sei sempre la migliore! Ti voglio bene. Un bacio”. Da quel giorno tristissimo non ho mai smesso di piangere».

Articolo del Direttore Ettore Ongis per VALSeriana & Scalve Magazine estate 2022

]]>
54359
Seriani e stellati https://www.valseriana.eu/blog/seriani-e-stellati/ Sat, 04 Jun 2022 11:55:35 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=54358 C’è una nuova generazione di chef della ValSeriana che può vantare una carriera stellata in Italia e nel mondo. Alcuni di loro fanno già tesoro di quanto appreso nelle cucine più blasonate del pianeta per portare il verbo dell’alta cucina in patria, coniugandolo con le eccellenze del nostro territorio, sia a livello di tradizione che di materie prime. Altri per il momento proseguono l’arricchimento del curriculum lontano da casa, ma a quali fornelli finiranno in futuro non è dato sapere.

Lazzarini mentre sceglie le materie prime

Partiamo dalla scelta coraggiosa di Michele Lazzarini, di Gandellino, premiato giusto l’anno scorso dalla rivista enogastronomica Identità Golose come “Miglior sous chef” d’Italia in quanto talentuoso braccio destro di Norbert Niederkofler al St. Hubertus, noto ristorante tristellato altoatesino. Dopo nove anni ha lasciato la prestigiosa cucina di San Cassiano (Bolzano) per tornare in ValSeriana e andare a Contrada Bricconi, in Valzurio, Oltressenda Alta. A convincerlo il progetto di Giacomo Perletti, bergamasco classe 1986, che ha messo in piedi un allevamento con circa trentacinque capi di razza Grigio Alpina, dai quali vengono ricavati carne e formaggi squisiti. Ci sono anche venti maiali.

Bergna, marinata nel vino, essicata e cotta alla brace

Lazzarini, studi superiori all’Alberghiera di Clusone, in Contrada Bricconi ci è finito nel 2018. «Già avevano l’idea d’integrare il progetto agricolo con un punto di ristorazione, allora abbiamo iniziato a fantasticare insieme. Man mano l’idea si è fatta strada», racconta Lazzarini. Ora sta prendendo forma: l’apertura è prevista il 16 giugno con lo chef fornelli: «Ho preso la decisione di mettermi in gioco per una ristorazione che celebri la cultura di montagna e la sostenibilità». Che cosa si mangerà? Vegetali autoctoni, carne e pesce d’acqua dolce: «Nel mio paese c’è un signore che ha delle vasche per l’allevamento di trote e salmerini, sono alimentate direttamente dalla sorgente, acqua purissima. Lui gestiva un ristorante che si chiama Bar Trota, le utilizzava per tale ragione. Poi ha smesso. Ora riprendiamo anche quella lavorazione», dice ancora Lazzarini.

Mattia Pecis

Proseguiamo con Mattia Pecis di Clusone, 25 anni, a cui è stata affidata la guida della cucina del ristorante di Carlo Cracco a Portofino, inaugurato lo scorso luglio. Ha ereditato la passione dalla mamma e ha pure lui frequentato l’alberghiero di Clusone, ma non ha finito il corso perché già impegnato nelle prime esperienze lavorative fuori Bergamo. Nel 2015 galeotta fu la scelta di mandare il suo curriculum a Cracco, che lo ha preso in prova nel suo ristorante in galleria, a Milano. «Ricordo che la prima volta che lo vidi ne fui un po’ intimorito, ero giovane e con poca esperienza alle spalle. Ma a Cracco devo moltissimo: mi ha trasmesso il suo amore per questo lavoro», racconta Mattia, che lì è rimasto quattro anni (durante i quali ha cucinato per celebrità quali Michelle Obama e Rihanna, e ha affiancato Gordon Ramsay nella preparazione di una cena a quattro mani), per poi passare al St. Hubertus, dove ha lavorato al fianco di Lazzarini. Quindi, la nuova chiamata di Cracco per la Liguria. Nel locale di Portofino la carta è tutta improntata sul pesce a chilometro zero; l’unico prodotto che viene da fuori sono le uova dell’azienda “Le Selvagge” di Nembro, dove le galline girano libere per i boschi della zona.

Mattia Agazzi

Il nome successivo ci porta oltreoceano. Mattia Agazzi, 32enne di Alzano Lombardo, ha infatti conquistato a Los Angeles un posto nell’Olimpo della ristorazione. A ottobre 2021 il giovane bergamasco ha fatto ottenere la Stella Michelin all’Osteria Gucci di Beverly Hills. Ha studiato all’istituto Ipssar di Nembro, i cui docenti l’hanno instradato in un percorso di crescita di ottimo livello: i fratelli Cerea del ristorante Da Vittorio ed Ezio Gritti dell’Osteria di via Solata in Città Alta. Poi, a un certo punto, decide di partire per affinare le sue esperienze all’estero. È stato a Londra, Sidney e Parigi, mentre in Italia ha lavorato con il pluristellato Massimo Bottura. Proprio grazie al celebre titolare dell’Osteria Francescana e a Marco Bizzarri, ceo di Gucci, nasce l’Osteria Gucci by Bottura, a Firenze, dove Agazzi viene chiamato come sous-chef. Quando poi il progetto è stato replicato la Los Angeles, per il ruolo di head chef la scelta è caduta proprio sul giovane seriano.

Salvatore Sanfilippo
Salvatore Sanfilippo

Ha studiato a Nembro anche Salvatore Sanfilippo, da Leffe (ma i genitori sono siciliani): il suo nome è stato inserito, insieme a quello del ristorante in cui lavora, nella prestigiosa guida svizzera Gault Millau. Da una decina di anni si è spostato infatti nel Canton Ticino. Vive e lavora al Moan di Bellinzona dove dà forma «a una cucina qualitativa e, allo stesso tempo, innovativa e creativa, al passo coi tempi. Questa filosofia ci sta portando a ottenere risultati», racconta. È coinvolto nel progetto “Essenziale!”, uno spazio virtuale che permette a chiunque di avvicinarsi o approfondire le dinamiche del settore “food & beverage”, raccogliendo e trattando argomenti provenienti dalle diverse microcategorie che lo compongono.

Gelato alla carota, granita di sedano e zucchero di cipolla, piatto di Sanfilippo

Per concludere, ricordiamo che anche il cuoco più stellato d’Italia è seriano: Umberto Bombana, di Clusone. Attivo in Asia dal 1993, ha da poco conquistato il nono riconoscimento Michelin e non è escluso un passaggio in doppia cifra, vista la mole di nuove aperture di locali, negli ultimi anni, sotto l’ala del suo brand.

 

Articolo di Fabio Cumetti per VALSeriana & Scalve Magazine – estate 2022

]]>
54358
Sentieri di famiglia https://www.valseriana.eu/blog/sentieri-di-famiglia/ Sat, 04 Jun 2022 10:59:51 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=54357 Castione della Presolana ben si presta per essere meta adatta alle famiglie con bambini. Che la si scelga per trascorrere le vacanze estive o semplicemente per un weekend fuori porta, questa splendida zona della ValSeriana ai piedi della Regina delle Orobie permette di vivere la montagna in pienezza. Ecco qui cosa fare con i bambini a Castione della Presolana tra sentieri, divertimento e panorami mozzafiato.

> La Valle dei Mulini: pic nic nel canyon <

Il sentiero che porta nella Valle dei Mulini parte dal borgo di Rusio.
Decidendo di trascorrere qui una giornata avete diverse possibilità. Potete pranzare all’antico mulino “Al mulì da Romi” e poi, se avete bambini piccoli, restare nei pressi del torrente che scorre davanti e giocare. Un buon gelato artigianale da Fiocco di Neve poi potrà essere la conclusione di una splendida giornata trascorsa nella natura. Se invece amate camminare, potete seguire le indicazioni del sentiero CAI 318 Valle dei Mulini addentrandovi in quello che di fatto è un canyon.

Rusio, Valle dei Mulini

Camminerete lungo il corso del torrente in mezzo ad una natura selvaggia e all’ora di pranzo potrete fermarvi a fare un bel pic nic sulle panchine con i tavoli dislocate un po’ ovunque. Lungo il tracciato trovate anche una deviazione che porta alla splendida chiesina di San Peder, la più antica della zona. La Valle dei Mulini dopo il primo tratto facile, prosegue poi nel bosco con un sentiero abbastanza ripido che porta a Malga Presolana. Questa parte di tracciato è più tecnica e adatta ad escursionisti abituati a camminare.

> Sul Monte Pora, tra rifugi e spiagge a 1600 metri di quota <

Il Monte Pora è la classica meta per famiglie perché offre sentieri molto semplici. Ospita ben tre rifugi: la Baita Termen, il Rifugio Magnolini e il Rifugio Pian della Palù che, volendo, possono essere visitati in un’unica giornata. La Baita Termen è la prima che si incontra sul tracciato e ha anche un piccolo parco giochi in quota per i bambini piccoli. Dal Rifugio Magnolini, invece, aggiungendo circa 30 minuti di cammino, potete arrivare sino alla cima del Monte Alto dal quale si gode di una vista pazzesca sul lago d’Iseo. Se invece siete con bambini piccoli e volete camminare poco, potete scegliere di percorrere solo parzialmente il giro ad anello che li tocca tutti, oppure potete rilassarvi in spiaggia.

Pora Beach, Monte Pora – ph. Visit Presolana

Sì, avete capito benissimo: sul Monte Pora c’è una spiaggia vista lago artificiale a ben 1600 metri di quota. Sulle rive del lago è possibile noleggiare sdraio o sedersi comodamente su una piattaforma galleggiante con divanetti, tavolini e lettini per prendere il sole.

> Il Colle di Vareno e il Bosco Incantato della Val di Scalve <

Il Colle di Vareno è un’altra meta per famiglie che permette di modulare la giornata in montagna camminando nel bosco oppure semplicemente rilassandosi. Raggiungendo il Colle di Vareno troverete un grande parcheggio, l’Agriturismo Il Roccolo dove fermarvi a mangiare e un parco giochi con un piccolo laghetto. Se poi desiderate far camminare i vostri bambini, imperdibile è il sentiero del Bosco Incantato che parte proprio nei pressi dell’agriturismo.

Sentiero del Bosco Incantato

Si tratta di un tracciato molto semplice immerso nella Foresta di Lombardia della Val di Scalve con sculture lignee e favole lungo il percorso. Un modo divertente per fare camminare i più piccoli ascoltando le leggende di montagna senza che avvertano la fatica. Il percorso del Bosco Incantato raggiunge una zona panoramica con un’area pin nic. Per i bambini piccoli sino a questo punto il tracciato è facile. È possibile percorrere un giro ad anello con ritorno al colle di Vareno, ma questa variante è consigliata ai bambini più grandi perché un po’ più impegnativa dal punto di vista della lunghezza.

> Alla Baita Cassinelli per vivere l’incanto della Presolana, Regina delle Orobie <

Chi viene in visita a Castione della Presolana non può perdersi la Baita Cassinelli. Con partenza da Donico al Passo della Presolana, attraverso il facile sentiero CAI 315, in circa un’ora di cammino si raggiunge questo splendido rifugio, porta di accesso alla vetta della Regina. Il panorama è davvero mozzafiato: la valle da una parte, la Presolana dall’altra vi lasceranno senza parole. Un pranzo in rifugio oppure una merenda al sacco sui grandi tavoloni di legno sparsi nei prati intorno completeranno la vostra giornata in quota. Per le famiglie con bambini abituati ad affrontare sentieri impegnativi, dalla Baita Cassinelli è possibile raggiungere lo splendido bivacco Città di Clusone e la Cappella Savina dai quali ammirare da vicino le pareti dolomitiche della Presolana.

Bivacco Città Di Clusone

> Il Passo della Presolana tra panchine giganti, bob estivo, leggende e parchi giochi <

Per chi non ama affrontare dislivelli ma desidera respirare la tipica atmosfera di montagna, Castione e i paesi limitrofi offrono tanti spunti. Nei pressi del Passo della Presolana, proprio dove si scollina verso la Val di Scalve, trovate una panchina gigante raggiungibile in pochi minuti dalla strada senza difficoltà. Poco più avanti della panchina gigante ci sono le indicazioni per il famoso Salto degli Sposi. Percorrete il grande prato con una facile passeggiata adatta a tutti e dirigetevi verso le statue dei due sposi. Il luogo ricorda la tragica leggenda di due innamorati che un giorno si giurarono amore eterno gettandosi dalla rupe dove oggi sorge un bellissimo belvedere.

Donico – Passo della Presolana

In località Donico, fate divertire i vostri bambini sulla pista di bob estivo e se sono molto piccoli portateli a Dorga dove c’è lo splendido Parco dell’acqua: un piccolo parco dove divertirsi tra spruzzi e giochi d’acqua nelle calde giornate estive.

Grazie a Daniela Scierri – Due per tre fa Cinque che con passione ha raccontato il territorio per VALSeriana & Scalve Magazine – estate 2022

Scopri come vivere le tue vacanze a Castione della Presolana su www.visitpresolana.it

]]>
54357
Clusone! Rilancio strategico e futuro del turismo https://www.valseriana.eu/blog/clusone-rilancio-strategico-e-futuro-del-turismo/ Thu, 17 Mar 2022 10:52:32 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=53098 Il progetto di sviluppo turistico di Clusone, dopo le prime due fasi, entra nel vivo. Presentati in conferenza stampa, martedì 15 marzo in Sala Legrenzi a Clusone, i risultati di sintesi delle attività, i principali punti del piano operativo, il nuovo marchio, il portale visitclusone.it.

«Nel progetto presentato oggi, oltre ad incrociare diversi obiettivi, abbiamo messo in opera un pensiero e una filosofia comune: la necessaria reticolarità delle azioni in tema di sviluppo e comunicazione turistica. Dobbiamo tutti muovere nella direzione comune e collaborare nel chiederci cosa ciascuno di noi può fare per rendere il nostro territorio più bello da vivere e raccontare».

Lo ha dichiarato il Sindaco di Clusone Massimo Morstabilini in apertura della conferenza stampa, durante la quale sono state illustrate le prime fasi del progetto di valorizzazione turistica e presentati la sintesi analitica dei risultati della campagna di comunicazione, il piano strategico, il nuovo marchio e il portale online da oggi visitclusone.it.

L’obiettivo del piano di rilancio turistico è concretizzare un percorso di valorizzazione strategica del territorio di Clusone. Un progetto capace di costruire un percorso durevole e sostenibile sul piano economico, dimensionato nel tempo, in grado di proporre un’offerta turistica come risultato naturale delle risorse locali ovvero il patrimonio architettonico, le sue tipicità, le feste tradizionali, la gastronomia, il rapporto con la montagna e tutto ciò che caratterizza questo territorio. Per farlo servono sistema, eccellenza e cura, parole chiave individuate da Morstabilini e sottolineate da Roberto Balduzzi, Assessore al Turismo di Clusone che aggiunge: «Al pilastro fondamentale della reticolarità, ne aggiungo un secondo che, nella progettazione condivisa con Promoserio, con l’Università degli studi di Bergamo e con gli esperti che sono intervenuti ai tavoli di lavoro, è stato fondamentale: la partecipazione. Tutti a modo nostro, facciamo turismo, in un vero e complesso ecosistema».

Presente all’incontro di oggi anche Maurizio Forchini, Presidente di Promoserio, che sottolinea: «Solo attraverso il coinvolgimento dell’intera popolazione di Clusone, degli operatori turistici che lavorano nel settore dell’accoglienza, della ricettività e dei servizi, potrà nascere una nuova dimensione turistica di Clusone e un riposizionamento del suo ruolo di centro storico, culturale e naturalistico della destinazione ValSeriana e Scalve».


Piano strategico: sintesi


>> CONSULTA LE LINEE GUIDA DEL PIANO STRATEGICO QUI <<

Redatto da Promoserio, il progetto si è sviluppato secondo due fasi, attraverso il metodo partecipativo. La prima, più strategica, ha visto il coinvolgimento dell’Università degli Studi di Bergamo con il coordinamento della Prof.ssa Federica Burini, degli esperti di marketing turistico di Etifor coordinati dal dottor Diego Gallo e la partecipazione del dottor Stefano Ravelli, Direttore dell’APT Valsugana. Nel corso di cinque incontri sono emersi il ruolo di Clusone quale città storica e nodo centrale di una reticolarità intervalliva – che presuppone una progettazione e gestione del fenomeno turistico a livello di Altopiano – e i due tematismi su cui puntare, e cioè turismo leisure e vacanza attiva.

Seconda fase: focus group

È seguita poi la fase operativa: quattro incontri – coordinati dagli esperti di Etifor e con l’intervento del dottor Francesco Tapinassi, Direttore di Toscana Turismo e direttore scientifico di BTO – durante i quali sono stati affrontati vari aspetti, tra cui l’analisi dei punti d’interesse, il prodotto turistico e il presidio delle funzioni. A completamento, la sentiment analysis di Clusone tramite la dashboard di Data Appeal e i social ha permesso di elaborare alcune strategie mirate di comunicazione e miglioramento del prodotto.

Lavori dei focus group

Le due fasi, partecipate da circa quaranta cittadini dell’Altopiano di Clusone, hanno dato vita a un documento che riassume le principali indicazioni per la governance e per lo sviluppo, attraverso un modello e un metodo da utilizzare per l’implementazione del prodotto.



Il piano di marketing turistico di Clusone 2021: insight e materiale informativo

 Il piano di marketing turistico di Clusone ha compreso nel 2021 investimenti multicanale tra digitale e offline. La campagna, coordinata da Promoserio, ha seguito quattro filoni tematici (Clusone città di vacanza; Clusone città di arte e cultura; Clusone città di sport e natura; Clusone città di tradizioni e storia) e promosso diversi eventi del territorio (Presolana Race, la mostra fotografica Trussardi Volpi e la mostra Zootecnica).

Maxi affissione presso la circonvallazione di Bergamo

Positivi i dati di insight delle singole campagne, con una reach complessiva sui contenuti di circa 845.000 utenti raggiunti. Significativi anche i dati del portale Valseriana.eu, che nel periodo di lancio della campagna di promozione ha generato quasi 35.000 visualizzazioni di pagina. Una variazione in aumento rispetto al 2020 del +47%.

Nell’ambito della campagna di valorizzazione e promozione condotta nel corso del 2021 sono stati realizzati anche nuovi materiali informativi fruibili da turisti in loco e da distribuire in occasione di fiere: una guida promozionale che accompagna con un racconto emozionale alla scoperta dei diversi punti di interesse che rendono unica Clusone e, in collaborazione con Turismo Pro Clusone, una brochure dedicata a passeggiate semplici ed escursioni più impegnative.
Sempre insieme a Turismo Pro Clusone, sono stati inoltre coinvolti durante l’estate i commercianti e i ristoratori del territorio per realizzare allestimenti a tema, promuovendo nelle vetrine delle attività commercianti l’hashtag #visitclusone.

 



Il nuovo marchio turistico

Espressione di centro e di ripresa, Clusone! è il nuovo marchio turistico della città.

Nuovo marchio turistico di Clusone

Identifica e trasmette il territorio del comprensorio seriano e i suoi valori e allo stesso tempo posiziona l’offerta nei diversi segmenti identificati: arte e cultura, esperienze, sport e natura.
Il marchio suggerisce la ricchezza di stimoli che il territorio offre, mantenendo un equilibrio tra di essi, in quanto ugualmente interessanti per pubblici diversi. Il punto esclamativo pone l’accento sull’emozione, elemento fondante del turismo esperienziale, e racchiude lo stupore che un posto così ricco di stimoli può suscitare.


Visitclusone.it e i nuovi canali social

 Online da oggi anche il nuovo sito www.visitclusone.it, sviluppato dalla web agency Lino Olmo Studio. Il portale di destinazione promuoverà e commercializzerà tutta l’offerta turistica del territorio, così che la domanda da parte del turista sia soddisfatta e possa quindi convertire il suo interesse nella fruizione e nella visita.

Il nuovo portale www.visitclusone.it

Dai P.O.I. (Point Of Interest) al collegamento con il portale turistico territoriale Valseriana.eu, visiclusone.it offre una panoramica complessiva di Clusone e dintorni e presenta attraverso un video emozionale, realizzato con l’ausilio di droni, le bellezze paesaggistiche e naturalistiche della città.

 Collegati al portale, anche i nuovi canali social Facebook e Instagram, dove saranno veicolate tutte le iniziative del territorio e raccontate attraverso la tecnica dello storytelling e con il coinvolgimento degli operatori di Clusone, le attrattive e i servizi di cui fruire.

 


Vivi un’esperienza indimenticabile a Clusone >>> www.visitclusone.it

]]>
53098
Tanti progetti realizzati grazie alla Camera di Commercio https://www.valseriana.eu/blog/tanti-progetti-realizzati-grazie-alla-camera-di-commercio/ Mon, 07 Mar 2022 08:54:58 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=52945 Grazie al supporto della Camera di Commercio di Bergamo attraverso il bando “SOSTEGNO A PROGETTI E INIZIATIVE PER LA PROMOZIONE TURISTICA BERGAMASCA” sono numerose le iniziative che Promoserio è riuscita a realizzare nel corso del 2021.

Ponendosi l’obiettivo di rafforzare una solida rete territoriale che, grazie ad azioni mirate e condivise mette in relazione reciproca i diversi soggetti pubblici e privati (operatori turistici, operatori commerciali, pubbliche amministrazioni, enti sovra locali), è stata creata un’offerta turistica e culturale di qualità con iniziative mirate alla destagionalizzazione e alla suddivisione dei flussi turistici in aree normalmente escluse dai tradizionali itinerari di viaggio. Parallelamente, si è lavorato per rafforzare l’identità territoriale della ValSeriana e della Val di Scalve in modo da consentire ai diversi attori locali di interagire insieme con l’obiettivo comune di valorizzare le valli. Sono state inoltre strutturate proposte, servizi e iniziative rivolte anche a coloro che usufruiscono di seconde case, con il fine di offrire occasioni di svago, opportunità di conoscere il territorio e di vivere esperienze strutturate e consolidate, ma sempre innovative e attrattive.

I progetti sono stati realizzati anche grazie al contributo della Camera di Commercio di Bergamo che ha consentito, a titolo esemplificativo, di realizzare nuovo materiale promozionale, sia online sia offline, di strutturare un’offerta turistica invernale esperienziale mirata e promossa in occasione di fiere e partnership con altri territori (città di Cattolica), realizzare un’offerta culturale di alto livello in aree tendenzialmente meno coinvolte dai flussi turistici e in periodi tradizionalmente di bassa stagione (Moroni500). Sono state inoltre realizzate campagne promozionali dedicate agli operatori del territorio attraverso servizi fotografici e video, così come numerose sono state le iniziative promozionali innovative (Montagne di Lombardia, Cena con me). Si è anche potenziata la valorizzazione del cicloturismo, con materiale dedicato e iniziative promozionali e di sensibilizzazione alla mobilità sostenibile (Presolana Race, E-bike Experience); infine si è provveduto alla realizzazione di un’offerta turistica dedicata ai portatori di disabilità, sia permanenti sia temporanee, con una sezione specifica sul portale www.valseriana.eu che consente di individuare in modo immediato e intuitivo il grado di accessibilità delle strutture ricettive, impianti sportivi, servizi di ristorazione e svago.

Progetti realizzati con il contributo di

]]>
52945
Lino Val Gandino, a Washington e nel mondo le copie della Sindone https://www.valseriana.eu/blog/lino-val-gandino-a-washington-e-nel-mondo-le-copie-della-sindone/ Sat, 05 Feb 2022 08:37:44 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=52541 Un ulteriore passo per un progetto che negli ultimi due anni ha caratterizzato l’impegno di una Valle, fra lavoro e devozione.
È in programma sabato 26 febbraio a Washington l’inaugurazione di “Mystery & Faith: The Shroud of Turin” la mostra-evento che saluterà la collocazione nel locale Museum of the Bible di una copia certificata in lino antico della Sindone conservata nel Duomo di Torino.

 

La sala del Museo della Sindone a Torino dove sarà collocata la copia della Val Gandino

 

L’esemplare proviene dai manufatti realizzati lo scorso anno grazie al progetto “Lino Val Gandino”, destinato a portare nel mondo un messaggio di speranza ma anche l’arte tessile senza tempo della Bergamasca.

 >> SCARICA LA BROCHURE DEL PROGETTO | download <<

Grazie alla regia dei Comuni di Peia e Gandino, al concreto sostegno di Gal Valle Seriana e Laghi Bergamaschi, Comunità Montana Valle Seriana e Uniacque, a partire dall’aprile 2020 è cresciuto a Gandino un campo coltivato a lino, nelle proprietà della famiglia Torri, storici produttori lanieri.

Stampa digitale delle copie presso EFI Reggiani di Grassobbio (BG)

L’iniziativa ha visto prodotte una serie di copie certificate in scala 1:1 della Sacra Sindone. Il progetto ha avuto riconoscimento e supporto dal Centro Internazionale di Studi sulla Sindone (CISS) e dal Museo della Sindone, grazie al particolare supporto del segretario Enrico Simonato. A rendere possibile un processo produttivo che ha unito competenze di altissimo profilo hanno contribuito il Linificio Canapificio Nazionale di Villa d’Almè (selezione degli antichi semi della varietà Eden e lavorazione delle fibre con successiva filatura), Torri Lana 1885 di Gandino (tessitura di trama e ordito con esatta riproduzione di disegno e grammatura della Sindone originale) ed Efi Reggiani di Grassobbio (stampa a pigmento in altissima risoluzione).

La Sindone – sottolinea Enrico Simonato –  è il tessuto più studiato al mondo, almeno dal 1898, con la celeberrima fotografia scattata da Secondo Pia, che notò nel negativo l’immagine impressa nel Sacro Lino.  È un lenzuolo molto antico, che ha sicuramente avvolto un cadavere con una serie di ferite che nessuno può non collegare al racconto evangelico della crocifissione di Gesù di Nazareth. La Sindone era di proprietà dei Savoia, che la portarono in Piemonte, nel 1578, da Chambery. È tuttora conservata nel Duomo di Torino, lasciata in eredità da Umberto II di Savoia al Papa, con l’obbligo di tenerla nel capoluogo piemontese. Quest’ultimo elemento, così come le ragguardevoli dimensioni di mt. 4,41 x 1,13, rende quasi una necessità il progetto di creazione delle repliche certificate. La Sindone è un’immagine riconosciuta dai cattolici, dagli ortodossi e anche dal mondo musulmano”.

L’utilizzo di lino antico lavorato senza contaminazioni chimiche – aggiunge Simonato –  è motivo di grande interesse per gli studiosi, che nell’ambito di un progetto promosso dall’Enea stanno approfondendo aspetti specifici relativi alle reazioni del lino, che possano contribuire ad escludere o spiegare ipotesi e quesiti formulati negli anni”.

 

Museo della Bibbia, Washington – Sala espositiva

 

Al Museo di Washington (inaugurato da Steve Green nel 2017 e fra i più tecnologici al mondo) la copia realizzata con il lino della Val Gandino sarà collocata al quinto piano, dedicato alle mostre eccezionali, e successivamente resterà in esposizione permanente. Il Museum of the Bible propone per ciascuno dei suoi sei piani particolari temi di approfondimento, mentre sulla terrazza sommitale offre una vista panoramica su Washington DC. Per la Sindone realizzata con il lino della Val Gandino sono previste cinque aree tematiche e otto postazioni interattive.

Nel corso di un’anteprima diffusa via web Brian Hyland, curatore del Museo della Bibbia, ha spiegato come l’intento sia quello di sottolineare quanto la Sindone di Torino rispecchi il racconto dei Vangeli. “I visitatori potranno muovere virtualmente le proprie mani sopra il telo disteso – ha spiegato –  attivando in questo modo la descrizione vocale di passi biblici che dettagliano e spiegano le ferite subite da Gesù durante la Passione”.

Per il progetto nato in Val Gandino quello di Washington è solo un primo, prestigioso passo nella diffusione delle copie, la cui assegnazione dipende esclusivamente dalla Diocesi di Torino: l’Arcivescovo è infatti Custode Pontificio del sacro lino. Una copia è attualmente esposta nella Basilica di Santa Maria Assunta a Gandino, mentre nelle prossime settimane un’altra sarà collocata all’interno del Museo della Sindone a Torino, nella sala in cui sono conservati reperti preziosi: innanzitutto la macchina fotografica con cui nel 1898 Secondo Pia rivelò attraverso un negativo l’immagine della Sindone, ma anche la teca in argento che custodiva la Sindone in Duomo, sino all’incendio del 1997 nel quale fu miracolosamente salvata dalle fiamme grazie ai Vigili del Fuoco. Due copie saranno inviate a Chambery (Francia), luogo che originariamente custodiva la Sindone nella Sainte Chapelle di Palazzo Savoia; una copia è giunta nei giorni scorsi al Cairo, in Egitto, segnalando un importante punto di congiunzione con il mondo arabo e musulmano. Un’ulteriore copia sarà conservata ad Oviedo (Spagna) nella Cattedrale di San Salvador che custodisce la reliquia del “Santo Sudario”. Già approvata per il 2023 (pandemia permettendo) la collocazione di una copia a Mosca (Russia) nella Cattedrale del Cristo Salvatore, sede del patriarca ortodosso di Mosca e di tutte le Russie. Tutte le info relative al progetto sono disponibili sul sito www.linovalgandino.com

 


Per ulteriori approfondimenti:
info@linovalgandino.com | 338.5336162

]]>
52541
Mobilità elettrica: il Gruppo Scame sempre più presente https://www.valseriana.eu/blog/mobilita-elettrica-il-gruppo-scame-sempre-piu-presente/ Wed, 02 Feb 2022 08:05:02 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=52499 Scame Parre S.p.A. ha finalizzato, il 27 gennaio 2022, l’acquisizione del 55% di Topgraf srl, società operante nel campo dell’ICT con sede ad Azzano San Paolo, in provincia di Bergamo.

L’accordo è stato firmato dall’Ing. Stefano Scainelli, AD di Scame Parre S.p.A., azienda produttrice di materiale elettrico con sede a Parre (BG) , ed Ivo Leidi, Giuseppe Mazzocchi e Roberto Morandi, soci di Topgraf srl che, fondata nel 1990, conta oggi un organico di 20 dipendenti ed è specializzata nella realizzazione di soluzioni cloud based per IOT, logistica integrata, gestione del ciclo commerciale pre-vendita e post-vendita di prodotti e servizi.

Fondata nel 1963 a Parre, in provincia di Bergamo, Scame Parre S.p.A. è capofila dell’omonimo gruppo internazionale che impiega 800 dipendenti distribuiti tra la ValSeriana, dove hanno sede il quartier generale e le principali linee di produzione, gli stabilimenti produttivi in Francia, Slovacchia e Portogallo e 14 tra uffici di rappresentanza e filiali in Europa, America Latina, Medio Oriente e Asia a cui si aggiungono 2 consociate
italiane. Nel 2021 il Gruppo Scame ha confermato il trend di crescita degli ultimi anni registrando un fatturato consolidato di 155 milioni di euro. Da sempre sensibile alle tematiche ambientali e alla continua ricerca di soluzioni in grado di coniugare qualità, sicurezza e sostenibilità, Scame Parre S.p.A. opera in diversi settori: nel residenziale, nel terziario, nell’industria, negli ambienti con atmosfere esplosive oltre che nell’e-
mobility, pubblico e privato.

