Top eventi: i migliori eventi in ValSeriana e Val di Scalve https://www.valseriana.eu/argomenti/top-eventi/ Portale turistico Fri, 22 Mar 2024 10:16:11 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.2 125612197 Il cibo di strada fa tappa ad Albino, un week-end con food truck e musica https://www.valseriana.eu/blog/il-cibo-di-strada-fa-tappa-ad-albino-un-week-end-con-food-truck-e-musica/ Mon, 28 Aug 2023 07:52:24 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=64396 Da venerdì 1 a domenica 3 settembre piazza Pio La Torre ad Albino sarà animata dalle cucine itineranti del festival del cibo di strada per eccellenza, con tante imperdibili specialità e le immancabili birre artigianali.

Albino, località principale della bassa ValSeriana, dà il benvenuto al Rolling truck Street Food Festival, Piazza Pio La Torre sarà il nucleo centrale di questo evento, cui si potrà partecipare gratuitamente, venerdì dalle 18:00 alle 24:00, sabato dalle 11.00 alle 01.00 e domenica dalle 11:00 all’ 24:00 ad orario continuato, sapori autentici delle colorate cucine su ruote e l’imperdibile intrattenimento con la musica anni ’70, ’80 e ’90 Disco Dance Rock degli Effetto Vip che suoneranno sabato sera e i Dj Set dei nostri Dj, in consolle tutte le sere.

FOOD TRUCK, GUSTI DALL’ITALIA E DAL MONDO TUTTI DA SCOPRIRE

Scopriamo dove gustare tutte le proposte che ci aspettano: da Apetitosa, troveremo arrosticini abruzzesi, Olive ascolane, preparati da Truck& Roll hamburger di bufalo, stinco, veg burger, curry wurst, pork ribs e chicken wings.

Andiamo Oltreoceano con l’hamburger di Black Angus e Hot Dog di Mangia e Bevi, specialità thaï, vietnamite e filippine, pad thai, korean corn dog, ravioli al vapore, involtini alle verdure, eby fry, takoyaki, samossa, tom yum, bubble tea sono le proposte di Henri’s Sapori del mondo, da  Itaka Pita e falafel e poi un salto in Messico per burritos, tacos e nachos di Awakte Zaperoco.

Torniamo in Italia con I sapori di Sicilia, tra pane e panelle, pane cunzato e pane con milza, mini arancini, carne di cavallo, cannoli siciliani riempiti al momento e cassatine; da non perdere il pan tometta, il pan tartufo e il pan pork di Pan Pan e la Cucina Partenopea con il Cuzzetiello Napoletano di Bell e Buon Truck, per chi ama i gusti dell’Emilia Romagna ecco panzerotti, gnocco fritto con salumi e Nutella e pinsa di Mordicchio on the Road; saliamo in Piemonte dove troviamo raviolini del plin, hamburger e battuta di Fassona, stracotto al Nebbiolo, vitello tonnato, tomahawk di manzo, salsiccia di Bra preparati da Sound Break; non mancherà il gusto unico del mare, tra frittura di pesce e specialità con salmone, moscardini, pesce spada, bombette di baccalà di Kraken; per finire, polpette di carne e verdure, vini e cocktails di Na Pinta e La Giardinetta.

Chi non rinuncia al dolce potrà provare i Churros di Churritos, tipici dolci spagnoli e latino-americani, e ancora Crepes e Donuts di Mergellina Bakery.

Il tutto sarà ancora più gustoso con un boccale di buona birra artigianale, Dalle Ipa alle rosse passando per le bionde, c’è il proverbiale imbarazzo della scelta!

La partecipazione è gratuita.
L’appuntamento, organizzato da Nova Eventi, è patrocinato dal Comune di Albino.

ULTERIORI INFORMAZIONI
info@novaeventi.it 
www.rollingtruckstreetfood.net
Facebook: RollingTruckStreetFood
Instagram: rolling.truck.street.food

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I germogli della memoria https://www.valseriana.eu/blog/i-germogli-della-memoria/ Wed, 12 Jul 2023 10:36:03 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=62829 Salire alla Diga del Gleno, farvi ritorno, nell’anno in cui cadono i cento anni dal mattino del disastro, avvenuto alle 7.15 del 1 Dicembre 1923. Raggiungere questo luogo straordinario, in cui – come forse in nessun’altra parte delle nostre valli – bellezza e dolore si intrecciano a vicenda. Si abbracciano e si illuminano.

Un frammento unico nel mosaico delle Orobie. Che fin da bambini abbiamo ricevuto in consegna, fra le mura di casa o fra i banchi di scuola, nel gomitolo dei racconti che avvolgono l’evento della tragedia nella sua nudità̀. Così sono diventati parte di noi gli operai della valle che dal cantiere su al Gleno tornavano inquieti, preoccupati per l’andamento dei lavori; le donne con le gerle, impegnate nel trasporto a monte dei materiali di costruzione; le prime crepe e i rigagnoli d’acqua sulla pelle del muro, mentre ancora saliva; le colpevoli omissioni nella catena dei controlli. Una lezione della storia, questa, che in Italia non abbiamo ancora imparato, dal Vajont al Ponte Morandi, alla superficialità̀ con cui ancora oggi derubrichiamo da molti progetti l’analisi degli effetti che avranno sugli equilibri sottili della natura o del clima. Ancora, la fretta di finire, di afferrare il profitto; quel boato nel primo mattino e la folle corsa a balzi del guardiano Morzenti; il sagrestano di Bueggio, strappato via dal vento insieme al campanile; il paese di Dezzo, sommerso due volte; l’acqua e le fiamme che quel giorno si alzarono insieme dalle centrali; la piena che travolse la Valle Camonica fino a gonfiare il Lago d’Iseo. Infine, la delusione per gli esiti della giustizia, mai come allora così tristemente terrena. Tutto questo fa parte di noi, è vivo persino negli occhi di noi che non lo abbiamo vissuto dal vivo, ma che già̀ dall’infanzia abbiamo appreso in qualche modo come la costruzione della nostra collettiva identità̀ scalvina, comunitaria, debba passare per questo vuoto, per questa ferita. Misurarsi con questo squarcio o questo taglio, come nei quadri di Fontana.

Ed è così che torniamo ogni volta. Ma forse, salire alla Diga, specie per coloro che abitando da queste parti percorrono più̀ volte nella vita, o nello stesso anno, quei medesimi sentieri, non è solo un omaggio alla memoria di un passato statico, congelato. Già Nietzsche, pensatore viandante frequentatore delle montagne fra Svizzera e Italia, mise in guardia dai rischi della storia, quando ci rende incapaci di uno sguardo in avanti, generativo del nuovo.

Così salire quassù è più del ricordo. È forse per tutti, intimamente, il tentativo di elaborare quel lutto, di attraversarlo per uscirne tenendo tra le mani un germoglio. E, azzardo, non solo l’elaborazione di quello specifico lutto, ma anche dei nostri lutti personali, le volte in cui nel nostro personale cammino abbiamo conosciuto una fine, una caduta, una ferita. Un’incrinatura della speranza e del desiderio.

È possibile visionare e scaricare l’opuscolo con tutti gli eventi per il centenario >QUI<

Ecco, a tutti noi parla la Diga. Non solo del passato, ma dell’oggi. O di come un passato possa anche oggi farsi futuro.

Quante volte siamo saliti alla Diga per l’esigenza di dare ordine ai nostri pensieri? Magari camminando fuori dagli orari canonici, fuori dai giorni di grande afflusso. Magari di primo mattino, quando ancora il silenzio a Pianezza avvolge la piazza e puoi sentire l’acqua che gorgoglia dentro la fontana. O piuttosto alla sera, quando ritorni che già sono accese le luci dentro le case e i lampioni giù per la strada. Oppure passando per il Ponte del Gleno, sopra Bueggio, scegliendo di sostare per qualche minuto in una delle sue piazzole di verde o sopra un masso. Soli, in compagnia del torrente. O, infine, salendo da Nona: sentiero meno battuto, ma che vi invito a scoprire. Non solo per la bellezza di Nona nella sua discrezione e contemporaneamente nel vociare dei suoi abitanti, seduti ai tavolini del bar e della bottega che insieme stanno provando a salvare. Ma per come la stradina ti porta in alto su per i prati, a guadagnare la vista della Presolana e del Pizzo Camino. E poi la grazia del bosco, che quasi prepara alla vista del Pizzo di Pianezza, maestoso da qui, e poi della valle del Gleno. Con lo sguardo che risale oltre la Diga, verso i passi di Belviso e Bondione, per sentire che c’è sempre un oltre verso cui tendere ancora. Perché anche dove tutto sembra finire, si trovano passaggi per altre valli, altre genti, altre montagne, altri orizzonti. Ecco, se già siete stati alla Diga, forse avrete notato che davanti al troncone principale sopravvissuto al crollo del muro, si trova oggi un ciliegio. Proprio al centro, incredibilmente maestoso. Ogni volta che passo di lì, da ormai molti anni a questa parte, mi soffermo a pensare alla potenza di questo gesto della natura, alla sua parola: come possiamo trarre vita dalla morte? Come possiamo sbocciare laddove abbiamo conosciuto una fine? Come possiamo fare tesoro di quella memoria, con quale parola nel cuore fare ritorno? Forse questa parola è responsabilità̀. Imparare a prenderci cura.

Cento anni dopo il disastro, attraversiamo un tempo che più̀ che mai ci invita a farci carico l’uno dell’altro. Compreso l’altro che è dentro di noi. O l’altro di quella natura alla quale apparteniamo e di cui ci ostiniamo a sentirci padroni. Penso al finale di quel bel libro di Hervé Barmasse, La montagna dentro: «Quasi mi verrebbe voglia (…) di starmene quassù a vedere come sarà il futuro. Ma (…) il vero coraggio l’alpinista lo dimostra (…) quando scende dal- le montagne e affronta i problemi comuni per cercare di cambiare le cose (…)».

