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I Re Magi scendono a Casnigo

La sera del 5 gennaio rivive una tradizione senza tempo, legata alla Sistina della Bergamasca.

Una tradizione vecchia di almeno cinque secoli, legata ai Re Magi e ad un gioiello artistico definito, (a ragione) la “Sistina della Bergamasca”.
Il 5 e 6 gennaio di ogni anno si rinnova a Casnigo l’attesa per i Re d’Oriente, con decine di figuranti che nel Santuario della Ss.Trinità e fra le vie del borgo rievocano le vicende raccontate dai Vangeli.

Quella dei Re Magi è per Casnigo una festa intima, con la suggestione dell’attesa nella serata di vigilia, i toni morbidi dei mantelli di lana, il passo cadenzato dei pastori, le pecore, le luci fioche della notte e le nenie ipnotiche e cadenzate del baghèt. Dell’antica cornamusa bergamasca Casnigo è patria indiscussa (con tanto di delibera del Comune nel 2009) per aver dato i natali a Giacomo Ruggeri detto “Fagòt”, ultimo suonatore dell’intero arco alpino nella  seconda metà del XX secolo.
Sin dal 1300 i suonatori, in massima parte contadini, si ritrovavano nelle stalle d’inverno. Passata l’Epifania, poco prima del carnevale, lo strumento veniva riposto, per essere ripreso agli inizi dell’inverno successivo, a San Martino.

La tradizione dei Re Magi si lega al Santuario della Ss.Trinità, a monte di Casnigo. Un gioiello romano-gotico la cui volta è caratterizzata dall’incredibile ciclo affrescato del Giudizio Universale, capolavoro cinquecentesco dei pittori Baschenis. L’altare maggiore è dominato dal coevo Polittico di Giovanni Marinoni, sino ad una cinquantina d’anni fa collocato in prossimità dello spazio in cui è custodito un gruppo scultoreo in terracotta, che rappresenta la Visitazione dei Magi.
Uno dei Magi è rappresentato con ampie vesti e carnagione di colore, al punto che la tradizione popolare tramanda la leggenda della “Re Magia Nigra”, al femminile, additata come spauracchio ai bambini troppo vivaci. Meno nota, ma di grande rilievo, la presenza nel Santuario, in un’apposita teca in legno a forma di croce, delle reliquie dei Magi. «Possiamo affermare – spiega Natale Bonandrini, cultore di storia locale – che siano arrivate in epoca cinquecentesca per opera di Fra Agostino Bonandrini, oppure grazie al capuccino Ignazio Imberti nei primi anni del 1600. Il primo era procuratore generale degli Agostiniani a Roma, e nel 1588 donò molte reliquie alla chiesa della Ss.Trinità, come segnalato da Donato Calvi nella sua “Effemeride”, che però non cita le reliquie dei Magi. Padre Ignazio Imberti, capuccino, fu invece attivo per il ritorno alla chiesa di Roma della Valtellina e della Bregaglia.
Nel 1628 fece una donazione di reliquie (di cui non esiste elenco) citata sovente da autori di quel periodo». In Lombardia il culto dei Re Magi è noto a Premana (in Valtellina) ed a Milano, nella Basilica di S.Eustorgio, dove sarebbero custodite le spoglie dei Magi. Federico Barbarossa le traslò a Colonia nel 1162, ma nel 1904 tornarono nel capoluogo lombardo.

A Casnigo, da tradizione il 5 gennaio è in programma la messa nel Santuario della Ss.Trinità, accompagnata, dal coro Voci Orobiche, seguita dall’attesa discesa dei Magi. Sul sagrato, nell’incanto silente dell’intera vallata, si forma il corteo, accompagnato da fiaccole, pastori, piccoli contadini e baghetér. «Si scende in paese – spiega Bonandrini – secondo collaudato programma, che sino al primo dopoguerra dotava ciascun Re di un diverso cavallo: bianco per Melchiorre, nero per Baldassarre e baio per Gaspare. I Magi fanno tappa in località Cornello e da Re Erode, nella ex chiesa di S.Spirito, un altro gioiello casnighese da scoprire. Lo scrittore Flavio Moro proporrà i ricordi di un tempo attraverso un dialogo fra nonno e nipote.
Nell’arcipresbiterale di San Giovanni Battista, viene invece allestito il presepe vivente con la Natività».

Quella del 5 gennaio è da sempre, per tutti i bimbi casnighesi, una notte di trepida attesa, per i doni che puntuali arriveranno nelle case.

Domenica 6 gennaio, al termine della messa al Santuario, accompagnata dalla Corale Madonna d’Erbia, c’è invece un particolare appuntamento di solidarietà. «I bambini – spiega Bonandrini – portano ai Magi materiale scolastico, vestiti e giocattoli per i meno fortunati. In cambio ricevono un’arancia, a ricordo del semplice dono che i nonni consumavano il giorno dell’Epifania sul muretto antistante il Santuario».

 

Articolo di Giambattista Gherardi per il VALSeriana & Scalve Magazine – inverno 2018
Credits immagini: Valerio Rota Nodari

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