Blog

Tante idee per vivere al meglio le tue vacanze

Bianche avventure in Val di Scalve

Avventure ed emozioni sulla neve che come un manto vellutato ricopre i severi profili delle montagne scalvine.

Preparate ciaspole e sci e fatevi trovare pronti per proseguire il nostro viaggio in direzione dell’abbraccio candido della Val di Scalve!

La prima tappa è Vilminore di Scalve, dove, nonostante sia famoso soprattutto per la presenza dei ruderi della Diga del Gleno (sapete che nel 2023 ricorre il centenario del Disastro?), non mancano le occasioni di avventura sulle grandiose cime che osservano dall’alto Vilminore e le sue frazioni.

Un’escursione adatta a tutti – ma soprattutto perfetta per chi è alle prime armi con le gite sulla neve – è la salita (su dislivello e lunghezza piuttosto moderati) al Passo della Manina (1796 m). Si parte dalla caratteristica frazione di Nona: non potrete perdevi una piccola passeggiata fra le antiche vie, con uno sguardo all’antica fontana.
Anche l’ascesa sarà un tuffo nella storia, in quanto percorrerete la strada utilizzata fino agli anni ’70 per il trasporto del materiale estratto dalle Miniere della Manina. Dopo circa un’ora, la valle del torrente Nembo comincerà ad allargarsi, ampliando i vostri orizzonti su paesaggi da togliere il fiato, con vedute sui versanti settentrionali della Presolana e del Barbarossa. Per colore e dimensioni non vi sfuggirà la struttura delle Case Rosse, dove i minatori soggiornavano durante la stagione lavorativa.
Ma la nostra escursione prosegue: ancora una mezz’ora di impegno per raggiungere il Passo, dove la Cappella della Madonna Pellegrina vi offrirà i suoi scaloni per una meritata pausa e una dovuta ammirazione del panorama sia sul versante scalvino che su quello seriano, entrambi incorniciati da cime tanto austere quando meravigliose.

La Chiesetta della Manina (@Stefano Parietti)
La Chiesetta della Manina (@Stefano Parietti)

La prossima meta è un’escursione leggermente più impegnativa, ma ancora fattibile per ciaspolatori o scialpinisti in erba: ci troviamo nella frazione di Teveno per cominciare l’ascesa al Monte Barbarossa. Dopo un primo tratto su mulattiera, il percorso si immerge fra i boschi di sempreverdi addobbati di neve, e con pendenze variabili si continua a salire fino a sbucare nell’ampia apertura della Malga Bassa del Barbarossa prima, e nella Malga Alta dopo. D’estate popolate da mucche che si godono l’erbetta e il panorama, d’inverno si incontrano manti di neve intonsa, forse con qualche lieve avvallamento in coincidenza delle pozze pronte, nel momento giusto, a riempirsi di cielo.
Da ora, si ingrana una marcia più intensa per raggiungere la cima: insomma, in un paio di ore raggiungerete la sommità (2148 m) che ripagherà ampiamente la fatica con viste uniche.

Fra neve e nuvole sul Pizzo di Petto (@Enrico Visinoni)
Fra neve e nuvole sul Pizzo di Petto (@Enrico Visinoni)

Infine, una cima vilminorese dedicata ai più esperti – soprattutto scialpinisti – è il Pizzo di Petto (2262 m), da cui si accede però dalla località Carbonera di Colere. Salendo a fianco dell’antica contrada, si prosegue affiancando e poi attraversando (con attenzione) la pista di discesa, arrivando in località Polzone, la prima stazione degli impianti di risalita.
Dopo una breve pausa contemplativa del paesaggio, si riparte lungo l’evidente traccia per scialpinisti e si sale zigzagando fino alla Val Conchetta. Da qui inizia la traversata che arriva fino a un ampio avvallamento sotto la vetta. Ancora una breve salita e l’impegnativa escursione di circa 4 ore sarà premiata con viste meravigliose sulla valle sottostante e sulle cime circostanti!
Oltre che sulla via della andata, per ritornare al punto di partenza si può prendere una piccola deviazione in direzione del Monte Ferrante e delle altre meraviglie della Presolana…

La “famiglia reale” della Val di Scalve

In primo luogo, la Presolana: la cosiddetta Regina delle Orobie, che con la sua regale imponenza abbraccia tutto l’orizzonte occidentale del cielo scalvino e vigila attentamente su Colere, proprio ai suoi piedi. Così vicino che per quattro mesi (da novembre a febbraio), è uno dei pochi paesi della bergamasca a salutare completamente la luce del sole, che scendendo basso sull’orizzonte rimane nascosto dal massiccio roccioso.

