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Una storia tra le righe

Alle porte dell’Alta ValSeriana la storia poco conosciuta delle case operaie di Ponte Selva

È uno degli snodi viabilistici più importanti della ValSeriana, ma anche una comunità di circa 550 abitanti con un forte senso di appartenenza. Ponte Selva, fra Ponte Nossa e Parre, è un luogo della storia. E per scoprirla basta… “leggere fra le righe”.

Le righe sono quelle delle tre palazzine (quattro in origine) che si incontrano sui tornanti della provinciale che porta a Clusone. C’è chi le ha chiamate “i maglioni”, altri “ape maia”, altri ancora “case dei carcerati”.

Aspetto attuale delle case a righe

Dal punto di vista estetico sono indubbiamente fuori dal coro, dipinte con alte righe orizzontali di color mattone alternato a un’ocra carico. I balconi, gli infissi, tutte le rifiniture sono invece di un color verde bottiglia brillante. Si affacciano su un piazzale ed un campo da calcio, utilizzato di rado.

Da quelle righe si può ricostruire, ripercorrendo un intero secolo, la storia di Ponte Selva e quella di una famiglia: gli industriali Pozzi.

Se non fossero intervenuti “quelli delle belle arti” – ricorda Maria Galimberti, che visse in quelle case da bambina con la famiglia – le palazzine sarebbero state tinteggiate in modo anonimo e avremmo perso per sempre una testimonianza importante. Sono i primi alloggi voluti dai Pozzi per gli operai del loro Cotonificio. Costruite tra il 1918 e il 1928, ognuna ospitava due famiglie. Ciascuna aveva scala d’accesso autonoma e bagni all’interno:erano case funzionali per l’epoca, e il Pozzi le affittava a cifre molto basse. C’erano altre case operaie, nella zona dell’attuale parrocchiale: tutte avevano la stessa foggia a righe”.

Le case a righe in una foto d’epoca

I FRATELLI POZZI E IL COTONIFICIO

Quando i Pozzi arrivarono in ValSeriana, Ponte Selva semplicemente non esisteva: furono loro a crearla. Era il 1889. I fratelli Ercole e Pietro da Busto Arsizio (il padre Pasquale guidava tessitura e filatura a Olgiate Olona e Busto Arsizio) acquistarono da Antonio Beretta alcuni stabili con annessi i terreni e il mulino, oltre ai diritti di derivazione dell’acqua dal fiume, necessaria per la forza motrice. Fondarono una nuova società di filatura, tessitura e commercio di cotone, la Fratelli Pozzi fu Pasquale.

Il cotonificio (oggi splendido esempio di archeologia industriale attivo solo per una piccola porzione) è situato circa 500 metri dopo l’incrocio del “ponte della Selva”, verso Valbondione. Reclutare manodopera non fu facile per i Pozzi: la maggior parte della popolazione lavorava nei boschi e nei campi, oltre che in piccole fabbriche. Arrivarono così giovani “filande” dalla Val Cavallina e dalla Val di Scalve, mentre dalla Brianza si importò personale specializzato.

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Nei primi anni lavorano al cotonificio circa 150 operai, di cui un centinaio erano donne; nel 1922 erano già 250. Sin dalla fine dell’800 si avvertì la necessità di costruire strutture per ospitare le operaie che venivano da lontano: nacque il primo convitto, un porticato aperto per cinquanta ragazze. Venturina Corlazzoli, originaria di Oneta, ne fu la direttrice dal 1881 al 1900 (anno in cui venne fondato il nuovo convitto, ora oratorio, affidato alle Orsoline di Gandino).

La chiesa parrocchiale di Ponte Selva dedicata al Sacro Cuore

Venturina è ritenuta la fondatrice della chiesa parrocchiale di Ponte Selva: nel 1883 allestì un piccolo altarino in una stanza vicino al convitto, vi ci mise prima una statua e poi un quadro del Sacro Cuore. Da questo primo fulcro nacque nel 1926 la Chiesa del Sacro Cuore, nell’attuale stile “gotico” voluto da Pasquale Pozzi, figlio del fondatore Ercole.

LA NASCITA DI UNA COMUNITÀ

Insieme al figlio (pure Ercole), credette nella creazione di una comunità. Si prodigarono per il benessere degli operai, tanto da essere chiamati “poeti del lavoro”. Le Case a Righe furono costruite sotto la loro direzione. Non fu un vezzo decorativo, ma un elemento identitario, un marchio di fabbrica. Era la rappresentazione di un progetto imprenditoriale che aveva una forte valenza sociale. L’idea era dare vita a un villaggio, all’interno del quale vivesse una comunità unita nei valori e nelle intenzioni. Per questo i Pozzi si impegnarono con passione ai progetti di coesione sociale: il convitto delle operaie nel 1926 divenne asilo infantile e poi luogo di incontro domenicale per ragazze.

La famiglia sostenne anche la costruzione di strutture ricreative, tanto che Ponte Selva divenne, nella prima metà del Novecento, un centro fra i più frequentati della valle. Nel 1885 venne completata la ferrovia, che qui aveva il suo capolinea. Arrivavano turisti per periodi di villeggiatura e famiglie per la gita domenicale. C’era la pineta (pure di proprietà Pozzi) che con i suoi 5000 ettari costituiva già all’epoca il polmone verde della ValSeriana. Nel 1902 sorse la Trattoria Roma (vicino alla strada che oggi conduce alla parrocchiale). Il primo albergo “Isba” (dove ora ci sono il forno e il piccolo negozio di alimentari) venne ricostruito nel 1903, dopo un incendio. Nel 1904 venne aperto l’ufficio postale e in seguito il cineteatro Concordia, ed altre trattorie e alberghi.

Negli anni Sessanta lo sviluppo di Ponte Selva si arrestò, per il venir meno delle condizioni che ne permisero lo sviluppo. Morì Ercole Pozzi, la ferrovia venne smantellata nel 1967 e Ponte Selva finì smembrata sotto tre comuni, divenendone periferia.

Fra quelle righe resta però una storia indelebile.

 

Per le foto storiche si ringraziano Sipo e il Sig. Lanfranchi, proprietario della collezione.