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Luigi Angelini: architetto e urbanista

Il genio gentile di Luigi Angelini, architetto e urbanista, definito “l’ingegnere poeta”. Il suo approccio alla salvaguardia dei centri storici ha cambiato le politiche di tutela.

Fu ingegnere, architetto, urbanista, restauratore e disegnatore e non certo per eccedere in titoli e qualifiche. Nato a Bergamo nel 1884 e scomparso nel 1969, Luigi Angelini fu tra i protagonisti più colti e versatili del Novecento lombardo. A lui anche le Magnifiche Valli devono tanto. Formatosi al Politecnico di Milano, affiancò Marcello Piacentini nel disegno del nuovo centro di Bergamo, firmando in prima persona il progetto della Camera di Commercio. Ma il suo sguardo andava ben oltre l’architettura monumentale: fu tra i primi in Italia a considerare il paesaggio e i borghi minori come patrimonio culturale. Lo dimostrano centinaia di disegni a china, oggi custoditi tra archivi e pubblicazioni, dedicati ai “luoghi dimenticati” delle valli bergamasche. Lo chiamavano “l’ingegnere poeta” perché credeva, da vero umanista, che ogni progetto dovesse nascere in ascolto del luogo, della sua storia e della sua misura. La bellezza, per lui, era fatta di coerenza, proporzione, rispetto.

A raccontarne oggi spirito e ispirazione è Piervaleriano Angelini, suo nipote: «Durante uno dei consueti pranzi pasquali nella villa della zia Betty (Ambiveri) a Seriate ebbi l’autorizzazione a uscire in giardino tra una portata e l’altra; vi incontrai, ma dovrei dire sorpresi, il nonno Gino mentre collocava nel parco i biglietti per la caccia al tesoro del pomeriggio. Con un sorriso indimenticabile mi arruolò come aiutante in quel segreto compito».

Un episodio tenero, che racconta molto più di mille biografie. Angelini era così: elegante, composto, ma capace di giocare. Ha disegnato fino agli ultimi giorni, con la calma di chi sa che ogni dettaglio ha un peso, una voce. E che voce. Architetto di centinaia di progetti (scuole, asili, chiese, case, rifugi alpini), Angelini fu anche autore del Piano di Risanamento di Bergamo Alta (1936-1963), tra i primi in Italia a intervenire in modo sistematico su un centro storico con uno sguardo conservativo e innovatore. Non a caso lo si ricorda tra gli antesignani del moderno urbanismo di tutela.

Ma fu anche un uomo che amava i luoghi in silenzio. «Nella casa di Valtesse – scrive il nipote – vi era poi un luogo magico, che era il suo studio privato, il cosiddetto “pensatoio”, in una parte rustica della vecchia casa che con travi in legno del solaio e assi del pavimento univa l’odore antico dell’architettura rustica da lui tanto amata all’aroma delle Turmac, le sigarette che credo costituissero uno dei suoi rarissimi vizi». Una scenografia da romanzo mitteleuropeo. Un uomo, una stanza, la luce del mattino e la carta da disegno. Nessun computer, nessun cellulare, ma attenzione, cura, studio, ascolto.

«Luigi Angelini – spiega ancora Piervaleriano – apparteneva a una generazione di professionisti che erano anche umanisti. Poteva occuparsi di restauro, scrivere di critica musicale, disegnare scorci di borghi remoti e intanto progettare con rigore. Aveva uno sguardo trasversale, mai superficiale». Un’eredità che non si è mai interrotta. «Mi è capitato di reincontrarlo – racconta ancora il nipote – studiando i suoi disegni, i suoi progetti. Una presenza che non si spegne, ma si moltiplica».

E in fondo è questo che racconta oggi la mostra “Luigi Angelini. Ingegnere e architetto” aperta a Gromo sino al 14 settembre: l’amore per i dettagli minori, per quelle pietre “senza firma” che parlano di storia e dignità. Luigi Angelini non gerarchizzava. Per lui un villaggio delle Orobie meritava la stessa attenzione di un centro monumentale. E lo dimostrava con disegni nitidi, rispettosi, innamorati.

Tra i suoi interventi, anche restauri e rilievi di edifici storici in Alta ValSeriana: da Gromo a Clusone ad Alzano Lombardo: Angelini valorizzò un patrimonio architettonico spesso ignorato, lasciando un segno fatto di matita, memoria e rispetto. A Gromo realizzò una serie di disegni dedicati a Palazzo Milesi, oggi parte della mostra allestita nel Museo delle Armi Bianche e delle Pergamene, e curò nel 1952 l’intervento pittorico sulla facciata del Castello Ginami. A Clusone fu progettista della Chiesa di Cristo Re all’interno della Casa dell’Orfano. Ad Alzano Lombardo, invece, firmò la nuova chiesa di San Lorenzo, inaugurata nel 1912, caratterizzata da una struttura in pietra a vista e cemento armato, in dialogo con il paesaggio e le radici contadine del luogo.

«Mi piacerebbe – riflette il nipote – che lo sguardo sui disegni esposti a Gromo portasse i visitatori a fare un piccolo passo indietro verso il contesto del vecchio paese, con la sua storia nobile e antica. E magari portasse a domandarsi: perché uno come Angelini si interessava a un piccolo borgo bergamasco? La risposta era e resta nel suo sguardo mai gerarchico, ma curioso, colto, aperto. Ed è bello che, ancora oggi, quel segno arrivi a noi». In un tempo di specialismi e dimenticanze, Angelini ci invita, ancora e per sempre, a guardarci attorno con lentezza. E gratitudine.

Fino al 14 settembre 2025 a Gromo è possibile visitare la mostra “Luigi Angelini. Ingegnere e architetto” allestita al MAP – Museo delle Armi Bianche e delle Pergamene.


Articolo di Virginia Coletta per VALSeriana & Scalve Magazine estate 2025