Blog

Tante idee per vivere al meglio le tue vacanze

Coston Bridge, nato per unire

Il Ponte del Costone, punto nevralgico per ambiente, economia e turismo.
Creato da Napoleone e… cantato dal Bepi

An gh’a sé toecc al Coston Beach, a èt sa le era chel ch’ia dicc…“.
È l’estate del 2004 e il Bepi (celeberrimo nome d’arte del cantautore Tiziano Incani) esce con il suo primo disco di canzoni in bergamasco.
Fra quelle più orecchiabili c’è Coston Beach, il racconto di una giornata estiva fra amici trascorsa lungo le rive del fiume Serio, nella più famosa spiaggetta della ValSeriana, fra Casnigo e Ponte Nossa.
Il dialetto è il territorio, – afferma il Bepi – lo strumento più efficace per rappresentarne le sfumature, le tradizioni più o meno antiche che lo caratterizzano, per restituire in modo leggero un’immagine genuina”.

In effetti, “andare al Coston Beach” è per turisti e seriani quasi un rito.
La gente ama questa spiaggia “a chilometro zero” con pietre levigate, con acqua dalle sfumature smeraldo e la serena caccia alla tintarella che in estate crea una piccola Rimini. Il Bepì, con un’efficace associazione tra inglese e bergamasco, ha nei fatti certificato un fenomeno sociale.

IL PONTE DEL COSTONE

La spiaggetta è a pochi passi dal Ponte del Costone (per parafrasare il Bepi potremmo coniare un efficace Coston Bridge) punto nevralgico della viabilità della ValSeriana. Il ponte permette di passare da una sponda orografica all’altra, nel punto in cui il corso del Serio si fa impetuoso, restringendo il suo letto per la presenza di rocce di dolomia, particolarmente resistenti all’erosione. Una strozzatura, un imbuto naturale stretto tra i fianchi di due nervosi e massicci costoni, appunto, che sporgono sull’asse viario in modo invadente: a sinistra il Corno Guazza, massiccio secondario del Pizzo Formico, composto dal Pizzo Guazza (1270 mt) dalla cui cima veglia la Madonna degli Alpini e da una cima minore, il Corno Falò (1147 mt) che scende a picco sul fiume. Sulla destra del fiume gli fa da contraltare il Pizzo Frol (1055 mt).

ph. Fiorenzo Visinoni

NATO PER UNIRE

Il Ponte del Costone è un luogo di transito, una sorta di obbligata porta di accesso ai borghi di montagna. Di qua e di là del Ponte si trasformano gli scenari e chi sale da Bergamo percepisce un impatto immediato.
Dalle colline e dai centri industriosi a ridosso della strada e del fiume nella bassa e media valle, si passa a paesi arroccati sui pendii (sono i primi insediamenti della ValSeriana, risalenti all’età del Ferro) e vette imponenti (da qui si scorge il Leten, il Monte Trevasco, nei giorni migliori anche il Redorta e il Pizzo del Diavolo) che si fanno sempre più vicine.
Anche il clima si fa più frizzante, con l’aria più fresca nei mesi estivi e pungente in quelli invernali. Il Ponte del Costone è un punto che non solo idealmente segna l’inizio dell’Alta Valle Seriana: si ha notizia di un cippo datato 1694 che qui segnalava un vero e proprio confine amministrativo.

Il Ponte all’inizio del ‘900

Al di là della moderna e fugace apparenza che ci offre l’attuale viabilità, non possiamo che immaginare come questo fosse un luogo impervio e isolato, ideale per briganti e contrabbandieri, ideale per creare zone franche da non valicare durante epidemie e ondate di peste, come è successo nel Seicento. Se per secoli questo luogo è stato sinonimo di divisione, ecco che il Ponte segna, non solo simbolicamente, la necessità di unire, di creare scambi sociali, culturali e commerciali, di generare nuove convergenze fra territori. Non a caso, il ponte è una delle architetture civili più importanti che i Romani ci hanno lasciato in eredità. Ricostruire la storia di un ponte e le vicende che l’hanno interessato va dunque al di là del “colore” di una simpatica canzone.