Anche noi, per come possiamo, saliamo alla Diga per fare ritorno, lì dove siamo, per dare forza al ciliegio. Al germoglio che passa per ciascuno di noi.

Articolo scritto da Alessandro Romelli per VALSeriana & Scalve Magazine – estate 2023

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Luci che sorprendono https://www.valseriana.eu/blog/luci-che-sorprendono/ Fri, 27 Jan 2023 13:43:46 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=59287 Quando si è in viaggio in borghi e città ricche di storia, si ama entrare in anticipo nello spirito del luogo. Succede così che davanti ai capolavori (quelli segnalati dalla guide turistiche e dai blogger più affermati) si arrivi preparati e “imparati”. Non è così per i dettagli più nascosti: i portoni che aprono su antiche corti e le scalette dal selciato incerto sono dettagli che ci sorprendono e affascinano: stupiscono perché sono imprevisti, nuovi allo sguardo. Su queste considerazioni si basa un’efficace promozione territoriale che deve stimolare la curiosità del potenziale viaggiatore comunicando quanto di più bello potrà trovare, ma al tempo stesso garantire l’effetto sorpresa, per assicurare autenticità e profondità all’esperienza di visita.

Una delle scende del videomapping

In questo gioco tra luoghi imperdibili e dettagli nascosti, ci sono sempre e comunque dei capolavori simbolo, “eccellenze” culturali che la storia ci ha consegnato e che siamo propensi a considerare luoghi sacri.

Forse è per questo motivo che quando il Comune di Clusone ha iniziato a ipotizzare di “accendere” la Torre dell’Orologio con una proiezione animata la prima reazione è stata: «Ma proprio lui? Proprio l’Orologio che è bello così, che si basta da solo con quella miriade di simboli, colori, movimenti, che dal 1583 è garanzia di tecnica, meccanica e creatività insieme?». L’atteggiamento era di imbarazzo, quasi come se “intervenire” su di lui, seppur in modo temporaneo, fosse una mancanza di rispetto verso quel Pietro Fanzago che lo progettò e lo consegnò alla sua Clusone dimostrando «con l’ingegno e la manualità che le stelle, solo in minima parte, sono mosse da ragioni a noi oscure ». Chissà poi se mentre concepiva un meccanismo tanto ardito, Fanzago si sarebbe immaginato un successo simile, che ancor oggi vede garantito ogni giorno il caricamento manuale.

Nella provocazione lanciata dal Comune però si poteva intravedere una grande opportunità: quella di valorizzare uno dei beni culturali più noti di tutta la Lombardia, l’Orologio Planetario Fanzago appunto, creando nuovi punti di vista, generando emozioni inedite grazie a uno spettacolo innovativo. Quindi… sfida accettata: ci si è messi al lavoro per creare qualcosa di grande, scenografico e soprattutto qualitativamente all’altezza del luogo.

Il videomapping sulla Torre dell’Orologio non poteva certo essere solo un groviglio di fasci luminosi, scintillii e musiche accattivanti: il rischio di creare qualcosa di inopportuno era reale. Non tanto per turisti e visitatori che nelle ore serali si sarebbero trovati immersi in uno spettacolo comunque d’impatto, quanto piuttosto nei confronti di Clusone e dei suoi cittadini, che quotidianamente convivono con questa bellezza e l’hanno eletta a simbolo della propria storia.

Meccanismo di orologio presente al MAT

Il cuore del progetto risiedeva proprio lì: regalare qualcosa di eccezionale a coloro che vivono, lavorano, amano Clusone. Compreso Pietro Fanzago, che eccezionale lo è stato per davvero. Un modo per sviluppare un sentimento identitario che, si sa, è lo strumento più potente per presentarsi poi come una destinazione vera, autentica, accogliente e generosa, desiderosa di condividere con turisti e visitatori il proprio patrimonio storico e artistico.

Per creare uno spettacolo che in pochi minuti potesse accendere l’immaginazione è stato necessario sviluppare un progetto che raccontasse una storia, un’idea che prendesse forma e movimento, facendo in modo che la Torre del Municipio non diventasse un puro supporto, un “telo bianco” su cui semplicemente proiettare. Grazie alla sensibile creatività del cartoonist Adriano Merigo (animatore video dal 1980 come collaboratore dello studio Bozzetto per pubblicità e sigle di programmi Rai) è nato “Una Torre di Luce”.

È stato un lavoro complesso, ma condiviso da Comune e PromoSerio e dal creativo. Un felice incontro tra diverse idee, un approccio di reciproca fiducia che ha portato a un risultato davvero apprezzato. Mesi di ragionamenti sulla miglior strumentazione da utilizzare, incontri per ottimizzare i tempi, le animazioni degli Angioletti nei quattro lati dell’Orologio, e ancora le serate dei test tecnici a guardare la Torre, sempre da un’unica prospettiva, mappature da perfezionare. Ore a guardare l’Orologio, con alte aspettative e una grandissima curiosità di vedere finalmente collocato al suo posto ciò che era stato fino al quel momento solo un rendering su uno schermo pc. «Il videomapping, dal punto di vista dei contenuti, non si discosta da altri progetti di animazione spiega Merigo, quello che cambia in modo evidente è l’unicità del lavoro; seguendo la struttura architettonica della parete su cui si proiettano le immagini, serve dare attenzione a tutti gli elementi che si incontrano: finestre, mensole, la disposizione dei muri… Si lavora per qualcosa che non è trasportabile su altre pareti».

Adriano Merigo – cartoonist

Poi l’accensione ufficiale: perfetto nelle proporzioni, fluido nella narrazione, un audio che ne alimenta la potenza, piazza Orologio gremita di gente con il naso all’insù per vedere lo spettacolo. E che spettacolo! Non solo la prima sera, perché a ottobre e novembre sono state tanti gli spettatori arrivati da ogni parte. L’Orologio in questo modo prende vita e ci racconta in modo elegante tutto quello che Pietro Fanzago è riuscito a combinare con ingranaggi e con una sola lancetta che gira in senso antiorario: i venti, le fasi lunari, gli equinozi e i solstizi, i segni zodiacali, i mesi, le ore, i minuti, lo scorcio su quel meccanismo che racchiude il segreto di tutto questo e che altrimenti, nelle ore notturne, i turisti non potrebbero scoprire. C’è stato spazio per raccontare a turisti e clusonesi anche di un altro illustre baradello, quel Giovanni Legrenzi che non conobbe Fanzago perché visse nel Seicento. In quell’epoca portò eccellenza nel campo musicale diventando riferimento per il barocco europeo. Clusone gli ha dedicato Musica Mirabilis, un festival internazionale inaugurato l’8 ottobre 2022 e che proseguirà fino al 2026, quando ricorrerà il quarto centenario della sua nascita. Un progetto che aspira a essere multidisciplinare, con l’arte e la cultura sempre a muovere relazioni e idee.

Come sempre, le buone intuizioni e le relazioni costruttive, generano progetti che non si esauriscono in un battito di ciglia. Così, la “Torre di Luce” continuerà ad accendere Piazza dell’Orologio nei prossimi mesi: a sorpresa, per il periodo natalizio l’Orologio parlerà non solo di sé, ma anche del contesto culturale, naturalistico, sociale della comunità della quale, da cinquecento anni, scandisce tempi e stagioni. D’ora in poi tutti potranno godere di due immagini complementari dell’Orologio: una scientifica, didascalica, alla luce del giorno, e una emozionante, coinvolgente, rapida, in movimento ed esclusiva, che brilla nella notte.

Le luminarie accenderanno ValSeriana e Val di Scalve nel periodo natalizio, è la tradizione del Natale che lo richiede. Grazie all’operazione di videomapping a Clusone si è riusciti a fare un passo in avanti: la “Città del Tempo” è la tappa irrinunciabile di un percorso emozionale, che passa anche da Castione della Presolana, con una proiezione entusiasmante che valorizza l’architettura imponente della Chiesa Parrocchiale di Bratto in occasione dei 150 anni dalla costituzione della Parrocchia e in concomitanza con la ventesima edizione dei Mercatini di Natale.

Chiesa Parrocchiale di Bratto

La Valle si illumina e attraverso le nuove tecnologie valorizza i suoi capolavori, crea una geografia artistica grazie alla potenza della luce, delle immagini, dei colori. Un fascio luminoso che unisce enti, professionisti, volontari e illumina passione e futuro. Nel 2023, anno di Bergamo Brescia Capitale della Cultura, anche le Valli, insieme ai due capoluoghi, potranno stupire i visitatori e offrire esperienze uniche. Ciascuno brilla di luce propria: in ValSeriana c’è tanta voglia di condividerla.

 

Articolo di Serena Bonetti per VALSeriana & Scalve Magazine – inverno 2022/2023

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Moroni 500: il Gran Finale https://www.valseriana.eu/blog/moroni-500-il-gran-finale/ Fri, 14 Oct 2022 12:26:56 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=57976 Nel lungo anno di MORONI 500, che ha festeggiato il cinquecentenario della nascita del grande pittore Giovan Battista Moroni, Albino, la terra in cui è nato e in cui ha vissuto e operato per una buona parte della sua vita, e in senso più ampio tutta la ValSeriana hanno mantenuto la promessa di rinnovare il legame che unisce “il pittore della realtà” alla sua terra, alla sua gente, alla sua natura e alla sua cultura.

Promosso dal Comune di Albino e organizzato da Promoserio, “Moroni 500. Albino 1521 – 2021ha voluto proporsi come percorso diffuso di scoperta e valorizzazione che diventasse appello concreto alla riappropriazione della figura di Moroni come un prezioso patrimonio collettivo.

Nato come progetto di comunità, nel suo sviluppo Moroni 500 si è propagato all’intera ValSeriana, alla città di Bergamo e anche oltre, diventando di fatto un progetto-pilota nel territorio bergamasco di “community building”, alimentato dal desiderio collettivo di storia, bellezza e cultura.
Con queste premesse, nato per essere lungo un anno, da maggio 2021 MORONI 500 si è autoalimentato grazie al moltiplicarsi delle proposte e delle partecipazioni.