Ma cominciamo la salita alla Presolana: non arriveremo alla vetta più alta (2521 m), ma ci fermeremo prima, scegliendo fra una delle magnifiche tappe che incontreremo durante la nostra gita.
Muoviamo i primi passi dalla località Carbonera e seguiremo il sentiero CAI 403, segnalato per la stagione invernale da segnavia gialli; ci si muove poi nei dintorni delle piste del comprensorio sciistico e attraverso la località Polzone, la prima tappa per godersi il suggestivo panorama (e un attimo di riposo!).

Dune di neve (@Sofia Barzasi)
Dune di neve (@Sofia Barzasi)

Ma dove ci stiamo dirigendo di preciso? La tappa immancabile per chi esplora la Presolana invernale: l’ospitalità montana: il Rifugio Albani! Se riuscite a trovare la voglia di lasciare il calduccio, si può proseguire verso la “coppia fraterna” dei monti Ferrantino e Ferrante: da qui la vista panoramica su tutta la Val di Scalve vi farà passare ogni voglia di tornare a casa!

Ma la bellezza si trova anche a quote inferiori: per è più “rilassato”, la Pro Loco di Colere da un paio di anni ha pensato a un percorso apposta per chi muove i primi passi sulle ciaspole (o per chi ha voglia di secondi passi tranquilli). Ma non fatevi ingannare: i boschi con la loro ovattata atmosfera nevosa vi faranno sentire immersi in una favola natalizia.

Fra i boschi fatati (@Pro Loco Colere)
Fra i boschi fatati (@Pro Loco Colere)

Dopo aver lasciato la Regina, ci prepariamo a incontrare il secondo membro della famiglia reale: il principe, ovvero il severo Pizzo Camino, che dall’alto delle sue creste appuntite (2492 m) veglia sul paese di Schilpario, ma con un occhio di riguardo anche sul borgo di Azzone.
Infatti, benché la salita al Pizzo Camino prenda solitamente il via da Schilpario, porterà gli scialpinisti esperti alla scoperta di una chicca imperdibile al confine fra i due paesi: una curiosità geologica e una cartolina indimenticabile, la Corna Busa, una pietra… bucata, che secondo la leggenda fu dimora di una povera famiglia durante una delle tristemente frequenti epidemie di peste.

Spiando… dalla Busa (@Giulia Gheza)
Spiando… dalla Busa (@Giulia Gheza)

E last but not least: anche Azzone con i suoi tesori non ha nulla da invidiare!
Due fra tutte sono delle perfette mete per i ciaspolatori di tutti i livelli di preparazione: la Chiesetta degli Alpini e le Some.
Lungo la strada che collega Azzone e Schilpario è impossibile mancare l’indicazione per la Chiesetta: da lì potrete cominciare la vostra ciaspolata, che vi porterà prima in località Prato Grande, alla Chiesetta e al Colle (segnavia CAI 429) e infine alle Some (CAI 425). Tuttavia è anche possibile optare per percorsi più brevi ma altrettanto emozionanti: nel primo caso è possibile fermarsi alla Chiesetta degli Alpini per ammirare il profilo della Presolana, mentre nel secondo si possono raggiungere le Some direttamente da Azzone e perdersi nelle loro “praterie” innevate.

RICORDATEVI SEMPRE: La presenza di ghiaccio e l’eventuale rischio valanghe richiedono massima prudenza, massima attenzione e attrezzatura e abbigliamento adeguati.
Inoltre, prima di un’escursione è buona abitudine consultare il meteo e il bollettino valanghe, nonché contattare l’Ufficio Turistico locale.


Contenuto realizzato nell’ambito del progetto “Val di Scalve 4×4: 4 Comuni per 4 Stagioni” finanziato da Regione Lombardia con il bando “Viaggio InLombardia – III edizione”.

#inLombardia #inLombardiaComeMe

E per continuare a esplorare la Val di Scalve...