L’acquisizione di Topgraf srl si inquadra nella più ampia strategia di Scame Parre S.p.A. volta a rafforzare ulteriormente il proprio ruolo di primo piano nel settore dei sistemi e delle infrastrutture per la ricarica dei veicoli elettrici, ambito nel quale, da vera pioniera, opera con successo proponendo soluzioni innovative da più di 20 anni.
“La velocità di trasformazione di questo mercato – spiega Stefano Scainelli – ha comportato una duplice azione per stare al passo con le sue crescenti richieste: da un lato si è agito per linee interne costituendo un nuovo reparto di Ricerca & Sviluppo che oggi occupa 20 figure di alto profilo, dall’altro per linee esterne, attraverso alcune acquisizioni mirate”.
“A maggio 2021 – continua Scainelli – è stato acquisito l’85% della portoghese Magnum Cap, player storico nel settore dei sistemi di ricarica in corrente in continua, mentre oggi annunciamo l’acquisizione del 55% di Topgraf, azienda operante nel settore ICT. La finalità di entrambe le acquisizioni sono coerenti con la nostra strategia e volontà di crescita nel settore della mobilità sostenibile a sua volta parte integrante del più ampio progetto Europeo di transizione energetica”.

“Con questa operazione – aggiunge Roberto Morandi – avremo l’occasione di mettere a fattor comune le conoscenze informatico/organizzative sviluppate da Topgraf in svariati settori, anche al servizio del gruppo Scame. Continueremo così a svilupparci nei segmenti in cui già operiamo con il vantaggio però, nei confronti di tutti gli stakeholders, di entrare a far parte di un gruppo internazionale in grado di aggiungere ulteriori punti di forza a quelli che già ci erano propri, senza per questo compromettere meccanismi già rodati ed affinati in anni di attività”.

“L’ingresso di Topgraf nel gruppo Scame – concludono Stefano Scainelli e Giuseppe Mazzocchi – ha un significato strategico per entrambe le aziende. Il software sta diventando un componente essenziale per garantire l’interoperabilità, la connessione e la diffusione dei sistemi e delle infrastrutture per la mobilità sostenibile e questa è la nostra missione.

 


 

Scame Parre S.p.A. è parte della rete Industry di Promoserio e collabora con l’ente in azioni di comarketing legate allo sviluppo del cicloturismo e al settore e-bike e ha partecipato come sponsor tecnico a diverse manifestazioni sportive.

Leggi >> QUI << l’intervista di Andrea Rossetti a Stefano Scainelli per VALSeriana & Scalve 2018 – ed. Autunno

]]>
52499
Clusone, il tuo inverno indimenticabile tra arte e piste da sci https://www.valseriana.eu/blog/clusone-il-tuo-inverno-indimenticabile-tra-arte-e-piste-da-sci/ Tue, 28 Dec 2021 09:16:17 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=51811 Chiudi gli occhi e immagina di brindare al nuovo anno davanti a uno degli orologi astronomici più particolari di Italia, a pochi chilometri dalle piste da sci innevate e circondato da un panorama invernale da fiaba: il tuo inverno clusonese è a due passi da te!

Bandiera Arancione del Touring Club Italiano, grazie alla posizione strategica ai piedi della Presolana, nel cuore della ValSeriana e a trenta minuti da Montisola e dalla città di Bergamo, Clusone è il luogo perfetto in cui trascorrere un soggiorno di relax e divertimento per un inverno indimenticabile.

Cultura e attività sulla neve renderanno la vacanza clusonese un’esperienza unica!

 

 

Shopping, arte, storia, buon cibo e atmosfere natalizie ti aspettano dopo una mattinata sugli sci o con le ciaspole ai piedi! Gli amanti dello sci nordico possono godere della Pista La Spessa proprio a un minuto dal centro storico, mentre chi ama le passeggiate nella neve potrà raggiungere il Roccolo Zuccone ai piedi del Rifugio San Lucio con una passeggiata di un’oretta e un quarto.

 

Roccolo Zuccone, ph. @cris_savoldelli

 

Dopo le attività sulla neve, goditi il pomeriggio con una passeggiata nel centro storico partendo da Piazza del Paradiso con il suo Santuario, passando da Piazza Uccelli, fino a Piazza Baradello fermandoti per una pausa rigenerante con un cremoso cappuccino sbirciando le vetrine delle boutique clusonesi: siamo sicuri che troverai il regalo di Natale perfetto per chi ami! Prosegui poi verso Piazza Orologio e la Basilica di Santa Maria Assunta con una breve deviazione per scoprire la nascosta e suggestiva chiesa di Sant’Anna; raggiungi Piazza della Rocca e la sua fontana passando per via Querena, con una piccola sosta per acquistare un dolce ricordo di Clusone. Termina la tua passeggiata in centro passando a fianco dell’antico chiostro del convento Angelo Maj per raggiungere la nuova Piazza Manzù, sede del mercato settimanale del lunedì, uno dei più frequentati della bergamasca. Concludi la tua giornata di relax con una cena a base di prodotti tipici in uno dei numerosi e caratteristici ristoranti clusonesi, con un piatto di Casoncelli o con l’immancabile polenta bergamasca.

 

Foto di Lino Olmo Studio

 

Se ti trovi a Clusone nel periodo delle festività natalizie rimarrai affascinato da un’atmosfera magica, musica natalizia per le vie del centro e tanti eventi che fanno da cornice all’inverno clusonese.

Il Natale clusonese non ti aspetta solo tra le vie del centro storico e nelle numerose piazze della città: sono tantissime le visite guidate e gli appuntamenti culturali in programma. Il MAT – Museo arte e tempo organizza visite guidate a tema natalizio per scoprire la collezione museale e la mostra “Giovanni Trussardi Volpi. Il colore irrequieto dell’anima”, mentre la Turismo Pro Clusone propone visite agli “imperdibili” della città, l’Orologio Astronomico Fanzago e la Danza Macabra.

 

Giovanni Trussardi Volpi, Autoritratto in divisa militare, 1916-1920 circa
Olio su tela, 48 x 34 cm
Clusone, MAT – Museo Arte Tempo di Clusone
ph: Fabio Cattabiani, 2021

 

Clusone vi lascerà senza fiato, uno scrigno di arte e cultura ai piedi della Presolana, immersa nelle magiche atmosfere innevate nel cuore della ValSeriana.

 

Per info: visitclusone.it | www.valseriana.eu

 

]]>
51811
L’accoglienza è nei dettagli https://www.valseriana.eu/blog/laccoglienza-e-nei-dettagli/ Tue, 28 Dec 2021 10:28:49 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=51683 «Sono spesso in giro per lavoro, viaggio molto. E quando torno,
superato il ponte del Costone, mi si apre il cuore. “Oh, sono a casa”, mi dico. È come se mi ripulissi l’anima». Basterebbero queste parole per comprendere appieno il legame fortissimo che c’è tra la ValSeriana e Roberto Loda, general manager della Punto Azzurro, eccellenza bergamasca
specialista nella produzione di capi di abbigliamento sport e casual. E, in una giornata tersa di inizio inverno, basterebbe osservare il cielo che abbraccia la Presolana, su cui si affaccia la sede di Rovetta dell’azienda, per
capire che il nome che le diedero nel 1984 i coniugi Loda, genitori di Roberto, racconta di questa Valle molto più di tutto il resto.

Roberto Loda, general manager della Punto Azzurro

PUNTO AZZURRO: CUORE ITALIANO E ANIMA SERIANA

La Punto Azzurro è uno dei migliori esempi della forza dell’industria seriana. Nata piccola, è diventata un punto di riferimento mondiale, unanimemente riconosciuta come “il meglio” nel proprio settore. Si occupa di abbigliamento sportivo: i clienti si rivolgono a lei per ideare, sviluppare, creare e produrre capi di alto livello qualitativo e tecnologico. Dal 2014 ha anche un brand suo: quell’anno fu infatti acquisito il marchio Dkb, nato dieci anni prima e interamente dedicato al mondo della montagna, dallo sci allo ski touring passando per il trekking. Insomma, la Punto Azzurro ha un cuore italiano e un’anima seriana. Però «oltre l’ottanta per cento dei nostri clienti sono esteri. Ci rivolgiamo a un pubblico di alta gamma», spiega Loda. È lavoro, è vero, ma è anche un modo di raccontare le proprie radici anche fuori dai confini nazionali. «Il lavoro è un valore della nostra terra, un tratto
distintivo strettamente legato all’impegno, allo spirito di sacrificio, ma anche all’umanità che ci contraddistingue. Girando il mondo, in qualche modo ritengo di portare con me anche tutto questo. O meglio, lo fa la Punto Azzurro, che per me è tutto: qui ci sono praticamente nato, ci sono cresciuto insieme».

Un’azienda che a Rovetta ha la sua sede principale (e dove operano una quarantina di persone), ma che ha anche stabilimenti in Slovacchia e in Moldavia, per un totale di circa quattrocento dipendenti. Un’azienda che è «sempre stata in continuo movimento, ma che è stata in grado di crescere
perché è stata costruita su solidi valori».

Il termine «valori» torna costantemente nelle parole di Loda. «È ciò su cui tutto si fonda – spiega -. Nella vita come nel lavoro. Personalmente, ritengo che quelli della Punto Azzurro siano la società, intesa come persone e ambiente in cui si è immersi, il lavoro e la nostra terra». Ovvero, la ValSeriana. «Può sembrare banale, ma penso davvero che qui ci siano posti bellissimi che meriterebbero di essere più conosciuti. La passione c’è, dobbiamo migliorare il “racconto” forse… Perché il marketing non è tutto, ma fa tanto. Quando è fatto bene, è un valore aggiunto. Certo, non è facile, perché per fare del buon marketing bisogna conoscere a fondo i propri valori. Ritengo però che in ValSeriana si sia iniziato un percorso importante in questa direzione».

 

Lo staff di Promoserio con le nuove divise DKB, ph. Matteo Zanga

Un percorso  insieme allo staff di PromoSerio con le nuove divise prodotte da Punto Azzurro nel quale la Punto Azzurro vuole giocare un ruolo di primo piano, dice Loda: «Ci teniamo al nostro territorio, vogliamo essere soggetto attivo. Abbiamo avviato diversi dialoghi e partnership, non ultima quella con PromoSerio. Si tratta di un progetto in cui crediamo, a lungo termine. Almeno questa è la nostra intenzione. Non è solo fornire le divise sportive o altro. È qualcosa di più ampio».

Inevitabile, dunque, provare a capire insieme a Loda quali siano i punti forti e i punti deboli del turismo in ValSeriana e in Val di Scalve: «Sicuramente serve più unità, meno gruppi trasversali e più compattezza. Nel concreto, invece, ritengo che il problema principale sia legato all’assenza di strutture all’altezza. Abbiamo un’infinità di muri e pochi posti letto. Organizzare dei convegni, ad esempio, è impossibile se si vogliono invitare per due o tre giorni centinaia di persone: non si sa dove farle dormire. In compenso, siamo pieni di seconde case, figlie di un’epoca e di un turismo ormai superato, fuori dal tempo. Credo che la cosa fondamentale sia riuscire a passare il messaggio che la nostra Valle è viva tutto l’anno, non solo in estate o a Natale». Il cosiddetto “turismo lento” può essere la soluzione? «È sicuramente una strada su cui investire. Ma la verità è che ancora non porta soldi. C’è bisogno di tempo, e parallelamente di qualità dell’offerta per farlo crescere. È un tipo di turismo difficile, ma è anche più ricercato a livello globale e più remunerativo sul lungo. Il “mordi e fuggi” non basta più».

Loda ha le idee chiare. E nelle sue parole riguardanti il turismo in ValSeriana ci si ritrova un po’ il cammino di maturazione percorso in quasi quarant’anni di storia dalla Punto Azzurro, la quale ha scommesso sulla qualità e sulla creatività, sulla ricerca e sull’innovazione (sia nei materiali che nella produzione), diventando un modello a livello globale.

Si suol dire che il diavolo sia nei dettagli, ma anche l’eccellenza la si può trovare solamente nelle piccole cose, nell’impegno quotidiano, nella passione. Nei «valori», direbbe Loda. E la ValSeriana ne ha tanti su cui puntare.

 

Articolo di Andrea Rossetti per il VALSeriana & Scalve Magazine – inverno 2021-2022

]]>
51683
I Pinguini hanno preso il volo https://www.valseriana.eu/blog/i-pinguini-hanno-preso-il-volo/ Wed, 22 Dec 2021 08:56:39 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=51682 I Pinguini Tattici Nucleari non mi piacciono proprio! Per me l’unica rock band bergamasca (albinese) che merita attenzioni sono e saranno sempre i Verdena. Quei singoli stupidini ed enfatici non mi hanno mai fatto venire voglia di ascoltarli sul serio; poi quel nome così assurdo, da gruppetto liceale (è preso da una birra). Ci mancava la partecipazione trionfante a Sanremo, per farmeli odiare del tutto.

Ma lo sappiamo, solo gli stupidi non cambiano mai idea. A volte, la bellezza (e l’allegria che ne consegue) si scopre per dovere, per lavoro, o per un caso fortuito. E allora ho scoperto che c’è qualcosa di più dietro alla stupidera da band mascotte del politicamente corretto di matrice Rai.

I Pinguini a Sanremo


Innanzitutto le persone
. C’è un cocktail bergamasco niente male in questa comitiva di ragazzi nati tra il 1991 e 1994. Il cantante e compositore di testi e musiche, Riccardo Zanotti, è di Albino (Desenzano), la prima chitarra Lorenzo Pasini di Villa d’Ogna, l’altra chitarra Nicola Buttafuoco e il tastierista Elio Biffi sono di Pedrengo, il bassista Simone Pagani è di Bergamo, il batterista Matteo Locati di Arcene.

Di chiacchiere se ne sono scritte un’infinità, le comparsate in tivù sono regolari, il nome è una certezza, anzi, ora Zanotti (27 anni) produce le nuove leve della canzone bergamasca, se così si può dire. Ma forse conviene fare un salto indietro, tornare alla musica e ascoltarla davvero, come non va più tanto di moda fare. Passare disco per disco, canzone per canzone, scrutando i testi, con le orecchie tese per capire il segreto, se c’è, di questi giovanotti che hanno preso il volo.

Sono partito dall’inizio, dalle filastrocche de Il re è nudo, disco del 2014. Subito mi si è fatta incontro la verve del cantante e leader, che tra cantilene e passaggi quasi parlati riesce a sorprendere: Zanotti sa costruire un certo pathos, nell’attesa della parola di fine verso che faccia rima in modo più o meno ortodosso. Non sempre i mezzi sono all’altezza delle aspirazioni, ma la ricerca di un lessico nuovo per il linguaggio pop è evidente e apprezzabile. Qualcosa che ridia importanza a ciò che si canta, a costo di sfiorare il non-sense.
Testi come collage, un cilindro pieno di sorprese e nomi, giochi, cortocircuiti verbali. Vasco Brondi e Vasco Rossi, i Coldplay che suonano sempre gli stessi accordi, e via cantando. Voce filtrata da folletto blaterante che però nei suoi continui scherzi carnevaleschi (e le normali ingenuità
dell’età) sa consegnarci gentilmente qualche scintilla di senso e sentimento, pur tardoadolescenziale (“Quando avremo sfamato il più povero dei poveri / Allora abbandonerò la chitarra”).

Musichine tra il folk e il cantautorato nostrano, ben mescolate ad arguzie quasi-prog, come una versione carillon dei Genesis, con qualche assolo saporito. Gallerie di personaggi un po’ deformi, figurine dall’album di una giovinezza appassionata (da De André a Klaus Kinski), in cerca di una chiave di lettura per armonizzarli in un discorso che vorrebbe essere autoriale. Ci sono gli elementi chimici per il botto pop, ma manca ancora una reazione efficace per farli deflagrare.

Un notevole salto arriva con il secondo disco Diamo un calcio all’aldilà, e lo si sente subito. La produzione ruvida del brano d’apertura lascia ben sperare, accostata alle più triviali citazioni televisive (la famosa “borra” della Clerici). La tripletta iniziale è già un mezzo cappotto, tra svisate rock, melodie country in lingua inglese e un bell’assortimento di distorsioni e assoli, in accoppiata con i consueti scioglilingua di Zanotti, cadenze dolci che ci cullano ed escandescenze sempre un po’ cialtrone. Ancora non facile individuare il bandolo della matassa per quanto riguarda le parole, ma questa musica funziona a prescindere, il talento da hit è evidente. Perfetta la scheggia pokemon-punk di Sudowoodo, poi tocchi delicati, scariche di energia e qualche pungolo, fino alla grandeur del crescendo da stadio Le Gentil, ben innervata di distorsioni, saliscendi melodici e anche qualche parola più matura: “La paura ti definisce”. I ritmi reggae di Me Want Marò Back, venati di una simpaticissima polemica politica camuffata nelle
pieghe di una lingua mista, chiudono un disco davvero fresco.

I Pinguini con il sindaco di Bergamo Giorgio Gori


Due lavori di sana gavetta
(ma già sotto l’egida Sony), macinati rapidamente nel giro di un anno e mezzo. Il terzo (Gioventù brucata) arriva nel 2017 e la band inizia a raccogliere consensi anche fuori dai circuiti strettamente indie. Nell’estate suonano al festival Sziget, il singolo Irene fa breccia nelle radio durante la successiva estate. Il disco è un bel saggio di musica pop, agilissima, ma corroborata da una certa sapienza musicale che non può non destare attenzioni. Il saettare delle chitarre ormai non sorprende più, ma si conferma ad alti livelli, così come il genuino buongusto per gli arrangiamenti ricchi, ammalianti. Destano invece maggior sorpresa
certe atmosfere intense, cadenze rock irresistibili come quelle di Pula. Il non-sense reiterato nei testi alterna parti che sembrano puri riempitivi a momenti più semplicemente banali: il tentativo di rifare gli Elii in salsa un po’ parrocchiale (anche i siparietti parlati!), e tutti quei giochini di parole un po’ fine a se stessi (“Ponzio Pilates” etc.), non alletteranno sicuramente gli orecchi più esigenti. Gli altri, probabilmente non si preoccuperanno
nemmeno delle parole. Mancano degli spunti tematici davvero interessanti, e se a questo ci aggiungiamo il tentativo di essere sagaci… bè, meglio concentrarsi sulla musica. L’unico pezzo degno dei maestri della canzone
scorretta è Ninna nanna per genitori disattenti.

Poco male, ci piace perderci nel “pastiche” di stili che qui si amplia ulteriormente, nella cialtroneria come credo artistico, nei fraseggi poderosi di Gigi cinque ottavi: melodie alla Max Pezzali o cantilene sghembe, tempi dispari ed effetti sonori a piene mani. Fa capolino un citazionismo anche musicale (un assolo che richiama una canzone dance, mica male; e a seguire la chitarra acustica che rifà Smoke on the Water) che è sicuramente un messaggio d’amore alla fetta più colta del loro pubblico. È chiaro insomma, anche per i neofiti del gruppo (come me fino a poche settimane fa), cosa abbia portato questa band bergamasca alla ribalta nazionale. Nel 2019 arriva un titolo che è antifrasticamente antesignano di quel che sarà: Fuori dall’hype. Tutto l’armamentario stilistico si piega al servizio di canzoni meno rock, più spendibili nei panorami attuali. Verdura, Sashimi, melodie più agrodolci e suggestive, un pop speziato ma comunque confortevole anche per il pubblico generalista, una maturazione personale che rende credibile lo Zanotti in versione menestrello “romantico” ma sempre un po’ cialtrone. Ritmi ballabili (si veda il pezzo sanremese), la voce più sicura, qualcosa da dire, un vissuto più interessante da cantare. La quadratura del cerchio, sublimata un anno dopo al teatro Ariston.
E tutto il resto, più che cronaca, è già storia.

 

Articolo di Fabio Busi per
VALSeriana & Scalve Magazine – inverno 2021-2022

]]>
51682
Montagna d’inverno divertimento per tutti https://www.valseriana.eu/blog/montagna-dinverno-divertimento-per-tutti/ Wed, 22 Dec 2021 09:32:55 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=51592 VisitBergamo e Camera di Commercio unite in un progetto d’eccezione: un modello virtuoso e replicabile.

ValSeriana e Val di Scalve: le Magnifiche Valli sono adatte a tutti i gusti! L’obiettivo di rendere il territorio accessibile a qualsiasi categoria di persone ha fatto nascere il progetto dedicato al turismo accessibile di Visit Bergamo e Camera di Commercio, in collaborazione con Associazione Ski Passion e Promoserio, che vede nelle valli le start up di un’iniziativa che coinvolgerà tutta la Bergamasca.

IL PROGETTO LA MONTAGNA D’INVERNO PER TUTTI

Grazie a “La montagna d’inverno per tutti”, infatti, le stazioni sciistiche della ValSeriana e della Val di Scalve a partire dalla stagione invernale 2021 sono in grado di offrire un’offerta turistica di qualità anche ai portatori di disabilità – sia permanenti sia temporanee -, con lezioni di sci dedicate e noleggio monosci e ausili in grado di consentire di spostarsi in autonomia e di godere dei pendii innevati e dei panorami mozzafiato.

Attraverso una serie di iniziative concrete (acquisto attrezzature, realizzazione di un’offerta dedicata, azioni di promozione, formazione, ecc.), Camera di Commercio e Visit Bergamo stanno infatti strutturando un progetto di promozione legato al turismo accessibile con attenzione alle disabilità motorie e visive permanenti e temporanee, dotando le stazioni sciistiche di efficaci supporti per accogliere anche i turisti con disabilità, permettendo anche a questa fascia di soggetti di poter godere del patrimonio sportivo e naturalistico della ValSeriana e della Val di Scalve. Il progetto di accessibilità non andrà a esaurirsi con la realizzazione di un’offerta per la ValSeriana e la Val di Scalve – che costituirà una sorta di fase sperimentale – ma intende costituire un modello replicabile anche nei restanti territori della Bergamasca.

VERSO UN’ACCOGLIENZA ACCESSIBILE

Le stazioni sciistiche aderenti saranno dotate di carrozzine che permettano agli sciatori con disabilità di poter accedere in totale autonomia ai servizi igienici, trasferendosi dal monosci alla carrozzina senza necessità di accompagnamento, oltre ovviamente a monosci disponibili per gli sciatori. Gli ausili per la pratica dello sci verranno lasciati in comodato d’uso gratuito e in custodia all’Associazione Ski Passion che provvederà a consegnarli agli impianti di sci in base alle necessità e alle disponibilità per consentire anche a quelli più piccoli e meno noti di usufruire di questa importante opportunità di accoglienza accessibile. Parallelamente, sono organizzati corsi di formazione dedicati non solo ai maestri ma agli operatori della montagna in senso ampio, in modo da strutturare un’accoglienza di qualità e all’altezza di tutti i turisti e fruitori dei comprensori. A seguito di un’iniziale azione di mappatura analitica, si stanno realizzando interventi necessari a rendere accessibili gli impianti di sci, sia di sci alpino sia di sci nordico, per permettere una piena fruizione degli stessi; in collaborazione anche con le Amministrazioni Comunali e con le stazioni sciistiche direttamente coinvolte, il progetto vedrà la realizzazione di parcheggi dedicati, di rampe di accesso ai punti ristoro e ai rifugi e la messa a punto di facili sistemi di accesso ai servizi igienici.

Tutti gli interventi hanno dunque reso possibile strutturare concretamente l’offerta turistica invernale in ottica esperienziale e accessibile, individuando nel turismo sportivo un efficace strumento di inclusione. Sono stati così realizzati pacchetti turistici dedicati, in grado di abbinare il pernottamento alle attività sportive e ricreative, oltre che la valorizzazione dei prodotti agroalimentari locali. Nello specifico, il progetto prevede la creazione di pacchetti con pernottamento e maestro di sci; lo skipass e l’ausilio saranno in omaggio per un massimo di due giorni. Le Magnifiche Valli diventano accessibili e accoglienti davvero per tutti!

Per informazioni e per conoscere tutte le offerte: www.visitbergamo.net


 

Il Progetto “La Montagna d’inverno per tutti” è promosso dalla Camera di Commercio di Bergamo e Visit Bergamo

.

]]>
51592
Aperta la call per la digitalizzazione delle associazioni sull’App Tutti in Pista! https://www.valseriana.eu/blog/tutti-in-pista/ Wed, 15 Dec 2021 10:18:32 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=51469 EHI GIOVANE!
Hai voglia di impegnare il tuo tempo in modo utile e vorresti farlo per aiutare il tuo territorio?
Sei la persona giusta per questo incarico!

Cerchiamo 4 ragazz* di età compresa tra i 16 e i 34 anni che abbiano voglia di dedicare alcune ore per la “Digitalizzazione delle Associazioni” con l’App del progetto “Tutti in Pista! 2021“.

CHE COS’É TUTTI IN PISTA?
Tutti in Pista è un progetto nato grazie al bando “La Lombardia è dei giovani” promosso da Regione Lombardia, che coinvolge diversi comuni e associazioni dell’Ambito Distrettuale della Valle Seriana Superiore e Val di Scalve.
L’obiettivo è coinvolgere i giovani nelle attività del territorio e generare nuove possibilità e nuove idee.

CHE COS’É IL SUPPORTO ALLA DIGITALIZZAZIONE ALLE ASSOCIAZIONI?
All’interno del progetto Tutti in Pista ci sono diverse attività: una di queste è il “supporto alla digitalizzazione“. Non spaventarti! Si tratta semplicemente di aiutare le associazioni del territorio (società, enti, organizzazioni…) a registrarsi e usare la piattaforma tuttiinpista.App.  Si può incontrare il rappresentante dell’associazione e insegnarglielo di persona oppure organizzare una call e seguire passo passo le operazioni. L’importante è che tu, giovane, che sei spigliato con la tecnologia, puoi essere un grande supporto per queste associazioni!

A COSA SERVE TUTTO QUESTO?
Le associazioni che si iscrivono all’App possono caricare gli eventi e le manifestazioni che organizzano e chiedere ai ragazzi che usano l’App di partecipare come volontari.
Due piccioni con una fava: facciamo pubblicità agli eventi del nostro territorio e i giovani possono prendere parte attivamente a queste iniziative!

QUANTO MI IMPEGNEREBBE QUESTA ATTIVITÀ?
L’attività di tutor alle associazioni è prevista nei mesi da Febbraio ad Aprile per un totale di circa 15 ore svolte da ogni ragazzo.
Sappiamo che il tuo tempo è prezioso, per questo per la tua attività è prevista un retribuzione del valore di € 150,00 in buoni spesa utilizzabili presso esercenti e società locali (es. cinema, palestre, librerie, piscine, negozi di articoli sportivi, etc.) che aderiscono a questo progetto. I buoni saranno rilasciati a lavoro terminato.

COME FACCIO DA SOLO A FARE TUTTO QUESTO?
Non preoccuparti, non sei da solo! Una persona qualificata coordinerà i giovani tutor e per qualsiasi dubbio potrai sempre contare su di lei.


COME CANDIDARSI?
Se vuoi candidarti come tutor (entro il 12 Gennaio 2022), oppure se non sei ancora convinto e hai bisogno di altre informazioni puoi contattare:

Eleonora:  347.1787318 | eleonoratroletti@gmail.com

 


 

]]>
51469
E-Vai per Le Magnifiche Valli https://www.valseriana.eu/blog/progetto-e-vai/ Tue, 23 Nov 2021 16:49:20 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=50934 Promoserio, in collaborazione con il Comune di Clusone e E-VAI FNM Group lancia l’iniziativa E-VAI PER LE MAGNIFICHE VALLI!

 


 

Grazie al nuovo progetto potrete noleggiare un’auto elettrica E-Vai per 24/h con chilometraggio illimitato nel punto più vicino a voi e concedervi una pausa raggiungendo i rifugi del territorio aderenti all’iniziativa per degustare pranzi e cene dal sapore locale!

 

Tutte le proposte

 

* CLUSONE >>> Car Sharing giornaliero e pranzo o cena al Rifugio San Lucio di Clusone

Per 2 persone | 85€ >> Prenota QUI
Per 4 persone | 135€ >> Prenota QUI

 



* GROMO >>>
Car Sharing giornaliero, risalita in seggiovia (a/r) e pranzo o cena al Rifugio Vodala a Spiazzi di Gromo

Per 2 persone | 85€ >> Prenota QUI
Per 4 persone | 135€ >> Prenota QUI

 

 

 

POCHI SEMPLICI PASSI PER UN VIAGGIO SMART

Acquistate la proposta che fa al caso vostro sul sito www.valseriana.eu
Una volta ultimato il pagamento riceverete una mail di conferma contenente le indicazioni utili per prenotare il noleggio dell’auto e-vai:

1. Iscriversi gratuitamente al servizio E-Vai tramite App o sito web www.e-vai.com
2. Compilare i dati richiesti e caricare sulla APP o sul sito la foto fronte e retro della propria patente.
3. Una volta abilitato al servizio, prenotate il noleggio dell’auto inserendo nel campo note il codice: PROMOSERIO.
4. Scegliete tra oltre 150 postazioni E-Vai presenti in tutta la Lombardia, comprese le stazioni ferroviarie e gli aeroporti.
5. Al momento della conferma del noleggio verrà effettuato un blocco plafond dell’importo di 50€ che verrà sbloccato a noleggio terminato.

IMPORTANTE >>> È necessario prenotare il noleggio con almeno 18 ore di anticipo.

 


PER INFO:
PROMOSERIO >> 035.704063 – infopoint@valseriana.eu

]]>
50934
Clusone ti Premia! https://www.valseriana.eu/blog/clusone-ti-premia/ Fri, 12 Nov 2021 10:43:48 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=50853 L’Amministrazione comunale di Clusone con il Distretto del Commercio Alta Val Seriana – Clusone e con il supporto delle associazioni Turismo Pro Clusone, Clusone Shops&Art e Clusu lancia CLUSONE TI PREMIA, CONCORSO A PREMI PER LA CITTÀ DI CLUSONE.
L’iniziativa si pone l’obiettivo di promuovere le attività commerciali clusonesi (in particolare quelle penalizzate dalla pandemia da COVID19) e portare benefici alle famiglie del territorio.

COME FUNZIONA CLUSONE TI PREMIA

Il un concorso a premi è destinato ai consumatori di Clusone e realizzato in collaborazione con operatori commerciali, artigianali e di servizio.

>>> CONSULTA QUI L’ELENCO DEI COMMERCIANTI ADERENTI ALL’INIZIATIVA <<<

I commercianti aderenti avranno a disposizione alcune tessere (che saranno distribuite gratuitamente anche presso l’ufficio turistico in Piazza Orologio) che daranno diritto di partecipare all’estrazione dei premi finali.

