Archeologia industria Val Seriana | 1

1^ tappa – Silenziosi e fieri testimoni del processo d’industrializzazione che ha interessato la ValSeriana, per ricostruire le dinamiche storiche, sociali e tecnologiche.

Tra i percorsi d’arte, nella valle che per anni è stata sinonimo di lavoro industriale in tutta Europa e d’innovazione tecnologica sino dal medioevo, non può mancare qualche suggerimento di visita ai siti dove ancor oggi è possibile ammirare, magari solo dall’esterno, i silenziosi e fieri testimoni del lavoro dell’uomo.

Opere architettoniche che possono essere catalogate come Archeologia Industriale, una nuova branca dell’archeologia che ha come oggetto di studi le diverse testimonianze del processo d’industrializzazione che ha interessato un territorio, permettendo di ricostruirne le dinamiche storiche, sociali e tecnologiche.

Generalmente questo percorso interessa un periodo abbastanza recente, sicuramente non prima dell’Ottocento quando le millenarie attività contadine e d’allevamento sono state affiancate dalle prime forme di industrializzazione in Val Seriana, ma comprende anche siti ben più antichi. In luoghi strategici per le risorse offerte dal territorio, sono sorti apparati industriali che oggi, persa la loro vocazione produttiva, rimangono affascinanti esempi d’architettura, tecnologia, urbanistica e storia del lavoro.

Questo percorso di archeologia industriale, così come il processo di industrializzazione ottocentesco, si genera appena al di fuori dalla città di Bergamo, per spingersi verso l’alta valle alla ricerca delle più remote risorse materiche e industriali.
Si concentra per lo più su edifici monumentali con un fascino particolare, alcuni di essi con progetti di interesse culturale che li hanno fatti o li faranno diventare “musei” e nuovi luoghi di cultura.

È questo il caso del Cementificio Italcementi che sovrasta con la sua grande mole il comune di Alzano Lombardo. Impossibile per chi transita nella zona non notare gli alti forni verticali che si innalzano nel panorama circostante. Il complesso industriale venne costruito nel 1883 dalla ditta F.lli Pesenti fu Antonio, e dotato di sei forni verticali, chiamati “a Vulcano“ per la cottura dei calcari marnosi; un progetto che fu per molto tempo all’avanguardia sia per la sua modernità e produttività, sia per una certa ricercatezza nello stile architettonico. Il culmine della produttività arrivò negli anni Quaranta, con centinaia di operai impegnati complessivamente, ma già dagli anni Sessanta l’attività iniziò a calare drasticamente fino alla chiusura definitiva.
Oggi l’area del Cementificio è stata parzialmente recuperata nella sua parte più ricercata architettonicamente.

Sempre ad Alzano è interessante la sede originale delle Cartiere Pigna, un affascinate complesso di edifici industriali di fine Ottocento, concreto esempio di rivitalizzazione di un’area dismessa grazie allo Spazio FaSE modello sperimentale per la rigenerazione economica sociale del territorio, oggi vivibile ogni weekend con i suoi seguiti eventi.
Poco distante, a Nembro è possibile ammirare uno dei complessi industriali più articolati e completi della valle, parente minore del ben più famoso villaggio operaio di Crespi d’Adda (oggi sito Unesco e centro di importanti progetti di valorizzazione).
La sua fondazione si deve ad un protagonista dell’industrializzazione lombarda e bergamasca in particolare, Benigno Crespi di Busto Arsizio, che fondò a Nembro, poco dopo l’Unità d’Italia, una filatura di cotone. Dopo aver avviato lo stabilimento, Crespi lo dotò delle abitazioni e dei servizi necessari per dare alloggio e rifornire gli operai che vi lavoravano. L’interesse dell’industriale milanese ben presto si spostò alla creazione del sito di Crespi d’Adda, lasciando incompleto il villaggio seriano, pur mantenendone la produttività.
Nel 1972 la Manifattura Crespi è passata al gruppo industriale Roncoroni: l’industria si è ridotta alla sola parte produttiva, mentre le case popolari e l’ex convitto sono stati ceduti al Comune, che li ha privatizzati.

Interamente dedicato alla filatura del cotone è un edificio industriale che ha recentemente dimesso la sua produttività dopo oltre 150 anni di attività: è il Cotonificio Honegger-Spoerry, situato a nord della provinciale nei pressi di Albino. Anche in questo caso, accanto ad un’iniziale attività industriale, si sviluppò un vivace quartiere operaio con l’affiancamento di blocchi di case operaie e la villa dei direttori. E’ questo uno dei più belli e meglio conservati complessi di archeologia industriale della provincia, che mantiene valorizzati e visibili i caratteri originari delle strutture realizzate dal 1876 alla metà del XX secolo.

Il nostro itinerario alla scoperta dell’archeologia industriale continua in media ValSeriana, visiteremo Cene, Ponte Nossa e Villa d’Ogna. E poi ancora, Valbondione, Castione della Presolana e Rovetta.

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