Ora il gran finale a sorpresa, grazie alla collaborazione tra il Comitato Moroni 500, la Parrocchia di Albino, Fondazione Credito Bergamasco, main partner del progetto sin dalle sue prime battute, e Accademia Carrara, che con questi importanti prestiti intende sigillare la stretta collaborazione intessuta con l’avventura di Moroni 500, consentendo in più occasioni un “ritorno ad Albino” di significative opere del pittore custodite in museo.

Dal 12 novembre al 26 dicembre 2022, la suggestiva Chiesa di San Bartolomeo ad Albino sarà palcoscenico di una mostra speciale, a cura di Orietta Pinessi.
Con questa iniziativa, tra le prime ad aprire il percorso verso Bergamo Brescia Capitale della Cultura 2023, si chiude il cerchio della storia: dopo 170 anni – dal 1852, anno in cui i due dipinti entrarono nelle collezioni di Accademia Carrara – finalmente torneranno a casa due albinesi doc, Bernardo e Pace Rivola, i celebri coniugi Spini immortalati da Moroni a figura intera (1573-1575), insieme alla splendida tavola del Cristo portacroce con un devoto (1518) di Alessandro Bonvicino detto il Moretto,  il maestro bresciano del pittore albinese.

Le tre opere saranno presentate al pubblico a conclusione dei restauri donati da Fondazione Credito Bergamasco e realizzati da Delfina Fagnani, a coronare la lunga campagna conservativa della Fondazione, che negli ultimi anni ha interessato ben 18 opere di Moroni tra dipinti e polittici.

Si completa con questa mostra la narrazione della vicenda straordinaria di un pittore ormai universalmente celebrato come un protagonista della pittura del Rinascimento, ma che per gran parte della sua vita aveva scelto di vivere e operare nel paese natale, Albino, sfidando dalla periferia il protagonismo – per il quale anche per carattere era evidentemente poco tagliato – delle grandi capitali dell’arte della sua epoca.
Cruciale per lo sbocciare del talento di Moroni fu l’alunnato a Brescia, nella bottega del maestro Moretto, che in mostra torna ad affiancare l’allievo con la preziosa tavola del Cristo portacroce con un devoto, già appartenuta alla Raccolta di Guglielmo Lochis. Sul tema si cimenterà anche Moroni, con quell’indimenticabile Cristo portacroce  che si può ammirare proprio nel Santuario della Madonna del Pianto di Albino, considerato uno dei vertici della sua pittura sacra. Anche il pubblico potrà confrontare in prima persona le due opere, ricercando le cifre degli insegnamenti di Moretto, ma anche “misurando” quanto il cammino di Moroni se ne sia allontanato per approdare al suo personale linguaggio pittorico.

Altrettanto cruciale per la carriera del pittore fu la “protezione” e la committenza dei coniugi Spini di Albino, famiglia tra le più importanti per status sociale. Moroni, che già nel 1549 aveva eseguito per il loro palazzo albinese di via Mazzini decorazioni profane oggi perdute, li ripagherà con questo “doppio ritratto” a figura intera, che li consegnerà per sempre alla storia. Elegantissimi nello sfoggio del loro costosissimo “marchio di fabbrica”, l’esclusivo panno di lana nero di Albino, ricercatissimo sui mercati europei, i coniugi Spini sono i testimonial di un’ aristocrazia di provincia che gareggiava alla pari in eleganza e mecenatismo con la blasonata nobiltà di sangue cittadina, ben rappresentata dal Cavaliere in rosa con la sua consorte Isotta Brembati, che insieme ai coniugi Spini sono i ritratti più iconici di Giovan Battista Moroni.
Non è un caso che per arricchire le sue collezioni – per tradizione cresciute attraverso donazioni – dei due ritratti dei coniugi Spini, l’Accademia Carrara fece un’importante eccezione, procedendo nel 1852 all’acquisto delle opere direttamente dagli eredi Spini.



DAL 12 NOVEMBRE AL 26 DICEMBRE 2022
Albino, Chiesa di San Bartolomeo
INGRESSO GRATUITO

Per tutte le info: 035.704063 | infopoint@valseriana.eu

 

Il progetto è reso possibile grazie al contributo di Regione Lombardia, Fondazione della Comunità Bergamasca, Comunità Montana Valle Seriana e al main sponsor Fassi Gru.

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La sagra degli Gnocchi Ripieni https://www.valseriana.eu/blog/la-sagra-degli-gnocchi-ripieni/ Mon, 17 Aug 2020 17:04:40 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=44499 La Trattoria Moro da Gigi di Albino sta scaldando i fornelli per l’appuntamento che da anni organizza con entusiasmo e che attrae gli amanti della buona cucina bergamasca: La sagra degli Gnocchi Ripieni quest’anno proposta come una special edition dal 19 al 23 agosto.

Scopri QUI il programma dettagliato della Sagra

UNA SAGRA SPECIAL EDITION

Già, un’edizione speciale e soprattutto non scontata: “Prima di tutto inconsueta è la settimana in cui viene organizzata; da quanto è nata la sagra è sempre stata organizzata nella seconda settimana di luglio ma quest’anno l’emergenza sanitaria ha ovviamente scombussolato i piani” spiega Gigi titolare della Trattoria “Prevedere un evento di questo tipo a luglio era troppo prematuro ma allo stesso troppo era difficile penare a un’estate senza Sagra, quindi ci siamo presi un po’ di tempo per valutare come gestire gli accessi e abbiamo deciso di provarci!

Immagini della Sagra – edizione 2019

Special edition un po’ lo sarà anche perché tutto sarà organizzato nei minimi dettagli per garantire il rispetto delle norme di sicurezza: “Chiediamo una grandissima collaborazione a chi verrà alla Sagra. Esserci anche quest’anno vuole essere un segnale di positività, di ottimismo sia per la comunità di Albino sia per tutti gli affezionati ma sicuramente ci teniamo che tutti avvenga in sicurezza. Per riconquistare la normalità è necessario muoversi con consapevolezza che si traduce in rispetto degli altri e delle regole stabilite dall’organizzazione.” Aggiunge Meri, moglie di Gigi e insieme a lui alla guida del locale.

Polenta sui fuochi della Sagra

Si augurano che sia una festa, un momento di condivisione e soprattutto di valorizzazione delle tradizioni enogastronomiche del territorio. Spiega Gigi che “Non rinuncerei mai alla qualità di piatti serviti. Il menù che si troverà alla sagra è selezionato con cura, poche proposte ma tutte rigorosamente prodotte con materie prime a km0 e fornite da operatori del territorio: grigliata, polenta cucinata su fuoco, casoncelli e poi il piatto imperdibile, gli gnocchi ripieni di formaggio e prosciutto, quello che è il piatto d’eccellenza della Trattoria.

 

GLI GNOCCHI RIPIENI

Gli Gnocchi Ripieni

Se la ricetta originale resterà un segreto conservato tra i fornelli di casa Moro, interessate è sentirne raccontare la storia da Gigi che ha ereditato il piatto dalla famiglia e ne ha saputo valorizzare l’unicità portandolo a essere il must del suo ristorante senza mai cambiarne la ricetta: “A mia mamma va il merito di aver concepito questa ricetta, pensata come alternativa ai più conosciuti casoncelli; gli gnocchi di patate sono da sempre un piatto legato alla tradizione contadina, semplici ingredienti ma abbinati con creatività: il ripieno così gustoso li rende un piatto ancora attuale da servire rigorosamente con burro fuso e accompagnati un buon bicchiere di vino.

PASSIONE E RISPETTO DEI SAPERI

Basta entrate nella trattoria per respirare un forte legame con il passato: aperta nel 1961 dai genitori di Gigi, Antonio Moro e Lucia Remondi come punto di distribuzione di bevande, poi divenuta caffetteria prima di diventare Trattoria, è un locale a conduzione familiare. Lo si capisce guardando le pareti dove sono appese foto storiche che narrano gli anni passati e conducono direttamente ai giorni nostri.
In bella vista, vicino al bancone del bar, colpisce un distributore di acqua palesemente antico ma perfettamente in armonia con il locale e ancora utilizzato per la sua funzione principale.
Un’attenzione alle proprie radici e una costante corsa a rinnovarsi che è valsa alla Trattoria nel 2020 il riconoscimento come Attività Storica da parte di Regione Lombardia, perché forte è la volontà di trasmettere i valori della tradizione.

Distributore d’acqua

Una storia che si fonda proprio sul rispetto della memoria dei saperi e delle esperienze del passato quella che viene vissuta ogni giorno dai proprietari Gigi e moglie Meri, insieme ai figli Mirko, cuoco e bravissimo pasticcere artefice di tutti i dolci che potrete degustare nel locale, e a Marta, cameriera e sommelier. Non poteva certo mancare in casa Moro un’esperta di etichette: il rifornimento è davvero incredibile, con vini che vengono da tutta Italia ma sempre con un occhio attento alla produzione bergamasca.

La famiglia Moro

LA CANTINA

La passione per il vino si fa ancora più palese scendendo in cantina, un locale allestito con pezzi storici, due bottiglie risalenti agli anni ‘40/’50 in bella mostra coperte di polvere che non dà fastidio ma anzi ne amplifica il fascino. Oltre alle più di 100 etichette di vini, uno spazio è dedicato alla stagionatura di formaggi e salumi e un tavolo è imbandito con grappe e marmellate prodotte direttamente qui.

La cantina della Trattoria con etichette storiche

Lo spazio è a disposizione degli ospiti che desiderano concedersi una degustazione, una vera esperienza di sapore a km0 che valorizza il prodotto di qualità ma che trova il valore aggiunto nella passione dei proprietari: “Su prenotazione è possibile fare una degustazione di vini o grappe prima o dopo aver mangiato un bel piatto di gnocchi ripieni in sala ristorante, oppure gruppi di massimo 8 persone possono richiedere di cenare qui”. Spiega Gigi che con orgoglio fa notare la cura nei dettagli e sottolinea come in queste occasioni l’attenzione riservata ai clienti è il vero piatto forte.