Per essere considerate valide tali tessere dovranno essere completate dai consumatori mediante la raccolta di 6 bollini così composti:

* n. 2 bollini nella categoria “Bar e Ristoranti” con minimo 10 € di spesa a bollino;
* n. 1 bollino nella categoria “Abbigliamento e calzature” con minimo 20 € di spesa a bollino;
* n. 2 bollini nella categoria “Alimentari” con minimo 10 € di spesa a bollino;
* n. 1 bollino nella categoria “Varie” con minimo 20 € di spesa a bollino.

Le tessere complete, identificabili tramite numero di serie e dotate di matrice per la successiva verifica, dovranno essere consegnate presso una apposita urna situata presso l’ufficio turistico di Piazza Orologio.

Saranno effettuate 4 estrazioni mensili (a febbraio 2022, marzo 2022, aprile 2022, maggio 2022) in cui si estrarranno premi per complessivi 2.000 euro a estrazione, pescando tra le tessere regolarmente completate e consegnate nel mese precedente.

I 2.000 euro di premio saranno rappresentati da buoni spendibili presso le attività commerciali che partecipano all’iniziativa attraverso la piattaforma Clusu, così definiti:
– 1 buono da 500 €
– 2 buoni da 250 €
– 4 buoni da 100 €
– 12 buoni da 50 €

I premi saranno estratti la prima settimana del mese successivo: i numeri vincenti saranno pubblicati sul sito del comune di Clusone.

L’estrazione finale si terrà nel mese di maggio 2022. Per questa estrazione, saranno estratti €2000 di premi tra tutte le tessere consegnati durante il concorso con buoni divisi come i mesi precedenti, oltre a due super premi da €1000 ciascuno.

ESTRAZIONI

I buoni saranno ritirabili presso l’ufficio turistico in Piazza Orologio presentando la matrice del biglietto vincente e, ai sensi di legge, rilasciando liberatoria con fotocopia della propria carta di identità.

• NUMERI VINCENTI DI FEBBRAIO  | Scarica qui l’elenco
NUMERI VINCENTI DI MARZO | Scarica qui l’elenco
NUMERI VINCENTI DI APRILE | Scarica qui l’elenco
NUMERI VINCENTI DI MAGGIO | Scarica qui l’elenco

]]>
50853
Al via il progetto pilota “GANDINO”: Tesmec e Planetel per la digitalizzazione del territorio https://www.valseriana.eu/blog/al-via-il-progetto-pilota-gandino-tesmec-e-planetel-per-la-digitalizzazione-del-territorio/ Wed, 10 Nov 2021 11:17:09 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=50841 Il servizio sarà erogato direttamente da Planetel, garantendo connettività Internet, voce, dati e un’infrastruttura idonea per una digitalizzazione evoluta.

I lavori di installazione avverranno tra il Nodo di rete in Fibra Ottica Planetel presente a Leffe (Bergamo) e l’area industriale comprendente la storica azienda Torri Lana S.r.l., e grazie a tecnologie innovative minimizzeranno l’impatto ambientale degli interventi, massimizzandone la qualità, la velocità e l’economicità.

L’innovatività dell’intervento ha previsto la mappatura digitale preventiva dei sottoservizi esistenti tramite l’avanzato sistema Georadar Tesmec che ha permesso di pianificare al meglio i successivi lavori di scavo. Tale attività dota i Comuni di strumenti all’avanguardia anche in tema di planimetrie, mappature e database digitali.



Tesmec S.p.A.
(EURONEXT STAR MILAN: TES) (“Tesmec”), società a capo di un gruppo leader nel mercato delle tecnologie dedicate alle infrastrutture (reti aeree, interrate e ferroviarie) per il trasporto di energia elettrica, di dati e di materiali (petrolio e derivati, gas e acqua), nonché di tecnologie per la coltivazione di cave e miniere di superficie, e Planetel S.p.A. (Euronext Growth MilanEGM”: PLT), (“Planetel”), capofila dell’omonimo gruppo che opera nel settore delle telecomunicazioni a livello nazionale, hanno presentato a Gandino il progetto pilota in tema di connettività e digitalizzazione evoluta verso un modello di smart city, con l’avvio dei lavori d’installazione di una rete a banda ultra-larga in fibra ottica con prestazioni sino a 10 Gbps tra il Nodo di rete in Fibra Ottica Planetel presente a Leffe e l’area industriale comprendente la storica azienda Torri Lana S.r.l.

 

L’area di intervento, localizzata tra i Comuni di Leffe, Gandino e Peia, è stata identificata con il patrocinio di Confindustria Bergamo con l’obiettivo di dotare di connettività a banda ultra larga alcune storiche realtà aziendali bergamasche non ancora raggiunte dalla fibra ottica, che, senza un intervento mirato, in grado di garantire loro una maggiore visibilità e competitività, rischiavano, quindi, di rimanere isolate.

I lavori saranno realizzati da Tesmec e Planetel con l’utilizzo di tecnologie innovative, in grado di minimizzare l’impatto ambientale e massimizzare la qualità, velocità ed economicità degli interventi, che saranno a costo zero per i tre Comuni, in quanto integralmente finanziati dalle due aziende per i rispettivi ambiti di competenza.

In particolare, grazie ai macchinari di scavo Tesmec e alle loro dimensioni ridotte, l’attività di cantiere risulterà estremamente rapida e non comporterà la chiusura totale della strada nel corso dei lavori, ma solo di una parte della carreggiata. Lo scavo, infatti, sarà realizzato nelle dimensioni minime indispensabili alla posa della rete (pochi centimetri di larghezza), permettendo un ripristino rapido e non invasivo della circolazione ed evitando una riasfaltatura completa della strada, con minimo impatto ambientale, nessun disturbo ai residenti, sostenibilità e efficienza.

L’innovatività dell’intervento ha previsto, inoltre, la mappatura preventiva dei sottoservizi esistenti attraverso l’acquisizione di dati Georadar Tesmec, il rilievo celerimetrico e l’elaborazione dati e Output 3D, in modo da ottenere una chiara visione delle infrastrutture esistenti, per pianificare al meglio dove effettuare gli scavi ed evitare danneggiamenti, guasti e interruzioni dei servizi. Tale attività, inoltre, dota i tre Comuni di strumenti all’avanguardia anche in tema di planimetrie, mappature e database digitali per future pianificazioni di interventi, semplificando e modernizzando i processi gestionali interni.

Attraverso il progetto, obiettivo di Tesmec e Planetel è proporre una collaborazione e una metodologia di lavoro che possano essere replicate facilmente sul territorio, allargando l’orizzonte verso tutti i comuni bergamaschi e le amministrazioni che vogliano dotarsi di strumenti all’avanguardia, in grado di migliorare la qualità delle infrastrutture e al contempo incrementare la competitività delle aziende locali.

Il Presidente e Amministratore Delegato di Tesmec, Ambrogio Caccia Dominioni ha così commentato: “Siamo orgogliosi di poter mettere al servizio del territorio l’innovatività delle soluzioni tecnologiche Tesmec che permettono di operare in un’ottica di massima efficienza e sostenibilità ambientale. Aver individuato un partner di alto livello come Planetel persegue l’obiettivo di offrire una catena del valore completa e aiuterà a velocizzare l’adozione da parte delle singole amministrazioni e delle aziende di strumenti digitali ormai indispensabili nel contesto attuale”.

“Siamo molto soddisfatti di iniziare questa importante collaborazione con Tesmec – ha dichiarato Bruno Pianetti, Presidente e Amministratore Delegato di Planetel S.p.A. Questa partnership è in continuità con la nostra attenzione alle esigenze del Territorio ed alle sinergie con le Aziende e gli Enti Pubblici, portando valore e infrastrutture finalizzate alla realizzazione di reti di accesso digitali in fibra ottica FTTH. Siamo lieti, con questa partnership, di poter valorizzare ed ottimizzare ancor di più i nostri investimenti infrastrutturali” .

 


 

Per informazioni

PLANETEL S.p.A.
www.planetel.it
035.204070info@planetel.it

 

 

 

]]>
50841
Al Punto Azzurro il Temporary sale di Arena https://www.valseriana.eu/blog/al-punto-azzurro-il-temporary-sale-di-arena/ Wed, 10 Nov 2021 14:35:34 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=50848 Punto Azzurro collabora con prestigiosi marchi del settore dell’abbigliamento sportivo.
Nel parcheggio dell’outlet di Punto Azzurro dal 2 al 12 dicembre 2021  sarà allestito un Temporary Sale di Arena con sconti fino al 70%.
Un’ampia scelta di abbigliamento sportivo, costumi, accessori, uomo, donna e bambini.

 

L’azienda Punto Azzurro e DKB, il brand di proprietà, operano nell’ambito dell’abbigliamento tecnico sportivo, sviluppando e producendo capi tecnici di alta qualità per lo sport e il tempo libero nella loro sede di Rovetta.

La società Punto Azzurro è nata nel 1984 grazie all’intraprendenza del suo fondatore, Luigi Loda, affermato tecnico della confezione casual/sportivo di qualità. Cresciuta come impresa familiare, ha formato negli anni personale qualificato e management capace e professionale, elementi che permettono all’azienda di rispettare elevati standard qualitativi.

Punto Azzurro è specializzata nella produzione e vendita di capi di abbigliamento tecnici di elevata qualità per lo sport, il tempo libero, la neve, il bike e la piscina per numerose aziende sia italiane che estere.

]]>
50848
Discover Moroni. Conservare, osservare, conoscere, scoprire, meravigliarsi https://www.valseriana.eu/blog/discover-moroni-conservare-osservare-conoscere-scoprire-meravigliarsi/ Tue, 19 Oct 2021 12:12:09 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=50528 Tra il 2008 e il 2021 – dalla collaborazione tra Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Bergamo e Fondazione Credito Bergamasco – si è sviluppato un prezioso percorso di salvaguardia e restauro di ben 16 opere di Giovan Battista Moroni distribuite in tutto il territorio diocesano e restaurate da Fondazione Creberg nell’ambito del progetto “Grandi Restauri”.
La Fondazione Adriano Bernareggi, nel desiderio condiviso di valorizzare il patrimonio di conoscenze accumulato durante i cantieri di restauro e di offrirlo alle comunità di origine, propone ora un insieme di attività, sostenute ancora una volta da Fondazione Creberg, rivolto a diversi pubblici di riferimento.

Discover Moroni. Conservare, osservare, conoscere, scoprire, meravigliarsi” è dunque un ricco percorso di iniziative dove, a ciascuna azione, corrisponde una attività erogata a titolo gratuito a tutti gli appassionati di questo importante pittore rinascimentale bergamasco, ma anche alle comunità parrocchiali che custodiscono sul territorio questi tesori dell’arte e della fede.
Una particolare attenzione sarà dedicata alle cinque opere pubbliche delle sei restaurate da Fondazione Credito Bergamasco nel 2021, rivolta specificatamente ai ragazzi, che potranno partecipare a una serie di laboratori appositamente progettati. Inoltre, per quattro fine settimana un gruppo di giovani operatori si dedicherà ad accogliere nelle chiese che custodiscono questi dipinti coloro che vorranno conoscerli da vicino. Video e conferenze, appositamente progettati, parleranno al pubblico più generale o a quello degli appassionati e nuove schede illustrative saranno realizzate per consentire a coloro che in futuro ammireranno i dipinti di comprenderne il significato, la storia, le curiosità.


CONSERVARE

Una scheda per ciascuna opera per un “Catalogo diffuso”.
Ciascuna comunità che negli ultimi anni ha visto restaurare la propria opera moroniana sente l’esigenza di acquisire una serie strumenti destinati alla conoscenza della stessa, sia per il proprio pubblico di riferimento, che per i visitatori che giungono da fuori ad ammirare per la prima volta il dipinto.
Anziché proporre un catalogo di tipo tradizionale, sono state predisposte delle schede innovative che uniscono la praticità del pieghevole alla completezza del fascicolo e offrono la soddisfazione di comporre il proprio “catalogo diffuso”, progressivamente, in modo personalizzato. L’iniziativa favorirà la circolazione dei visitatori sul territorio, alla scoperta delle opere moroniane che costituiscono un vero museo diffuso.
L’idea è stata infatti quella di produrre una serie di schede complete ed esaustive, che illustrano la storia delle opere, ne propongono l’analisi iconografica, ne ricordano l’impegno alla conservazione mediante i restauri effettuati da Fondazione Creberg e veicolano il messaggio pastorale ad esse correlato. Le schede potranno essere prelevate dai visitatori mediante la modalità “a strappo” che evita rischi di carattere pandemico. Saranno inoltre distribuite nel contesto dell’azione “Scoprire”.
Il contenuto delle 11 schede sarà anche caricato sul web.


OSSERVARE

Tre video per ammirare da vicino tre capolavori moroniani e il loro restauro.
Alcuni dei dipinti moroniani sono collocati in contesti architettonici non originali o difficili da raggiungere e vengono percepiti come distanti… un po’ inaccessibili a una contemplazione ravvicinata.
Un giovane video-maker curerà la realizzazione dei tre cortometraggi, in cui uno storico dell’arte racconterà il dipinto indicandone gli elementi principali, ma anche curiosità e peculiarità. La seconda voce di ciascun dipinto sarà quella del restauratore che si è preso cura dell’opera e che, mostrando le immagini riprese durante il suo lavoro, spiegherà gli aspetti più interessanti del restauro promosso da Fondazione Creberg.
Lo stile contemporaneo, l’uso di immagini ravvicinate e la durata ridotta diverranno le chiavi per una circolazione “social” degli stessi sia in ambito locale che per gli appassionati.

I video saranno dedicati alle seguenti opere:
Ultima cena, Romano di Lombardia, Parrocchiale di Santa Maria Assunta e San Giacomo Maggiore apostolo
Polittico di Fiorano: Madonna col Bambino, san Giorgio e la principessa, santa Lucia, santa Apollonia, sant’Alessandro, san Defendente, Fiorano al Serio, Parrocchiale di San Giorgio martire
Crocifisso con i santi Bernardino da Siena e Antonio da Padova, Albino, Parrocchiale di San Giuliano martire

 


CONOSCERE

Un ciclo di conferenze >>> SCOPRI QUI TUTTE LE CONFERENZE IN PROGRAMMA

Le indagini storico-artistiche legate ai dipinti moroniani consentono di narrare squarci storici e caratteristiche iconografiche precise. Lo studio delle opere, che negli ultimi decenni ha visto un sempre maggiore interesse da parte degli studiosi, offre ora la possibilità di dedicare a ciascuna di esse una serata di approfondimento. Un gruppo di storici dell’arte della Fondazione Bernareggi, unitamente ai restauratori coinvolti nel percorso di recupero, presenteranno in 9 conferenze tutte le opere oggetto di restauro, illustrandone i segreti tramite power point appositamente realizzati.
Durante le serate, organizzate presso le comunità di riferimento, saranno anche presentate le nuove schede illustrate nella sezione “Conservare”.


SCOPRIRE

Quattro weekend di visite guidate e itinerari liberi >>>  SCOPRI QUI TUTTI GLI APPUNTAMENTI

L’ambizione di questo progetto è «accompagnare» i visitatori a scoprire le opere moroniane sparse sul territorio, secondo un concetto di museo diffuso che appare come cifra di nuova valorizzazione territoriale del nostro tempo.
Ciascun visitatore potrà costruire autonomamente un percorso di visita e di scoperta del territorio e dei cinque importanti dipinti restaurati nel 2021: ad Albino (San Giuliano), Cenate Sopra (San Leone), Gaverina Terme (San Vittore – in corso di definizione), Palazzago (San Giovanni Battista), Seriate (Santissimo Redentore).
Le opere saranno debitamente illuminate e i giovani operatori coinvolti, oltre ad illustrare gratuitamente i dipinti, offriranno i laboratori per ragazzi indicati nella sezione “Meravigliarsi” e, contestualmente, distribuiranno le schede indicate nella sezione “Conservare”.


MERAVIGLIARSI

Laboratori personalizzati dedicati ai più piccoli
Mentre le altre iniziative prevedono il coinvolgimento di un pubblico prevalente adulto, con il tema “Mervaigliarsi” si vorrebbe coinvolgere i visitatori più giovani, che normalmente frequentano le scuole gli oratori.
La Fondazione Bernareggi, grazie alla ventennale esperienza dei propri dipartimenti educativi, sta progettando piccoli laboratori didattici personalizzati per ciascun dipinto restaurato nel 2021. L’operatore specializzato istruirà inoltre alcuni educatori locali, indicati dalla comunità, affinché i laboratori possano essere eventualmente replicati anche in futuro
Saranno coinvolti ragazzi di varie età per offrire questa modalità alternativa di apprendimento tramite l’esercizio della manualità.
Le comunità interessate sono quelle di Albino, Cenate Sopra, Gaverina Terme, Palazzago e Seriate, cui si rivolge anche il progetto “Scoprire”.

FONDAZIONE CREDITO BERGAMASCO È MAIN PARTNER DEL PROGETTO CULTURALE MORONI 500. ALBINO 1521-2021

]]>
50528
Clusone, la tua vacanza indimenticabile nell’arte https://www.valseriana.eu/blog/clusone-la-tua-vacanza-indimenticabile-nellarte/ Sat, 28 Aug 2021 10:40:19 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=49873 Arte, cultura e storia renderanno la vacanza clusonese un’esperienza unica!

Una visita a Clusone, che dal 1801 vanta il titolo di città, non può che cominciare da Piazza dell’Orologio. Naso all’insù vi sfidiamo a scoprire il segreto dell’Orologio Astronomico Fanzago che, con una sola lancetta che ruota in senso antiorario, indica le ore, i mesi, i giorni, la durata del giorno e della notte, i segni dello zodiaco, le fasi lunari e la durata della lunazione! Collocato sulla facciata Sud della Torre del Municipio, edificio medioevale che fa da cornice alla piazza, è un capolavoro concepito e costruito nel 1583 da Pietro Fanzago, ingegnere meccanico, matematico e fonditore, zio del Cosimo Fanzago, architetto anima barocca di Napoli. L’Orologio rappresenta il cuore della città di Clusone, l’anima che scandisce il tempo dei clusonesi, caricato a mano ogni giorno da oltre 400 anni e frutto della genialità di Fanzago che ha creato un connubio perfetto tra matematica, fisica e astronomia.

La Turismo Pro Clusone organizza per tutta l’estate visite guidate alla scoperta del meccanismo in gran parte ancora originale.

Foto di Lino Olmo Studio

Imboccate ora la salita a lato dell’Orologio e raggiungete l’Oratorio dei Disciplini, antica sede della Confraternita omonima, posto proprio di fronte all’imponente Basilica di Santa Maria Assunta. L’edificio conserva un ciclo di affreschi del 1485 di grande valore del pittore clusonese Giacomo Borlone de Buschis. L’affresco esterno, la Danza Macabra, è il più significativo: suddiviso in 5 parti, rappresenta un’opera unica in Europa e raffigura i temi della morte alla fine del Medioevo, epoca di pestilenze e insicurezza ma anche di arte e gusto per il bello in cui si comunicava al popolo attraverso le immagini, comprensibili anche dagli analfabeti. Proprio per questo i Disciplini decisero di commissionare la Danza macabra, un magnifico ciclo di affreschi.

Un’opera che continua a ispirare e a suggestionare.

Nel 2018 Vinicio Capossela ha composto il brano Danza Macabra inserito poi nell’album Ballate per uomini e bestie che, come dichiarato dallo stesso cantautore, si è ispirato proprio all’affresco clusonese. Nel 1950 Tullia Franzi, professoressa del Liceo Artistico di Brera e legionaria al fianco di D’Annunzio, gli dedicò degli ispirati endecasillabi. La Danza Macabra clusonese resta però sempre attuale e non fa mostra di sé solo in componimenti, saggi e brani musicali: nel videogame The Witcher 3, considerato dalla critica come un capolavoro della storia videoludica, l’affresco di Giacomo Borlone de Buschis compare in un edificio dell’espansione Blood and Wine.

Foto di Marzia Piccinelli

Gli amanti dei borghi storici, caratterizzati da scorci da fiaba e da angoli suggestivi, si potranno perdere tra i vicoli clusonesi, gli stessi vicoli percorsi da personaggi del calibro di Giuseppe Verdi, che a Clusone era spesso ospite della contessa Clara Maffei.

Dopo aver controllato l’ora esatta ai piedi dell’Orologio, proseguite infatti la vostra passeggiata con una tappa al MAT, il Museo Arte e Tempo, che vi aspetta con una collezione di rarissimi meccanismi di orologi da torre e opere di artisti locali e non che spaziano dalle tele alle sculture, ai disegni e agli sbalzi. Opere di Palma il Giovane, Trussardi Volpi, Manzù e molti altri vi attendono tra le gallerie e le volte affrescate dello splendido Palazzo Marinoni Barca.

Fino al 10 ottobre 2021, presso il MAT Museo è inoltre allestita la mostra “Clusone alle origini di Giovanni Trussardi Volpi” in occasione del Centenario della morte dell’artista. Numerosi scatti d’epoca consentono una ricostruzione del contesto territoriale clusonese in cui si è sviluppato il suo talento artistico, permettendo di calare lo spettatore nelle atmosfere della ValSeriana di inizio Novecento. Chiude il percorso espositivo un autoritratto dell’artista, che, posto direttamente in dialogo con le fotografie dei fondi Cristilli e Brighenti, delinea le coordinate storico-culturali del periodo e anticipa la mostra monografica dedicata al pittore in programma in autunno.

Proseguite infine il vostro viaggio alla scoperta di Clusone dirigendovi verso Palazzo Fogaccia, progettato da Giovan Battista Quadrio che si distinse nella fabbrica del Duomo di Milano, chiudete gli occhi e immaginate lo sfarzo dei balli Settecenteschi dei nobili lombardi; se siete fortunati potrete avere occasione di visitare l’interno, ancora oggi abitato dagli eredi Fogaccia – la famiglia dei Principi Giovanelli – grazie alle visite organizzate da Turismo Pro Clusone. E ora non vi resta che ammirare Clusone dall’alto sul sagrato della Basilica di Santa Maria Assunta, edificata tra il 1688 e il 1698, e insignita del titolo di Basilica Minore da Papa Giovanni XXIII nel 1961. Rimarrete a bocca aperta davanti al suo scrigno di tesori: altari marmorei, stucchi dorati, suntuosi paramenti sacri e tele dei più importanti artisti della tradizione lombardo-veneta tra cui il gruppo ligneo del Crocifisso della Bottega Fantoni. Abbinate la vostra visita al Museo della Basilica, un complesso straordinario composto da tre oratori contornati da otto sale. Nella parte est è situata l’esposizione permanente mentre la parte a ovest è spesso occupata da mostre temporanee.

Clusone vi lascerà senza fiato, uno scrigno di arte e cultura ai piedi della Presolana, immersa nel verde e nella natura della ValSeriana.

 

WWW.VISITCLUSONE.IT

]]>
49873
Outdoor Bergamo: l’app che guida tra le montagne bergamasche https://www.valseriana.eu/blog/outdoor-bergamo-lapp-che-guida-tra-le-montagne-bergamasche/ Fri, 16 Jul 2021 12:05:14 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=49116 Si tratta di una app cartografica, che Promoserio ha realizzato grazie al contributo di Regione Lombardia e Camera di Commercio di Bergamo, con mappe scaricabili anche offline.

Su Outdoor Bergamo, evoluzione dell’app Montagna Sicura, con l’implemento della versione per android (prima era solo per IOS), sono disponibili sia percorsi naturalistici e trekking, sia itinerari culturali oltre che luoghi di interesse, strutture ricettive, attività outdoor, approfondimenti su flora e fauna.

Permetterà, inoltre, l’interazione con la sezione eventi del portale www.valseriana.eu, per restare aggiornati sulle iniziative in programma, e l’acquisto online di visite guidate, attività di canyoning, trekking.

Sull’app al momento ci sono i sentieri e le informazioni di tutto il territorio di ValSeriana, Val di Scalve e Val Brembana – dice Maurizio Forchini, presidente di Promoserio -, ma l’intenzione è quella di estendere la copertura a tutta la provincia di Bergamo, con un lavoro di rete che coinvolga valli e laghi e città. Outdoor Bergamo rientra tra gli strumenti messi a disposizione gratuitamente di turisti, escursionisti e visitatori, per essere Informati in Montagna“.

 


 

LE SEZIONI DELLA APP

>> Percorsi e info

Troverete tutto il necessario per vivere al meglio la ValSeriana, la Val di Scalve e la Val Brembana in tutte le loro sfaccettature:
Percorsi: escursioni a tutti i livelli di difficoltà, a tema sportivo, naturalistico e storico per esplorare il territorio.
Storia e cultura: per viaggiare nel tempo e rifarsi gli occhi con opere d’arte figlie dell’artigianato bergamasco.
Sport e Tempo libero: non solo passeggiate, ma anche arrampicata, canyoning, MTB, pesca, parapendio, sci. Il mondo outdoor a 360°.
Accoglienza: strutture dove concedersi un soggiorno di relax immersi nelle Orobie e ristoranti dove gustare i sapori genuini dei prodotti tipici.
Informazioni: per contattare la rete di Infopoint e uffici turistici e affidarsi a chi conosce profondamente il territorio.

>> Mappe
Troverete la cartografia geo-referenziata delle valli, che vi guiderà nelle vostre esplorazioni grazie al posizionamento GPS e alla possibilità di download per disporne anche offline: così avrete sempre con voi tutto ciò di cui avete bisogno, anche sulle cime più alte o nei posti più remoti dove la copertura telefonica scarseggia.

>> Eventi e Notizie

Vi terrà aggiornati non solo con tutte le occasioni di svago, ma anche opportunità di conoscere meglio la valle, eventi della tradizione e sagre cenare e divertirsi in compagnia.

>>Esperienze
Potrete facilmente iscrivervi a trekking, visite guidate, degustazioni, acquistando il biglietto d’ingresso a avventure uniche e visite straordinarie: il modo migliore per vivere da protagonista le valli di Bergamo!

 

Disponibile su Apple Store | Download
Disponibile su Google Play | Download

]]>
49116
Zenerù. Il film https://www.valseriana.eu/blog/zeneru-il-film/ Sun, 30 May 2021 19:35:39 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=47928 Zenerù” è il nuovo film del regista Andrea Grasselli che racconta la relazione poetica tra l’antico rituale della Scasada del Zenerù di Ardesio e la vita dell’eremita Flaminio Beretta presentato in anteprima nazionale il 29 maggio al “Film Festival del Garda” e al “Dolomiti Film Festival”.
Il documentario, della durata di 30 minuti, è una produzione di OM Video in collaborazione con cinqueeseifilm e realizzato con il sostegno di Comune di Ardesio, Pro Loco Ardesio e Vivi Ardesio.

In “Zenerù” il regista ci trasporta nella vita del pastore ed eremita ardesiano Flaminio, colui che negli anni sessanta ha contribuito a conservare e ridare nuova vita al tradizionale rito di cacciata dell’inverno e che ogni anno è l’autore di una poesia-filastrocca che definisce il tema del Zenerù. Suo è sempre il disegno del fantoccio che una volta costruito dai compaesani, il 31 gennaio, viene cacciato e arso.
Nel film Flaminio e il rituale collettivo del Zenerù interagiscono, è lui che, da lontano, richiama con il suo corno gli ardesiani e li invita a dare il via al rito.

L’incontro tra OM Video e il Zenerù e Flaminio risale ad alcuni anni fa: “È stato amore a prima vista – spiega il regista Andrea Grasselli-. Nel 2015 con Giorgio Affanni eravamo in ValSeriana per un sopralluogo per un progetto che non si è concretizzato ma che ci ha aperto le porte al territorio. Abbiamo incontrato i promotori del MAS e realizzato un documentario sulla loro tradizione e questo ci ha permesso di scoprire l’esistenza del rituale del Zenerù e di Flaminio Beretta”.

Un incontro che ha lasciato il segno e ha spinto Grasselli e Affanni ad approfondire la tradizione e la conoscenza dell’eremita ardesiano. “Il nostro punto di forza, da sempre, è l’approccio, la ricerca sul campo, è grazie a questo che siamo entrati in contatto e abbiamo scoperto e vissuto il rituale collettivo del Zenerù, che ci ha affascinato così come la scelta di Flaminio di voler vivere in un modo tutto suo, personale, lontano da tutto”. Dopo alcuni anni in cui il progetto è rimasto nel cassetto verso la fine del 2019 l’idea di realizzare un film è ripartita e Grasselli con Affanni sono ritornati ad Ardesio più volte.

Abbiamo lavorato per conoscere dall’interno la tradizione del Zenerù ma soprattutto per creare un rapporto di stima, rispetto reciproco e confidenza con Flaminio per riuscire a raccontare in modo naturale e fedele alla realtà la sua vita. Ho cercato di evocare nel film le emozioni alla base del rituale e della vita di Flaminio”.


Il documentario, che è già stato selezionato in diversi festival cinematografici nazionali ed internazionali, è stato presentato in anteprima internazionale ad Aprile al Festival Internacional de Cine de Santa Cruz in Argentina e successivamente all’Indapuram International Short Film Festival in India.

Dall’1 al 5 giugno sarà al “Cinema e Ambiente Avezzano” e a fine giugno al “Vertigo Film Festival” di Milano. Diversi i Festival cui è stato candidato e selezionato: in autunno Zenerù sarà infatti presente ad alcuni festival nazionali ed internazionali mentre la prima bergamasca si terrà a dicembre ad Ardesio, paese del Zenerù.

 

Siamo onorati che un regista così attento alle tradizioni e ai rituali abbia scelto di raccontare un pezzo della storia di Ardesio attraverso la figura di Flaminio Beretta e della nostra tradizione della Scasada del Zenerù. Siamo molto contenti che il film stia raccogliendo consensi in Italia e nel Mondo in diversi festival e non vediamo l’ora di presentarlo ad Ardesio” è il pensiero condiviso da Antonio Delbono assessore alle associazioni, sport e ambiente del Comune di Ardesio, Gabriele Delbono presidente della Pro Loco Ardesio e Simone Bonetti, presidente di Vivi Ardesio.


>>> Scarica il Dossier del Film | Download
>>> Scarica il comunicato stampa | Download

]]>
47928
I Distretti del Commercio del territorio puntano sulla formazione https://www.valseriana.eu/blog/i-distretti-del-commercio-del-territorio-puntano-sulla-formazione/ Sat, 15 May 2021 13:40:55 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=47473 Il Distretto del Commercio Alta Valle Seriana-Clusone, in collaborazione con Cescot Confesercenti Bergamo e con i distretti di Honio e dell’Asta del Serio, ha proposto nel mese di aprile cinque corsi di formazione on-line rivolti agli esercizi commerciali del territorio: 2 corsi legati alla lingua inglese (base e avanzato) e 3 corsi legati alle tematiche dell’e-commerce, dei social, e sulla realizzazione di video commerciali.

La risposta dei commercianti ha permesso di avviare un primo corso, “Strategie per far crescere la tua azienda con i social”.
A fine aprile, dall’entusiasmo e interesse generati durante il corso, il Distretto ha voluto rilanciare l’offerta, programmando una seconda edizione dello stesso nel mese di maggio, allargando l’iniziativa a tutti i distretti del commercio della ValSeriana e della Val di Scalve. L’iniziativa ha avuto un’immediata risposta positiva, con i posti occupati nel giro di pochi giorni con dodici esercizi commerciali provenienti da Clusone, Rovetta, Nembro, Gandino, Schilpario, Ardesio, Vertova e Villa d’Ogna toccando così ogni area della valle.