LO VOLLE NAPOLEONE

Fu Napoleone a volere il Ponte del Costone, lo testimonia il cippo risalente all’anno di fondazione un tempo collocato all’ingresso del ponte e ora spostato – in occasione dei recenti lavori di sistemazione – nel palazzo comunale di Casnigo; incisa e ancora leggibile la scritta NAPOLEONE IMPERATORE E RE MDCCCXIII (1813), meno evidente ma comunque presente è il nome dell’ingegnere che lo progettò e ne diresse i lavori, ing. Vidali.

Cippo di fondazione – ph. Franco Irranca

In realtà, il primo tentativo di creare un collegamento sicuro e facilmente accessibile tra le due sponde del fiume nel punto più stretto della Valle (evitando di percorrere l’ex strada Regia che correva sulla destra, troppo stretta e insicura) risale al 1810 quando venne costruito il primo ponte in pietra viva con una corda di 24 metri e un’altezza di 8; di questa prima struttura, però, l’anno successivo crollarono l’arco centrale dei fianchi, delle pile e dei cunei, perché la calce utilizzata da legante ed estratta poco prima da una cava limitrofa non aveva garantito la durezza necessaria a sopportare il peso della struttura. Per la ricostruzione dell’arco centrale, durata dal 1812 al 1816, si preferì utilizzare la pietra viva della cava di Oneta estratta dalla montagna Els e comunemente conosciuta come Costa Jels, in Valle del Riso.

Napoleone diede un primo impulso all’economia incrementando notevolmente le produzioni dei settori tessile, minerario e agricolo. Individuò proprio nel Ponte del Costone uno dei punti più critici e limitanti, ma allo stesso tempo potenzialmente significativi per gli scambi commerciali con le valli circostanti, Bergamo e la pianura. Attorno al Costone, infatti, si diramavano direttrici che collegavano i principali nuclei produttivi: la Val del Riso con i sui importanti centri estrattivi di zinco e argento, e da lì la Val Brembana; Ponte Nossa con i suoi magli; l’alta Valle con Gromo, primo nella forgiatura di armi bianche, soprattutto spade; la Val Gandino, rinomata per la produzione tessile, ma anche la Val di Scalve, la Val Camonica e il lago d’Iseo. Il Ponte ebbe quindi il merito di generare uno sviluppo notevole delle attività artigianali della ValSeriana, consentendo un veloce movimento delle merci e giocando un ruolo decisivo per la nascita, fra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, di molte aziende.

FRA STORIA E LEGGENDA

Nelle testimonianze storiche antecedenti al 1800 non si trovano notizie che possano far pensare alla presenza di un ponte in questa zona. Di età romana si ricorda una necropoli e la prima strada ciottolata; del Mille circa si menziona nelle fonti una fortificazione in questa zona che segnava il confine della Congregazione di Honio, nel 1400 doveva esserci l’Hosteria di Parre con stanze, tavola calda, scuderie per i cavalli e un porticato sotto cui transitava la strada pubblica. Mai si menziona un ponte. Valicare la Valle in questo tratto era con tutta probabilità impresa ritenuta pericolosa, o addirittura impossibile. Un’impressione cui riconducono anche le leggende tramandate dalla tradizione orale.

Fra i costoni del Pizzo Guazza e Frol, narrano ancor oggi i valligiani più anziani, abitava un tempo la Ègia di Cadene (la vecchia delle catene), una terrificante strega che si aggirava fra i monti rocciosi della zona in cerca di bambine di cui cibarsi, vestita solamente di pesanti catene con campanelli tintinnanti. Un modo per esorcizzare, soprattutto nei racconti ai più piccoli, un luogo impervio e pericoloso.

Il passaggio della pista ciclabile sotto il Ponte del Costone

La cosa fa sorridere, soprattutto se si pensa a quello che il Ponte del Costone rappresenta oggi, con il traffico di pendolari, turisti e residenti – a ogni ora del giorno e della notte -, ma anche con la pista ciclabile che percorre sotto le arcate quello che un tempo era il sedime della Ferrovia Valle Seriana, chiusa nel 1967. E poi la spiaggetta icona che si affaccia sul Serio cristallino, la pista ciclabile e il piccolo parco giochi.

Coston Bridge o Coston Beach, per tutti noi, e per la storia, è il Ponte del Costone.

 

Articolo di Serena Bonetti per VALSeriana  & Scalve Magazine