Torniamo in sala ristorante, dove si lavora per la sagra che inizierà a brevissimo: sono pronti i menù quest’anno integrati con alcune semplici raccomandazioni. Inizia il conto alla rovescia per la 5 giorni di buon cibo, convivialità e intrattenimento che è cresciuta negli anni attirando sempre più persone anche da fuori provincia.

Dal 19 al 23 agosto in via Perola non aprirà solo la cucina ma anche una serie di appuntamenti con gli antichi mestieri e con la tradizione: invitati artigiani del legno, fabbri, casari della ValSeriana e per i più piccoli sono pensati momenti di gioco e scoperta.
Una festa che, quest’anno sarà una special Sagra degli Gnocchi Ripieni, un po’ simbolo di riscatto dai mesi difficili che non hanno certo risparmiato la Trattoria e un po’ momento per rincontrarsi e provare ad assaporare il gusto di un’estate anomala ma ancora tutta da vivere!

 

 

Per tutti i dettagli: www.trattoriamoro.it
Pagine social: Trattoria Moro da Gigi |  Sagra degli Gnocchi Ripieni

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Duri a Motore https://www.valseriana.eu/blog/duri-a-motore/ Sat, 15 Jun 2019 14:26:33 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=37342 Era il 9 novembre 1997 quando io e il nonno Giovanni partimmo per la 36^ edizione della Cavalcata della Valli Orobiche. Pioveva a dirotto ed era una domenica freddissima. Nonostante le raccomandazioni della nonna e di mia madre, decidemmo di prendere i nostri scooter per raggiungere il punto di ritrovo al parcheggio Iper di Seriate. L’arrivo era previsto a San Lorenzo di Rovetta. Io avevo un Aprilia SR 50, regalatomi da mio padre Walter, appassionato di enduro e responsabile dei percorsi di gran parte delle ultime “Valli Bergamasche”, la gara motociclistica di regolarità nata nel 1948. Per la Cavalcata di quell’anno papà Walter era uscito all’alba, impegnato alla partenza dei trial in Val Borlezza e aveva chiamato a casa dicendoci di partire comunque: «La manifestazione si fa!».

Walter Manera, Giovanni Sala e Andrea Gatti all’ultimo Mondiale a Rovetta

LA CAVALCATA… UN PO’ DI STORIA
La Cavalcata nacque negli anni ’60, ideata da Fulvio Maffettini, grande tracciatore delle Valli Bergamasche, e Giamprimo Casari, che portò la manifestazione a livello nazionale. L’idea di questi maestri era quella di creare una gara di regolarità non solo per i piloti, ma anche per tutti quelli che “lavoravano dietro le quinte”: tecnici, cronometristi, addetti ai controlli, responsabili dei percorsi. Una conferma, diretta e lampante, di quanto l’enduro fosse nel DNA degli appassionati Bergamaschi.

Inizialmente riservata ai soli enduristi e considerata una gara vera e propria, la Cavalcata si trasformò in seguito in una non competitiva a coppie e si allargò ad altre categorie.

Vennero creati percorsi diversificati per enduro, trial, moto d’epoca, moto da strada e scooter. I punti di partenza cambiavano a seconda del mezzo utilizzato, ma l’arrivo era unico per tutti. Unica era l’emozione nel vedere tanti appassionati delle due ruote ritrovarsi tutti insieme.

Nella “mia” Cavalcata del 1997 c’erano al via settanta scooter, ma al traguardo ne arrivarono solo sedici. Io e il nonno “Bianco” fummo la coppia più coraggiosa della nostra categoria. O, comunque, a me piace ricordarlo così. Il tempo infausto intimorì molti partecipanti e la manifestazione registrò “solo” un migliaio di partenti. Nel 1994, per esempio, furono più di tremila gli iscritti accolti a Cerete. Io avevo undici anni, ma ricordo il mio paese invaso da trialisti con caschi improbabili, enduristi scatenati e molti stranieri. Una Cavalcata da record.

100 ANNI PER IL MOTOCLUB BERGAMO
Bergamo del resto celebra quest’anno un record prestigioso: il Centenario di fondazione del proprio Moto Club, nato nel 1919 e da sempre fra i maggiori in Italia. Per festeggiare ci sarà un evento iridato: la 43^ Edizione della Valli Bergamasche sarà infatti la quinta prova del Campionato Mondiale di Enduro in programma dal 21 al 23 giugno a Rovetta

Scopri il programma del Mondiale a Rovetta

Una manifestazione destinata ad accendere una passione senza tempo, che nell’ultimo quarto di secolo ha visto in prima fila Andrea Gatti, eletto presidente del Moto Club Bergamo nel 1997. È dagli anni Novanta che sento dire ad Andrea, a mio padre Walter e a tutti gli altri amici che “questa è l’ultima gara che organizziamo”. Sono invece passati trent’anni e ho perso il conto delle competizioni internazionali e non che sono passate sul territorio seriano e scalvino, tra successi, fatiche, gioie e, perchè no, qualche polemica.

La prima edizione della Valli Bergamasche si svolse nel luglio del 1948 quando dal Caffè Savoia di Bergamo partirono una ventina di piloti con le “moto del dopoguerra”. Percorso di 250 chilometri attraverso Valli e Passi per arrivare a Ponte Nossa, uno dei luoghi cari agli appassionati, insieme a Vertova, la cittadina che ha dato i natali ai più forti piloti italiani: pensiamo per esempio ad Alessandro Gritti e Franco Gualdi, più volte campioni europei. Da prova di campionato italiano a classifica generale individuale, la Valli è diventata negli anni ‘70 prova del Campionato Europeo con classifica per classi.

Nel corso del tempo la regolarità è cambiata. Negli anni ‘50-‘60 le classi erano quattro (100, 175, 250 e oltre 250 cc) e le moto utilizzate, per fattura e prestazioni, potevano percorrere solo sterrati non troppo impervi, con classifiche a controllo orario. All’estero le regole erano diverse e il fuoristrada aveva già una sua collocazione sportiva. C’era già la Sei Giorni Internazionale e i percorsi più difficili esaltavano le prestazioni al limite di moto e piloti. Anche gli organizzatori della Valli cominciarono a tracciare percorsi sempre più impegnativi, ricercati in tutta Europa. Oggi viviamo tempi meno pionieristici, e ci sono precise attenzioni legate a permessi di transito, autorizzazioni comunali e sovracomunali, normative sempre più rigide che puntano a evitare problemi ambientali dovuti al passaggio di mezzi motorizzati in montagna.
Da vent’anni il Moto Club Bergamo, supportato da molte amministrazioni locali, propone un percorso permanente per enduristi (a oggi non concretizzato) per soddisfare le esigenze di tutela del territorio e rendere allo stesso tempo fruibile questo sport agli appassionati.

C’è anche chi teme che tutto questo porti a percorsi poco consoni allo spirito dell’enduro. Nel 2015 ricordo un’intervista del campione Giovanni Sala, che disse a mio padre: «Sai Manera, anche l’enduro è diventato meno duro. Deve invece rimanere una specialità fatta di mulattiere, fango e volontà e se non ce la fai devi spingere per andare avanti. È uno sport per pochi».

C’è comunque l’esigenza di rendere questo sport e le evoluzioni dei campioni più vicine al pubblico. L’unica certezza è che il prossimo 21 giugno la Valli mondiale prenderà di nuovo il via. La 43esima edizione prevede un percorso che verrà ripetuto più volte in diverse prove: una “Extreme”, un “Enduro test” e un “Cross test” in località ad oggi ancora segrete. Le classi previste sono le stesse del programma mondiale: EGp, E1, E2, E3, Junior e Youth. Come deciso dalla FIM, a Ginevra, la novità è il “Trofeo del Centenario”, una gara a carattere nazionale, abbinata al Mondiale, con iscrizioni a numero limitato in base al ranking più basso dei conduttori. «Sarà una vera e propria gara – conferma Giuliano Piccinini, attuale Presidente del MC Bergamo – con classifica finale».
Il prologo del venerdì sera si svolgerà nell’ambito del Motor Party, organizzato in località La Spessa di Clusone dal Moto Club 80.

Scopri l’edizione 2019 del Motor Party a Clusone

 Sarà accompagnato da una sorta di “sfilata delle vecchie glorie”, per tributare un dovuto omaggio alla grande tradizione seriana in questo sport. A raccogliere la sfida iridata per i colori italiani saranno i vari Thomas Oldrati, Rudy Moroni, Giacomo Redondi, Davide Guarneri, Alex Salvini e Matteo Cavallo. Con loro, stiamone certi, anche gli appassionati di ieri e di oggi della nostra Valle.

Per maggiori info: www.motoclub.bergamo.it

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Dolore intenso e condiviso https://www.valseriana.eu/blog/dolore-intenso-e-condiviso/ Wed, 17 Apr 2019 16:23:58 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=34814 Ogni anno i riti della Settimana Santa rappresentano il periodo più intenso per la cristianità e sono numerose, anche in ValSeriana, le occasioni in cui liturgia, tradizione e devozione popolare si fondono in eventi che da secoli uniscono le diverse comunità.


Fra gli appuntamenti più sentiti c’è senza dubbio quello di Vertova.
Come si legge sul Registro delle Eredità Immateriali Lombarde la sera del Venerdì Santo si rievoca la deposizione di Cristo dalla croce attraverso una grande processione in costume.