Siamo soddisfatti della risposta del territorio e crediamo che in tema della formazione sia centrale per il rilancio e la crescita del tessuto commerciale del nostro territorio” spiega Michele Lazzaretti, Presidente del Distretto del Commercio Alta Valle Seriana-Clusone, “Speriamo che quella dei corsi di formazione possa diventare un’abitudine per i commercianti ed anche gli amministratori del nostro territorio, in un’ottica di formazione continua”.

Il Cescot, ente di formazione di Confesercenti, ha poi proposto l’utilizzo di vocuher camerali stanziati dalla Camera di Commercio di Bergamo per l’attivazione del corso sull’e-commerce, che ha visto la partecipazione di alcuni commercianti dell’alta valle interessati all’opportunità di lavorare on-line.

Bilancio dunque positivo per quella che si spera possa essere non solo una ri-partenza per il commercio, ma anche l’inizio di un percorso di crescita e sviluppo per il settore.

]]>
47473
Aperture musei e luoghi della cultura https://www.valseriana.eu/blog/aperture-musei-e-luoghi-della-cultura/ Tue, 18 May 2021 09:41:38 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=46703 Albino

MUSEO ETNOGRAFICO DELLA TORRE DI COMENDUNO
APERTURE

Tutti i giorni feriali su appuntamento

Ingresso gratuito con contributo facoltativo

INFO E PRENOTAZIONI: 035.755283 | 349.3801256
Scopri di più

 



Cene

PARCO PALEONTOLOGICO
APERTURE (periodo estivo)
Sabato e domenica: 14.00 – 19.00

Attività in programma:
15.00 – visita guidata
16.00 – laboratorio
17.00 – visita guidata

Ingresso gratuito

PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA ENTRO IL VENERDÌ PRECEDENTE LA VISITA: parcocene@tiscali.it o tramite messaggio alla pagina Facebook dedicata.

Scopri di più


 

Clusone

MAT – MUSEO ARTE TEMPO
APERTURE
Venerdì: 15.30 – 18.30
Sabato e domenica: 10.00 – 12.00 / 15.30 – 18.30

Ingresso gratuito

INFO E PRENOTAZIONI: 342.3897672

Mostra in corso, fino all’1 agosto: Fiore io sono fiore, di Ilenia Vielmi – a cura di Maria Maddalena Manna
Scopri di più

MUSEO DELLA BASILICA
APERTURE
Venerdì: 15.00 – 18.00
Sabato, Domenica e festivi: 10.00 – 12.00 / 15.00 – 18.30

Possibilità di apertura in settimana per singoli o piccoli gruppi su prenotazione

Ingresso gratuito

INFO E PRENOTAZIONI: info@artesacraclusone.it | 3489205573

Scopri di più

 



Gandino

MUSEO DELLA BASILICA DI SANTA MARIA ASSUNTA
APERTURE
Visite guidate tutti i giorni su prenotazione

BIGLIETTI
€ 5,00 (compresa visita guidata)

INFO E PRENOTAZIONI: segreteria.museo@gmail.com / 035.745425 e 340.6775066

Scopri di più

 



Gromo

MAP – MUSEO DELLE ARMI BIANCHE E DELLE PERGAMENE
APERTURE
sabato e domenica: 15.30 – 17.30

Ingresso gratuito

INFO E PRENOTAZIONI: 3423897672 | ufficioturistico@comune.gromo.bg.it

Mostra in corso, fino al 29 agosto: Senza corpo Sentire-Ferire di Valentina Persico
Scopri di più

 


Leffe

MUSEO DEL TESSILE “Martinelli Ginetto”
Chiuso fino al 4 settembre
INFO: info@museodeltessile.it

Scopri di più

 



Parre

PARRA OPPIDUM DEGLI OROBI
ANTIQUARIUM E PARCO ARCHOLOGICO
APERTURE
Venerdì: 20.00 – 22.00
Sabato: 15.00 – 18.00
Domenica: 10.00 – 12.00 / 15.00 – 18.00

Ingresso gratuito

INFO E PRENOTAZIONI: 342.3897672

Mostra in corso, fino al 18 giugno: GIRLS POWER di Marzia Capitanio
Scopri di più

 



Ponte Nossa

MAGLIO MUSEO
APERTURE

Tutti i giorni solo previo appuntamento

BIGLIETTI
Famiglie e piccoli gruppi: offerta libera
Scolaresche: € 1,00 alunni | € 2,00 adulti

INFO E PRENOTAZIONI: 328.9130542

Scopri di più

 



Schilpario

MUSEO ETNOGRAFICO DI SCHILPARIO
APERTURE
Lunedì CHIUSO
Da martedì a domenica: 10.00 – 12.00 / 15.00 – 18.00

BIGLIETTI
Individuali
ingresso libero: € 3,00
ingresso con visita guidata: € 5,00

Gruppi (minimo 10 persone)
Ingresso libero: € 1,50
Ingresso con visita guidata: € 3,00

Ingresso gratuito: accompagnatori, bambini al di sotto dei 10 anni, persone diversamente abili, residenti della Val di Scalve, anziani sopra i 65 anni.

Promozione famiglia: Ogni due adulti con biglietto intero, un ingresso omaggio per un bambino.

Per visite guidate è gradita la prenotazione.
INFO E PRENOTAZIONI: museo@comune.schilpario.bg.it | 0346.55393

Scopri di più

 



Selvino

MuMeSE – MUSEO MEMORIALE DI SCIESOPOLI EBRAICA, CASA DEI BAMBINI DI SELVINO
APERTURE
Ogni prima domenica del mese
> visita museo: 10.00 -10.30 – 11.00 – 11.30 / 14.00 – 16.30
> visita Sciesopoli: 11.00 – 15.00

Aperture estive con orari differenti e ampliati!

BIGLIETTO
€ 5,00 biglietteria c/o Infopoint Corso Milano, 19 Selvino

PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA ALMENO 24h PRIMA
INFO E PRENOTAZIONI: sciesopoli@comunediselvino.it | 035 0521582

Scopri di più

 


— Pagina in aggiornamento. Ultima modifica 28 giugno 2021

]]>
46703
Lino Val Gandino https://www.valseriana.eu/blog/lino-val-gandino/ Fri, 09 Apr 2021 08:36:54 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=46445 Nella serata del Giovedì Santo su Rai Uno, negli studi di Porta a Porta è stata presentata la prima copia della Sacra Sindone, esito e prima tappa importante del progetto Lino Val Gandino

IL PROGETTO

Il progetto ha come capofila il Comune di Peia, cui si affiancano il Comune di Gandino, il Distretto de Le Cinque terre della Val Gandino, la Comunità del Mais Spinato e un gruppo di aziende d’eccellenza del territorio bergamasco.

 

LE COPIE DELLA SACRA SINDONE

Il lino è stato coltivato a Gandino nel 2020, in piena pandemia, su un terreno di proprietà della famiglia Torri. Raccolto nell’estate successiva, è stato trattato grazie al Linificio Canapificio Nazionale e tessuto nella sede di Torri Lana 1885, all’imbocco della storica “Via della Lana”. Per l’impressione dell’immagine (un file ad altissima risoluzione che occupa la memoria di un intero pc) è stato utilizzato il procedimento della stampa a pigmento.

Le copie certificate della Sacra Sindone saranno destinate, a discrezione della Diocesi di Torino, a chiese e realtà di tutto il mondo. Nella primavera 2022 una copia sarà presentata, in un’apposita sezione, al Museo della Bibbia di Washington.

LA VIA DELLA LANA

Il progetto Lino Val Gandino prevede anche la realizzazione di un percorso storico che toccherà la Via della Lana, passando dall’agro di via Resendenza, dalla via Carducci in comune di Gandino, dalla via Ca’ Fragia in comune di Peia per raggiungere la Pozza del Lino.

Peia, Località Pozza del Lino

Ci saranno luoghi di sosta con punti informativi per documentare la storia passata e presente della tessitura in Val Gandino, ma anche forti connessioni con il Museo della Basilica di Gandino e il Museo del Tessile di Leffe.
Nel primo caso, oltre ad alcuni macchinari antichi, è disponibile una delle maggiori collezioni al mondo di tessili, pizzi e merletti religiosi. A Leffe è invece presente una filiera tessile completa, a partire dalle piante tessili, che propone macchinari d’epoca funzionanti e un’efficace aula didattica multimediale.

I fili della storia che legano il progetto del Lino Val Gandino al territorio sono innumerevoli. Basti pensare che annessa alla sede di Torri Lana 1885 c’è l’antica “ciodera”, fra gli ultimissimi esemplari di stenditoio per l’asciugatura dei tessuti presenti in Italia, “Luogo del Cuore del FAI”.

La stessa famiglia Torri è stata protagonista, attraverso Emma Torri e il marito Mario Franchina, dell’arrivo in Val Gandino, al Santuario della Madonna d’Erbia di Casnigo, della veste talare di S. Giovanni Paolo II Papa. A Gandino si conserva invece il Saio Reliquia di S. Padre Pio da Pietrelcina, sin dagli anni ’40 donato dai Cappuccini a una famiglia gandinese fornitrice di pannilana.


www.linovalgandino.com

Il progetto è sostenuto da GAL Valle Seriana e dei Laghi Bergamaschi ed Uniacque

 

]]>
46445
Vivi Ardesio e Promoserio a Cattolica per promuovere la ValSeriana e la Val di Scalve https://www.valseriana.eu/blog/vivi-ardesio-e-promoserio-a-cattolica-per-promuovere-la-valseriana-e-la-val-di-scalve/ Fri, 09 Apr 2021 16:37:51 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=46444 Dalla montagna al mare per promuovere il territorio: grazie alla relazione costruita da Vivi Ardesio con Cattolica, la ValSeriana e la Val di Scalve potranno intrecciare nuove contatti e opportunità di promozione per il territorio seriano e scalvino con una destinazione turistica importante: a maggio Vivi Ardesio e Promoserio saranno infatti a Cattolica con uno stand promozionale durante la “Granfondo Squali Trek”.

Siamo molto orgogliosi di poter condividere un nostro contatto e la relazione di amicizia costruita con Cattolica per promuovere non solo Ardesio ma l’intero territorio della ValSeriana e Val di Scalve – spiega il presidente di Vivi Ardesio Simone Bonetti -. Nell’ultimo anno si sono intensificati i rapporti di Vivi Ardesio con Cattolica, e per questo ringrazio l’assessore al turismo e vicesindaco di Cattolica Nicoletta Olivieri per l’accoglienza e disponibilità, abbiamo quindi proposto a Promoserio di collaborare per intrecciare relazioni con la nota destinazione turistica. Un progetto di collaborazione e di scambio a più livelli tra il nostro territorio e Cattolica attraverso la presenza di nostro materiale negli alberghi ma anche attraverso la partecipazione di nostri atleti ai loro eventi sportivi e viceversa di atleti cattolichini agli eventi seriani. Cattolica sarà ospite anche ad alcuni eventi ardesiani con l’obiettivo di consolidare i rapporti tra le due comunità che saranno anche protagoniste di una campagna pubblicitaria in partenza a fine mese”.

Abbiamo accolto subito la proposta di Vivi Ardesio perché è occasione di aprire un dialogo tra due territori molto diversi e proprio per questo complementari.- afferma Maurizio Forchini, presidente di PromoserioL’essere presenti nelle manifestazioni di Cattolica ci offre l’opportunità di promuovere le nostre proposte legate all’active estivo, specificamente ai tour in e-bike e alla manifestazione Presolana E-bike che si terrà a luglio. Soprattutto questo dialogo con Cattolica ci permette di contattare tante persone potenzialmente interessate alle offerte di soggiorni invernali in ValSeriana e Scalve. Sono convinto che in questo momento di grande difficoltà per i nostri operatori, queste iniziative siano fondamentali per dare speranza di una prossima ripresa economica”.

Vivi Ardesio e Promoserio saranno così presenti ad alcune importanti manifestazioni sportive di Cattolica e gli atleti seriani e scalvini avranno la possibilità di usufruire di particolari scontistiche a loro riservate (passando attraverso i canali di Promoserio e Vivi Ardesio) sia nell’iscrizione alle gare sia nei pernottamenti; un trattamento che sarà poi ricambiato quando saranno Ardesio e la Val Seriana a proporre eventi sul territorio e ad ospitare Cattolica.

 


La Granfondo Squali Trek

Il primo appuntamento sarà a maggio con la presenza di Vivi Ardesio e Promoserio a Cattolica con uno stand promozionale il 14-15-16 maggio in occasione della sesta edizione della “Granfondo Squali Trek” che vedrà anche la partecipazione di alcuni atleti seriani iscritti alla gara che prevede un doppio percorso di 135 e 85 chilometri. La Granfondo nel 2019 aveva registrato circa 3000 iscritti (il 20% stranieri) e un afflusso turistico di 10mila persone nel weekend della gara. Quella di quest’anno potrà essere l’occasione per portare i colori delle due valli bergamasche a Cattolica, in un importante evento, attesissimo dagli appassionati di sport e bici.


OceanMan

Il 25 e 26 settembre vi sarà poi nuovo appuntamento a Cattolica con “OceanMan” un circuito internazionale di nuoto in acque aperte e dall’1 al 3 ottobre il team seriano sarà nuovamente in riviera per “Sharkman”, una gara internazionale di triathlon.

>> PER ISCRIZIONI ALLE GARE<<

Per partecipare a una delle due gare in programma in Riviera e usufruire della scontistica riservata agli atleti seriani e scalvini potete contattare Promoserio allo 035.704063 o infopoint@valseriana.eu.

 


Una delegazione di Cattolica, invece, sarà ospite negli eventi sportivi seriani: il 2, 3, 4 luglio in occasione del raduno Presolana E-Bike, nel village allestito a Clusone sarà presente uno stand promozionale di Cattolica con la possibilità, per gli atleti cattolichini di partecipare al raduno ad un costo agevolato. Anche il 18 Luglio, con la Valseriana Marathon, sarà un’occasione per intensificare i rapporti con Cattolica all’insegna dello sport e della promozione del territorio.

 

]]>
46444
Avviso di selezione del personale https://www.valseriana.eu/blog/avviso-di-selezione-personale/ Wed, 17 Mar 2021 12:31:42 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=46285 IL PRESIDENTE DI PROMOSERIO
VISTO
L’art.13 dello Statuto e le leggi vigenti in materia
DECRETA DI EMANARE

UN AVVISO DI SELEZIONE PUBBLICA, MEDIANTE TITOLI ED ESAME COLLOQUIO, PER LA FORMAZIONE DI N. 1 GRADUATORIA FINALIZZATA AD ASSUNZIONI O INCARICHI DI COLLABORAZIONE PRESSO PROMOSERIO – VARIE SEDI

La domanda di ammissione alla selezione pubblica deve essere inviata scannerizzata unicamente a mezzo e-mail all’indirizzo reteinfopoint@valseriana.eu a partire dalle ore 12.00 del giorno 18 marzo 2021 e sino alle ore 14.00 del giorno 26 marzo 2021. La richiesta, corredata di curriculum vitae in allegato nel quale emergano tra le altre, le informazioni richieste agli art.2 e 3, deve riportare la dicitura indicata nel testo dell’avviso scaricabile premendo sul pulsante sottostante.

Le prove orali si svolgeranno a partire dalle ore 9.00 di sabato 27 marzo 2021. L’elenco dei candidati ammessi al colloquio orale e l’orario di convocazione sarà pubblicato sulla presente pagina entro le ore 16.00 del 26 marzo 2021.

GRADUATORIA VALIDA FINO AL 31.12.2021 | Download

 

ELENCO AMMESSI ALL’ESAME COLLOQUIO E CONVOCAZIONI | Download

N.B. Al fine di espletare le procedure e di evitare assembramenti, chiediamo ai candidati di rispettare puntualmente l’orario di convocazione indicato e di presentarsi muniti di mascherina.
L’esame colloquio, come indicato nell’allegato relativo alle convocazioni, si terrà giovedì 1 aprile 2021 presso la sede di Promoserio in via Europa 111/c a Ponte Nossa nel rispetto della normativa anti Covid-19.

 

ELENCO AMMESSI E NON AMMESSI AL COLLOQUIO DI PRESELEZIONE E CONVOCAZIONI| Download

N.B. Al fine di espletare le procedure e di evitare assembramenti, chiediamo ai candidati ammessi di rispettare puntualmente l’orario di convocazione indicato e di presentarsi muniti di mascherina.
I colloqui di preselezione, come indicato nell’allegato relativo alle convocazioni, si terranno sabato 27 marzo 2021 presso la sede di Promoserio in via Europa 111/c a Ponte Nossa nel rispetto della normativa anti Covid-19. Non saranno ammessi spostamenti di data e orario; la mancata presentazione all’orario indicato sarà considerata quale rinuncia a partecipare alla selezione.

_____________________________________

TESTO DELL’AVVISO | Download

LAVORA CON NOI | Collegamento alla sezione dedicata

_____________________________________

]]>
46285
5 corsi online per operatori https://www.valseriana.eu/blog/5-corsi-online-per-operatori/ Wed, 17 Mar 2021 13:57:14 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=46289 Il Distretto del Commercio Alta Valle Seriana – Clusone, il Distretto di Honio e quello dell’Asta del Serio, in collaborazione con Cescot e Confesercenti Bergamo, promuovono cinque corsi di formazione per operatori turistici e commercianti del territorio (*).

 

I CORSI IN PROGRAMMA

Scopri QUI TUTTE LE PROPOSTE

INGLESE BASE
9 ore | dal 30 marzo al 20 aprile
Programma scaricabile QUI

INGLESE AVANZATO
12 ore | dal 27 aprile al 18 maggio
Programma scaricabile QUI

E-COMMERCE
9 ore | dal 12 aprile al 3 maggio
Programma scaricabile QUI

STRATEGIE PER FAR CRESCERE LA TUA AZIENDA CON I SOCIAL
9 ore | dall’1 al 29 aprile
Programma scaricabile QUI

COME CREARE UN VIDEO
8 ore | dal 13 al 27 maggio
Programma scaricabile QUI


 

Le iscrizioni sono aperte fino al 26 marzo 2021.
Costo di iscrizione ai singoli corsi: 100 euro

INFO E PRENOTAZIONI: 
Promoserio: 035.704063 – amministrazione@valseriana.eu 
Cescot Bergamo:035.4207359

 


 

(*) I comuni dei distretti coinvolti:
Distretto Alta Valle Seriana – Clusone: Clusone, Fino del Monte, Gorno, Onore, Parre, Piario, Ponte Nossa, Rovetta, Songavazzo

Distretto di Honio: Cene, Colzate, Fiorano al Serio, Gazzaniga, Vertova

Distretto Asta del Serio: Ardesio, Gandellino, Gromo, Oltressenda Alta, Oneta, Premolo, Valbondione, Valgoglio, Villa d’Ogna

]]>
46289
In montagna più sicuri e più informati https://www.valseriana.eu/blog/in-montagna-piu-sicuri-e-piu-informati/ Wed, 10 Mar 2021 13:47:28 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=46243 Il CAI di Bergamo e Promoserio hanno messo a punto un progetto ambizioso, che ha l’obiettivo, tra gli altri, di “creare sinergie e strumenti per la crescita e lo sviluppo sostenibile, anche economico, di quanti vivono e lavorano sulle montagne e valli Orobiche”.

I due enti, infatti, stanno mettendo a sistema l’organizzazione della cartografia provinciale e la gestione dei sentieri sul territorio, grazie alla realizzazione di mappe e cartine digitali aggiornate, all’integrazione della app “Outdoor Bergamo” e alla promozione del Sentiero “Sapori tra laghi e monti” che dall’aeroporto di Orio al Serio raggiunge ValSeriana e Val di Scalve e i laghi bergamaschi, grazie al Sentiero ad Anello delle Orobie Orientali.

È un progetto che ci ha visti partecipare entusiasti – dice Maurizio Forchini, presidente di Promoserio -, perché abbiamo trovato nel CAI di Bergamo obiettivi condivisi, soprattutto per creare le condizioni di Turista informato, sia su quello che può scoprire, sia responsabile della sicurezza sua, degli altri e dell’ambiente delle valli e montagna. È un ulteriore passo avanti nel cammino di promozione e valorizzazione della rete dei nostri sentieri, del Paesi del territorio e delle loro bellezze ambientali, storiche, e agroalimentari”.

Il progetto “Rete di sentieri per una nuova cultura del territorio” intende presentare sotto nuove vesti grafiche e implementazioni informative, attraverso una nuova infrastruttura per l’informazione territoriale (geoportale) e nuove tecnologie digitali per smartphone, le meraviglie naturalistiche delle Valli Seriana, Scalve,  Val Cavallina e Sebino per le loro valenze culturali e paesaggistiche di grande rilevanza, in particolare grazie al cammino lungo la dorsale “Sapori tra laghi e monti” che consentirà la conoscenza dei luoghi di produzione e lavorazione delle numerose attività rurali che rappresentano motivo di eccellenza delle Valli e dei contesti lacustri.

La montagna Orobica e il paesaggio lacustre – dice Paolo Valoti, presidente CAI di Bergamohanno nell’ambiente montano e nel sistema turistico-escursionistico, rappresentato dalla vasta rete di sentieri, malghe e rifugi alpini, uno degli elementi di valore strategico per le qualità e la tutela del nostro territorio, consapevolezza emersa e ancora più diffusa durante il periodo di emergenza sanitaria, dove si sono riscontrate nuove e maggiori frequentazioni delle Terre Alte”.

La conformazione orografica della Valle Seriana, della Valle Cavallina e dell’alto Sebino ha favorito da sempre lo sviluppo di antiche vie che connettevano la montagna con la pianura e scollinavano verso i territori limitrofi creando un importante rete di percorsi che ancora oggi sono presenti e percorribili.

L’obiettivo generale del progetto “Rete di sentieri per una nuova cultura del territorio” è quello di far conoscere l’esistenza di tutta questa bellezza a un pubblico più ampio, coniugando un turismo consapevole e sostenibile con i territori ospitanti e le attività rurali locali, oltre a consentire il recupero di quote di profitto su settori di territorio montano e lacustre attraverso una progressiva reciprocità tra domanda di prodotti, servizi e offerta locale.

]]>
46243
Stop all’apertura degli impianti sciistici https://www.valseriana.eu/blog/stop-allapertura-degli-impianti-sciistici/ Mon, 15 Feb 2021 10:25:05 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=46132 Se il buongiorno si vede dal mattino, l’esecutivo di Draghi non ha conquistato la simpatia di una larga fetta di operatori economici della montagna. Dalla mattina alla sera, nonostante settimane spese a prepararsi alla riapertura, oggi si ritrovano solo a fare i conti dei danni”.

Maurizio Forchini, Presidente di Promoserio, è rimasto spiazzato dalla decisione del Governo di non riaprire piste e impianti da sci e rimandare tutto al 5 marzo, con l’incognita, soprattutto a certe latitudini, che la neve, quest’anno anche insolitamente abbondante, abbia già lasciato spazio alla primavera.

Siamo assolutamente convinti che la pandemia non sia ancora sconfitta e che il comportamento di ognuno debba essere improntato alla prudenza e all’attenzione. Siamo però  sorpresi e amareggiati per il divieto all’apertura degli impianti di risalita. È senza dubbio una sconfitta per chi deve controllare e gestire il fenomeno. Per le modalità in cui è avvenuto avrà delle pesanti ripercussioni sull’economia degli operatori della ValSeriana e Val di Scalve che si erano ancora una volta adeguati alle stringenti norme stabilite dal CTS con una ulteriore riduzione delle persone trasportate, il controllo degli accessi e la bigliettazione on-online. Con questa decisione, un intero sistema economico  viene penalizzato. Se la preoccupazione del CTS era il non volere creare assembramento in montagna, va sottolineato che le nostre montagne sono invase da centinaia di escursionisti che,  giustamente, cercano di passare  giornate serene  e all’aria aperta con conseguenti grossi problemi di parcheggi,  e code al rientro in città. Senza contare che gli assembramenti si ripetono a ogni week end in ogni città e in ogni località turistica”.

Promoserio, insieme alle Comunità Montane di Val Seriana e Val di Scalve, oltre che con l’appoggio di tutti gli operatori del territorio, aveva già segnalato al Governo precedente, al prefetto di Bergamo e al presidente della Regione la grave tensione economica e di conseguenza sociale che si sta manifestando nella nostra realtà locale.

La stagione invernale nell’area  è strettamente legata all’apertura degli impianti sciistici, ma le ricadute sono molto più articolate e complesse e coinvolgono tutti i diversi operatori del territorio che di questa attività beneficiano grazie all’indotto generato. La chiusura degli impianti in occasione delle festività natalizie e per tutto il mese di gennaio ha rappresentato un durissimo affondo all’economia già provata della valle, così fortemente colpita dalla crisi dei mesi scorsi.

Gli enti territoriali e locali, gli impiantisti e gli operatori economici hanno ben chiara l’importanza di un’accoglienza nel pieno rispetto del distanziamento sociale, delle precauzioni anti Covid e delle norme esistenti. Per questo, chiedono alla politica e ai suoi rappresentanti di farsi interprete del grave disagio economico e sociale che la decisione assunta in troppa fretta può comportare per il comprensorio già provato da un anno di altissima emergenza”.

]]>
46132
Si raccomanda la massima prudenza https://www.valseriana.eu/blog/si-consiglia-la-massima-prudenza/ Sat, 06 Feb 2021 14:19:25 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=46115 Avvisiamo tutti i visitatori che a causa dell’elevato rischio di valanghe e della presenza di ghiaccio è fortemente raccomandata la massima prudenza. Vi invitiamo a consultare di frequente il bollettino valanghe dell’ARPA (Agenzia Regionale Protezione Ambiente) disponibile qui oppure tramite l’app che potete scaricare sul vostro smartphone, di prestare la massima attenzione e di non avventurarsi senza l’attrezzatura adeguata.

Al momento dell’aggiornamento della pagina [19 febbraio 2021] in particolare sono assolutamente sconsigliate escursioni e ciaspolate:
– Alla Valle dei Mulini – Castione della Presolana
– Pianone e Pizzo Formico – Clusone
– Timogno – Oltressenda Alta
– Chiusa la pista Pagherolo – Spiazzi di Gromo

È vietato l’accesso:
– al sentiero che collega la fraz. Pianezza alla Diga del Gleno – Vilminore di Scalve (Ordinanza Comunale)
– al sentiero che collega la frazione Nona di Scalve al Passo della Manina – Vilmionre di Scalve (Ordinanza Comunale)
– a
– al Pizzo Presolana, alla Conca della Presolana, al Pizzo Corzene, al Monte Visolo, ai versano nord/ovest e sud/est delle creste di Olone, al Rifugio Cassinelli – Castione della Presolana (Ordinanza Comunale)
– ai pendii del Monte Timogno – loc. Spiazzi, Ardesio (Ordinanza Comunale)
– al sentiero dalla Capanna Ilaria alla Croce del Pizzo Formico (Ordinanza Comunale)

Si consiglia di attenersi a itinerari a bordo pista prestando sempre la massima attenzione.

Le regole fondamentali

In inverno le regole che vanno sempre rispettate quando si va in montagna diventano ancora più importanti ed è bene seguirle attentamente:

– Pianificare la propria escursione consultando sempre prima il meteo e il bollettino valanghe. Qualora le condizioni meteo non consentano di muoversi in sicurezza rimandare l’escursione.

– Verificare sempre prima la fattibilità del percorso e cercare di prediligere i percorsi a bordo pista prestando sempre la massima attenzione.

– Scegliere l’itinerario in funzione della propria attuale forma fisica, della propria preparazione tecnica e del proprio grado di allenamento.

– Non voler a tutti i costi raggiungere la meta, saper rinunciare può essere fondamentale.

– Non effettuare escursioni da soli; in caso di escursioni di gruppo cercare di far in modo che i partecipanti abbiano lo stesso livello di preparazione, calcolando sempre l’impegno sulla base delle possibilità del componente più lento e meno esperto.

– Comunicare sempre  il proprio itinerario e l’orario per il quale avete previsto il vostro rientro.

– Documentarsi sulla zona che si intende visitare e dotarsi di adeguata carta topografica, studiando preventivamente i possibili itinerari alternativi di rientro.

– Dotarsi di abbigliamento e calzature adeguate alla zona, al terreno e all’attività sportiva che si sta per intraprendere; dotarsi di ramponi.

– Preparare lo zaino senza sovraccaricarlo ma portando con sé una minima dotazione di pronto soccorso e un ricambio.

– Dotarsi di ARTVA (dispositivo di ricerca dispersi in valanga), pala e sonda.

– In caso di difficoltà rimanere sempre uniti.

– Usare sempre giudizio e consapevolezza: conoscere sé stessi e i propri limiti è fondamentale.

In caso di necessità chiamare il Numero Unico Europeo per le emergenze: 112

Ultimo aggiornamento: 19 febbraio 2021

]]>
46115
Il 2021 di Promoserio, tra Moroni e turismo lento https://www.valseriana.eu/blog/il-2021-di-promoserio-tra-moroni-e-turismo-lento/ Fri, 05 Feb 2021 16:29:10 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=46103 Lasciato alle spalle il 2020, un anno duro per il mondo del turismo e difficile anche per Promoserio, l’Associazione di promozione e sviluppo della Val Seriana e Val di Scalve si prepara a un promettente 2021 nell’ottica della ripartenza e programmazione di nuove iniziative.
La più importante delle quali vedrà Promoserio, coinvolto dal Comune di Albino, quale organizzatore delle celebrazioni per i 500 anni dalla nascita del pittore seriano Giovan Battista Moroni.

Il 2020 ha messo alla prova Promoserio ma ha consolidato ancora di più l’operato e la credibilità della struttura che non ha mai smesso di lavorare e di pianificare iniziative di promozione e di valorizzazione territoriale, modificando in corsa le proprie azioni di comunicazione e potenziando gli strumenti digitali di prenotazione e acquisto a distanza.
Sono tanti i progetti portati avanti nell’ottica di non farsi trovare impreparati alla riapertura successiva al lockdown, per garantire al turista un’offerta di qualità e per sostenere concretamente gli operatori privati. La qualità progettuale non è passata inosservata, ottenendo riconoscimenti importanti dagli enti sovracomunali e guadagnandosi le prime posizioni in concorsi di settore a livello nazionale tra cui la finale agli Hospitality Social Awards e il terzo posto al premio Go Slow dedicato al turismo sostenibile”.
Maurizio Forchini, presidente di Promoserio, illustra così gli ultimi mesi dell’agenzia.

