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Tante idee per vivere al meglio le tue vacanze

L’accoglienza è nei dettagli

Punto Azzurro, un azienda dall’anima seriana che s’è presa il mondo. Puntando sui valori unici del nostro territorio.

«Sono spesso in giro per lavoro, viaggio molto. E quando torno,
superato il ponte del Costone, mi si apre il cuore. “Oh, sono a casa”, mi dico. È come se mi ripulissi l’anima». Basterebbero queste parole per comprendere appieno il legame fortissimo che c’è tra la ValSeriana e Roberto Loda, general manager della Punto Azzurro, eccellenza bergamasca
specialista nella produzione di capi di abbigliamento sport e casual. E, in una giornata tersa di inizio inverno, basterebbe osservare il cielo che abbraccia la Presolana, su cui si affaccia la sede di Rovetta dell’azienda, per
capire che il nome che le diedero nel 1984 i coniugi Loda, genitori di Roberto, racconta di questa Valle molto più di tutto il resto.

Roberto Loda, general manager della Punto Azzurro

PUNTO AZZURRO: CUORE ITALIANO E ANIMA SERIANA

La Punto Azzurro è uno dei migliori esempi della forza dell’industria seriana. Nata piccola, è diventata un punto di riferimento mondiale, unanimemente riconosciuta come “il meglio” nel proprio settore. Si occupa di abbigliamento sportivo: i clienti si rivolgono a lei per ideare, sviluppare, creare e produrre capi di alto livello qualitativo e tecnologico. Dal 2014 ha anche un brand suo: quell’anno fu infatti acquisito il marchio Dkb, nato dieci anni prima e interamente dedicato al mondo della montagna, dallo sci allo ski touring passando per il trekking. Insomma, la Punto Azzurro ha un cuore italiano e un’anima seriana. Però «oltre l’ottanta per cento dei nostri clienti sono esteri. Ci rivolgiamo a un pubblico di alta gamma», spiega Loda. È lavoro, è vero, ma è anche un modo di raccontare le proprie radici anche fuori dai confini nazionali. «Il lavoro è un valore della nostra terra, un tratto
distintivo strettamente legato all’impegno, allo spirito di sacrificio, ma anche all’umanità che ci contraddistingue. Girando il mondo, in qualche modo ritengo di portare con me anche tutto questo. O meglio, lo fa la Punto Azzurro, che per me è tutto: qui ci sono praticamente nato, ci sono cresciuto insieme».

Un’azienda che a Rovetta ha la sua sede principale (e dove operano una quarantina di persone), ma che ha anche stabilimenti in Slovacchia e in Moldavia, per un totale di circa quattrocento dipendenti. Un’azienda che è «sempre stata in continuo movimento, ma che è stata in grado di crescere
perché è stata costruita su solidi valori».

Il termine «valori» torna costantemente nelle parole di Loda. «È ciò su cui tutto si fonda – spiega -. Nella vita come nel lavoro. Personalmente, ritengo che quelli della Punto Azzurro siano la società, intesa come persone e ambiente in cui si è immersi, il lavoro e la nostra terra». Ovvero, la ValSeriana. «Può sembrare banale, ma penso davvero che qui ci siano posti bellissimi che meriterebbero di essere più conosciuti. La passione c’è, dobbiamo migliorare il “racconto” forse… Perché il marketing non è tutto, ma fa tanto. Quando è fatto bene, è un valore aggiunto. Certo, non è facile, perché per fare del buon marketing bisogna conoscere a fondo i propri valori. Ritengo però che in ValSeriana si sia iniziato un percorso importante in questa direzione».

 

Lo staff di Promoserio con le nuove divise DKB, ph. Matteo Zanga

Un percorso  insieme allo staff di PromoSerio con le nuove divise prodotte da Punto Azzurro nel quale la Punto Azzurro vuole giocare un ruolo di primo piano, dice Loda: «Ci teniamo al nostro territorio, vogliamo essere soggetto attivo. Abbiamo avviato diversi dialoghi e partnership, non ultima quella con PromoSerio. Si tratta di un progetto in cui crediamo, a lungo termine. Almeno questa è la nostra intenzione. Non è solo fornire le divise sportive o altro. È qualcosa di più ampio».

Inevitabile, dunque, provare a capire insieme a Loda quali siano i punti forti e i punti deboli del turismo in ValSeriana e in Val di Scalve: «Sicuramente serve più unità, meno gruppi trasversali e più compattezza. Nel concreto, invece, ritengo che il problema principale sia legato all’assenza di strutture all’altezza. Abbiamo un’infinità di muri e pochi posti letto. Organizzare dei convegni, ad esempio, è impossibile se si vogliono invitare per due o tre giorni centinaia di persone: non si sa dove farle dormire. In compenso, siamo pieni di seconde case, figlie di un’epoca e di un turismo ormai superato, fuori dal tempo. Credo che la cosa fondamentale sia riuscire a passare il messaggio che la nostra Valle è viva tutto l’anno, non solo in estate o a Natale». Il cosiddetto “turismo lento” può essere la soluzione? «È sicuramente una strada su cui investire. Ma la verità è che ancora non porta soldi. C’è bisogno di tempo, e parallelamente di qualità dell’offerta per farlo crescere. È un tipo di turismo difficile, ma è anche più ricercato a livello globale e più remunerativo sul lungo. Il “mordi e fuggi” non basta più».

Loda ha le idee chiare. E nelle sue parole riguardanti il turismo in ValSeriana ci si ritrova un po’ il cammino di maturazione percorso in quasi quarant’anni di storia dalla Punto Azzurro, la quale ha scommesso sulla qualità e sulla creatività, sulla ricerca e sull’innovazione (sia nei materiali che nella produzione), diventando un modello a livello globale.

Si suol dire che il diavolo sia nei dettagli, ma anche l’eccellenza la si può trovare solamente nelle piccole cose, nell’impegno quotidiano, nella passione. Nei «valori», direbbe Loda. E la ValSeriana ne ha tanti su cui puntare.

 

Articolo di Andrea Rossetti per il VALSeriana & Scalve Magazine – inverno 2021-2022