Sulla scalinata della parrocchiale salgono diversi gruppi rappresentativi e in ultimo alcuni uomini in costume, con abiti rossi ed elaborati cappelli che rappresentano i Giudei. Essi staccano dalla croce la statua del Cristo morto con braccia snodabili, commissionata ad Andrea Fantoni nel 1725.
Ci sono due Giudei al braccio destro, due al sinistro e tre ai piedi, che  adagiano il Cristo su una barella.
Al rituale partecipano numerosi altri personaggi in costume che sfilano in rigoroso ordine: alla testa un chierichetto che regge una grossa croce lignea, accompagnato nell’ordine da giovani, donne, uomini, Confratelli del Ss. Sacramento, e dal Corpo Musicale. Seguono, divise in tre gruppi, le “picche”, drappelli di soldati romani con lunghe lance.
In mezzo alla “picca prima” sfila la lettiga su cui è adagiato il Cristo morto, portata a braccio dai Giudei. Insieme all’ultima picca, la terza, sfila un anonimo fedele vestito di saio rosso, incappucciato e scalzo, con una pesante croce sulle spalle, seguito da un disciplino in saio bianco, anch’esso incappucciato e scalzo. Tradizione vuole che questa persona chieda di compiere questo gesto, come atto di penitenza o come voto, per una grazia ricevuta o richiesta. La sua identità è nota solo al parroco.
Al termine della processione la statua del Cristo viene adagiata su un altare ed esposta alla venerazione dei fedeli.


La sera del Venerdì Santo si svolge anche la processione notturna di Gromo, quando la statua del Cristo morto percorre la via principale del borgo accompagnata dal mesto suono della banda.
Sui prati principali e sui sassi del fiume Serio vengono accesi falò con stracci imbevuti di olio cotto; le finestre si illuminano con gusci di lumaca pieni di olio e grasso, oggi sostituiti da lumini di cera e lampadine.
Un grande Crocifisso del ‘500 apre la processione: mentre la fiumana di gente sale silenziosa sul versante della Sponda, ecco i sei Crocifissi e gli otto simboli della passione precedere la Statua del Cristo morto, portato dai trentatreenni.
Al termine della processione è tradizione mangiare la “maiassa”, una sorta di torta a base di farina gialla, cipolle (o porri) fichi secchi e mele renette, condita con olio e cotta nel forno per un’ora a 180 gradi.

Venerdì Santo Gromo


Legata al cibo anche la tradizione della “Cruca” preparata in Quaresima (in particolare il Venerdì Santo) dai panifici di Gandino.
«È una vivanda – scriveva Antonio Tiraboschi nel 1873 nel suo “Vocabolario dei dialetti bergamaschi” – fatta con farina di frumento, zucchero, uva candiotta e altre droghe, cotta nell’olio». Ingredienti legati (come conferma uno studio di Silvia Tropea Montagnosi) alle contaminazioni gastronomiche
favorite nei secoli dai commercianti di pannilana.
Esemplari l’uso della cannella (segno della Mitteleuropa) e dell’uva di Candia, che arrivava da Creta a Venezia, con le quali i gandinesi avevano fiorenti contatti.

La Cruca
La Cruca

Dalla serata del Giovedì Santo, al termine della messa “in cena domini”, a Gandino, come altrove, si ripete il rito delle campane legate e mute, sino alla Veglia del Sabato Santo, quando “si trova Pasqua”.
Il suono dei bronzi è sostituito per due giorni da alcuni volontari (Celestino Caccia e Fulvio Masinari, con il “veterano” Emanuele Bertocchi), che utilizzano la propria voce possente e il suono della “tola” (una tavoletta in legno con battenti in ferro opportunamente scossa) per diffondere, in tutta la valle, il richiamo alle funzioni.
La tola viene scossa con forza a cadenza di passo, soffermandosi a ogni angolo del campanile.
L’ultimo giro di annuncio, detto “butì”, viene fatto suonando a raganella, cioè con ritmo continuato. La voce grida “Ave Maria” oppure “Pater”, “Funziù” e “Via Crucis” per preannunciare i momenti del giorno o le celebrazioni. Dall’alto dei 73 metri del campanile della Basilica, la loro opera ricorda lo stile dei muezzin visti dai gandinesi sui minareti d’Oriente.

Nelle tradizioni c’è un piccolo grande mondo.

Testo di Giambattista GHERARDI per VALSeriana & Scalve Magazine – Primavera 2019
©Beppe Sala

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Al rogo ol Zenerù https://www.valseriana.eu/blog/al-rogo-ol-zeneru/ Sat, 26 Jan 2019 13:14:46 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=33185

 

Il gelo dell’inverno, da secoli motivo di letargo invernale per le comunità di montagna, secondo la tradizione popolare era un nemico da combattere, o meglio “scacciare”. In Alta ValSeriana la “Scasada” che anima un intero paese è quella di Ardesio, dove puntualmente il 31 gennaio di ogni anno viene messo al rogo “ol Zenerù”, il terribile “Gennaione” inseguito per le vie del borgo.

ph CarloPicinali

«Il 31 gennaio, fin dall’antichità – confermano Pro Loco ed “Amici del Zenerù” guidati da Simone Bonettiera considerato cerniera tra inverno e primavera. Oggi in quella sera migliaia di persone (da tutta l’Alta Val Seriana e non solo) si uniscono agli ardesiani in un chiassoso corteo con raganelle e campanacci per le vie del paese, seguendo il famoso fantoccio, personificazione della fredda stagione che viene con lui bruciata in un meraviglioso e suggestivo falò».

In eventi come questo si ha la percezione concreta degli elementi forti dell’essere e del vivere: il freddo, le stagioni, il fuoco, i suoni, la gioia, la solidarietà e la determinazione. Quella che a prima vista può apparire una “simpatica nostalgia” che ammicca al turismo, è invece un’occasione irripetibile per risvegliare dal comune torpore una generazione sempre più virtuale e sempre meno virtuosa rispetto alla natura, ai suoi tempi ed ai suoi ritmi. A dirla tutta, più che “scacciarlo”, del Gennaione si dovrebbe addirittura invocare il ritorno, non fosse altro per contrastare i cambiamenti climatici che mostrano sempre più i loro effetti.

ph Mauro Lubrini

Un tempo l’incedere delle stagioni era strettamente legato anche al calendario liturgico. A gennaio non mancavano per esempio i diretti riferimenti ai “Mercanti di Neve”. Si tratta di Santi cui si abbina nel comune sentire la possibilità di copiose nevicate, come avvenne (per esempio) nel gennaio del 1985, con una nevicata da record passata agli annali. Fra i più gettonati in questo senso ci sono San Mauro (15 gennaio) e Sant’Antonio Abate (17 gennaio), ma buone capacità vengono riconosciute anche a S.Sebastiano (20 gennaio) e Sant’Agnese (21 gennaio). Per non parlare dei celeberrimi “Giorni della Merla”.

Migliaia di persone unite agli ardesiani nel chiassoso corteo per le vie del paese, di tradizione catturano e accompagnano il Gennaione nel luogo ove sarà bruciato in un grandioso e suggestivo falò. Partecipano da sempre al corteo del gigantesco fantoccio anche gruppi ospiti, comunità che in Italia e all’estero celebrano questo rito.

Il suono dei campanacci aveva e mantiene una funzione propiziatoria, per scacciare gli spiriti maligni, oppure la cattiva stagione come nel caso di Ardesio.

ph CarloPicinali

Articolo di Giambattista Gherardi per VALSeriana & Scalve Magazine -INVERNO 2018
Foto di Mauro Lubrini e Carlo Picinali

 

 

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I Re Magi scendono a Casnigo https://www.valseriana.eu/blog/i-re-magi-scendono-a-casnigo/ Sat, 29 Dec 2018 11:28:46 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=32487 Una tradizione vecchia di almeno cinque secoli, legata ai Re Magi e ad un gioiello artistico definito, (a ragione) la “Sistina della Bergamasca”.
Il 5 e 6 gennaio di ogni anno si rinnova a Casnigo l’attesa per i Re d’Oriente, con decine di figuranti che nel Santuario della Ss.Trinità e fra le vie del borgo rievocano le vicende raccontate dai Vangeli.

Quella dei Re Magi è per Casnigo una festa intima, con la suggestione dell’attesa nella serata di vigilia, i toni morbidi dei mantelli di lana, il passo cadenzato dei pastori, le pecore, le luci fioche della notte e le nenie ipnotiche e cadenzate del baghèt. Dell’antica cornamusa bergamasca Casnigo è patria indiscussa (con tanto di delibera del Comune nel 2009) per aver dato i natali a Giacomo Ruggeri detto “Fagòt”, ultimo suonatore dell’intero arco alpino nella  seconda metà del XX secolo.
Sin dal 1300 i suonatori, in massima parte contadini, si ritrovavano nelle stalle d’inverno. Passata l’Epifania, poco prima del carnevale, lo strumento veniva riposto, per essere ripreso agli inizi dell’inverno successivo, a San Martino.

La tradizione dei Re Magi si lega al Santuario della Ss.Trinità, a monte di Casnigo. Un gioiello romano-gotico la cui volta è caratterizzata dall’incredibile ciclo affrescato del Giudizio Universale, capolavoro cinquecentesco dei pittori Baschenis. L’altare maggiore è dominato dal coevo Polittico di Giovanni Marinoni, sino ad una cinquantina d’anni fa collocato in prossimità dello spazio in cui è custodito un gruppo scultoreo in terracotta, che rappresenta la Visitazione dei Magi.
Uno dei Magi è rappresentato con ampie vesti e carnagione di colore, al punto che la tradizione popolare tramanda la leggenda della “Re Magia Nigra”, al femminile, additata come spauracchio ai bambini troppo vivaci. Meno nota, ma di grande rilievo, la presenza nel Santuario, in un’apposita teca in legno a forma di croce, delle reliquie dei Magi. «Possiamo affermare – spiega Natale Bonandrini, cultore di storia locale – che siano arrivate in epoca cinquecentesca per opera di Fra Agostino Bonandrini, oppure grazie al capuccino Ignazio Imberti nei primi anni del 1600. Il primo era procuratore generale degli Agostiniani a Roma, e nel 1588 donò molte reliquie alla chiesa della Ss.Trinità, come segnalato da Donato Calvi nella sua “Effemeride”, che però non cita le reliquie dei Magi. Padre Ignazio Imberti, capuccino, fu invece attivo per il ritorno alla chiesa di Roma della Valtellina e della Bregaglia.
Nel 1628 fece una donazione di reliquie (di cui non esiste elenco) citata sovente da autori di quel periodo». In Lombardia il culto dei Re Magi è noto a Premana (in Valtellina) ed a Milano, nella Basilica di S.Eustorgio, dove sarebbero custodite le spoglie dei Magi. Federico Barbarossa le traslò a Colonia nel 1162, ma nel 1904 tornarono nel capoluogo lombardo.