La Camera di Commercio di Bergamo e la Comunità Montana Valle Seriana in particolare hanno assegnato a Promoserio un contributo economico molto importante che risulta oggi ancora più prezioso per il sostegno alle iniziative realizzate nel corso del 2020. Tra queste, il progetto E-bike Experience dedicato alla realizzazione di una rete di noleggi e alla segnalazione di percorsi dedicati; il progetto Esperienze Sicure alla Giusta Distanza, con un’offerta di oltre 100 esperienze da vivere nelle valli incontrando gli operatori locali;  l’iniziativa di rinnovamento del marchio territoriale in seguito alla prima ondata della pandemia e le promozioni mirate dedicate ai servizi di delivery e di asporto.  “Un impegno concreto rivolto al territorio– continua Forchini –, agli operatori della ricettività e della ristorazione, ai piccoli produttori locali, alle guide e agli accompagnatori per incentivare i turisti a godere del patrimonio della ValSeriana e della Val di Scalve in sicurezza e in tranquillità. I riconoscimenti ottenuti e il supporto degli enti e degli organismi sovra territoriali risultano uno sprone per l’associazione e una conferma che le strategie in corso sono in linea con gli enti e le associazioni del territorio”.

Nell’ultima riunione, il Consiglio di Amministrazione ha approvato il bilancio previsionale 2021 che verrà presentato ai soci nei prossimi mesi: “un bilancio difficile a causa dell’anno appena trascorso, ma che evidenzia la volontà dell’associazione di continuare a lavorare per il territorio puntando su nuovi strumenti e nuove modalità imposte dalla situazione attuale. Da qui -conclude il presidente di Promoserio-inizia questo 2021, nonostante tutto, ricco di aspettative e di prospettive con numerosi progetti, attività e iniziative”.

foto in copertina di Circolo Fotografico Città del Moroni, Albino

]]>
46103
Grem Bike Hostel, la tua vacanza active https://www.valseriana.eu/blog/grem-bike-hostel-la-tua-vacanza-active/ Fri, 05 Feb 2021 14:52:55 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=46087 Matteo Santacroce è il titolare del Grem Bike Hostel, un ostello nato nel 2019 a Premolo con un carattere forte e in linea con le ultime tendenze del turismo: una struttura ricettiva dedicata ai ciclisti e agli amanti delle attività outdoor.

Il Grem Bike Hostel si trova in un punto panoramico eccezionale, con uno sguardo privilegiato sui tramonti che dipingono l’altopiano di Clusone e la Presolana, con le sue infinite sfumature di rosa. Dalla terrazza dell’ostello si può tirare un respiro profondo e avere la sensazione di essere in un posto magnifico, godere di un orizzonte vasto che invita l’ospite ad avventurarsi alla scoperta di quel paradiso naturale.

Perché la ValSeriana?

In ValSeriana Matteo, milanese, ci è arrivato da villeggiante. 11 anni fa ha conosciuto Giulia, la compagna con cui ora gestisce la struttura, che aveva una casa di montagna a Fino del Monte e da allora ha sempre frequentato la destinazione: “Per me la ValSeriana era il luogo di relax, rappresentava il momento della vacanza, il posto in cui ritirarsi dalla frenesia della città e dedicarsi con pigrizia alle belle abitudini che scandiscono le ferie. Giretto al Monte Pora, al Salto degli Sposi, sempre gli stessi posti insomma, senza mai chiedersi cosa si nascondesse al di là di quelle cime note e rassicuranti. Sicuramente un comfort zone che ci faceva stare bene”.

Giulia e Matteo

Ad un certo punto il cambio di indole e di prospettiva, la voglia di rimettersi in gioco, di inventarsi una nuova vita in quel contesto così accogliente che per anni aveva accolto le loro fughe dalla città. Per Matteo e Giulia inizia un percorso di tentativi, di approcci a nuovi luoghi, di sfide e incontri fortunati, di connessioni con chi in questo posto già ci viveva. Una ricerca che Matteo ripercorre volentieri “La prima opportunità di cambiare vita si apre a Rovetta, quando per un cambio di gestione ci interessiamo a un negozio sfitto che rispondeva però poco alle nostre esigenze. Mi fa piacere che dopo la nostra rinuncia, quello spazio ha trovato un proprietario eccellente, di cui stimo molto la professionalità”. Si riferisce a Walter, giovane alla guida della Gelateria Sottozero Gelato & Cioccolato, una bellissima realtà dove qualità e innovazione si incontrano grazie a una visione all’avanguardia e un’attenzione incredibile al cliente.

Seguono altre occasioni e tentativi non andati a buon fine, come la partecipazione a bandi per gestire alcuni dei rifugi arroccati sulle Orobie. Certo è che quando ci metti testa e passione il destino a volte aiuta. “Frequentavamo spesso i Borghi della Presolana essendo di base a Fino del Monte e passavamo davanti a un locale chiuso posto in un angolo di Rovetta che ci affascinava molto”. Che sorpresa quel giorno che hanno trovato quel locale aperto, sull’insegna c’era scritto BlumInCi siamo ovviamente catapultati all’interno, diventando fin da subito clienti fissi e riuscendo a instaurare un rapporto di grande confidenza con il proprietario Dimitri. Il suo ruolo nella nostra storia è stato fondamentale, l’ago della bilancia, colui che ha sposato con entusiasmo il nostro sogno, riconoscendo la Nostra occasione

L’occasione

Dimitri aveva rapporti con Diego Morstabilini, coordinatore degli Alpini della zona 18 (quella dell’alta ValSeriana). In quel momento gli alpini avevano in gestione il Primulus, una grande struttura alberghiera a Premolo che stava diventando per loro un problema a livello di impegni e di manutenzione. Non ci mise molto a immaginare me e Giulia come la soluzione a queste difficoltà”.

Al primo sopralluogo un po’ di sconcerto ci fu, la location era molto grande, al primo impatto sembrava sovradimensionata rispetto ai piani che i due ragazzi avevano in testa. Ma in quegli ambienti ampi e in quel panorama splendido iniziavano a trovare spazio i grandi progetti di Matteo e Giulia: dar vita a una struttura ricettiva in grado di rispondere alle esigenze di un target abbastanza di nicchia come quello dei cicloturisti ma che allo stesso tempo rappresentasse un punto di riferimento per tutti gli appassionati di turismo outdoor.

Il Grem Bike Hostel

L’officina per e-bike

Abbiamo accettato la sfida, sistemato una parte delle camere, lavorato all’officina per e-bike da poco terminata per riuscire a caratterizzarci in modo originale all’interno dell’offerta della destinazione e offrire servizi adatti per chi vuole regalarsi una vacanza sulle due ruote.
Le idee sicuramente Matteo le ha molto chiare e ha dimostrato di sapere come muoversi. Il target che voleva raggiungere era giovane per questo la scelta dell’ostello, con grandi spazi in comune e la possibilità di godere di servizi offerti dai gestori oppure vivere una vacanza in piena autonomia.

Nel 2019 ha quindi avuto inizio questa grande avventura che nel pieno del suo corso ha dovuto fronteggiare un momento delicato e inaspettato come quello dell’emergenza da covid, proprio nell’anno in cui si sarebbero potuti raccogliere i frutti degli sforzi profusi per avviare l’attività.

Lo spirito però resta propositivo anzi Matteo, nonostante le incredibili difficoltà, sogna sempre in grande e nel 2020 oltre a ritagliarsi momenti per approfondire quegli angoli naturali estranei alla sua precedente vita da villeggiante, ha instaurato proficui rapporti con operatori che sul territorio si occupano di attività active come Paolo Cattaneo, accompagnatore di media montagna e Franco Zanetti, guida MTB, con il quale ha organizzato numerose uscite per i propri ospiti. Una condivisione di competenze e una rete di collaborazione che sta alla base del turismo del domani.

>> Scopri QUI la rete di noleggi e ricariche per e-bike
in ValSeriana e Scalve <<<


Premolo
è un piccolo borgo residenziale fuori dai grandi flussi turistici della ValSeriana, se ne parla poco nonostante le grandi potenzialità a livello di rete sentieristica e gli angoli caratteristici che portano in dietro nel tempo. Da Premolo si articolano molti percorsi poco conosciuti ma davvero affascinanti come quello che porta in Leten e alle Baite de Sura.

Antica casa in loc. Bratte, Premolo

Matteo parte da qui, da quello che lo circonda e su cui immagina di costruire nuovi itinerari, cammini autentici. Perché per gli ospiti del Grem Bike Hostel immagina giornate diversificate, gite nei punti di maggiore interesse che rendono famosa la ValSeriana e degustazioni di prodotti tipici, alternate a uscite in luoghi inesplorati in cui lasciarsi abbracciare dalla natura.

 

>>> Prenota ora il tuo soggiorno al Grem Bike Hostel <<<

]]>
46087
Camera di Commercio a fianco dei territori, un sostegno concreto https://www.valseriana.eu/blog/camera-di-commercio-a-fianco-dei-territori-un-sostegno-concreto/ Thu, 28 Jan 2021 11:03:45 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=46014 Da un lato appuntamenti online di formazione e di confronto per elaborare le strategie e gli interventi da attuare, dall’altro opportunità reali di incontro con buyer italiani ed esteri a cui imprese e agenzie di promozione possono partecipare gratuitamente per promuovere i propri prodotti e le proprie offerte. Una serie di occasioni concrete per rilanciare le attività in un contesto economico, turistico e produttivo difficile, con nuovi strumenti e nuovi metodi “a distanza”.
Parallelamente sono diverse le misure di supporto economico pensate per i diversi soggetti che animano la realtà economica del territorio, bandi con finanziamenti per i nuovi dispositivi di sicurezza, voucher a sostegno degli strumenti digitali e di e-commerce e un fondo di € 100.000 destinato al comparto turistico e culturale, così fortemente colpito dalle ricadute economiche dell’emergenza sanitaria che ha investito la nostra provincia.

Un sostegno reale ai progetti ed eventi di natura promozionale realizzati dai diversi soggetti associativi a cui ha partecipato anche Promoserio con l’obiettivo di creare le condizioni affinché, grazie a iniziative specifiche (rassegne, eventi, esperienze), a sistemi di prenotazione e acquisto di facile utilizzo, a strumenti digitali sempre aggiornati e in grado di dialogare tra i diversi portali, ad azioni promozionali e di comunicazione, si potesse creare un vero indotto agli operatori del territorio.

Un sostegno, quello della Camera di Commercio, quanto mai necessario e apprezzato in un momento difficile per il turismo e per le imprese bergamasche.


 

  www.bg.camcom.it

]]> 46014 Questione d’amore https://www.valseriana.eu/blog/questione-damore/ Fri, 15 Jan 2021 18:02:55 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=45860 «Ho sempre amato la montagna perché la montagna per me è la libertà».
Mario Curnis parla seduto a questo tavolo di trattoria, pochi giorni prima del secondo lockdown di un tribolato 2020, che per fortuna è un parente povero del primo. La tragedia di marzo non si ripeterà nelle nostre valli. Curnis è uno dei più importanti alpinisti bergamaschi, è nato a Nembro 84 anni fa, appartiene alla vecchia guardia, non tanto per questioni anagrafiche quanto per il modo di intendere la montagna.

ALPINISTA PER VOCAZIONE

Curnis è sempre stato un dilettante, non ha mai accettato l’aiuto di sponsor, non ha mai fatto dell’alpinismo il suo lavoro. Un dilettante nel senso migliore del termine: l’alpinismo lo ha sempre vissuto per vocazione, per diletto. Nella vita, per tirare avanti, Curnis ha fatto il muratore, l’impresario edile. Con il suo lavoro finanziava le spedizioni in Himalaya, in America Latina, nei luoghi più distanti e impervi della Terra. Le preparava in casa, minuziosamente. Allestiva tende e campi in sala.

Mario Curnis – ph. Matteo Zanga

Curnis, perché la montagna?
«Ho sempre sognato due cose nella vita: la montagna e la libertà, cioè la possibilità di pensare e di fare quello che decidevo. In montagna la mia libertà si realizzava, mi sentivo libero di salire, di scendere, libero di decidere dove andare, di affrontare la sfida della cima oppure no, senza rendere conto a nessuno se non a me stesso. Ma con grande scrupolo».

Che cosa è la montagna?
«Potrei ripetere che per me è la libertà, una libertà profonda, che ha a che vedere con qualcosa di difficile, che non si conosce, magari di misterioso. Il bello della montagna non è tanto che faccio una parete difficile, supero un problema tecnico e nemmeno che arrivo in cima e guardo il mondo sotto. Il bello è quello che ho trovato dentro di me. Non ho mai provato un senso di conquista, no».

Curnis e Moro in una foto d’archivio

Lei ha conquistato l’Everest a 64 anni, un record. Che cosa ha provato?
«Quando siamo arrivati in cima, io e Simone Moro ci siamo stretti la mano, è stato il momento più bello. Nient’altro. In realtà quello che conta è tutto quello che provo, che penso mentre salgo, mentre guardo la roccia, mentre mi arrampico, mentre sento la neve, il gelo, mentre monto la tenda… fino alla cima».

Ha sempre finanziato le sue spedizioni di tasca propria…
«Sì, anche questo significa essere libero. Non dovevo niente a nessuno, non dovevo portare a casa risultati strabilianti per fare contento lo sponsor. Ne ho visti morire tanti di amici alpinisti che hanno fatto cose che in quei momenti si sarebbero dovute evitare, rinviare. Credo che anche per questo sono ancora vivo. E per mia moglie».

Ci spieghi.
«Mia moglie Rosanna è l’unica morosa che ho avuto, io pensavo soltanto al lavoro e alla montagna. Lei aveva vent’anni, io trentaquattro, cinquant’anni fa. Voleva diventare la mia donna, io le ho detto: “Guarda che io non smetterò mai di andare in montagna”. Lei mi ha rispettato e anche a lei devo il fatto di essere vivo».

Perché?
«Perché la moglie di ogni alpinista è importante; quando partivo per una spedizione non sapevo se sarei ritornato e per mia moglie era lo stesso. Ma non mi ha mai ostacolato, sono sempre partito tranquillo. E la tranquillità per un alpinista è fondamentale. Se non sei rilassato al cento per cento, se hai problemi in famiglia, tutto diventa più difficile. Pericoloso. Quando abbiamo avuto il nostro primo figlio, Antonio, io ero sul Lhotse, era il 1975. Lei sapeva che per me era una spedizione molto importante, che ci tenevo tanto. Mi ha detto di andare via tranquillo, pur sapendo che sarei tornato, se tutto fosse andato bene, quando il bambino avrebbe avuto già due mesi. Non è stato facile per lei, allora non c’erano computer e telefonini… Io le sono tanto grato».

L’alpinismo per lei è stato anche un impegno economico. Che cosa diceva sua moglie?
«Una spedizione mi costava cento milioni di lire, potevamo comperare un appartamento. Rosanna ha accettato anche questo».

Lei ha partecipato a spedizioni con Messner.
«Sì, al Lhotse c’era anche lui. Quando nacque Antonio fu lui che arrivò al campo sventolando un foglietto… era il telegramma di mia moglie, arrivava un mese dopo che l’aveva spedito. Io ero un orso, i compagni mi chiamavano proprio così. Ma quella volta, in Nepal, Cassin mi convinse a comperare una pelliccia da regalare a mia moglie».

Che tipo è Messner?
«Un uomo di particolare valore, intelligente. Avrebbe fatto bene qualsiasi cosa avesse scelto nella vita».

È vero che lei tiene un diario?
«Sì, sempre, scrivo molto. È importante scrivere i diari, bisogna annotare quello che succede nella vita, quello che si pensa. A volte li rileggo e mi sorprendo di avere avuto certi pensieri. Lo faceva anche mio padre, ma un giorno li mise tutti nella carriola e andò a bruciarli, tutti. Mia madre ci rimase molto male. Quando vide che anche io tenevo il diario, mi chiese di non fare come mio padre. Penso che io non li brucerò».

Lei partecipò alla prima famosa spedizione italiana all’Everest organizzata con l’appoggio dell’esercito, nel 1973.
«Sì, con tanto di aerei Hercules, una cosa enorme. Ma io non arrivai in cima, mi fermarono a 7.900 metri. Avevo litigato con il patron dell’iniziativa, il famoso conte Guido Monzino, un uomo ricchissimo a cui tutti obbedivano ciecamente, ma in maniera ipocrita. Ma io no e lo criticai apertamente, questo non venne molto apprezzato».

Nel 2011 lei si ritirò dal mondo, andò sul colle sopra Rovetta ad allevare capre.
«Ci rimasi per un anno. Dovevo ricostruirmi dentro; il fallimento della mia impresa edile era stato un colpo durissimo per me. Dal punto di vista economico ero distrutto, non avevo più niente, ma non era tanto questo che mi faceva male. Caddi in una depressione e in quel periodo soffrii anche di tumore alla prostata, un tumore aggressivo. Non ne sapevo niente delle capre che erano di mio cognato: lui non riusciva più a occuparsene. Fu così che mi offrii e pian piano imparai. Mia moglie veniva a trovarmi tutte le settimane, camminava un’ora per arrivare e piangeva quando andava via.
Avevo cinquanta capretti, a un certo punto, e le capre non avevano latte sufficiente allora glielo davo io con il biberon. Ho avvertito quanto quegli animali mi volessero bene e questo mi ha aiutato tanto. Un anno lassù e mi sono rialzato. Il tumore è scomparso, per sicurezza ho fatto soltanto un ciclo di radioterapia alla Gavazzeni, una volta sceso. E sa che cosa penso? Che se fossi rimasto lassù con le capre forse oggi sarei ancora più felice»

Lei fece anche una seconda spedizione all’Everest.
«Sì, ma date le condizioni capii che non si poteva andare oltre quota ottomila. È stata una cosa molto brutta, arrivai su all’ultimo campo, dissi ai due miei compagni di tornare giù ma loro non mi ascoltavano, sembrava non si rendessero conto. Tirai fuori il cartoncino che si tiene in tasca quando si va alle alte quote, con delle semplici operazioni aritmetiche e i risultati: ti serve per capire se ci sei ancora con la testa. Ero ancora a posto. Tentai di convincerli e poi scesi, andai giù dal canalone di ghiaccio vivo. Uno dei due compagni non ce la fece».

Lei ha compiuto imprese invernali da record, per esempio ha fatto lo Scudo del Paine in Patagonia. Ed era stato il primo a fare la Nord dell’Adamello in inverno nel 1963 e finì sui giornali.
«Sì e mio padre commentò a chi gli fece notare che suo figlio era sui giornali: “Be’, un bambo en famea an ghé l’ha toccˮ»

Che consiglio dà a chi va in montagna?
«Non andare mai soli, mai. Anche se si va a fare il solito sentiero che si conosce. In montagna basta niente, scivoli, ti rompi una gamba e poi quando ti trovano? No, sempre in due. E se vai a fare il giro dietro casa portati sempre un fischietto, può essere meglio del cellulare per chiamare i soccorsi. Un’altra cosa: in montagna bisogna restare sempre concentrati. Quanta gente ho visto morire nei tratti più facili, magari quando erano ormai a due passi dalla fine del sentiero. Non bisogna mai sottovalutare la montagna, nemmeno il sentiero più semplice».

 

 

Articolo di Paolo Aresi Per VALSeriana & Scalve Magazine

]]>
45860
Un canto della Valle https://www.valseriana.eu/blog/un-canto-della-valle/ Mon, 28 Dec 2020 16:54:38 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=45858

“Le casette bianche in cima ai monti / l’acqua chiara che passa sotto i ponti/ l’aria tersa che pulisce i polmoni / il Serio e la quiete dei laghetti / la pace nel verde dei prati e dei boschetti / i bei colori delle vegetazioni […] chi ha creato la Val Seriana è un grande pittore / è un paradiso che è lì da ammirare”.

C’è la poesia di un affresco d’autore nelle strofe in rima della canzone “In Val Seriana”, scritta anni fa dal maestro Gianni Locatelli e da Elia Merelli e reinterpretata, ad aprile 2020, dal quintetto Aghi di Pino.

È un inno alla Valle a tutto tondo e in un frangente complicato come quello della pandemia, il gruppo, nato nel 2010, ha fatto suo il ricco repertorio di melodie della tradizione folkloristica bergamasca per cercare di regalare un momento di serenità e buonumore.
Solo chi conosce profondamente un luogo ne sa apprezzare tutte le caratteristiche ed è in grado (o addirittura sente il bisogno) di (de)cantarne le lodi. Non è quindi un caso che, per esempio, il cantautore bergamasco Luciano Ravasio canti alle “Montagne de Bèrghem” che “per chi vi capisce, voi siete il paradiso”. Un paradiso che ha dato origine a molte canzoni.

Se è pur vero che un grande interprete sa trasmettere da solo il senso di una bella canzone, a prescindere da autore e luogo di esecuzione, è innegabile come ci sia un’emozione innegabile nell’ascoltare il Coro ANA Val di Scalve che armonizza sulle note de La Verde Valle. Per il coro, nato del 2005 dalla passione per il canto di alcuni amici alpini e che ora riunisce gli alpini di Vilminore, Azzone, Schilpario e Colere, l’aggiunta di questa canzone al repertorio fu una scelta obbligata, visto che il maestro Kurt Dubiensky la compose «con la Val di Scalve in mente e nel cuore». Dubiensky ha dato molto alla cultura musicale della ValSeriana. Oltre ad aver dato un contributo fondamentale alla nascita del Coro Idica di Clusone ed esserne stato direttore per ben quarant’anni, molte delle sue composizioni sono caratterizzate dall’amore per la montagna e per le sue tradizioni musicali. Un amore espresso anche attraverso la documentazione di canti popolari e montanari, in cui spesso si ritrova anche la gioia di trascorrere tempo e cantare insieme.

“Abbiam nei nostri cuori / la gioia di cantar / ed un bicchier di vino / noi non lo rifiutiam […] dalle alte vette / felici salutiam / abbiam lo sguardo fiero / la semplicità / ed una stella alpina / per chi la chiederà”.

Dubiensky, di origine ebrea, fuggì da Vienna all’inizio del secondo conflitto mondiale, trovando rifugio in ValSeriana. Amava tanto la sua terra d’adozione e ben sapeva che dietro l’apparente riservatezza della gente di montagna, si nasconde una vera passione per l’allegra compagnia.

Non è perciò un caso che La Verde Valle sia stata ripresa da tanti cori, fra cui anche il Coro “La Presolana”, nato nel 1999 grazie alla gioia del cantare insieme di un gruppo di amici di paesi della Conca della Presolana.
Nel suo repertorio, il Coro non fa mancare interpretazioni della tradizione montana, come un’altra opera in cui trionfa l’allegria di trascorrere il tempo insieme, la celeberrima Maslana.

“Mentre io accendo il fuoco – recita una strofa – prepara il desinar / metti il basgiotto in tavola, non lo dimenticar / già pronta è la polenta, vieni a vederla fumar / Mangia, mangia, mangia, mangia, / bevi, bevi, bevi, bevi / e poi comincia a ballar”.

Maslana è un vero e proprio inno alla convivialità. Fu composta da Arnaldo Capra, per tutti “Dino l’Alpino” e dedicata al pittoresco borgo a monte dell’abitato di Valbondione dove spesso saliva. Nessuno meglio di lui ha saputo raccontare “le baite al sole d’or” che si raccolgono in una “gran festa di colori”, trasmettendo le emozioni del ritrovarsi insieme, attorno ad una polenta fumante, per poi ballare gioiosamente su un prato al suono di un’armonica.

Quella del canto di montagna è insomma una tradizione viva e vivace, cui la ValSeriana ha dato lustro immortale anche con l’esperienza del “favoloso Coro INCAS” di Fiorano al Serio. Era una formazione a cappella di voci virili fondata nel 1949 dal maestro Mino Bordignon, che aveva rivestito (fra gli altri) il ruolo di direttore artistico della celeberrima casa discografica “La voce del padrone”. L’Incas, in quarant’anni di attività (fu definitivamente sciolto nel 1989) ha letteralmente impressionato il mondo. Come scrisse nel 1977 il grande direttore d’orchestra Gianandrea Gavazzeni, «a testimoniare questa realtà stanno i successi ottenuti e la fama in Europa, nelle Americhe, ovunque».

E quando le emozioni non hanno voce, ecco canzoni scritte per ispirare contemplazione, silenzio e preghiera:

“Sono solo nel silenzio / le Montagne sono mute […] La mia voce non ha suono / s’è perduta tra i venti / e non voglio ricordare / chi non volle il mio amore / Madonnina, aiutami”.

Sono alcuni versi del brano Madonnina dei Campelli”. È uno dei cavalli di battaglia del Coro Idica (eseguito anche davanti al presidente della Repubblica Sergio Mattarella), una poesia del poliedrico artista schilpariese
Tomaso Pizio poi musicata dal maestro Dubiensky. È dedicata alla statua bronzea della Madonnina, opera di Pizio, che la dedicò agli sportivi. La volle posta nella Conca dei Campelli di Scalve, sotto il severo sguardo del Cimon della Bagozza e del massiccio della Concarena: un paesaggio la cui sublime imponenza non può che ispirare un moto riflessivo.

In tutti i brani resta un sottile, unico, immortale refrain: l’eco delle nostre Magnifiche Valli.

 

Articolo di Marta Poloni Per VALSeriana & Scalve Magazine

]]>
45858
Il Sapore di un abbraccio https://www.valseriana.eu/blog/il-sapore-di-un-abbraccio/ Fri, 25 Dec 2020 23:08:30 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=45850 «C’erano grandi campi coltivati con radici, una specie di fava e una specie di grano chiamato mahiz».
Era il 5 novembre del 1492 e Cristoforo Colombo descriveva con queste parole, sul suo diario di viaggio, ciò che i suoi occhi vedevano del nuovo mondo, di quelle misteriose terre che sapeva di aver raggiunto ma non sapeva di aver scoperto. A distanza di oltre cinque secoli, quel «mahiz» lo conosciamo bene anche noi. È una delle coltivazioni più diffuse, una delle più facili da riconoscere, un pezzo della nostra storia. Il grano turco (così chiamato proprio per le sue origini esotiche) non ci ha messo molto a ridisegnare i profili rurali del Nord Italia e a stravolgerne le abitudini alimentari.

Le Magnifiche Virtù Della Polenta

L’ARRIVO DEL MAHIZ IN VALSERIANA

Giunto in Europa nel Cinquecento e inizialmente coltivato soprattutto nei giardini e negli orti botanici, è solo tra il Seicento e il Settecento che il grano turco si prese le campagne. Comprese quelle bergamasche. Probabilmente il primo ad arrivare nei nostri campi fu il Mais Spinato.
Filippo Lussana pubblicò uno studio che certificava la coltivazione a Gandino in località Clusven nel 1632, nei terreni della famiglia Giovanelli, ricchi commercianti di panni lana. Nel 1617 il mais era arrivato nei territori legati a Venezia, e in particolare nel Bellunese, nelle terre del nobile Benedetto Miari. Coevi di Miari erano l’allora Patriarca di Venezia, il barone Federico Maria Giovannelli, e i baroni Benedetto e Andrea Giovanelli, Procuratori della Repubblica veneta, tutti originari di Gandino.

Mais Spinato Di Gandino, ph. Marco Presti

In entrambi i casi si tratta di mais con i chicchi dalla forma appuntita: nel Bellunese si parla di “Sponcio”, a Gandino di “Spinato”. Si pensi che Matteo Bonafus, direttore del Giardino Reale d’Agricoltura di Torino, pubblicò nel 1833 una schedatura delle varietà di mais che ha fatto da riferimento per tutti gli studiosi. Nel 1842, in una specifica integrazione, aggiunse proprio il mais “rostrato” o “Spinato”, utilizzando la dicitura francese di “Mais a Bec”, fra cui si annovera anche l’altra eccellenza della ValSeriana: il Rostrato Rosso di Rovetta.

LA POLENTA, AMATA FIGLIA DEL MAIS

«Rispetto agli altri cereali, il mais ha una resa eccezionale: poco lavoro nei campi e tanto da mangiare. Per questo la sua diffusione, anche in territori come la ValSeriana, più montani, fu rapidissima», spiega Giampiero Valoti, studioso, esperto di alimentazione bergamasca e autore del libro Polenta e pica sö. Alimentazione contadina nelle valli bergamasche (Edizioni Junior, 1994). La Bergamasca, dunque, fece da culla alla diffusione del mais in Italia e non può quindi stupire che una delle sue più note e amate “figlie”, la polenta, abbia proprio in Bergamasca la sua patria. Una pietanza che abbina alla semplicità della preparazione (farina, acqua, sale e tanto olio di gomito) la ricchezza del suo trascorso, della sua storia, ben rappresentata da quei granelli color oro che richiamano forzieri ricolmi di pepite. Al contrario, però, la polenta è stato a lungo il piatto dei poveri, dei lavoratori. Solo nella seconda metà del Novecento è divenuta la pietanza emblema della famiglia, del giorno della festa. Una pietanza che proprio in ValSeriana ha conservato i suoi sapori più antichi e ancestrali.

È in queste terre tagliate dal fiume Serio che i mais più antichi hanno infatti resistito. Sia per questioni geografiche (un terreno non propriamente adatto alle coltivazioni massive), sia per questioni sociali (i seriani anche nell’antichità vivevano di commercio, artigianato e industria, non di agricoltura). Qui il grano si coltivava principalmente per la famiglia, per riempire la propria pancia senza fini di guadagno. Ed è per questo che in ValSeriana si sono conservate le due particolari varietà. Lo Spinato di Gandino e il Rostrato di Rovetta negli ultimi vent’anni hanno trovato una nuova giovinezza, abbinando alla tradizione l’innovazione. Sono mais più “ispidi” di quello classico. Lo raccontano già i loro nomi, ispirati dalla forma dei chicchi: non tondi come quelli del mais classico, bensì a punta (nello Spinato) e a uncino (a “rostro”, nel Rostrato). La loro resa, anche per questi motivi, è inferiore, ma organoletticamente pregiata. Seminati solitamente tra la fine di aprile e l’inizio di maggio, il raccolto avviene entro la metà di ottobre.

Mais Rostrato Rosso di Rovetta, ph. Mauro Monachino

Ma cosa cambia tra la polenta più classica e quella prodotta invece con questi mais?
La densità, innanzitutto: è meno liquida e più asciutta.
Ma anche il sapore: la polenta di Spinato e di Rostrato è leggermente più amara, più intensa. Una polenta unica, che ha spinto coltivatori e artigiani del gusto a trovare anche nuovi utilizzi per questi mais così particolari: oggi si producono gallette, frollini, birre, addirittura gelati.

DALLA TRADIZIONE ALL’INNOVAZIONE

«È affascinante come sia cambiata nei decenni l’immagine della polenta – commenta Valoti, che ha appena pubblicato un nuovo libro, Piante e animali del mondo contadino bergamasco (Lubrina, 2020). Da piatto della quotidianità è diventato emblema delle sagre, delle feste. Credo che questa mutazione sia avvenuta negli anni del boom economico: molte persone hanno detto addio alla terra per andare nelle industrie, dove i propri sforzi venivano ripagati sempre e non si era in balìa del clima. Questo ha modificato le abitudini alimentari, così come le cucine: il camino, ovvero l’elemento primo per la preparazione della vera polenta, è quasi sparito. È allora che la polenta è diventata l’eccezionalità».

Anche perché la polenta ha una qualità rara e decisamente invidiabile in cucina: non è una prima donna. Anzi, si esalta con l’abbinamento giusto. Ed esalta soprattutto qualsiasi compagno di piatto si trovi chiamata ad affiancare. «È vero, è un piatto umile nel senso più alto del termine – conferma Valoti -. L’unica cosa fondamentale è che ci sia il pucì, il sugo. Sin dall’Ottocento, qualsiasi cosa faccia sugo viene abbinato alla polenta. Dagli
osei, gli uccellini, al pesce. Fino ad arrivare, ovviamente, al suo abbinamento principe: il formaggio».