A Casnigo, da tradizione il 5 gennaio è in programma la messa nel Santuario della Ss.Trinità, accompagnata, dal coro Voci Orobiche, seguita dall’attesa discesa dei Magi. Sul sagrato, nell’incanto silente dell’intera vallata, si forma il corteo, accompagnato da fiaccole, pastori, piccoli contadini e baghetér. «Si scende in paese – spiega Bonandrini – secondo collaudato programma, che sino al primo dopoguerra dotava ciascun Re di un diverso cavallo: bianco per Melchiorre, nero per Baldassarre e baio per Gaspare. I Magi fanno tappa in località Cornello e da Re Erode, nella ex chiesa di S.Spirito, un altro gioiello casnighese da scoprire. Lo scrittore Flavio Moro proporrà i ricordi di un tempo attraverso un dialogo fra nonno e nipote.
Nell’arcipresbiterale di San Giovanni Battista, viene invece allestito il presepe vivente con la Natività».

Quella del 5 gennaio è da sempre, per tutti i bimbi casnighesi, una notte di trepida attesa, per i doni che puntuali arriveranno nelle case.

Domenica 6 gennaio, al termine della messa al Santuario, accompagnata dalla Corale Madonna d’Erbia, c’è invece un particolare appuntamento di solidarietà. «I bambini – spiega Bonandrini – portano ai Magi materiale scolastico, vestiti e giocattoli per i meno fortunati. In cambio ricevono un’arancia, a ricordo del semplice dono che i nonni consumavano il giorno dell’Epifania sul muretto antistante il Santuario».

 

Articolo di Giambattista Gherardi per il VALSeriana & Scalve Magazine – inverno 2018
Credits immagini: Valerio Rota Nodari

Per tutti i dettagli dell’arrivo dei Re Magi nel 2023, cliccate QUI.

 

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Quando il presepe è casa https://www.valseriana.eu/blog/quando-il-presepe-e-casa/ Sat, 22 Dec 2018 15:17:18 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=32339 Nel 2019 l’Italia avrà l’onore di veder celebrata la città di Matera come
“Capitale Europea della Cultura”.
Qui, nella suggestiva area dei “Sassi”, si tiene ogni anno un suggestivo
presepe vivente, per il quale accorrono visitatori da ogni parte.
Il percorso si snoda per cinque km; con ricostruzioni realistiche degli antichi mestieri della Galilea, minuziosi costumi e interpretazioni dal vivo di attori professionisti. Artigiani, pastori e musicisti indicano ai turisti il cammino da seguire fino alla grotta.

Anche la Val Seriana ha la sua “Matera”, con allestimenti suggestivi resi possibili dal sapiente lavoro di tanti volontari.
Uno dei Presepi Viventi più apprezzati si svolge a Fiumenero di Valbondione, con circa duecento comparse disseminate nel borgo, dove i visitatori riscoprono come si viveva nei primi anni del Novecento.
Organizzare un presepe vivente significa tornare indietro nel tempo. E non a quello di Gesù, ma a quello dei nostri nonni che spaccavano la legna e aggiustano ombrelli, mentre la nonna preparava i casoncelli e girava ol  bastù de la polenta. Per l’occasione i bambini tornano a scuola nelle aule di
un tempo e cantano le canzoni di una volta.
A salutare il Salvatore, ci sono i militari in congedo, un forno da cui escono deliziose pagnotte, il fabbro al lavoro nella sua fucina. Non mancano carbonai, scarpulì, macellai; vengono riproposte la vita familiare e la celebrazione di un matrimonio.
Non è raro che qualche visitatore, inebriato dal profumo dei ricordi, addirittura commosso, mormori tra sè: «È proprio come una volta».

E un tuffo nel passato, alla scoperta di antichi mestieri oggi praticamente
scomparsi, che coinvolge non solo la gente di Fiumenero, ma anche di Valbondione e Lizzola e molte associazioni del territorio, in primis gli Amici del Presepe.
«Il contributo del Comune è molto importante – sostiene Monica Morandi assessore al turismo e all’identità locale – perchè aiuta nelle fasi organizzative e garantisce copertura assicurativa al complesso allestimento. Spesso si tratta infatti, di case rimaste chiuse per quarant’anni e sfuggite per questo all’onda della modernità. Ora le abbiamo riaperte e già da ottobre sono cominciati i lavori di allestimento delle strutture, con la preparazione degli impianti di illuminazione e il collocamento delle stufe.
Non dimentichiamoci, infatti, che per amor di realismo tra le comparse abbiamo anche bambini ed anziani: devono stare al caldo».

Più raccolto, ma con una maggior anzianità di servizio dato che viene proposto da oltre vent’anni, è il Presepe Vivente organizzato dalla Pro Loco di Orezzo, frazione di Gazzaniga collocata alle pendici del monte Cedrina, salendo verso Ganda.
Nel pomeriggio di domenica 6 gennaio, giorno dell’Epifania, via Leone XIII si anima: impagliatori, boscaioli, casari, maniscalchi, lavandaie e artigiani, ma anche animali per la gioia dei  bambini, assaggi di cibi locali e la possibilità di riscaldarsi con bevande calde.
Ancora una volta c’è il richiamo agli antichi mestieri e agli attrezzi di una volta, con l’aggiunta degli spaccapietre che estraevano e lavoravano il famoso marmo nero di Gazzaniga, detto anche “Nero Assoluto d’Italia”. Un materiale impiegato nella realizzazione e nella decorazione di molte chiese ed edifici storici presenti in Bergamasca.
Verso la fine del pomeriggio partirà il corteo dall’inizio della via e giungerà alla Natività, posizionata in una stalla ancora in attività, circondata dai figuranti nelle vesti di pastori e angeli. Sono tanti i visitatori che raggiungono il borgo di Orezzo per  assistere alla rappresentazione della Nascita di Cristo, conquistati soprattutto dall’architettura delle case che in molti tratti conservano ancora le caratteristiche di un tempo. «Vengono da tutta la Bergamasca, ma anche da fuori provincia – rivela Simone Vettorello, presidente della Pro Loco di Orezzo – e se ne tornano a casa ben contenti. Oltre all’obiettivo di  valorizzare il borgo, lo scopo è di far respirare a tutti un’aria natalizia e di tradizione.
Un’accoppiata ideale per questo periodo dell’anno.
Se i volontari continuano a presentarsi significa che il presepe funziona, non solo per i grandi ma anche per i più piccoli, incuriositi dai lavori tradizionali come ol rasgòt, ol gerler e ol marengù.
La speranza è di poter continuare ancora per molti anni, con nuovi mestieri e sempre più volontari».

Il presepe vivente più giovane è quello di Cirano, frazione di Gandino. L’iniziativa era nata nel 2012 come alternativa alla recita dei ragazzi alla Messa di Natale. Su proposta del parroco di allora, si pensò di ricreare le scene della Natività nei cortili delle più antiche case di Cirano.                        Nel pomeriggio di sabato 22 dicembre, nel cortile che si affaccia su Piazza F.lli Calvi, arriva anche Babbo Natale con il suo fedele Elfo, che accoglie i bambini per una foto ricordo. In piazza le bancarelle animano i mercatini
di Natale, con vendita di prodotti tipici e natalizi.
Il vero Presepe Vivente si tiene con la rappresentazione della Nascita di Cristo e la riproposizione degli antichi mestieri con decine di figuranti in costume sparsi per il borgo.
Non mancheranno i musicanti che allieteranno i visitatori, così come gli apprezzati assaggi di vin brulè, ideale per  riscaldarsi.
I bambini avranno anche la possibilità di ricevere il “battesimo della sella” montando su un simpatico pony. «Vogliamo creare una sorta di
villaggio natalizio, per i visitatori provenienti da tutta la Val Gandino
– dice Andrea Rudelli, uno degli organizzatori -.
Per la piccola comunità di Cirano (circa 700 persone) il ricordo della Natività è l’evento centrale del periodo natalizio. Aiuta a sentirsi più uniti ed è l’occasione per ritrovarsi per uno scambio di auguri.                            L’augurio è che anche quest’anno un “Bambino nato per noi” faccia riscoprire il bello di stare insieme, in pace.
Rievocare gli antichi mestieri offre inoltre l’opportunità di tramandare a figli e nipoti le tradizioni e i valori smarriti nella civiltà odierna».

In Valle Seriana c’è infine un presepe… semi-vivente. È quello creato da Giuseppe Russo, avventore abituale del bar Bèi Momenc di Nese, frazione di Alzano, che propone una realizzazione davvero singolare. «Ogni anno – spiega – l’ambientazione è diversa. L’anno scorso abbiamo realizzato un igloo dove abbiamo collocato la Natività, sorvegliata dagli husky che trainano la slitta e circondata da orsi polari e foche con fare curioso.                È completamente realizzato con materiali di scarto, sostegni in ferro e strati di gesso. La vera particolarità è data dalle figure umane: i loro volti sono quelli degli  avventori del bar. Sono assolutamente riconoscibili, chi viene a vedere il presepe lo nota subito ».

Natale… è sentirsi a casa.

Articolo di Elena Conti per VALseriana & Scalve Magazine

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Eventi della settimana in ValSeriana e Val di Scalve https://www.valseriana.eu/blog/eventi-della-settimana/ Tue, 29 May 2018 10:30:04 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=26957 Eventi della settimana aggiornati il 29.05.18

Sabato 2 giugno la Pro Loco di Colere organizza una giornata insieme agli amici di ROBY PIANTONI con la possibilità di arrampicata in falesia insieme alle guide alpine. A seguire il Gruppo Alpini Colere ci aspetta per il pranzo in falesia.

Sabato 2 giugno, il Centro Sportivo di Piario organizza il College Party, Festa di chiusura dell’anno scolastico per tutti gli studenti della ValSeriana. Nel pomeriggio si svolgeranno tornei sportivi di beach volley e calcio, mentre in serata ci potremo scatenare con tanta musica.

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Sabato 2 e domenica 3 giugno il Comune di Parre, in occasione della Giornata dei Piccoli Musei promossa dall’omonima Associazione, organizza presso l’Antiquarium Oppidum degli Orobi la presentazione del libro “Intellizione” di Silvia Bossetti, mentre domenica ci aspetta l’inaugurazione della biblioteca dell’Oppidum e con letture a tema per i bambini.

Domenica 3 giugno, a Casnigo partirà la II edizione del TRAIL DEGLI ALTIPIANI, l’adrenalinica gara di corsa in montagna che prevede due percorsi di 30 e 60 km organizzata dallo Sci Club ValGandino. Percorso ideale per scoprire le bellezze naturali dell’altopiano della ValGandino, dell’Altopiano di Clusone, del Monte Farno, passando dai santuari di Casnigo.

Fino all’8 giugno presso l’Artestudio Morandi di Ponte Nossa sarà allestista la mostra di Dino Sileoni “L’amodale” durante la quale l’artista esporrà lavori di grandi dimensioni.

Guarda il video degli eventi e prenota subito la tua vacanza in ValSeriana e Val di Scalve

In occasione della Giornata Mondiale della bicicletta, domenica 3 giugno, due grandi eventi ci faranno pedalare in ValSeriana!

In collaborazione con ARIBI, PromoSerio organizza la II edizione di Pedalando Sul Serio, biciclettata non competitiva aperta a tutti sulla Pista Ciclabile della ValSeriana! Un percorso di 25 km lungo il fiume Serio che da Alzano Lombardo vi condurrà fino a Clusone, regalandovi scorci di storia e cultura della valle e la possibilità unica di pedalare immersi nella natura.

A Clusone torna la Bimbimbici “Città di Clusone”, una giornata in bicicletta aperta a tutti i ragazzi e alle loro famiglie lungo il percorso che dal centro storico di Clusone attraversa la sua splendida Pineta!

Arrivo alla Casa dell’Orfano, dove i partecipanti delle due manifestazioni si uniranno per il PASTA PARTY.

Nel pomeriggio, la Consulta dei Giovani Clusone ci aspetta per la 5a Edizione di VIVIAMO CLUSONE. Una giornata dedicata alla scoperta delle ricchezze artistiche e storiche della città, con visite guidate gratuite ai principali monumenti.

Clicca qui per scoprire il programma
dettagliato di tutti gli eventi! 

Torna anche questo fine settimana l’appuntamento con i Percorsi turistici culturali con degustazione:

Domenica 3 giugno un percorso inedito ci guiderà tra le bellezze naturalistiche del borgo di Fino del Monte. Una facile passeggiata sulle pendici sud del Castello. Partendo dal prato oltre il bivio per Campos, inizia un sentiero che costeggia in quota il fianco meridionale del Castello, fino a raggiungere la cappella degli Alpini. Si continua fino ai prati di Avric per poi scendere verso il paese.

La prenotazione a tutti questi percorsi è obbligatoria chiamando il numero 035.704063 o scrivendo a infopoint@valseriana.eu

Gli Eventi settimanali di PromoSerio sono realizzati in collaborazione con

Antenna2 Logo
MediaPartner PromoSerio

Per questo appuntamento è tutto, vi ricordiamo che potete trovare maggiori informazioni su tutti gli eventi della settimana in ValSeriana e Val di Scalve visitando il nostro portale www.valseriana.eu.

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Come d’Incanto.. Ardesio si trasforma nel borgo degli artisti di strada https://www.valseriana.eu/blog/come-dincanto-ardesio-si-trasforma-nel-borgo-degli-artisti-di-strada/ Tue, 22 May 2018 14:56:23 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=27627 Dite la verità, almeno una volta nella vita avete provato anche voi a far sorridere quella statua vivente, tutta dipinta di bianco, incrociata all’uscita di un negozio del centro, oppure a scoprire il trucco degli incredibili equilibri- sti ammirati al centro di una piazza, fra lo svolazzo dei piccioni.

L’arte di strada, che evita gli allestimenti fantasmagorici e non soffre (anzi, auspica) il contatto diretto con il pubblico, è elemento fondante dell’annuale appunta- mento che il borgo di Ardesio, in Alta ValSeriana, offre ormai da una decina d’anni.

Come d’Incanto”, organizzato dai giovani della dinamica Pro Loco locale, è il Festival degli artisti di strada in programma sabato 26 e domenica 27 maggio, che nel 2018 taglia il felice traguardo della nona edizione. Obiettivo dell’evento è trasformare il (pregevole) centro storico di Ardesio in un suggestivo teatro a cielo aperto, pronto a stupire ad ogni angolo grazie a una rara commistione fra scorci architettonici caratteristici e spettacoli sorprendenti, per grandi e piccini.

I buskers (termine inglese utilizzato per definire gli artisti di strada) arriveranno ad Ardesio da ogni angolo d’Italia, grazie a una sapiente direzione artistica che da anni seleziona attrazioni geniali un poco ovunque, puntando con efficacia su un aspetto qualitativo di assoluto livello.
«Sarà un tripudio di musica, allegria e divertimento – sottolinea Simone Bonetti, presidente della Pro Loco Ardesio – per un intenso e magico week-end che punta a coinvolgere qualsiasi fascia d’età. A ciclo continuo si susseguiranno parate musicali, acrobatica aerea, equilibrismi estremi, oggetti infuocati, tempeste di bolle giganti, giocoleria, magia comica, e tante, tantissime sorprese in un’esplosione di energia e incanto».

La commistione fra arte circense e contesto ambientale è il tratto distintivo della due giorni ardesiana e conferma un trend che pone il pubblico e i turisti sempre più al centro delle proposte ludiche ed esperienziali. Alla base di tutto c’è il dialogo, franco e cordiale, che equilibristi, musicisti, giocolieri e saltimbanchi tessono con i bambini e le famiglie, lontani da qualsiasi timore di vedere rivelati segreti e accorgimenti. Artisti e organizzatori mostrano la volontà di divulgare, di generare stupore ed emozioni reciproche, in un piacevole coinvolgimento che è cifra dell’intera iniziativa. Un lieto “ritorno al futuro” che esula dalle grandi (e costose) produzioni con faraonici allestimenti e punta decisamente su una modalità artistica che ha fatto la storia delle nostre comunità. Nelle feste di paese e nei ritrovi festosi che anche queste contrade hanno vissuto, c’era e resta la capacità di stupire, di raccogliere grandi e piccini attorno a un effetto stupefacente oppure di trascinare tutti in un’allegra e ritmata esecuzione musicale. A ben guardare, sono quelle emozioni concrete “di contesto” che hanno fatto la recente fortuna di alcuni spot pubblicitari andati per la maggiore, basati sull’effetto di flashmob di massa allestiti a sorpresa in stazioni metropolitane o in altri luoghi di quotidiana routine.

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Ardesio e il suo centro storico sono in questo senso palcoscenico ideale, grazie a un patrimonio storico e artistico di indubbio interesse, unito a una tradizione di fede e lavoro non comuni e a ben quattordici contrade, gemme originali di un diadema unico e affascinante. Per i valligiani e i pellegrini che arrivano da ogni parte, c’è innanzitutto il Santuario della Madonna delle Grazie. Sorge nel luogo in cui il 23 giugno 1607 la Ma- donna apparve a due giovani ragazze (Maria e Caterina Salera) raccolte in preghiera durante un violento temporale. La Festa dell’Apparizione richiama ogni anno migliaia di fedeli, al punto che il Santuario è al centro del progetto di rilancio turistico cui la comunità guarda con crescente entusiasmo.

A raccontare la storia della Valle e delle attività locali c’è l’imperdibile Casa Rurale, ove dal 2013 è stato completamente riallestito il Museo Etnografico dell’Alta ValSeriana (MeTA). Nato nel 1982, si articola in tre sezioni: tessi- le, boschi e miniere. Nella sezione tessile vecchi telai, filatoi e arcolai raccontano la storia delle donne che filavano e tessevano il lino, la canapa e la lana. Nella sezione dedicata a boscaioli e carbonai, si possono vedere gli attrezzi tipici e addirittura un pezzo unico: la “màchina dè pörgà la rasa” (macchina per purgare la resina) utile per dare qualità al legno d’abete, ricavando nel contempo un’utile risorsa. La terza sezione ospita una ricca raccolta di attrezzi, macchinari e documenti dell’attività mineraria. Si può provare l’emozione di entrare in un tunnel buio, illuminato da luci fioche, che ricordano le fiammelle delle centilene, le antiche lampade a carburo.

Un modo per rivivere (con la leggerezza del turista) la quotidiana fatica dei minatori e delle “taissine” che provvedevano alla cernita del minerale. Non è un caso quindi che il “teatro a cielo aperto” di Ardesio proponga nella giornata di domenica 26 maggio (alle 15 e alle 16.30) visite guidate per tutti i turisti ospiti al Santuario della Madonna delle Grazie e alla Casa Rurale – Museo MeTA. È un modo per andare al di là della pura e semplice proposta ludica, creando una “total experience” (come direbbero i guru dei trend turistici) che assicura da subito qualcosa di più di un gioioso spettacolo di piazza.