E qui è necessaria un’importante precisazione: non automaticamente la polenta mischiata al formaggio diventa taragna. Quest’ultima, infatti, è una polenta specifica, realizzata attraverso l’unione della farina di mais a quella di grano saraceno e successivamente condita con abbondante burro e formaggio. Una polenta più “grassa”, nata in Valtellina e che in Bergamasca trova la sua “casa” nella confinante Val Brembana, più montana della Seriana e ricca di formaggi (la maggior parte dei nove formaggi Dop bergamaschi sono proprio brembani, ovvero il Formai de Mut, lo Strachitunt, il Taleggio e il Bitto). Nonostante ciò, vi consigliamo di provare la polenta con una delle tante formaggelle di produzione seriana. Formaggi che presto troveranno anche un marchio unitario: la Formagela della Val Seriana, ideato dalla locale Comunità Montana e dotato di un apposito disciplinare.

Polenta taragna

Gustarsi un’ottima polenta in ValSeriana, dunque, non è certo impresa ardua. Perché in ogni cucina seriana che si rispetti il motto «polenta e chel che ghé» (al Rifugio Cimon della Bagozza, in Val di Scalve, è scritto a chiare lettere sul menù all’ingresso) vale sempre, lungo tutto l’arco dell’anno. Ma in inverno un po’ di più.
Perché la polenta non solo riempie e sfama, ma scalda anche col suo sapore pieno e il suo profumo di legna arsa.
E, soprattutto, la polenta fa casa.
È un piatto che unisce, che va messo al centro della tavola e va mangiato in compagnia.
La polenta è spirito di condivisione e unione
.
La polenta è un abbraccio.
E, di questi tempi, Dio solo sa quanto ne abbiamo tutti bisogno.

 

Articolo di Andrea Rossetti Per VALSeriana & Scalve Magazine

]]>
45850
Per sognare l’inverno in ValSeriana e Val di Scalve https://www.valseriana.eu/blog/per-sognare-linverno-in-valseriana-e-val-di-scalve/ Tue, 22 Dec 2020 17:10:05 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=45852 Continuiamo a camminare, nel segno dell’impegno, della volontà, della consapevolezza del valore delle nostre Magnifiche Valli. Mai come adesso vale la massima secondo la quale insieme si superano anche i momenti più difficili e si raggiungono le mete più alte”.

Inizia così l’editoriale del numero di VAL inverno 2020/2021. Maurizio Forchini, riconfermato presidente di Promoserio, presenta il volume del magazine di ValSeriana e Val di Scalve come “un risultato dell’impegno dell’agenzia che, nel fare conoscere la nostra terra, pone al primo posto la qualità. È un tempo di sofferenza per tutta la società. Una fase critica dal punto di vista economico, ma non soltanto. In questi mesi dobbiamo resistere, dobbiamo impegnarci oltremodo perché le stagioni che verranno, speriamo libere dal Covid, siano davvero quelle della rinascita”.

Dopo la presentazione dei nuovi componenti del CdA, VAL magazine intraprende un viaggio nel mondo della polenta, “l’oro della Bergamasca”, grazie al quale si scoprono il  Mais Spinato di Gandino e il Rostrato Rosso di Rovetta; poi, alla scoperta del grande alpinista Mario Curnis, 84 anni; la pittura dei Marinoni di Desenzano di Albino, una bottega di artisti che hanno segnato il territorio. Altra tappa, la tradizione canora dei tanti cori di alto livello, così come il repertorio delle loro canzoni; e ancora, gli itinerari per le  escursioni, con gli sci, le ciaspole, gli scarponi: è possibile raggiungere Maslana per vedere gli stambecchi, salire ai piedi del meraviglioso Pizzo Arera, ammirarlo da Capanna 2000 o dall’Alpe Corte, andare alla Valle Azzurra di Valzurio e ai suoi laghetti, raggiungere il rifugio Albani.

“Speriamo che la lettura del nostro giornale– conclude Forchini – sia contributo di conoscenza e di serenità”.

LEGGI VAL ONLINE


Crediti immagine in copertina: Claudio Ranza

]]>
45852
Terzo posto al Premio Go Slow per l’E-bike Experience https://www.valseriana.eu/blog/terzo-posto-al-premio-go-slow-per-le-bike-experience/ Sun, 13 Dec 2020 16:43:21 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=45760 MARTEDÌ 11 MAGGIO saremo ospiti del programma I FUTURE TALKS con “GO SLOW”, per promuovere il progetto E-Bike Experience e aggiornare sulle novità in programma per la stagione 2021

In diretta sul canale di SIMTUR, ore 18.00 su:
FACEBOOK – https://www.facebook.com/simtur.italia
e YOUTUBE – https://bit.ly/simtur-TV

 

L’attività di progettazione di Promoserio e la capacità di creare sinergie tra i diversi attori del territorio ha ottenuto un nuovo e importante riconoscimento: il Premio Go Slow 2020, giunto alla ottava edizione e punto fermo nel far conoscere i progetti e studi di fattibilità in Italia per la valorizzazione del paesaggio culturale, ha visto classificato al terzo posto il progetto “E-bike experience in Val Seriana e Val di Scalve”, per la sua capacità di diffondere la cultura della mobilità dolce. Al secondo posto il Comune di Trieste (progetto “Connessione tra le aree costiere di Porto Vecchio e Porto Nuovo”), al primo la provincia di Teramo (progetto “Mobilità ciclistica e studio di ciclovie fluviali di collegamento dei Comuni della Provincia di Teramo”).

Il Premio è inserito e ospitato all’interno del meeting annuale “All routes lead to Rome” organizzato da SIMTUR (Società Italiana professionisti mobilità e turismo sostenibile), partner di Co.Mo.Do., che il premio lo ha ideato nel 2006 con l’Associazione Go Slow Social Club.
Il Premio è rivolto a Comuni, Unioni di Comuni, Regioni, Province, Parchi e Aree protette, Enti di governance di itinerari, rotte, cammini e ciclovie, Studi di Architettura e Urbanistica, Fondazioni, Comitati che si distinguono per visione e qualità progettuali.

Siamo naturalmente orgogliosi del riconoscimento – dice Maurizio Forchini, presidente di Promoserioe ripagati dei tanti sforzi che in questo periodo abbiamo fatto per mantenere accesa l’attenzione sulle nostre qualità”.

Colonnine di ricarica con dispositivi DAE in Presolana

Il territorio oggetto del progetto premiato è quello su cui Promoserio ha competenza territoriale, con particolare attenzione all’area della Conca della Presolana. Una delle principali risorse del territorio è rappresentata dal patrimonio naturalistico: “la presenza di paesaggi naturali non invasi da un turismo di massa, di una buona rete sentieristica adatta per percorsi in mountain bike, accompagnata da un ricco bagaglio culturale, gastronomico nonché storico e artistico consente all’area di inserire lo sviluppo turistico tra le attività primarie da valorizzare e sostenere”.

La presenza di sentieri che rispondono a esigenze diverse (dai percorsi semplici dedicati alle famiglie, fino a itinerari più impegnativi e adatti a escursionisti esperti) e la rete di percorsi percorribili in bicicletta consentono di prevedere strategie di sviluppo turistico a lungo termine basate sul mondo della bicicletta e di nuove forme di mobilità.

Promoserio ha individuato nel settore del cicloturismo uno dei propri punti cardine per la promozione della Val Seriana e della Val di Scalve, e, – conclude Forchini – in sinergia con l’intero territorio e con i soggetti che operano all’interno dello stesso (pubblici, privati e associazioni), ha sviluppato un progetto di promozione della mobilità alternativa e sostenibile, sia come motore di promozione turistica, che come servizio rivolto alla cittadinanza”.

Presolana E-Bike Event – 1° raduno e-bike in ValSeriana

Molte le azioni realizzate in questi anni: mappatura della rete sentieristica con quasi 100 km di tracciati percorribili con le e-bike, creazione di un prezzo unico condiviso di noleggio, promozione di tour, itinerari guidati e
manifestazioni
come il Presolana E-bike Event (primo raduno e-bike in ValSeriana); valorizzazione della ciclovia della Val Seriana; installazione di colonnine di ricarica anche con dispositivi DAE ai piedi della Presolana, e messa a punto di una piattaforma per le prenotazioni online.

Sabato 12 dicembre, dalle 10.00, alla presenza del Presidente ENIT, nell’ambito del convegno “Piccole Patrie”, si è svolta la cerimonia di premiazione che potete vedere a questo link.

]]>
45760
Natale a domicilio https://www.valseriana.eu/blog/natale-a-domicilio/ Mon, 21 Dec 2020 08:51:24 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=45807 Natale e Capodanno quest’anno avranno sicuramente un sapore diverso ma questo non deve farci rinunciare a momenti di quotidianità e tradizione davanti a una tavola imbandita.  Da soli o con la propria famiglia è importante assaporare il gusto delle piccole cose.

I ristoranti e agriturismi del territori sanno quanto sia importante mantenere viva la tradizione e hanno deciso di cucinare strepitosi menù per le festività natalizie e offrire servizio di asporto o delivery.

TUTTE LE PROPOSTE


ALBINO

Trattoria Moro da Gigi  – menù
info e prenotazioni: 035.751296

ARDESIO
Albergo Ristorante da Giorgio – menù
info e prenotazioni: 0346.33073

CLUSONE

Isacco Bistrot  – menù
info e prenotazioni: 375.5915815

Ristorante La Bussola – menù
info e prenotazioni: 0346.21680

Trattoria ai Portici – menù
info e prenotazioni: 347.9726270 | 346.2487985

CASNIGO
Agriturismo Ai Fontanì – menù
info e prenotazioni: 349.0503575

GANDINO
Ristorante il Centrale – menù
info e prenotazioni: 035.727371

GAZZANIGA
La Cucina di Peter Pan – menù
info e prenotazioni: 366.9525068

PARRE
Il Moro Ristorante Pizzeria – menù
info e prenotazioni: 035.701103 | 346.5176766

PONTE NOSSA
Centro Sportivo Master – menù
info e prenotazioni: 035.701555

RANICA
La Soglia del Parco – menù
info e prenotazioni: 349.6624715

ROVETTA
Ristorante Vittoria – menù
info e prenotazioni: 0346.1900681

SCHILPARIO 

ALPI Ristorante pizzeria – menù
info e prenotazioni: 0346.55185

SCANZOROSCIATE
La Collinetta – menù
info e prenotazioni: 035.661296 | 379.1812692

VALBONDIONE
Albergo Morandi – menù
info e prenotazioni: 0346.44001

]]>
45807
Il nuovo logo turistico di Parre è stato premiato! https://www.valseriana.eu/blog/al-via-la-ricerca-di-un-logo-turistico-di-parre/ Fri, 04 Dec 2020 09:44:29 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=45703
Comunicazione logo vincitore
La Commissione ha decretato vincitore il logo elaborato da LO Studio SRL.
La presentazione e premiazione del logo vincitore è avvenuta giovedì 13 maggio 2021
presso il Municipio di Parre
alla presenza di Maurizio Forchini, presidente di PromoSerio, e Omar Rodigari, vicesindaco e assessore al Turismo, Cultura, Politiche per la montagna del Comune di Parre. 
I partecipanti possono ritirare il materiale presentato
presso la sede di PromoSerio in via Europa 111/c
da lunedì a sabato dalle ore 9 alle 12.30 e dalle 14 alle 17.

 

 

«Abbiamo subito accolto la richiesta del Comune di Parre di individuare un logo da poter utilizzare in modo integrato per le comunicazioni turistiche del paese – sottolinea Maurizio Forchini, presidente di Promoserio -.Un marchio in grado di connotare tutte le iniziative e il patrimonio di Parre all’interno della più ampia comunicazione legata alla ValSeriana e alla Val di Scalve, le magnifiche valli. Siamo fortemente convinti che dalla collaborazione con i singoli attori del territorio possano nascere nuovi stimoli e si possano portare avanti azioni sempre più efficaci in termini di valorizzazione e promozione delle nostre valli».

L’obiettivo è appunto quello di individuare un logo dedicato alla comunicazione turistica di Parre, veicolando l’immagine del paese in modo immediato, identitario e identificativo, all’interno del contesto della ValSeriana. Il logo dovrà rappresentare le specificità e le peculiarità del paese di Parre, che conserva un patrimonio naturalistico, gastronomico, folkloristico e culturale da valorizzare e promuovere grazie anche alla nuova gestione dell’ufficio turistico, frutto della collaborazione tra Amministrazione Comunale, PromoSerio e Pro Loco.

«Si tratta di un passo significativo per la promozione dell’immagine turistica di Parre a livello provinciale e regionale – commenta Omar Rodigari, vicesindaco e assessore al Turismo, Cultura, politiche per la montagna del Comune di Parre -. Un concorso che rientra in un progetto molto più ampio, a cui stiamo lavorando intensamente al fine di sviluppare ulteriormente l’offerta turistica sul nostro territorio. A luglio 2020 è stata infatti creata un’apposita Commissione comunale che si occupa di turismo e cultura, e da settembre 2020 abbiamo attivato una convenzione con PromoSerio per la gestione a tempo pieno del nostro ufficio turistico, con l’obiettivo di realizzare un piano di sviluppo territoriale di Parre con gli attori locali».

 


 

DETTAGLI

La partecipazione al concorso è aperta a singoli e a gruppi, comprese società commerciali, associazioni, liberi professionisti, e anche minori, previa autorizzazione del genitore/tutore.

Le domande devono essere inviate entro il 22 gennaio 2021 attraverso le modalità indicate nel testo del concorso, mentre la premiazione del vincitore, selezionato da una commissione tecnica e che riceverà un premio in denaro, si svolgerà la prima settimana di febbraio.

TESTO DEL CONCORSO DI IDEE | download
DOMANDA DI PARTECIPAZIONE | download

 


Per maggiori informazioni:
reteinfopoint@valseriana.eu – 035.704063

]]>
45703
Oro vivace, classe di cristallo https://www.valseriana.eu/blog/oro-vivace-classe-di-cristallo/ Fri, 28 Aug 2020 10:50:11 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=45651

L’amore per la terra dà solo buoni frutti. Riprendendo un celebre spot televisivo, Michela Moioli ne sembra la perfetta trasposizione.
Il 17 luglio ha compiuto venticinque anni e ha già imboccato la strada giusta per diventare una delle atlete più vincenti di sempre. Lo snowboard cross da passione si è trasformato ben presto in professione, capace di far esplodere il suo talento innato.

Da Colere e dalle prime discese nello Scalve Boarder Team è giunta alla vetta del mondo nel 2018, con il titolo olimpico conquistato a Pyeongchang, in Corea. Un oro strepitoso, storico, non di certo irripetibile, che l’ha ripagata del crac al ginocchio subito quattro anni prima a Sochi (Russia) proprio mentre il terzo gradino del podio, ossia la medaglia di bronzo, sembrava ormai a un passo.

Olympics winter games PyeongChang 2018. Michela Moioli Gold medal in snowboard cross.
Phoenix Park 16/02/2018 Photo: Pentaphoto/Marco Trovati

In quel frangente, la fuoriclasse della Busa di Nese si è piegata e non spezzata, ha risalito la china passo dopo passo, aggrappandosi alla fame di riscatto così come a tutto l’amore per la sua famiglia, rinsaldando ulteriormente la simbiosi con la sua valle. Il trionfo a cinque cerchi vale una carriera. Avrebbe potuto farla schizzare in un mondo parallelo facendole perdere il contatto più genuino con le sue radici e con la sua gente, contaminando una semplicità e un’umiltà tanto contagiose quanto impossibili da scalfire. Più forti anche del rischio vertigine che non l’ha intaccata.

FIS Snowboard Cross World Cup 2019 /2020. Michela Moioli (ITA) in action Cervinia 21/12/2019. Pier Marco Tacca/ Pentaphoto


La differenza? Il dna cento per cento seriano
. I valori sani trasmessi da papà Giancarlo e mamma Fiorella sono un filo conduttore robusto e imprescindibile, al pari di due figure che insieme alla sorella Serena rappresentano il suo piccolo grande mondo. Una conferma? La sera prima dell’apoteosi olimpica in Corea, mentre l’ansia e la paura di non farcela iniziavano a fare capolino, ci ha pensato una cena con “le sue donne” e con il presidente dello Scalve Boarder Team Andrea Bettoni a cancellare ogni ansia caricandola a dovere verso il sogno che si sarebbe materializzato poche ore più tardi. «Posso essere in Italia, in Europa o nel mondo – racconta Michela -, ma ho sempre bisogno di sentire un contatto costante con i miei affetti. A volte uno sguardo, un abbraccio o una semplice parola fanno la differenza. In questo periodo sta prendendo forma la casa in cui andrò a convivere con Michele, la mia dolce metà. E mi sposto solo di qualche chilometro, ad Alzano Sopra. Non ho alcuna intenzione di lasciare il mio territorio, dove sono nata e sono cresciuta. Mi mancherebbero troppo i suoi colori, i suoi profumi e le sue bellezze».

Lei, che la bellezza la esprime all’ennesima potenza con la sinuosità e la potenza del movimento sulla tavola mixata a una competitività che si può paragonare al suo ossigeno, talvolta annulla in un modo particolare la distanza: «Mio papà è agronomo – continua Michela -, i prodotti che ha sempre coltivato, cercato e migliorato mi hanno accompagnato fin da piccola. Mi piace dilettarmi nell’agricoltura: è un modo per condividere tempo con lui e riscoprire mestieri che rischiamo di perdere. Quando ho bisogno di sfogarmi uso la vanga, mentre la potatura delle piante è un’attività leggera che mi rilassa. Quanto al cibo, adoro i formaggi e le uova, mentre la mela speciale (il “pom Milìˮ, ndr) fa sempre parte del mio bagaglio. Che mi trovi allo Stelvio in allenamento o in Coppa del Mondo. E ne ho portate un bel po’ anche all’Olimpiade, temendo oltretutto che non passassero i controlli. Tornata da Pyeongchang con la medaglia al collo, inoltre, sulla mia tavola non è mancato nemmeno un bel piatto di brofadei». Alimentazione da campionessa, spirito di sacrificio e abnegazione altrettanto. Tradotta anche in una parte fondamentale della marcia d’avvicinamento agli impegni agonistici ossia la preparazione a secco: «Non mi faccio mai mancare qualche camminata sulle nostre montagne – rileva -, con doverosa puntata nei rifugi. Adoro la bici e fino a qualche tempo fa macinavo chilometri lungo la ciclabile del Serio con la mountain bike, visto che non è asfaltata. Poi sono passata alla bici da strada, per cui le mie mete sono diventate, tra le tante, Selvino, Monte di Nese, Colle di Zambla, Val Rossa, Valcanale o il Colle Gallo».

 

Dell’annata che l’ha portata a mettere le mani sulla sua terza Coppa del Mondo – sei gare, tre primi e tre secondi posti – restano, in particolare, due spaccati che la dicono lunga sulla spiccata sensibilità dell’alzanese, colpita al cuore dalla pandemia. Dapprima la commozione a Sierra Nevada, pensando alla sofferenza della sua gente; a Veysonnaz, invece, una doppia dedica: il trofeo di cristallo a tutti i nonni d’Italia e alla sua Alzano, con una scritta sul casco. «Adesso – confessa – vorrei avere lo stemma del mio paese sulla tavola. È stata dura vivere una tragedia simile sulla propria pelle e ogni giorno contattare amici o conoscenti e capire che tutti, in un modo o nell’altro sono stati colpiti. Certe cose s’immaginano sempre molto lontane da noi. Però porterò sempre con me tutta la solidarietà che noi bergamaschi abbiamo saputo mettere orgogliosamente in campo, mostrandoci di una compattezza unica nel momento più buio».

]]>
45651
L’abete di Natale dalla ValSeriana a Bergamo https://www.valseriana.eu/blog/labete-di-natale-dalla-valseriana-a-bergamo-valseriana-bg/ Fri, 20 Nov 2020 14:12:57 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=45611 Un abete di 15 metri, tuttora “residente” in Val Seriana, sarà l’albero di Natale di Bergamo e legherà il capoluogo più tormentato alla zona “simbolo” dell’epidemia di marzo. “Un gesto simbolico e un regalo che sottolinea la vicinanza tra città e valle, accomunate da una grande speranza e dalla consapevolezza della propria forza per uscire da una situazione che ci ha segnati profondamente”.

Maurizio Forchini, presidente di Promoserio, sintetizza così un progetto che DUC – Distretto Urbano del Commercio di Bergamo, il Comune di Bergamo e tutti gli enti del territorio (Comunità Montana Valle Seriana, GAL Valle Seriana e dei Laghi Bergamaschi, Comune di Gorno, Vivi Ardesio e la stessa Promoserio), hanno fortemente voluto e agevolato proprio per marcare la straordinarietà del momento e la volontà di lavorare insieme per costruire il futuro.

Una volta venuti a conoscenza che il DUC stava cercando l’albero per la città, ci si è attivati per fare in modo che questo abete dalla ValSeriana (si trova a Gorno, su proprietà Calegari, e era stato individuato tra quelli da tagliare per problemi di sicurezza) venisse donato a Bergamo”.

I lavori di allestimento dell’albero inizieranno lunedì 23 novembre, giorno in cui verrà tagliato e trasportato da Gorno a Bergamo, in piazza Vittorio Veneto.
La Cooperativa Sociale Cantiere Verde di Cene si occuperà del taglio; sempre due aziende del territorio della ValSeriana,  DUESSE di Ponte Nossa e Savotruck Autotrasporti di Songavazzo, gestiranno invece il trasporto.

Nicola Viscardi, Presidente del DUC, Distretto Urbano del Commercio, ringrazia la comunità della ValSeriana “per il bellissimo dono. In questo anno così difficile per i territori più duramente colpiti dalla pandemia, il regalo alla città dell’albero di Natale è il simbolo di un legame di vicinanza comunitaria, di conforto e di speranza per tutti i bergamaschi. Nei prossimi giorni presenteremo le iniziative speciali promosse dal DUC per il “Natale a Bergamo 2020” e lavoreremo all’allestimento e alla decorazione del grande abete grazie alla partecipazione degli esercenti dei borghi e del centro che, seppur in un periodo complesso come quello che il commercio sta vivendo, unitamente si stanno impegnando per regalare ai bergamaschi una città illuminata dalla magia dello spirito natalizio”.

]]>
45611
Biscotto Aliciano, un dono alla comunità https://www.valseriana.eu/blog/biscotto-aliciano-un-dono-alla-comunita/ Sat, 21 Nov 2020 14:10:06 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=45610 Mi perdo quasi sempre quando vado ad Alzano Lombardo. Ogni volta la sensazione non è quella di spaesamento ma di stupore. Il centro storico è un piacevole articolarsi di viuzze che restituiscono scorci suggestivi e aperture inaspettate. Come quella sulla piazza della Basilica di San Martino, una facciata imponente ma racchiusa in uno spazio intimo, un’immersione nella bellezza che invita a varcare il portone e perdersi nella chiesa che “vive” insieme al Museo e alle annesse Sagrestie fantoniane.

 

L’ARTE DEL PANE DI TRIONFINI
50 anni di ARTE BIANCA

Ma, insieme alla piazza della Basilica, fra le vie imperdibili di Alzano consiglio di segnarvi via San Pietro, al civico 3, quello dell’Arte del Pane di Trionfini. In mostra qui sono capolavori d’arte bianca: pane, focacce, pizze e soprattutto biscotti. La vetrina è di quelle tipiche di bottega, prodotti curati sotto una bella insegna storica. Dentro l’ambiente in legno e marmo ospita prodotti da forno di ogni tipo e soprattutto restituisce quell’accoglienza che trasforma ancora oggi “l’andare a prendere il pane” in un momento di incontro.

La vetrina del panificio Trionfini, Alzano Lombardo

Dietro a questo ben di Dio c’è Giuseppe Trionfini titolare dell’attività, riconosciuta lo scorso ottobre tra le attività storiche di Regione Lombardia, con una sede anche a Ranica. La storia del negozio è di quelle che appassionano, che dietro alla semplicità del quotidiano nascondono progetti dalla tradizione e dalla cultura locale.

 

GIUSEPPE TRIONFINI, IL MASTRO PASTICCIERE

Giuseppe mi aspetta nel suo laboratorio, poco distante dal negozio. Sono le 11.30 e ormai l’attività è terminata, le macchine sono ferme, tutto è pulito a specchio. Eppure anche bendati, sarebbe difficile non capire di essere in un luogo che sforna dolcezza, tanto è inebriante il profumo.
Poi passo nei negozi e verifico consegne e ordini ma la giornata è quasi terminata” esordisce Giuseppe… e vorrei ben vedere visto che lui varca la soglia alle 3.00 di mattina.

Giuseppe fa questo mestiere da 47 anni. Il nonno nel 1947 aprì il panificio a Dossena, paese originario della famiglia Trionfini, poi trasferito ad Alzano Lombardo nel 1970 e passato sotto la guida del papà Andrea. Ora è Giuseppe insieme al fratello Diego a portare avanti con orgoglio l’attività. Ha due figli, di cui si dice molto orgoglioso, che hanno seguito strade diverse, uno enologo e uno ingegnere, ma che trovano sempre il tempo di dare una mano nel luogo in cui sono cresciuti e al quale sono rimasti affezionati.

I Trionfini: da sinistra Giuseppe, il padre Andrea e il fratello Diego

Trionfini lega da sempre il suo nome a un prodotto specifico: i biscotti. “Un mio amico artista di Dossena, Filippo Alcaini nel 1979 dedicò ai Biscotti Trionfini queste illustrazioni con poesie in dialetto”. Mi mostra una stampa mentre ne parla, ritrae un mastro pasticcere che lavora con ingredienti a km0.
E non poteva che essere un biscotto il prodotto attorno cui Giuseppe ha costruito un attento progetto di valorizzazione della cultura gastronomica locale che incontra una più ampia promozione territoriale.

Inizia quindi la storia del Biscotto Alicano, prodotto a cui Giuseppe vuole legare il suo nome ma allo stesso tempo quello di Alzano Lombardo, un biscotto che racconta una storia di lavoro e sacrifici, rapporti curati con passione, scambi sinceri. Una storia che ha nel dono il suo filo conduttore.

 

IL DONO DELLE MONACHE

Infornata di Aliciano

Fino a pochi anni fa davanti al laboratorio c’era il Convento della Visitazione che ospitava suore di clausura con cui ho sempre avuto rapporti ottimi. Ci scambiavamo prodotti e favori: loro mi portavano uova fresche, il coniglio, frutti, soprattutto nocciole e io ricambiavo con consigli su ricette come quella del pane in cassetta, ospitavo la suora laica Margherita per agevolare il loro lavoro quotidiano, facevo tostare le nocciole, cuocere le mele, mettevo a disposizione il mio forno per i loro manicaretti”. Mentre ne parla si capisce come per Giuseppe il rapporto con le monache fosse importante, sincero e fatto di piccoli gesti. “Poi un giorno la madre mi consegnò un biglietto con scritta la ricetta del loro biscotto, quello fatto con le nocciole. Lo misi in un cassetto e non ci prestai troppa attenzione fino a quando il convento venne chiuso nel 2015”. Consapevole di aver ereditato un piccolo pezzetto di storia di Alzano Giuseppe prende in mano quella ricetta e le dà una nuova vita: farine grezze, burro, uova e nocciole, nessun aroma artificiale e conservante aggiunto.
Il biscotto era buono, l’intuizione ancora di più.

Ho seguito la ricetta originaria, era eccezionale così. Ho solo cercato una forma nuova perché le suore li facevano con il cucchiaio, ma ovviamente io non potevo permettermi tutto quel tempo nella preparazione. Ne è nato un rigatone facile da realizzare con la saccapoche ma che allo stesso tempo ha una valenza simbolica ricercata, un richiamo ai campi di grano arati rappresentazione di fertilità già noto in tempi antichissimi”. Una rivisitazione di un prodotto antico con un rimando nella forma a simbologie millenarie nato dalle mani di un alzanese che ama la sua città non poteva che avere un nome storico. “In epoca romana i territori dal monte Frontale al fiume Serio erano sotto il dominio della Gens Alicia da cui deriva il primo toponimo della cittadina: Praedium Alicianum (podere Aliciano) che sarà poi Alzano. Senza andare a inventarmi nulla di nuovo il nome per il biscotto ce lo ha fornito la storia: Aliciano”.

Aliciano e altre dolcezze

IL DONO DEL BISCOTTO ALLA COMUNITÀ

Il biscotto piaceva ed era sempre più richiesto. Ma un nuovo tassello della sua vicenda viene scritto grazie a un altro incontro fortunato: quello con il sindaco Camillo Bertocchi.

La svolta ha una data ben precisa: il 7 giugno 2017. “Mi chiamò il sindaco chiedendomi se in occasione dei festeggiamenti per il 90° anniversario potevo andare in comune, durante la cerimonia ufficiale, per presentare il biscotto e la sua storia. Ci teneva che l’Aliciano diventasse il prodotto tipico di Alzano”.

Da quel momento anche Giuseppe prende maggiore consapevolezza delle potenzialità di questo dolce campo arato e inizia a lavorare sul packaging per fare in modo che la confezione fosse un ulteriore richiamo al legame con il territorio. Nasce così una collaborazione con alcuni amici artisti e disegnatori che lavorano sul soggetto delle scatole di latta: prima stampe storiche come la piazza con l’antico Palazzo della Ragione, il Monastero della Visitazione e altri scorci di Alzano, poi la “natalizzazione” della scatola (per la prima edizione natalizia viene selezionato un suggestivo paesaggio innevato di Brumano, località alzanese che a Giuseppe sta particolarmente a cuore) e ancora la collaborazione con il Museo d’Arte Sacra San Martino. La scelta dei soggetti lascia intendere una profonda finezza culturale del nostro mastro pasticcere.

La prima scatola di Aliciano con il Porteghèt, antico palazzo della Ragione

Quello di cui vado molto fiero è la collaborazione nata con gli alpini di Alzano che poi si è allargata ad altri gruppi del territorio. Ho fatto diverse edizioni dell’Aliciano dedicate a questo corpo di volontari in cui credo molto, apprezzo il lavoro che svolgono e la dedizione con cui lo portano avanti”.

Affascinante la storia, belle le scatole, ma Giuseppe ci tiene davvero a sottolineare un’altra cosa. Quello che lo rende più orgoglioso è che il suo prodotto è andato in giro per il Mondo perché gli alzanesi hanno colto al volo le potenzialità di questo biscotto, si sono riconosciti in esso, lo regalano ad amici e parenti lontani per condividere un po’ dell’identità alzanese. “Che sia per altri biscotti, per la pasta, per gomitoli di lana, chiodi e attrezzi da officina, la scatola può avere una vita anche oltre la sua funzione originaria”.

 

IL DONO PER LE SANTELLE

Che questo panettiere sia legato alla sua cittadina in modo sincero e profondo è chiaro ma ancora più palese quando racconta l’ultimo progetto a cui sta lavorando: “Il comune di Alzano ha presentato poco tempo fa uno studio sulle tantissime santelle che costellano il territorio. È un lavoro importante, soprattutto perché ne ha messo in luce la precarietà dello stato di conservazione”. Ecco allora sfornata una nuova scatola di Aliciano con la santella di Brumano. “La metà del ricavato dalla vendita di queste scatole sarà destinato ai lavori di ristrutturazione di questo piccolo oggetto d’arte che appartiene alla comunità e che è una testimonianza storica da preservare”.

Scatola dedicata alla santella di Brumano

Trionfini è davvero un panificio storico, e l’Aliciano un biscotto per la comunità, un dono al territorio, un prodotto che rispecchia a pieno i valori della cultura gastronomica locale basata sul rispetto delle materie prime, su antiche lavorazioni rivisitate con un pizzico di innovazione.

Ah, e se ve lo state chiedendo, l’Aliciano è un biscotto davvero squisito.



INFO E ORDINI
035.511038
Segui il Biscotto Aliciano sui @alicianoilbiscotto

]]>
45610
Promoserio continua la sua mission con Forchini https://www.valseriana.eu/blog/promoserio-continua-la-sua-mission-con-forchini/ Tue, 27 Oct 2020 14:52:23 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=45420 Al termine di un anno drammatico e alla vigilia di una stagione ancora non perfettamente inquadrata, Promoserio continua con  Forchini.
Il quarto mandato elettorale dell’agenzia di promozione di ValSeriana e Val di Scalve vede infatti la rielezione all’unanimità di Maurizio Forchini per il secondo mandato consecutivo: un segno di fiducia per il lavoro svolto in questi tre anni e la volontà di dare continuità alla progettualità impostata.

Sono orgoglioso di poter continuare – ha detto il presidente neo eletto – ci sarà spazio per tutti quelli che vorranno lavorare e spendersi per questi territori. Tutto quello che potrà essere utile per migliorare e progredire cercheremo di portarlo dentro al gruppo. Importante sarà costruire una coesione maggiore. Oggi Promoserio è una realtà unica su tutto il territorio provinciale. È merito di chi ci crede. Tempo, energie competenze e unità: ci toglieremo tante belle soddisfazioni”.

Promoserio, agenzia promossa da enti pubblici, economici e aziende del territorio tra ValSeriana e Val di Scalve, nel corso del 2020 ha realizzato progetti e fornito servizi per oltre 700mila euro.

Anche durante il lockdown, l’agenzia ha continuato a dare informazioni e progettare esperienze per mantenere il rapporto con i tanti utenti della zona e turisti. Alla ripartenza, ha realizzato progetti e iniziative superando numerose difficoltà, ma riuscendo ancora una volta a piazzare ValSeriana e Val di Scalve tra le mete favorite del turismo bergamasco.

Al termine della stagione, anche la nomination al premio per l’Hospitality Social Award. “Una soddisfazione che ci ha ripagato dei tanti sforzi, spesso vanificati dalla situazione sanitaria, fatti da tutto lo staff di Promoserio”, ha aggiunto Forchini. Nel futuro, nuovi e ambiziosi progetti, “validi ancora una volta a dimostrare competenza e versatilità della nostra struttura”.

Nei prossimi giorni partiranno le consultazioni di Forchini tra tutti i consiglieri “per  ascoltare proposte e richieste e  per stabilire spazi e ambiti di manovra per la nomina e la assegnazione delle deleghe”. Intanto, Guido Fratta è stato confermato nel ruolo di segretario.

 

Trovate QUI la presentazione delle attività di Promoserio
III mandato 2016-2020

 

CDA – IV MANDATO 2020-2023

Maurizio Forchini, presidente
Guido Fratta, segretario

CONSIGLIERI
Marco Migliorati,
rappresentante della Provincia di Bergamo
Marta Barcella,rappresentante della Comunità Montana Valle Seriana
Anselmo Agoni, rappresentante della Comunità Montana di Scalve
Orietta Pinessi, rappresentante dei diciotto Comuni appartenenti alla Bassa Valle Seriana
Michele Schiavi, rappresentante dei venti Comuni appartenenti all’Alta Valle Seriana
Alessia Moraschini, rappresentante dei Comuni altamente turistici (Castione della Presolana, Valbondione, Clusone, Selvino e Gromo)
Giovanni Balduzzi e Alessandro Valoti, rappresentanti del sistema alberghiero/operatori turistici
Gianluca Madonna, rappresentante delle imprese di manifattura e servizi Lorenzo Aresi, rappresentante delle Proloco

 

]]>
45420
La sagra degli Gnocchi Ripieni https://www.valseriana.eu/blog/la-sagra-degli-gnocchi-ripieni/ Mon, 17 Aug 2020 17:04:40 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=44499 La Trattoria Moro da Gigi di Albino sta scaldando i fornelli per l’appuntamento che da anni organizza con entusiasmo e che attrae gli amanti della buona cucina bergamasca: La sagra degli Gnocchi Ripieni quest’anno proposta come una special edition dal 19 al 23 agosto.

Scopri QUI il programma dettagliato della Sagra

UNA SAGRA SPECIAL EDITION

Già, un’edizione speciale e soprattutto non scontata: “Prima di tutto inconsueta è la settimana in cui viene organizzata; da quanto è nata la sagra è sempre stata organizzata nella seconda settimana di luglio ma quest’anno l’emergenza sanitaria ha ovviamente scombussolato i piani” spiega Gigi titolare della Trattoria “Prevedere un evento di questo tipo a luglio era troppo prematuro ma allo stesso troppo era difficile penare a un’estate senza Sagra, quindi ci siamo presi un po’ di tempo per valutare come gestire gli accessi e abbiamo deciso di provarci!

Immagini della Sagra – edizione 2019

Special edition un po’ lo sarà anche perché tutto sarà organizzato nei minimi dettagli per garantire il rispetto delle norme di sicurezza: “Chiediamo una grandissima collaborazione a chi verrà alla Sagra. Esserci anche quest’anno vuole essere un segnale di positività, di ottimismo sia per la comunità di Albino sia per tutti gli affezionati ma sicuramente ci teniamo che tutti avvenga in sicurezza. Per riconquistare la normalità è necessario muoversi con consapevolezza che si traduce in rispetto degli altri e delle regole stabilite dall’organizzazione.” Aggiunge Meri, moglie di Gigi e insieme a lui alla guida del locale.

Polenta sui fuochi della Sagra

Si augurano che sia una festa, un momento di condivisione e soprattutto di valorizzazione delle tradizioni enogastronomiche del territorio. Spiega Gigi che “Non rinuncerei mai alla qualità di piatti serviti. Il menù che si troverà alla sagra è selezionato con cura, poche proposte ma tutte rigorosamente prodotte con materie prime a km0 e fornite da operatori del territorio: grigliata, polenta cucinata su fuoco, casoncelli e poi il piatto imperdibile, gli gnocchi ripieni di formaggio e prosciutto, quello che è il piatto d’eccellenza della Trattoria.

 

GLI GNOCCHI RIPIENI

Gli Gnocchi Ripieni

Se la ricetta originale resterà un segreto conservato tra i fornelli di casa Moro, interessate è sentirne raccontare la storia da Gigi che ha ereditato il piatto dalla famiglia e ne ha saputo valorizzare l’unicità portandolo a essere il must del suo ristorante senza mai cambiarne la ricetta: “A mia mamma va il merito di aver concepito questa ricetta, pensata come alternativa ai più conosciuti casoncelli; gli gnocchi di patate sono da sempre un piatto legato alla tradizione contadina, semplici ingredienti ma abbinati con creatività: il ripieno così gustoso li rende un piatto ancora attuale da servire rigorosamente con burro fuso e accompagnati un buon bicchiere di vino.

PASSIONE E RISPETTO DEI SAPERI

Basta entrate nella trattoria per respirare un forte legame con il passato: aperta nel 1961 dai genitori di Gigi, Antonio Moro e Lucia Remondi come punto di distribuzione di bevande, poi divenuta caffetteria prima di diventare Trattoria, è un locale a conduzione familiare. Lo si capisce guardando le pareti dove sono appese foto storiche che narrano gli anni passati e conducono direttamente ai giorni nostri.
In bella vista, vicino al bancone del bar, colpisce un distributore di acqua palesemente antico ma perfettamente in armonia con il locale e ancora utilizzato per la sua funzione principale.
Un’attenzione alle proprie radici e una costante corsa a rinnovarsi che è valsa alla Trattoria nel 2020 il riconoscimento come Attività Storica da parte di Regione Lombardia, perché forte è la volontà di trasmettere i valori della tradizione.

Distributore d’acqua

Una storia che si fonda proprio sul rispetto della memoria dei saperi e delle esperienze del passato quella che viene vissuta ogni giorno dai proprietari Gigi e moglie Meri, insieme ai figli Mirko, cuoco e bravissimo pasticcere artefice di tutti i dolci che potrete degustare nel locale, e a Marta, cameriera e sommelier. Non poteva certo mancare in casa Moro un’esperta di etichette: il rifornimento è davvero incredibile, con vini che vengono da tutta Italia ma sempre con un occhio attento alla produzione bergamasca.

La famiglia Moro

LA CANTINA

La passione per il vino si fa ancora più palese scendendo in cantina, un locale allestito con pezzi storici, due bottiglie risalenti agli anni ‘40/’50 in bella mostra coperte di polvere che non dà fastidio ma anzi ne amplifica il fascino. Oltre alle più di 100 etichette di vini, uno spazio è dedicato alla stagionatura di formaggi e salumi e un tavolo è imbandito con grappe e marmellate prodotte direttamente qui.

La cantina della Trattoria con etichette storiche

Lo spazio è a disposizione degli ospiti che desiderano concedersi una degustazione, una vera esperienza di sapore a km0 che valorizza il prodotto di qualità ma che trova il valore aggiunto nella passione dei proprietari: “Su prenotazione è possibile fare una degustazione di vini o grappe prima o dopo aver mangiato un bel piatto di gnocchi ripieni in sala ristorante, oppure gruppi di massimo 8 persone possono richiedere di cenare qui”. Spiega Gigi che con orgoglio fa notare la cura nei dettagli e sottolinea come in queste occasioni l’attenzione riservata ai clienti è il vero piatto forte.

Torniamo in sala ristorante, dove si lavora per la sagra che inizierà a brevissimo: sono pronti i menù quest’anno integrati con alcune semplici raccomandazioni. Inizia il conto alla rovescia per la 5 giorni di buon cibo, convivialità e intrattenimento che è cresciuta negli anni attirando sempre più persone anche da fuori provincia.

Dal 19 al 23 agosto in via Perola non aprirà solo la cucina ma anche una serie di appuntamenti con gli antichi mestieri e con la tradizione: invitati artigiani del legno, fabbri, casari della ValSeriana e per i più piccoli sono pensati momenti di gioco e scoperta.
Una festa che, quest’anno sarà una special Sagra degli Gnocchi Ripieni, un po’ simbolo di riscatto dai mesi difficili che non hanno certo risparmiato la Trattoria e un po’ momento per rincontrarsi e provare ad assaporare il gusto di un’estate anomala ma ancora tutta da vivere!

 

 

Per tutti i dettagli: www.trattoriamoro.it
Pagine social: Trattoria Moro da Gigi |  Sagra degli Gnocchi Ripieni

]]>
44499
Un Donico sempre al Passo https://www.valseriana.eu/blog/un-donico-sempre-al-passo/ Wed, 05 Aug 2020 16:54:07 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=43778 Cambiano le generazioni e le fotografie, ieri e oggi custodi di ricordi indelebili, si arricchiscono di dettagli. In quelle dei nonni ci sono semplici coperte e pic-nic, in quelle dei genitori si intravedono gli impianti di risalita sullo sfondo, in quelle dei giovani compaiono il bob estivo e il tiro con l’arco. In quelle dei nostri ragazzi vediamo le e-bike e i tubbies.

 

E i bimbi di domani?
Staremo a vedere, ma sicuramente nelle loro istantanee non mancheranno le sorprese. La famiglia Pasinetti, da oltre sessant’anni, gestisce il Donico nella sua versione invernale e in quella estiva, senza mai fermarsi, continuando a offrire nuove attività per grandi e piccini.
Anche le fotografie della famiglia stessa raccontano una storia che sta al Passo (la maiuscola geografica si impone nel gioco di parole) con i tempi. Sono arrivate a quattro le generazioni che hanno accolto turisti e residenti per un pomeriggio di divertimento, per un buon piatto di tagliatelle ai funghi o per un salto sui tappeti elastici.

DIVERTIMENTO ESTIVO PER TUTTI I GUSTI

Anche il 2020 non sarà da meno, anzi. Tutto si svolgerà secondo la normativa vigente e le tante attività aspettano tutte le famiglie per divertirsi in sicurezza e allegria. Sfogliando l’album delle proposte, scopriamo che ce n’è davvero per tutti i gusti. I bambini potranno divertirsi in sicurezza sui tubbies, le ciambelle giganti che permettono di scivolare sui pendii con i capelli al vento, per rinfrescarsi con una brezza leggera nelle giornate di caldo estivo. Chi invece preferisce vedere il mondo “saltando su e giù” potrà provare i tappeti elastici, da sempre una delle attività più divertenti e richieste.
E i ragazzi? Via gli smartphone e avanti i sorrisi. Chi l’ha detto che per il bob serve la neve? Il bob estivo è un’esperienza unica che non lascia mai delusi. Quest’anno i bob saranno sanificati dopo ogni uso e sarà dunque possibile godersi tante emozioni insieme agli amici in tutta sicurezza.

Giriamo un’altra pagina del nostro album fotografico ed ecco un bersaglio. Ebbene sì, non manca proprio nulla: da metà giugno a fine agosto possiamo cimentarci come moderni Robin Hood anche nel tiro con l’arco che aspetta i grandi, ma anche tutti i bambini dai quattro anni in su. Si garantisce il mantenimento della distanza di un metro tra le persone, ma non si garantisce di contenere l’entusiasmo: quello sì che al Donico è contagioso.

Così contagioso che viene voglia di salire in sella ed esplorare anche i dintorni: perché non noleggiare un’e-bike e farsi accompagnare da guide esperte alla scoperta del territorio? È possibile anche partecipare a tour
organizzati, con un indimenticabile pranzo in quota.

Affidati all’esperienza delle guide mtb del territorio

Sfogliando l’album ci assale un certo languorino: quest’anno sarà possibile scegliere se godersi il pranzo nell’area esterna con grigliate, taglieri, polenta e panini oppure ritirare il proprio kit pic-nic e gustarsi le prelibatezze della cucina direttamente su una morbida coperta distesa nei prati antistanti il bar. Lo stesso servizio sarà offerto anche alla Baita Termen e al Bar Vareno nel contesto incantevole del Monte Pora.

Kit pic-nic alla Baita Termen

Il nostro album prosegue con tante pagine bianche che lasciamo ai nostri lettori, da riempire con nuovi ricordi e con le istantanee di giornate felici in ValSeriana e in Val di Scalve, vivendo esperienze ed emozioni autentiche, nel rispetto della sicurezza.


 

PER INFO
www.presolanamontepora.it
sara.tomasoni@presolanamontepora.it | 0346.31009
pagina fb Presolana Donico Winter & Summer
pagina fb Bar Donico

 

Articolo scritto da Martina Biffi per VAL estate 2020

 

]]>
43778
Ovunque protetti https://www.valseriana.eu/blog/ovunque-protetti/ Mon, 21 Sep 2020 13:51:38 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=43779 A fine febbraio abbiamo tutti detto, letto e scritto che la ValSeriana e la Val di Scalve non si sarebbero fermate. Sappiamo tutti che risvolti tremendi hanno avuto, nel giro di pochi giorni quei giustificati slanci ottimistici. Eppure, percorrendo a ritroso questi mesi surreali, non possiamo che confermare quel messaggio, rileggendolo in chiave diversa.

Tutti abbiamo sofferto, la maggior parte di noi bloccata in casa dal lockdown. Qualcuno invece ha avuto l’onere di soffrire correndo, macinando chilometri dentro e fuori la Lombardia, mantenendo vivi quei servizi essenziali che sono alla base della rete sociale di una comunità.
I molti gruppi territoriali di Protezione Civile, le associazioni di volontariato, il Corpo Volontari Presolana, la Croce Blu di Gromo, la Croce Verde di Colzate: sono loro che hanno permesso alle nostre Valli di non fermarsi.

Sino a pochi giorni prima della tremenda irruzione del Covid 19 fra gli impegni istituzionali c’erano (e ci sono) pasti da distribuire agli anziani, persone da accompagnare per cure in ospedale, sentieri in quota da manutenere, manifestazioni cui prestare assistenza o piste da sci sulle quali assicurare soccorso. Da un giorno con l’altro centinaia di volontari sono diventati, loro malgrado, protagonisti di un’emergenza sanitaria mai sperimentata prima.

«È l’arte di reinventarsi ogni giorno che rende questo lavoro così appassionante – esordisce Valerio Zucchelli, coordinatore della Croce Blu di Gromo in cui opera da 37 anni – Non ci si stanca mai perché c’è sempre qualcosa di nuovo da imparare». È con questo entusiasmo, con questa voglia di mettere al servizio delle Comunità Montane, dei Comuni e della popolazione le proprie competenze che è iniziata l’avventura degli operatori di primo soccorso e dei volontari durante l’emergenza.

Parlando con loro, si percepisce tuttora una frenesia di fondo e l’impossibilità di capire cosa stesse succedendo nelle Valli: «Abbiamo estratto corpi da macerie  durante le più grandi calamità naturali europee e operato in situazioni di guerra – spiega Francesco Rossoni, nella Protezione Civile di Alzano Lombardo dal 2003 e presidente dal gennaio 2020 -, ma eravamo pronti. Sapevamo già prima di partire come ci saremmo dovuti muovere sul campo. Nei giorni a cavallo tra febbraio e marzo, invece, nessuno aveva idea di cosa stessimo andando ad affrontare».

La difficoltà iniziale di dare risposte alle innumerevoli richieste di aiuto è il tratto comune e distintivo: l’urgenza di reperire dispositivi di protezione individuale, saturimetri e, soprattutto, ossigeno. «Le telefonate delle persone che chiedevano ossigeno erano infinite, ma non sapevamo dove andare a cercarlo» dice Ivan Bianchi, volontario in Val di Scalve di Protezione Civile ANA Bergamo gruppo di Vilminore-Azzone-Schilpario V.A.S., del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico e della sezione locale della Croce Rossa Italiana. «Non mi ricordo – aggiunge – quante chiamate abbiamo fatto in quelle notti: era diventata come una caccia all’oro». Alla fine, grazie a tenacia e spirito di adattamento, sono riusciti ad assecondare (nel limite delle loro capacità e anche oltre) la maggior parte delle urgenze sanitarie.

Dai loro racconti si percepisce l’intenso rapporto con il dolore della gente e la sensibile attenzione alla fragilità psicologica che si stava diffondendo. «Uno dei momenti più significativi – sottolinea Zucchelli – è stato quando, insieme all’Unità Centrale di Emergenza, abbiamo compreso come il suono continuo delle sirene delle ambulanze non facesse che alimentare il panico e l’apprensione nelle persone. Nonostante gli obblighi di legge abbiamo condiviso la decisione di muoverci senza far rumore». Tutti, qui in ValSeriana e Val di Scalve, non possiamo che leggere questa scelta come una carezza all’intera comunità.

Da questa emergenza è emerso ancora più forte come questi Corpi siano il punto di riferimento della gente e il mezzo attraverso cui le persone riescono anche ad aiutare gli altri. «Nei giorni di emergenza la cosa sicuramente più toccante e inedita – riferisce Giudy, consigliere e volontaria del Corpo Volontari Presolanaè stato veder riconosciuto il valore del soccorritore. Siamo stati sommersi dalla generosità dei cittadini: chi con
aiuti economici, chi con mascherine, chi ha donato tempo prezioso per supportarci nella gestione operativa». È l’aspetto che deve essere ricordato, come rimarca anche Bianchi dalla Val di Scalve: «La chiave per uscire da questa situazione, che deve diventare testimone per le future azioni – spiega -, è rappresentata dall’unione, dallacondivisione e dallo scambio di idee tra gli enti coinvolti per organizzare un nuovo sistema di lavoro».

E non azzardiamoci a dire a tutte queste persone che sono stati eroi. Sono stati fondamentali, certo, ma lo sono costantemente per le Valli, rappresentano bene quei valori di orgoglio e senso d’appartenenza che uniscono l’intero territorio. E lo fanno senza troppo clamore. Esserci per loro è parte di una mission che hanno abbracciato prima ancora di indossare la divisa catarifrangente. «Protezione Civile significa proteggere una comunità – afferma convinto Rossoni che già guarda al futuro – e per proteggerla è indispensabile conoscerla, incontrare le persone, rispettare e collaborare con le altre realtà impegnate nell’assistenza e nella salvaguardia dell’ambiente. Nulla di tutto questo è pensabile senza conoscere perfettamente il territorio in cui si opera. Credo nei giovani: hanno dimostrato di avere tenacia, consapevolezza delle situazioni difficili e sensibilità verso l’altro».

A parlare di legame con il territorio interviene anche Fulvio Canova, presidente del Corpo Volontari Presolana dal 2011. Anziché ricordare le giornate di emergenza, preferisce valorizzare i progetti che l’associazione porta avanti da anni sui sentieri ai piedi della Presolana. «Importante – dice – è il servizio di baite in affitto: abbiamo in gestione la Baita Malga Campo, la Baita Pozzetto e la Malga Cornetto Bassa. Sono a disposizione di compagnie che vogliono trascorrere vacanze nel relax dell’Altopiano». Prosegue sottolineando come per il C.V. Presolana promuovere un territorio equivale a metterlo in sicurezza: «In prossimità delle baite sono state posizionate colonnine di ricarica e-bike, dotate di defibrillatori: uno fra i primi progetti di “sentieri cardioprotettiin Europa, al quale abbiamo dedicato molte energie, in sinergia con il Comune di Castione della Presolana e con Promoserio. Abbiamo tantissimi sentieri con un’alta capacità attrattiva, ma stiamo lavorando per renderli percorribili da tutti gli sportivi».

Ivan Bianchi pone l’accento sull’importanza della salvaguardia ambientale: «È bello vedere – sottolinea – come negli ultimi anni sia cresciuta la consapevolezza da parte di turisti e cittadini nei confronti dell’ambiente montano. Dobbiamo fare ancora tanta strada, ma credo che grazie al lavoro di squadra a tutti sia permesso di vivere le Valli nella loro naturale essenza». Zucchelli sorride quando pensa che nonostante le enormi difficoltà degli scorsi mesi siano già arrivate richieste di assistenza per eventi. Più che altro gli amministratori gli hanno chiesto consiglio. «L’assistenza e il primo soccorso rimangono i capisaldi del nostro agire ma collaborare alle grandi manifestazioni è sempre una bella soddisfazione». Lo sguardo finisce su una foto d’archivio di Gromo Medievale: «Questa è una festa di grande risonanza, permette al pubblico di conoscere identità e storia del paese: ci teniamo a far sì che tutto sia perfetto». Quest’anno si dovrà abbandonare il classico format e c’è un po’ di rammarico, ma il pensiero orgoglioso va anche al gran lavoro svolto con molti altri volontari, che grazie alla strumentazione avanzata a disposizione hanno illuminato la Presolana, il Pizzo Camino, ma anche e soprattutto lo spettacolo notturno delle Cascate del Serio.

Il vero spettacolo sono comunque loro, i volontari, pronti a vigilare sul nostro territorio. A guidarli, in ogni frangente, sono l’amore, la passione e la volontà di proteggere l’ambiente e le comunità in cui vivono.
Con loro siamo in buone mani.

Articolo per VAL  estate 2020

]]>
43779
VAL d’estate https://www.valseriana.eu/blog/val-destate/ Tue, 07 Jul 2020 19:18:38 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=43575

SCARICA QUI IL VALSeriana & Scalve Magazine

Di situazioni terribili ne abbiamo avute e le abbiamo superate. I nostri genitori e i nostri nonni hanno vissuto la guerra e, una volta passata, si sono ripresi e c’è stato il boom economico. Se ci pensiamo, dopo ogni momento di crisi c’è stato un momento di crescita e di rilancio. Sarà così anche adesso. La spinta che ci muove è l’orgoglio e la voglia di non soccombere e di non lasciarsi vincere”.

Così, Maurizio Forchini dell’editoriale che apre il numero 25 di VAL, il periodico disponibile in tutti gli uffici turistici e Pro loco della ValSeriana e Scalve, al gate di Visit Bergamo all’aeroporto di Orio al Serio e a breve presso gli operatori associati a Promoserio (ristoranti, bar, strutture ricettive, attività sportive, associazioni, rifugi), nelle aziende e in alcune edicole del territorio.

È il primo numero che esce dopo la quarantena che ha chiuso ogni territorio.

Un reportage sulla Presolana, un’intervista a Michela Moioli, la presentazione del Parco Paleontologico di Cene, il ritratto del paese natale di Palma il Vecchio, il contributo di alcuni testimonial che raccontano la loro ValSeriana e l’amore che li lega a questo territorio.

Oggi, VAL continua il suo percorso per rendere valore ai nostri luoghi e alla nostra gente. Abbiamo dedicato un articolo ai volontari che in Valle hanno garantito nei due mesi terribili i servizi essenziali e il primo soccorso. Una costellazione di volontariato che ha consentito di affrontare il mostro invisibile, e di limitare i danni. A loro – conclude Forchini – va il nostro ringraziamento”.

Vi aspettiamo a ritirare la vostra copia cartacea!

]]>
43575
Quando ti spuntano le ali https://www.valseriana.eu/blog/quando-ti-spuntano-le-ali-voli-in-parapendio/ Sun, 05 Jul 2020 14:08:15 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=42577 Il mezzo più semplice e leggero che l’uomo conosca per volare è il parapendio: un’ala colorata che si gonfia al vento e permette di conquistare in volo chilometri di bellezza. Il territorio della ValSeriana ha una conformazione particolarmente adatta per il volo in parapendio e per questo lo si pratica tutto l’anno a Rovetta, Castione della Presolana, Aviatico e a Gandino.

Scopri QUI dove volare sopra le montagne del territorio

IN VOLO SOPRA
I BORGHI DELLA PRESOLANA

Domenica, ore 11, ritrovo al campo sportivo di Rovetta. L’appuntamento con Luca Camera, presidente di AlpiFly di Rovetta, è fissato. Un po’ di agitazione inizia a farsi sentire e, penso, si trasformerà in adrenalina. Al punto di ritrovo l’atmosfera è frizzante, dalle auto scendono ragazzi con zaini enormi, scrutano il cielo, parlano di correnti ascensionali termiche. Sono nel posto giusto: sono loro i miei compagni di viaggio. Mi faccio avanti cercando di nascondere quella sana paura di chi sta per provare una nuova esperienza, desiderata da tempo. Una Mitsubishi Pajero del 1988 ci trasporterà fino alla Cappella degli Alpini al Monte Blum (1972 m), trampolino di lancio perfetto per i voli in parapendio.

Durante il viaggio cerco di capire qualcosa in più di questa pratica outdoor: i ragazzi spiegano nel dettaglio di cosa si tratta, si vede tutta la loro passione. Fanno parte di AlpiFly, che unisce una cinquantina di appassionati. Fra loro cinque sono abilitati per guidare il biposto.



VOLI BIPOSTO

 

Mi raccontano che questo tipo di volo è attività adatta a tutti e non richiede particolari abilità fisiche: lo possono provare i bambini di almeno otto anni e poi non ci sono limiti ulteriori (Luca ha fatto volare una signora di 79 anni che di abbandonare il cielo proprio non ne voleva sapere).

Propongono voli dal Blum o dallo Scanapà (Castione della Presolana), ma si possono organizzare lanci in base ai desideri del clienti: anche dal Vaccaro di Parre o magari dalMonte Farno a Gandino, che pure vanta una storia importante. Basta farsi coraggio e organizzare l’uscita insomma.

Voli in parapendio biposto con Alpifly


IL LANCIO

 

Ci siamo, ecco la Cappella degli Alpini. La vista è di una bellezza incredibile, la cornice è quella delle Orobie, da una parte la Valzurio e a dominare Redorta e Timogno, dall’altra l’Altopiano clusonese, il Monte Pora e il Lago d’Iseo luccicante con al centro Montisola. La manichetta rossa e bianca tira da sud ovest: significa che le condizioni meteo per volare ci sono. Il tempo di un respiro profondo e sono chiamata in postazione; mentre mi aiutano a mettere l’imbragatura mi spiegano quello che dovrò fare: qualche passo in avanti poi, nel momento in cui mi sentirò tirare all’indietro e la vela inizierà a spiegarsi, sarà l’ora di correre, senza esitazione e fino a quando i piedi non si saranno staccati da terra. A quel punto è fatta. Ci si posiziona comodi sul seggiolino e si accende la GoPro. Luca chiede più volte se va tutto bene… È l’ora di godersi il viaggio.

Il panorama da Monte Blum sull’altopiano della Presolana

Mentre sono in alto, per la prima volta così in alto senza avere i piedi poggiati, penso che è incredibilmente semplice quello che l’uomo può fare: volare con un’ala di 42 metri quadrati, composta da piccole cellette traforate, i freni, l’acceleratore, i cordini a reggere il sellino, alla faccia del mitologico e fallimentare volo di Icaro che diventò monito per chi decide di andare oltre le capacità umane. L’ala con cui sto volando si chiama proprio Icaro.

Rifletto sul fatto che il mito oggi ha senso se letto come invito a vivere in sintonia con quello che ci circonda, perché da lassù bisogna essere capaci di ascoltare il vento, assecondarlo, farsi aiutare abbracciandolo laddove il suo soffio è più caldo; l’abilità fisica necessaria per praticare questo sport è nulla rispetto alla forza psicologica di chi si mette alla guida di queste ali leggere. Ci vuole certo un po’ di follia, quella che spinge alcuni piloti a fare voli anche di oltre duecento chilometri, senza mai atterrare, ma servono anche costanza, pazienza, forza di volontà e astuzia.

Da questa prospettiva stupore e meraviglia si alternano fra infinite emozioni: attorno le montagne anziché ostacoli sembrano traguardi vicini, il bosco disegna sotto di noi ricami geometrici dolci e spumosi, mi incuriosiscono le case, i campanili, i rettangoli verdi dei giardini; è immensamente piccola la distanza fra un paese e l’altro, fra una cima e l’altra, fra una casa e l’altra. Il territorio della ValSeriana ha davvero una cifra stilistica: la bellezza naturale è in costante dialogo armonico con le tracce di una storia che oggi è cultura.

Il pilota mi richiama sul pianeta Terra, è ora dell’atterraggio e torna l’ansia, ma il tempo per pensare è poco. Con una certa velocità ci si avvicina al campo e in un attimo siamo di nuovo alla base. Un compagno di avventura ci contatta via radio per assicurarsi che tutto sia andato per il verso giusto.

La risposta mi viene spontanea: a quando il prossimo lancio?



Un grazie a Luca Camera, presidente di AlpiFly, che ci ha guidato in questa incredibile esperienza.