L’edizione 2018 di “Come d’Incanto” partirà sabato 26 maggio alle 16.15 dall’Oratorio, a pochi passi dalla chiesa parrocchiale che accoglie i visitatori all’ingresso del centro storico. Ad aprire le danze, in senso strettamente letterale, sarà una coinvolgente parata musicale. «In corteo per le vie del centro storico – spiega Antonella Savoldelli del nuovo ente turistico Vivi Ardesio – la Contrabbanda ci porterà alla scoperta delle location che saranno teatro degli spettacoli del festival. Il divertimento proseguirà poi tra bolle di sapone giganti e… ballerine, giocoleria comica, equilibrismi e tanto diverti- mento per tutti». Dopo cena (a livello enogastronomico i prodotti della Valle assicurano una scelta di primissimo ordine nei ristoranti locali) di nuovo tutti in piazza e per strada, per lasciarsi incantare dai buskers della serata. A salire in Alta ValSeriana sarà per esempio il Duo Edera, una coppia tutta al femminile che offrirà comicità fra terra e aria, rendendo quasi naturali armoniose e incredibili acrobazie aeree. A chiudere la prima serata sarà l’“Opera Guitta”: un omaggio appassionato, ma anche esilarante, alle grandi arie d’opera dei compositori della tradizione classica, da Gaetano Donizetti a Wolfgang Amadeus Mozart, da Gioacchino Rossini a Giuseppe Verdi (che in ValSeriana era di casa…) fra melodramma e clownerie.

COME D'INCANTO

 

La commistione fra arte circense e contesto ambientale è il tratto distintivo della due giorni ardesiana. Conferma un trend che pone il pubblico e i turisti sempre più al centro delle proposte ludiche ed esperienziali.

Domenica 27 maggio il Festival riprenderà alle 14.30 con una nuova parata musicale e ulteriori sorprese. Giacomo Occhi sarà per tutti lo Youtuber Umano, in carne e ossa, mentre il mago spagnolo Pau Segalés proporrà un inedito spettacolo di magia. La verve dell’artista Silvia Martini darà vigore alle evoluzioni dei suoi hula hoop, mentre ad assicurare una frizzante colonna sonora sarà il trio Les Saponettes. Tre splendide voci capaci di diventare racconto, canto, urla, protesta, sussulto, esplosione, lamento, preghiera e pianto. In una parola: incanto. Oltre agli spettacoli in cartellone, la domenica Ardesio si animerà con il “Centro dell’Incanto” dalle 10 alle 18, con truccabimbi, palloncini, dolciumi e zucchero filato. Ad attirare l’attenzione dei più piccoli e la giustificata nostalgia di nonni e genitori arriverà anche il Ludobus, che proporrà i giochi in legno di una volta, quando per divertirsi (tanto) bastavano piccoli pezzi di legno e una grande fantasia. In caso di maltempo sono previste alternative al coperto e possibili variazioni al programma, ma statene certi: sulle emozioni, come d’incanto, non piove mai.

Articolo di Giambattista Gherardi per VALSeriana e Scalve Magazine Primavera 2018

 

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Sapori d’Arte: eccellenze della ValSeriana da scoprire https://www.valseriana.eu/blog/sapori-darte-eccellenze-della-valseriana-da-scoprire/ Mon, 23 Apr 2018 14:27:45 +0000 https://www.valseriana.eu/?post_type=blog&p=27794 Sapori d’Arte è il progetto di Serio Art che dal 2016 propone un ciclo di visite guidate a luoghi di eccellenza della ValSeriana accompagnate dalla degustazione dei tipici sapori seriani.]]> L’obiettivo dell’iniziativa, promossa dal tavolo Serio Art di PromoSerio in collaborazione con le Pro Loco e le amministrazioni locali, è quello di far vivere un’autentica esperienza gastronomica e artistica alla scoperta della ValSeriana e della Val di Scalve, grazie alla perfetta combinazione tra arte, cultura ed enogastronomia.

La rassegna è rivolta a turisti e visitatori, ma anche alla popolazione del territorio: le visite guidate sono infatti realizzate in location solitamente non accessibili e aperte in via del tutto esclusiva ed eccezionale, con una ricca storia che merita di essere riscoperta, valorizzata e condivisa. L’esperienza nelle suggestive realtà del nostro territorio è resa ancora più interessante grazie al connubio con il gusto autentico dei prodotti locali e dei Sapori Seriani offerti con menù dedicati e degustazioni.

 


V edizione
Dal 19 settembre al 31 ottobre 2020

Qui tutti gli appuntamenti della V edizione

La quinta edizione di Sapori d’Arte ha proposto tra settembre e ottobre sette appuntamenti in occasione dei quali i molti partecipanti hanno condiviso un viaggio tra bellezza e buon cibo della ValSeriana e Scalve, momenti conviviali in cui scoprire aspetti e luoghi poco noti del territorio: le sue eccellenze artistiche, alcuni scorci e ambienti solitamente non aperti al pubblico e le prelibatezze locali.

Si è partiti da Albino con una visita dedicata agli uomini e le terre dell’Abbazia di San Benedetto per poi arrivare a Oneta per scoprire i capolavori d’arte e devozione al Santuario della Madonna del Frassino; terza tappa a Peia con un itinerario sulle tracce della chiesa di S. Elisabetta, guidati da storie di mercanti e devozione sulla via della lana; a Fino del Monte siamo entrati nell’ex monastero per immergersi nella sua storia intrisa di leggenda, a Gromo è stato proposto un racconto dedicato alla vicenda dell’Arte Sacra nell’area alpina per poi andare a Vilminore di Scalve per conoscere la storia dell’Antica Repubblica di Scalve. Il Santuario di San Patrizio di Colzate ha ospitato l’ultimo appuntamento di questo affascinante viaggio.

Novità di questa edizione, il cesto di sapori seriani e scalvini che è stato consegnato ai quattro affezionatissimi che hanno partecipato a tutte le tappe. Complimenti!

 


IV edizione
Dall’1 maggio al 6 luglio 2019

Scopri tutti gli appuntamenti della IV edizione

La quarta edizione della rassegna ha proposto una serie di undici appuntamenti per scoprire in veste del tutto nuova edifici e scorci che caratterizzano lo splendido territorio della valle, con visite guidate abbinate a prelibate degustazioni di prodotti locali.

 

Gli eventi in programma hanno toccato tutta la ValSeriana con partenza da Ardesio, appuntamento che ha guidato i numerosi partecipanti alla scoperta della figura suggestiva del Prèt di Ba; il secondo appuntamento ha visto protagonista la piccola ma preziosa chiesa di Santa Maria a Nembro, seguito dalla particolarissima via delle Pietre e l’architettura della Chiesa di sant’Anna ad Albino. A Leffe una visita allo spazio espositivo BACS e al laboratorio di restauro Corna ha mescolato arte contemporanea e restauro di organi musicali antichi, regalando un interessante e insolito pomeriggio ai partecipanti, con suggestiva cena al museo finale. A Casnigo i numerosissimi partecipanti hanno potuto ammirare la meraviglia della Santissima Trinità, la “Sistina della Bergamasca” come viene spesso soprannominata, mentre a Villa d’Ogna sono state spalancate in via del tutto eccezionale le porte di Palazzo Moroni e dei suoi scrigni di arte. A Gromo una rigenerante camminata ha invece condotto fino al suggestivo borgo montano di Boario. A Villa di Serio, attraverso una bella camminata naturalistica, è stato possibile conoscere i segreti delle erbe spontanee, mentre il Parco Archeologico Parra – Oppidum degli Orobi di Parre ha proposto un suggestivo pic-nic orobico. Il penultimo appuntamento della quarta edizione ha visto protagonista Clusone, con un affascinante tour risorgimentale fra palazzi, storie nobiliari e la collezione del MAT – Museo Arte Tempo.  A chiudere la rassegna è stato l’appuntamento di Cene, in cui musica e pittura sono stati i protagonisti dell’evento conclusivo.

 


III edizione
Dal 5 maggio al 30 giugno 2018

Scopri tutti gli appuntamenti della III edizione

Sette appuntamenti alla scoperta di meraviglie poco conosciute della ValSeriana, con visite guidate arricchite da menù a base dei Sapori Seriani.
Gli incontri si sono svolti nel Parco Montecchio di Alzano Lombardo, al Museo delle Pietre Coti di Pradalunga, in Villa Camozzi a Ranica e al Parco Archeologico di Parre. Sono stati poi realizzati percorsi per scoprire i borghi della ValSeriana in modo inedito e alternativo: Leffe dall’alto, con un’indimenticabile vista panoramica dal Campanile, Cerete e i suoi mulini nella splenida Val Borlezza e le perle di Cirano di Gandino.

 


II edizione
Dal 2 settembre al 14 ottobre 2017

Scopri tutti gli appuntamenti della II edizione

La seconda edizione è stata dedicata ai suggestivi luoghi della fede in ValSeriana, fra chiese, silenziosi chiostri e spazi misteriosi nascosti dietro maestosi portoni.

Scopri i luoghi della fede in ValSeriana 

Sei appuntamenti imperdibili alla scoperta di piccole perle artistiche della ValSeriana: Villa d’Ogna ha aperto la rassegna con la suggestiva Villa Conti Moroni, oggi sede del Convento delle Suore Poverelle, seguito da Parre in cui il protagonista è stato il panoramico Oratorio della Santissima Trinità. Il terzo appuntamento ci ha invece condotti ad Alzano Lombardo nella storica chiesa ed ex convento francescano di Santa Maria della Pace, mentre l’evento successivo ha guidato i partecipanti alla scopetta dell’intrigante chiesa della Santissima Trinità in Trevasco di Nembro. Il penultimo appuntamento ci ha accompagnati a Gandino nel suggestivo Convento delle Orsoline, mentre a chiudere la rassegna è stato l’appuntamento di Fino del Monte con il preziosissimo ex convento.


I edizione
Dal 14 al 22 ottobre 2016

Per il primo anno i luoghi coinvolti dall’iniziativa sono stati Villa Carrara a Villa di Serio, l’Ex Convento di Gandino e l’ex convento di Fino del Monte, Palazzo Milesi a Gromo e la chiesa di San Rocco a Cerete.

La ValSeriana è arte. Scopri tutte le eccellenze del territorio

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