L’associazione organizza durante tutto l’anno lanci con parapendio biposto e partecipa ad alcuni eventi sul territorio.
Info e prenotazioni: www.alpifly.it
info@alpifly.it – +39 328.0184461

 


Articolo di Serena Bonetti per VALSeriana & Scalve Magazine – primavera 2020

]]>
42577
Punto Azzurro e DKB: l’arte di vestire lo sport https://www.valseriana.eu/blog/punto-azzurro-e-dkb-larte-di-vestire-lo-sport/ Thu, 02 Jul 2020 16:59:40 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=43413 La società Punto Azzurro è nata nel 1984 grazie all’intraprendenza del suo fondatore, Luigi Loda, affermato tecnico della confezione casual/sportivo di qualità. Cresciuta come impresa familiare, ha formato negli anni personale qualificato e management capace e professionale, elementi che permettono all’azienda di rispettare elevati standard qualitativi.

Punto Azzurro è specializzata nella produzione e vendita di capi di abbigliamento tecnici di elevata qualità per lo sport, il tempo libero, la neve, il bike e la piscina per numerose aziende sia italiane che estere.

Il brand DKB sviluppa abbigliamento tecnico nell’ambito dello sci, ma ha inserito nel proprio programma anche una linea bike adatta alla stagione estiva. Tutto il Know How e la qualità delle materie prime e delle soluzioni tecniche adottate da Punto Azzurro è possibile trovarle nei capi DKB. L’obiettivo dei prossimi anni è quello di ampliarsi nel settore neve, non solo limitato allo sci alpino.

Recentemente l’azienda, per far fronte all’emergenza COVID.19 ha installato una produzione locale di mascherine lavabili, traspiranti, idrorepellenti su entrambi i lati e prodotte con tessuti italiani certificati dal nome #skillmask. Il titolare Roberto Loda ha ritenuto fondamentale fare questa scelta sia per la tutela dei suoi dipendenti sia per rispondere all’esigenza locale di mascherine infatti ha deciso di regalarle a tutti i bambini dell’unione dei comuni della Presolana.

I prodotti DKB e le mascherine sono in vendita presso l’outlet aziendale
APERTURA: dal giovedì al sabato: 9.30-12.30/15-19
via vogno, 20 – Rovetta zona Ex Fibrilia
e-commence: www.store.dkbsport.com

]]>
43413
Il Coro Idica torna a cantare https://www.valseriana.eu/blog/il-coro-idica-torna-a-cantare/ Thu, 02 Jul 2020 10:28:04 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=43395 La settimana scorsa hanno ricominciato le prove.

Prove un po’ strane, un po’ diverse… prove fatte all’aperto, fuori e non dentro la sede, prove a distanza, prove con solo la metà del coro.

Non si rinuncia però alla tradizione del caffè prima di iniziare a cantare, ma in sede è  indispensabile mantenere le distanze.

All’arrivo dei coristi c’è un componente che misura la febbre e invita a igienizzarsi le mani, successivamente il Maestro comunica in quale sedia ci si deve sedere e via… Che le prove abbiano inizio.

Alla fine della prima serata di prove il Maestro ha dichiarato “sono molto soddisfatto di come è andata la serata! I Coristi hanno voglia di cantare e di stare insieme e questo ha fatto sì che dopo i primi momenti di ruggine, le voci si sono sciolte all’unisono anche a distanza! Bene, avanti tutta!

Su ogni sedia i Coristi hanno trovato un sacchettino di caramelle al miele con il messaggio di benvenuto e una copia del VAL del mese di Marzo che riporta un bellissimo articolo proprio sul Coro, che nel mese di Marzo, avrebbe dovuto festeggiare il suo 63^ Anniversario.

Erano tutti contenti di essere “tornati a cantare” e tanti hanno chiesto di poter partecipare anche alle prove di venerdì.

Non sono mancati i momenti di commozione ricordando chi di noi non c’è più, ma proprio per loro, più forti che mai, c’è la volontà di andare avanti!
Anche durante il lockdown il Coro ha comunque lavorato per creare e per far sentire la proprio presenza.

Grazie alla collaborazione di Luca Pendezza adesso potete trovare la pagina del Coro Idica su Wikipedia e grazie a Mattia Legrenzi, il sito è stato completamente rinnovato: www.corodica.it

All’ingresso del paese, in pineta, dove c’è la bacheca con la foto del coro, adesso c’è anche un cartello di BENVENUTI A CLUSONE , un augurio che i coristi estende a tutti i visitatori. Ora fuori dalla sede è apparsa la targa in modo che anche quando il Parco Nastro azzurro è chiuso, la gente possa sapere che quello è un luogo dove la musica, così come la cultura, è protagonista.

Sempre avanti tutta quindi! Il Coro idica non si può fermare perché fa parte della storia di Clusone, e per questo motivo è sempre alla ricerca di voci nuove da inserire nel gruppo!

L’invito è quello di andare a trovarli durante le prove il martedì e il venerdì dalle 20,30 alle 22. Vi offriranno un caffè e potrete vedere come si prepara un Coro.
L’invito è aperto a tutti, aspiranti cantori, mogli, figli e amici!

CORO IDICA: 63 ANNI DI STORIA!

]]>
43395
Le soluzioni di ricarica per ebike di Scame E-Mobility https://www.valseriana.eu/blog/le-soluzioni-di-ricarica-per-ebike-di-scame-e-mobility/ Fri, 19 Jun 2020 18:39:38 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=43218 Il logo SCAME “E-MOBILITY” affianca e rafforza il brand aziendale SCAME PARRE ed è impiegato per tutto ciò che riguarda la comunicazione, i prodotti e l’impegno di Scame nel campo della mobilità elettrica.

L’impegno di Scame nel settore delle infrastrutture e dei componenti di ricarica dell’auto elettrica nasce già alla fine degli anni novanta. L’azienda infatti sposa da subito la possibilità di realizzare una nuova idea di mobilità eco compatibile all’interno delle città, che riduca al minimo l’impatto ambientale.

Questa mission si arricchisce anche con l’impegno nell’ideazione e produzione di diverse soluzioni di ricarica e-bike, sia per la rete domestica sia per la rete pubblica e si traduce anche in azioni di comarketing sul territorio come il supporto tecnico al Presolana Ebike Event e la fornitura di colonnine di ricarica ebike agli uffici turistici della ValSeriana e Val di Scalve.

SCOPRI QUI TUTTE LE SOLUZIONI DI
RICARICA SCAME

Per informazioni:
E-Mobility Business Unit
Via Spiazzi, 45 24028 Ponte Nossa (BG) Italia
n.verde: 800018009 | mail: e-mobility@scame.com

]]>
43218
Seriana e Scalve. Le Magnifiche Valli. https://www.valseriana.eu/blog/seriana-e-scalve-le-magnifiche-valli/ Tue, 16 Jun 2020 10:41:02 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=43152 Seriana e Scalve, due valli contraddistinte da elementi naturali, paesaggistici, architettonici unici e peculiari, ciascuna con una propria forte identità.

Seriana e Scalve, due valli che, nello stesso tempo, hanno importanti elementi in comune: ambienti naturali panoramici nel Parco delle Orobie, un’antica storia testimoniata da opere artistiche, edifici civili e religiosi, musei, un ricca tradizione enogastronomica, un bagaglio di tradizioni e leggende.
Un tesoro da preservare e divulgare.

Seriana e Scalve, due valli, l’una collegata all’altra, che intendono proporsi come un’unica magnifica destinazione, come un territorio che lavora in
sintonia per trasformare le differenze in valori comuni, per sviluppare insieme strategie di marketing territoriale, per raggiungere obiettivi
di promozione condivisi.

Seriana e Scalve, due valli in cui vivono magnifiche persone che lavorano per il territorio, che condividono competenze, professionalità e passione, e creano una fitta rete di ospitalità e accoglienza.

Due magnifiche valli, due valli “madre” che abbracciano infinite valli minori.

Ecco il nuovo marchio territoriale, con un payoff ambizioso e ricco di accezioni positive, e una dichiarazione che impegna ad essere magnifici nell’incontro con i visitatori e a garantire nel tempo la magnificenza di quanto si offre.

]]>
43152
SMV Bike e l’innovativa ebike RS 850 city & cityplus https://www.valseriana.eu/blog/smv-bike-e-linnovativa-ebike-rs-850-city-cityplus/ Fri, 12 Jun 2020 07:02:58 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=43085 I fratelli Mauro e Stefano, titolari dell’azienda, stanno lavorando per migliorare la loro presenza sul mercato:Ci stiamo impegnando e concentrando sia a livello commerciale sia sul piano promozionale per far ripartire il comparto delle due ruote, investendo nel mondo ebike.
Oltre alla nuova serie SILVER GSX nelle varie versioni, un innovativo prodotto è già sul mercato: RS 850 city & cityplus – una bicicletta innovativa e adatta a tutti gli utilizzi possibili, soprattutto per le aree cittadine. Grazie alla doppia sospensione, questa ebike si caratterizza per essere l’unica trakking
bi-ammortizzata sul mercato”.

Scoprite in questo video il mondo di SVM Bike

 

 

SVM Bike è espositore del Presolana Ebike Event – iniziativa dedicata al mondo della bicicletta elettrica e del turismo lento in ValSeriana

]]>
43085
Dove va a finire il cielo https://www.valseriana.eu/blog/dove-va-a-finire-il-cielo/ Thu, 04 Jun 2020 21:09:42 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=42581 Circondata dalle severe cime scalvine, al confine delle Alpi Orobie una corona di montagne racchiude un ambiente incontaminato che durante la primavera si fonde in un caleidoscopio di fioriture e colori unico nel suo genere.
Questo luogo, conosciuto come Conca dei Campelli, non ospita solo alcune tra le montagne più belle della provincia bergamasca. Le “Piccole Dolomiti della Val di Scalve” racchiudono, quasi come in una sorta di scrigno, quello che durante la stagione primaverile si trasforma in un giardino fatto di fiori e profumi. Le tante varietà botaniche, alcune uniche di questa zona, tingono le colline dei monti soprastanti, rendendo la Conca dei Campelli il luogo perfetto per una gita adatta a tutti, dove flora, fauna e bellezza si sposano in uno spettacolare connubio di emozioni.

ph. Maria Cristina Rota Nodari

Scopri tutte le più rare fioriture lungo i sentieri del territorio

Facili percorsi per famiglie e tracciati per escursionisti ci portano alla scoperta di questo angolo di Paradiso nel cuore della Val di Scalve.

SENTIERI PANORAMICI
A CAVALLO TRA LE VALLI OROBICHE

Per la nostra gita dobbiamo raggiungere il borgo di Schilpario e continuare lungo la strada che sale al famoso Passo del Vivione. Immersi in una magnifica abetaia, attraversiamo la zona che un tempo ospitava le miniere di ferro della Val di Scalve. Alcuni percorsi segnalati consentono di osservare le vecchie fornaci e di visitare i resti degli edifici minerari, che per centinaia di anni sono stati il sostentamento di questa zona. Superati i casolari di Fondì, un tempo baite di minatori, la strada raggiunge la località di Cimalbosco, dove nei pressi del bar-ristorante Baita Rossa è possibile trovare parcheggio.

Nella Conca dei Campelli

ph. Liberiinnatura – Passo dei Campelli

L’escursione ha inizio in prossimità del Rifugio Cimon della Bagozza, struttura gestita dalla famiglia Visini da oltre vent’anni e sempre aperta, estate e inverno (INFO: 349.3016270). Un cartello, posto all’esterno del rifugio, ricorda allegramente a tutti gli avventori che al Bagozza non manca mai una «polenta e chél che ghè» (tradotto dal dialetto: “Polenta e quello che c’èˮ). Oltrepassata la struttura, imbocchiamo l’ampia carrareccia che sale in direzione del Passo, un percorso che fin da subito permette di ammirare le fioriture primaverili. Con facile cammino raggiungiamo la Madonnina dei Campelli, scultura in bronzo (opera dello scultore scalvino Tomaso Pizio) che si affaccia sulle pareti del severo Cimon della Bagozza, montagna riservata agli esperti.
Vale la pena soffermarsi qualche minuto a osservare il panorama sulle vicine montagne scalvine, veri torrioni di roccia che si stagliano nel cielo azzurro. Un ambiente di per sé già magnifico, ma che raggiunge l’apice della sua bellezza durante l’ascesa alle vette della zona, alcune di queste accessibili a tutti: davanti a noi spiccano il monte Gardena, il monte Campioncino e il monte Campione, cocuzzoli panoramici che possiamo toccare con pochi sforzi.

Verso il Monte Gardena

Per raggiungere il vicino monte Gardena dobbiamo abbandonare la carrareccia che sale al Passo dei Campelli e imboccare il largo sentiero marchiato dal segnavia CAI 428. Siamo tra i verdi prati della “Valle dei Teiassi”, una zona caratterizzata dal giallo del Tarassaco e dai Botton d’Oro. In un matrimonio tra profumi e colori, sotto lo sguardo attento delle Piccole Dolomiti Scalvine, continuiamo la nostra salita fino a toccare l’antecima del monte Gardena, dove troviamo ad attenderci una scultura in ferro e un panorama a 360 gradi, che spazia fino alla Val Camonica e al Monte Adamello. Toccati i suoi 2077 metri, non possiamo che assaporare la bellezza di questo luogo: sotto di noi un giardino di fiori, davanti ai nostri occhi lo spettacolo offerto dalle montagne valtellinesi, bresciane e bergamasche. Un disegno della natura praticamente perfetto, che difficilmente riusciremo a dimenticare. Il ritorno avviene sul percorso comune all’andata. I più esperti possono invece continuare lungo il sentiero CAI 428 e raggiungere, con circa un’ora di cammino, il Passo del Vivione e l’omonimo rifugio (INFO: 333.8984490) concludendo l’escursione con un giro ad anello. Dal Passo, grazie alla comoda strada asfaltata, si ritorna all’auto in circa un’ora.

Monte Campione e Campioncino

Il Panorama Dal Rifugio Campione

Altrettanto panoramiche sono le vette dei vicini monti Campione e Campioncino. Per raggiungere quest’ultime dobbiamo, dalla già citata Madonnina dei Campelli, proseguire sul largo sentiero che sale in direzione del Passo omonimo. Continuiamo in questo luogo incantevole costeggiando la Malga Alta, avvolta dalle fioriture, e seguendo il panoramico tracciato raggiungiamo la testata della valle e i 1892 metri di quota. Superato il valico continuiamo in falsopiano, seguendo le chiare indicazioni che ci porteranno al Rifugio Campione, ormai raggiungibile con pochi minuti di cammino. Dalla bella struttura in 15 minuti si può vincere il Monte Campioncino (metri 2096) o raggiungere in meno di un’ora il Monte Campione (metri 2174), veri terrazzi panoramici a cavallo tra le valli bergamasche e bresciane. Anche in questo caso il ritorno avviene sul percorso comune all’andata.

I sentieri descritti sono di facile accesso e perfetti per una gita in famiglia. Il tutto in un ambiente unico nel suo genere, che porterà turisti e villeggianti alla scoperta di un paradiso incontaminato.

ph. Angelo Visini


Il gruppo Fab (Flora Alpina Bergamasca) ha inserito la Conca dei Campelli tra i “30 luoghi verdi del cuoreˮ
. Uno spettacolo che ogni anno si ripete come per magia, dallo scioglimento dell’ultima neve fino al primo autunno, regalando fioriture pressoché continue. Un piccolo Eden tra crocus, orchidee, botton d’oro e anemoni…

Articolo di Angelo Corna per VALSeriana & Scalve Magazine – primavera 2020

]]>
42581
Una vita da guardiano https://www.valseriana.eu/blog/una-vita-da-guardiano/ Thu, 04 Jun 2020 20:15:26 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=42979 Guardando fuori dalla finestra si dovrebbe vedere tutto bianco. Invece
no, molte rocce affiorano ancora dalla neve perché le misere nevicate di questo inverno non sono riuscite ad ammantarle tutte.
Quassù, al cospetto della diga del Barbellino, in passato era però molto diverso. «Iniziava a nevicare a fine ottobre – ricordano nei loro racconti i guardiani più anziani – e a maggio potevi svegliarti alla mattina con enormi fiocchi che ancora cadevano dal cielo».

La Diga del Barbellino, realizzata tra il 1927 ed il 1931

LA CASA IN QUOTA DEI GUARDIANI

Nella loro casetta in quota non manca nulla.
La sala da pranzo ha due finestre: una si affaccia sull’enorme muro della diga, mentre l’altra sulla mole ingombrante del Pizzo Coca, il “Re delle Orobie” con i suoi 3050 metri di altezza. Nella parte sinistra della stanza si trova invece il televisore. La sua utilità nel periodo estivo potrebbe risultare
superflua, non durante quello invernale quando il buio vince la sfida con le ultime luci del giorno magari accompagnato dal sibilo del vento che, a queste quote, può spazzare le creste per giorni interi.
Sopra il divano è appeso un quadretto che racconta la storia dei
guardiani. Vi sono infatti elencati tutti i nomi di coloro che nel corso
degli anni hanno prestato servizio come custodi della diga più grande
della bergamasca. Le imposte sulle finestre sono rigorosamente in ferro, un pezzo unico privo di pertugi per impedire alla neve trascinata dal vento di trovare un facile varco.
Sul fondo del corridoio si trova invece la rampa di scale che consente
di accedere alla stazione di arrivo della funivia utilizzata, anche d’inverno, per salire in quota. Gettando lo sguardo verso valle si può vedere uno dei tre pali su cui poggiano le funi. Poco oltre si apre un baratro, un burrone di oltre trecento metri dal quale precipitano le acque che danno origine alle cascate del Serio. In un’altra stanza si trova invece tutta la strumentazione, la parte tecnologica che consente di tenere costantemente monitorato l’impianto.

Le cascate del Serio, 315 mt di emozione

È da questa postazione che, cinque volte all’anno (quest’anno il numero di aperture non è ancora confermato), i guardiani manovrano lo scarico di mezzofondo per liberare i seimila litri di acqua al secondo che danno vita a
questo grandioso spettacolo.

Ogni mattina, senza soluzione di continuità, viene eseguita la visita ispettiva della diga. Come le marmotte, che in estate si sentono fischiare in lontananza, il guardiano si insinua in un complesso sistema di cunicoli e gallerie, uscendo parecchi minuti dopo sul versante opposto della montagna.

Con l’arrivo dell’estate si rivedranno in quota gli escursionisti, nonché i tanti animali che trascorrono la stagione avversa in luoghi più comodi. I “funamboli con gli zoccoli”, come qualcuno li ha battezzati, torneranno a sfidare la legge di gravità compiendo le loro acrobazie sul muro della diga.

ESPERIENZE SOSPESE

Sono stati 49 finora i guardiani che hanno prestato servizio al cospetto della diga del Barbellino. Bonacorsi Angelo di Valbondione è il più anziano di quelli rimasti e di aneddoti potrebbe raccontarne per ore. «Ho iniziato nel maggio del 1970 – esordisce – assieme all’amico Balicco Vincenzo. Andammo ad affiancare, tra gli altri, Morandi Romolo e Bonacorsi Guido che, se non ricordo male, furono i primi nel 1969 ad aprire le cascate. A Pianlivere si prendeva il carrello per salire in direzione del Pinacolo e poiché i telefoni non esistevano si comunicava con il macchinista a monte tramite segnali convenzionali. Sul lato destro delle rotaie erano infatti presenti dei pali in ferro che reggevano degli isolatori in porcellana su cui veniva ancorato un filo di rame. Ebbene, con una verga di legno (dotata di una terminazione in rame) si “batteva” su questo per far giungere il segnale in sala macchine: un colpo per fermare la corsa, due per avanzare, tre per tornare a ritroso. Durante la salita poteva anche capitare di scorgere qualche fungo nel bosco e allora si chiedeva lo stop del carrello per alcuni minuti (ma, in rispetto all’indole misteriosa dei fungaioli, questo Angelo lo ricorda sottovoce, ndr). In quota avevamo delle galline che mangiavano quanto avanzato dei pasti al rifugio Curò. Purtroppo non sempre facevano le
uova nelle loro cassette ma si nascondevano tra i pini mughi e, in quei casi, bisognava spiarle con il cannocchiale per scoprirne il nascondiglio»

La Funivia che collega Valbondione alla Diga


L’esperienza indelebilmente stampata nella sua memoria è legata alle ore trascorse in funivia sopra le cascate del Serio, con oltre trecento metri di vuoto sotto il pavimento. «Era un pomeriggio di dicembre – ricorda – ma fortunatamente non aveva ancora nevicato. Alle 17 salimmo sulla funivia per tornare in paese: eravamo io, Rodari Attilio e Rodigari Vitale.
Poco dopo il cavalletto, e appena affacciati sul baratro delle cascate, questa si bloccò bruscamente ondeggiando per diversi secondi. Lo spavento fu enorme. Dopo lo smarrimento iniziale contattammo il macchinista con il telefono a manovella presente a bordo, il quale ci disse che aveva già provato a rimettere in moto ma senza esito». La macchina dei soccorsi si attivò da subito, vennero avvisati i capi e i tecnici che conoscevano l’impianto a fune per comprendere l’entità del guasto. «Il tempo passava, era buio pesto e la cabina spesso ondeggiava a causa del vento. Iniziavamo ad avere freddo e a bordo c’era una sola coperta che continuavamo a scambiarci a vicenda. Dopo un po’ ci dissero per telefono che quattro colleghi erano già partiti a piedi da Valbondione in direzione delle cascate del Serio con viveri e coperte. A quel punto, alla luce di un accendino, togliemmo dal cassone tutte le corde presenti iniziando a unirle tra loro nella speranza che giungessero fino a terra. Verso le 23 vedemmo le pile spuntare dal bosco e portarsi sotto di noi. Aprimmo quindi la botola sul pavimento per calare un’estremità, che fortunatamente li raggiunse. Avevano una ricetrasmittente e con la nostra di bordo dicemmo loro di appendere subito le coperte. Il recupero della corda non finiva più, furono attimi interminabili culminati dalla gioia di vedere spuntare dal buio l’enorme saccone.
Una volta svuotato lo calammo nuovamente per recuperare i viveri. Dopo mangiato ci accovacciammo in un angolo con la cabina che non smetteva di ondeggiare. In piena notte, verso le 4, squillò il telefono. “Siamo pronti a tirare” ci disse il macchinista.

Potete solo immaginare quale fu la nostra gioia nel sentire ripartire la funivia e vedere sempre più vicine le luci di Valbondione».

 

Testo e foto di Mirco Bonacorsi per VALSeriana & Scalve Magazine – primavera

]]>
42979
ValSeriana: la rinascita passa “tra campi e sapori” https://www.valseriana.eu/blog/valseriana-la-rinascita-passa-tra-campi-e-sapori/ Tue, 12 May 2020 18:40:55 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=42844 La ValSeriana va aiutata a ripartire e riconquistare spazi e immagini che le competono, e che la rendevano riconoscibile prima di questa brutta avventura. Un nuovo percorso di promozione e conoscenza può passare anche attraverso la valorizzazione delle sue ricchezze tradizionali, come i villaggi rurali e le coltivazioni: il mais rostrato rosso di Rovetta,  una particolare varietà che viene coltivata nei campi dell’altopiano ai piedi della Presolana, può dare spazio a un nuovo modo di avvicinarsi al territorio”.

Maurizio Forchini, presidente di Promoserio, sintetizza così il “successo” ottenuto con il finanziamento, da parte del GAL Valle Seriana e dei Laghi Bergamaschi, del progetto “Tra Campi e Sapori”, percorso cicloturistico di valorizzazione del mais rostrato rosso nei Comuni di Rovetta, Onore e Songavazzo.

Obiettivo del progetto vincitore è quello di valorizzare il lavoro svolto dai coltivatori, delle tecniche, dei caratteri dei luoghi e delle tradizioni che hanno portato all’attuale assetto ambientale, colturale e, più in generale, paesaggistico.

La realizzazione e il miglioramento dei percorsi per la fruizione consapevole, dei punti informativi e dei servizi turistici locali è, nelle intenzioni del progetto di Promoserio, lo strumento per sviluppare il potenziale attrattivo del territorio rurale e la sua fruibilità.

Di riflesso queste iniziative realizzate grazie alle finalità dell’azione, possono garantire l’ulteriore crescita delle aree rurali e in particolare delle imprese agricole creando così un circolo virtuoso in grado di massimizzare e di rendere strutturali le ricadute degli investimenti effettuati.

Di fatto, la filosofia che Promoserio applica in ogni angolo della propria azione, è quella del turismo “leggero”, ecocompatibile e a misura di famiglia: “in quest’ottica, un percorso cicloturistico attraverso le aree vocate alla produzione di mais Rostrato rosso tra i comuni di Rovetta, Onore e Songavazzo risponde alla perfezione a questi canoni, e ci auguriamo che possa servire da volano anche per nuovi e successivi interventi sul nostro territorio”.

Il percorso cicloturistico della lunghezza indicativa di poco più di 15 km si snoda sia attraverso i centri storici dei tre comuni sia attraverso le rispettive aree agricole dove questa particolare varietà di mais viene prodotta.

Promoserio, anche in questo caso, ha ricoperto il ruolo di capofila del progetto, che ha sviluppato insieme ai comuni dei Borghi della Presolana, con il ruolo di coordinamento che la nostra agenzia ricopre dalla sua fondazione – dice ancora Forchini. A Rovetta, il nostro ufficio, “Infopoint Borghi della Presolana”,  si occupa di valorizzare le risorse di questo territorio, e agirà nella realizzazione delle fasi attuative del progetto”.

Il progetto, del costo preventivato di circa 50.000 € (finanziato al 90% dal GAL), prevede interventi di segnaletica direzionale, realizzazione di aree sosta con tavoli e panchine funzionali, posizionamento di  bacheche didattiche in grado di far “incontrare” questa specifica realtà agricola e soprattutto il suo prodotto decisamente unico e particolare.
È previsto anche in comune di Rovetta il posizionamento di una colonnina di ricarica per le batterie delle biciclette dotate di questo sistema di pedalata.

 

]]>
42844
Vivi la ValSeriana e Scalve in sicurezza https://www.valseriana.eu/blog/vivi-la-valseriana-e-scalve-in-sicurezza/ Fri, 08 May 2020 17:40:57 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=42824 Posso prenotare una vacanza in ValSeriana e Scalve per questa estate?

Si, le nostre strutture ricettive così come tutti i fornitori di servizi turistici si stanno preparando – insieme alle istituzioni – per una riapertura in massima sicurezza e per garantire la salute di ospiti e locali. Al momento gli spostamenti ed eventuali soggiorni sono consentiti solo all’interno della Regione in cui si abita.
Per maggiori dettagli vi consigliamo di rivolgervi direttamente alle strutture ricettive del territorio.

Scopri QUI dove prenotare il tuo soggiorno.

Quali servizi sono attualmente aperti in ValSeriana e Scalve?

Molte sono le attività che hanno riaperto!
Sono aperti tutti i negozi alimentari, i mercati rionali, le attività commerciali al dettaglio e all’ingrosso, le farmacie, i negozi florovivaisitici, le banche, gli uffici postali. Tantissimi anche i bar e i ristoranti che hanno ripreso il servizio. Hanno la possibilità di riaprire alberghi, B&B, appartamenti per le vacanze, residence e affittacamere, campeggi così come possono riprendere le attività biblioteche, musei e servizi accessori come i noleggi di biciclette. Possono inoltre essere organizzate escursioni guidate, attività sportive di gruppo, visite guidate, nei limiti di partecipanti prescritti dall’ordinanza regionale.

Per garantire la fruizione in massima tranquillità di questi servizi, è sempre necessario mantenere la distanza minima interpersonale di 1 metro e indossare la mascherina.

Per le attività che lo riterranno opportuno, possono essere promossi servizi di prenotazione per garantire una migliore erogazione del servizio. In ogni caso ogni esercizio ha l’obbligo di esporre cartelli che riepilogano le modalità di sicurezza da rispettare.

Bar e ristoranti sono aperti?

Bar, ristoranti, gelaterie, pizzerie, pasticcerie e tutte le altre attività di ristorazione possono riaprire al pubblico.

Per garantire la sicurezza di tutti questi servizi è necessario rispettare, al banco e al tavolo, distanze minime di un 1 metro fra i clienti e fra i clienti e il personale o l’utilizzo di barriere fisiche di protezione. L’utilizzo della mascherina è obbligatorio negli spazi comuni così come dovranno essere presenti gel igienizzanti in più punti del locale.

Verranno prescritti dei percorsi preferenziali per muoversi nei locali, e contingentati i numeri di persone presenti nello stesso momento negli spazi chiusi. Per migliorare l’organizzazione, alcune attività potrebbero richiedere la prenotazione obbligatoria.

Le attività potranno comunque continuare a offrire il servizio di delivery e/o di take away . La vendita d’asporto deve essere gestita incentivando la prenotazione online oppure telefonica.

È possibile fare attività motoria e sportiva?

Per chi vive in Lombardia, dal 18 maggio 2020 è possibile spostarsi liberamente senza obbligo di autocertificazione.

Al fine di svolgere l’attività motoria o sportiva, è consentito anche spostarsi con mezzi pubblici o privati per raggiungere il luogo individuato per l’attività.

L’Ordinanza Regionale n. 547 del 17 maggio 2020 conferma l’obbligo di indossare mascherine o qualsiasi altro indumento a protezione di naso e bocca quando ci si trova al di fuori della propria abitazione, quindi anche all’aperto, tranne nel caso di intense attività motorie o sportive.
Per coloro che svolgono attività motoria intensa non è obbligatorio l’uso di mascherina o di altra protezione individuale durante l’attività.
Rimane obbligatorio l’utilizzo delle protezioni individuali a conclusione dell’attività fisica e l’obbligo di mantenere il distanziamento sociale.

È obbligatorio rispettare la distanza interpersonale di almeno due metri se si tratta di attività sportiva, e di un metro se si tratta di semplice attività motoria.

Resta il fatto che i singoli comuni posso attuare misure più restrittive.
Prima di spostarsi e raggiungere il luogo della camminata è fortemente consigliato contattare il comune di competenza per avere le indicazioni aggiornate.

Attualmente in ValSeriana e Scalve non sono previste restrizioni (aggiornato al 20.05.2020)

Scopri qui i migliori trekking in ValSeriana e Scalve

 


 

Diversi enti della provincia di Bergamo hanno sottoscritto un DECALOGO COMPORTAMENTALE PER ESCURSIONISTI che invita ogni appassionato al pieno rispetto delle norme vigenti con comportamenti consapevoli, responsabili e di massima prudenza.

Leggi il DECALOGO a QUESTO LINK

Posso praticare la pesca sportiva?

È possibile in quanto rientra nell’ambito delle attività sportive consentite. Devono comunque essere seguite le regole generali valide per ogni attività sportiva.

Scopri qui dove pescare in ValSeriana


PER MAGGIORI DETTAGLI 

infopoint@valseriana.eu | 035.704063

PER TUTTI GLI AGGIORNAMENTI

www.governo.it
www.regione.lombardia.it | Ordinanza Regionale n. 547 del 17 maggio 2020

]]>
42824